mercoledì 30 novembre 2011

Sint Canarus Tripel

Piet Meirhaeghe, alias Doctor Canarus, come ama farsi conoscere, è il personaggio che nel 2002 ha dato vita al micro birrificio Sint Canarus. Homebrewer dal 1988, Piet ha anche lavorato al birrificio Riva di Dentergems pur continuando a promuovere e pubblicizzare le proprie birre; una vera passione la sua, che lo portava a birrificare in casa la mattina (molto!) presto prima di recarsi a lavorare. Dal Riva Piet riesce anche ad avere un bollitore desueto, che lo porta da homebrewer a fare delle cotte da ben 200 litri che riscuotono molto gradimento tra gli amici e non solo. Ma l'attività parallela di Piet non piace molto ai suoi datori di lavoro, che dopo cinque anni di collaborazione gli danno l'aut-aut: o la smetti con l'homebrewing, o ti trovi un altro lavoro. La risposta la sapete già. Il birrificio/brewpub Sint Canarus si trova oggi proprio nella piazza centrale di Deinze Gotte; pare che il nome non sia altro che una parodia del motto dei Vigili del Fuoco del vicino paese di Deinze; il loro semper paratus ("sempre pronti") è diventato, nel locale dialetto "sint canarus" ovvero "sempre ubriaco". Al momento la capacità produttiva del birrificio è insufficiente a soddisfare tutte le richieste, al punto da costringere Piet ad appoggiarsi ad altri birrifici (Deca e De Proef) per alcuni prodotti. E' il caso della Tripel, basata ancora sulla stessa ricetta originariamente elaborata nel 2001, che viene brassata negli impianti di De Proef. Bel colore oro antico, appena velato, con un bel cappello di schiuma bianca, molto persistente, fine e cremosa. Naso con sentori fruttati di polpa d'arancio, pesca gialla ed albicocca, leggeri sentori di miele ed una delicata speziatura infusa dai lieviti utilizzati. Molto frizzante in bocca, con un corpo medio ed una consistenza oleosa. Troviamo note di biscotto, frutta sotto spirito (albicocche), ed una discreta presenza di alcool che però non ne limita assolutamente la beverinità. Una leggerissima speziatura da lievito (coriandolo ?) porta al finale abboccato e caldo, con ancora frutta sotto spirito. E' una tripel semplice ma molto pulita e solida, che riscalda mantenendo come punto di forza la facilità di bevuta. Molto bene. Formato: 33 cl., alc. 7.5%, scad. 13/07/2013, prezzo 3 euro.

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english summary: soon

martedì 29 novembre 2011

Southern Tier 2xIPA

Da un lato siamo felici di poter degustare in Italia delle birre che fino a pochi anni fa ci saremo solamente sognati; dall'altro ci chiediamo se le IPA Americane siano davvero "importabili"; la risposta è forse sì, se il trasporto avviene con adeguato refrigeramento e se si ha la fortuna di agguantare le birre appena arrivate. Ricordiamo delle splendide bottiglie assaggiate dallo stand dell'American Craft Brewers al Salone del Gusto di Torino, con luppolature aromatiche (quasi) al massimo del loro splendore. Diversa è la situazione delle bottiglie che invece si disperdono per la nostra penisola, magari riposano per qualche mese sugli scaffali di beershop che magari non utilizzano i frigoriferi. La mancanza della data d'imbottigliamento o della scadenza sulla maggioranza delle bottiglie americane non aiuta certo a decidere sull'acquisto. Così, ci troviamo in difficoltà a parlare di questa "due volte IPA" del birrificio americano Southern Tier (Lakewood, NY). Pressochè perfetto l'aspetto, un oro quasi limpido con una persistente schiuma ocra, compatta, fine e cremosa. In una IPA ci aspetteremmo un'esplosione aromatica di luppoli, ed invece in questa bottiglia riusciamo solo ad avvertire leggeri sentori vegetali, dolci note che ricordano la marmellata d'arancia e molto malto ed alcool. Al palato arriva con una buona morbidezza, il corpo (medio) è tutto sommato abbastanza esile se pensiamo allo stile di riferimento. Molto modesta la carbonazione. Anche in bocca è il malto a dominare (pane, caramello, frutta secca), con l'alcool abbastanza in evidenza senza però mai disturbare la bevuta. Luppoli praticamente assenti, se escludiamo il finale amaro, secco e vegetale. Da quello che siamo riusciti a capire sembra trattarsi di una birra pulita ed abbastanza bilanciata, probabilmente un paio di gradini sotto l'intensità delle tipiche "imperial IPA" americane. Per altre considerazioni, necessitiamo di recuperare una bottiglia fresca. Formato: 35.5 cl., alc. 8.2%, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 5.10 Euro.

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english summary: soon

lunedì 28 novembre 2011

St. Austell Proper Black

Probabilmente il birrificio più antico della Cornovaglia inglese, la St. Austell Brewery fu fondata nel 1863 da Walter Hicks, che da circa una decina d'anni operava come fornitore di malti per numerose "ale houses" e commerciante di vini e liquori. Molto ricca di avvenimenti la storia della compagnia, sin da subito molto più di un semplice birrificio. Tra i più curiosi episodi storici raccontati dettagliatamente sul sito ufficiale, citiamo la sostituzione di tutti i tappi delle bottiglie avvenuta nel 1930; il birrificio infatti utilizzava la svastica, antico simbolo induista che evocava fortuna e benessere. Nel 1935 l'azienda diviene il distributore esclusivo di Coca Cola per la Cornovaglia. Nel 1970 il birrificio viene sottoposto ad una massiccia ristrutturazione per aumentare la produzione ed essere così in grado di soddisfare la crescente domanda derivante anche dal numero sempre più elevato di turisti che visitano la regione inglese. Nel 1992 viene creato il primo Visitor Center, poi ammodernato ed ampliato nel 2006. In questo secolo di storia la St. Austell è riuscita a rimanere un'azienda ancora gestita dai discendenti di Walter Hicks; oltre cento i pubs di proprietà, la maggior parte dei quali offre anche la possibilità di pernottare. Nonostante la lunga tradizione che si porta sulle spalle il birrificio, l'offerta brassicola accanto a birre classiche offre anche delle piacevoli sorprese moderne. E' il caso di questa Proper Black, una Black IPA prodotta per la prima volta quest'anno come birra "speciale", e probabilmente destinata ad entrare nella produzione regolare del birrificio. Prende il nome dalla Proper Job, l'ottima India Pale Ale della quale abbiamo parlato qui. Se per la "regolare" Proper Job venivano utilizzati malto Maris Otter, luppoli Cascade, Chinook e Willamette, per la versione Black abbiamo Maris Otter, frumento maltato, Roasted Malt e come luppoli Brewer's Gold, Chinook, Centennial e Cascade. Nel bicchiere è nera, con una generosa schiuma beige, fine e cremosa, molto persistente. Ottimo aroma, fresco e pronunciato, con aghi di pino, pompelmo, ananas e polpa d'arancio; più in secondo piano troviamo cacao, malto tostato e caffè. In bocca si presenta abbastanza morbida e rotonda; il corpo è medio, la carbonazione media, consistenza oleosa. Il gusto è meno entusiasmante dell'aroma; caffè e malto tostato in primo piano, con leggere note fruttate di marmellata d'arancia che vorrebbero richiamare l'aroma. L'amaro predominante è quello da tostatura, che va a caratterizzare completamente il retrogusto. Gli elementi "giusti" ci sarebbero quasi tutti, ma in bocca questa bottiglia manca ancora un po' di pulizia per essere davvero ottima. Rimane comunque una Black IPA ben fatta e gustosa, che si lascia bere con estrema facilità. Bottle conditioned, ma incomprensibile la scelta della bottiglia trasparente. Formato: 50 cl., alc. 6%, lotto 11056, scad. 25/02/2012, prezzo 3.34 euro.

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english summary: soon

domenica 27 novembre 2011

Extraomnes Bruin

Del birrificio Extraomnes abbiamo parlato dettagliatamente in questo post; la Bruin aggiunge un ulteriore tassello alla loro produzione brassicola che ha un profondo radicamento in Belgio. Inappuntabile l'aspetto, un marrone scuro con riflessi rossastri; schiuma compatta e fin troppo generosa, che fuoriesce rapidamente non appena la bottiglia viene stappata. Di color beige, cremosa e quasi indissolubile, al punto che un centimetro di schiuma rimane sempre presente nel bicchiere sino alla fine della bevuta. Naso complesso, ed interessante, dove s'intrecciano note di tostatura, sentori fruttati leggermenti aspri di ribes ed uva, note di cacao ed una gradevole speziatura donata dai lieviti. In bocca arriva abbastanza carbonata, con un corpo medio ed una gradevole morbidezza. Il gusto segue quanto l'aroma aveva anticipato; malto tostato, frutta sotto spirito, leggere note di cioccolato e caramello. Come tutte le altre Extraomes assaggiata, anche la Bruin è molto pulita; termina abboccata, con una nota predominante di frutta sotto spirto che scalda il palato. Il retrogusto è caratterizzaro da una nota amaricante, leggermente terrosa. Curiosamente Schigi di Extraomnes ha spesso dichiarato di non amare troppo le birre "scure", e che la ricetta della Bruin era quella sulla quale probabilmente il birrificio doveva ancora lavorare di più. Non sappiamo quanti aggiustamenti siano stati fatti nel frattempo, ma noi abbiamo trovato questa bottiglia davvero splendida; un'ottima dubbel, calda, morbida e complessa ma beverina al tempo stesso, che riesce a tenere il passo dei migliori esempi belgi. Ottima in solitudine per un dopocena, ma anche ottima accompagnatrice a tavola. Un anno di cantina (lotto 363/10) le ha fatto davvero bene. Formato: 33 cl., alc. 7.1%, scad. 12/2012, prezzo 4 euro.

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venerdì 25 novembre 2011

Tintagel Castle Gold

Se siete stati in Cornovaglia avrete senz'altro visitato le rovine del castello di Tintagel, una delle più visitate - ed interessanti - attrazioni turistiche. La fortificazione medievale risale presumibilmente al tredicesimo secolo, ed il luogo viene curiosamente associato alla leggenda di Re Artù, che qui vi sarebbe nato o vissuto nonostane la costruzione del castello sia certificamente avvenuta in epoca successiva. La "colpa" è dovuta a Geoffrey di Monmouth e alla sua mitologica ricostruzione della storia del Regno Unito chiamata Historia Regum Britanniae. Il manoscritto, pubblicato all'incirca nel 1136, diventò molto popolare nel periodo medievale contribuendo alla diffusione del falso storico nei secoli successivi. Le rovine del castello sono oggi purtroppo poca cosa, poco più di un ammasso di pietre; vi consigliamo tuttavia la visita al sito archeologico se non altro per godere degli splendidi panorami sulla ventosa costa della Cornovaglia. Tornando in campo brassicolo, sulle colline che sovrastano il sito di Tintagel è sorto nel 2009 l'omonimo birrificio Tintagel Brewery. John Head, già publican in loco, ha installato gli impianti nei locali della fattoria di famiglia dove un tempo venivano munte le mucche. La gamma vede al momento sei birre in produzione, con distribuzione soprattutto locale, come questa Castle Gold, una session beer dal contenuto alcolico modesto (4.2%) e di colore dorato, quasi limpido. La schiuma, bianca, è fine e cremosa, mediamente persistrente. Il naso è poco pronunciato, con sentori di miele e di agrumi (polpa d'arancio). In bocca è una birra corretta, senza evidenti difetti, con una base di malto che regala note di cereali e di crosta di pane. Solo a fine corse c'è una leggera virata amaricante, erbacea, che permane anche nel retrogusto. Il risultato è una golden ale godibile ma poco emozionante, senza lode e senza infamia; in bottiglia non ci ha lasciato un gran ricordo, forse bevuta fresca, dal cask, fa tutt'altra impressione. Formato: 50 cl., alc. 4.2%, lotto 11161, scad. 05/2012, prezzo 3.00 sterline.

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giovedì 24 novembre 2011

Troubadour Magma

Vi rimandiamo qui se volete leggere qualche informazione sulla Brouwerij The Musketeers, mentre noi andiamo subito al sodo, stappando questa bottiglia di Magma, una imperial IPA belga, o una tripel IPA, tanto per complicare ulteriormente le noiose classificazioni stilistiche, brassata anche questa, come la precendente Blond, presso gli impianti di De Proef. All'aspetto è di color ramato, torbido, con un cappello molto generoso di schiuma color ocra, compatta, fine e cremosa, molto persistente. Il naso regala dolce sentori fruttati di mango, pesca matura, passion fruit, pompelmo. In bocca esordisce con un corpo importante, pieno, una carbonatazione molta sostenuta ed una consistenza oleosa. Se l'aroma senza molti dubbi ricordava una classica American IPA (leggiamo di un ipotetico dry hopping di Simcoe), il gusto rimanda senza altrettanti indugi ad una buona tripel belga; calde note di frutta sotto spirito (pesca, frutti tropicali), e leggera speziatura donata dai lieviti con piacevoli note pepate in evidenza. Il finale, abboccato, è caldo e fruttato con un leggera nota amaricante erbacea. Birra che impressiona per la facilità di bevuta, nonostante un contenuto alcolico (9%) di tutto rispetto. Molto pulita in bocca, a testimoniare ancora una volta - se ce ne fosse bisogno - gli ottimi standard qualitativi di De Proef. Secondo noi rappresenta un ottimo punto d'incontro tra i due stili citati; ricetta molto ben riuscita, birra profumata, gustosa, solida ma pericolsamente bevibile. Bottiglia in gran forma. 75 cl., alc. 9%, 50 IBUs, scad. 20/06/2012, prezzo 6.90 Euro.

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martedì 22 novembre 2011

Yates Wight Winter

Non abbiamo trovato disponibili molte informazioni sulla Yates Brewery situata sull'Isola di Wight, in Inghilterra. La precisazione è d'obbligo visto che esiste un altro birrificio, con lo stesso nome, ma situato molto più a nord, a Westnewton, in Cumbria. Abbiamo però trovato questa intertessante pagina che narra un po' di storia brassicola dell'Isola di Wight. Secondo quanto riportatovi, la birra in lattina sarebbe stata "inventata" proprio qui, alla fine del diciannovesimo secolo, quando la ora defunta Mew-Langtons Brewery sviluppò un rivoluzionario (per quei tempi) contenitore: si trattava di una "latta", ovviamente non di alluminio, chiusa da un tappo a vite come mostra la fotografia sulla pagina segnalata. Il birrificio si trovava a Newport, in una posizione ideale per rifornire la navi militari che passavano per attraccare al vicino porto di Portsmouth. Per far sì che la birra rimanesse per quanto possibile fresca durante i lunghi viaggi marittimi, era necessario imbottigliarla aggiungendo anidride carbonica. Le birre in bottiglia erano spesso troppo fragili, e pare che questa soluzione riscontrò parecchio successo all'epoca. Definire l'utilizzao di questa specie di contenitore (in ceramica ?) come "la nascita della birra in lattina" ci sembra un po' una forzatura, ma noi riportiamo per dovere di cronaca quanto letto. David Yates lavorava alla Burts Brewery, sull'Isola di Wight, che chiuse i battenti nel 1998. In breve tempo viene assunto da Geoffrey Hartridge che aveva acquisito i diritti di utilizzare il marchio della Burts e che cercò di mantenere in vita producendole prima alla Dodner Brewery, poi alla Sandown ed infine alla Stillroom Brewery. Tutti tentativi morti quasi sul nascere, al punto che nel 2000 David decide di mettersi in proprio ed aprire il proprio microbirrificio, con un impianto da cinque barili. Tutte le birre in bottiglia sono bottle conditioned. La Wight Winter sarebbe la birra invernale, cosiddetto winter warmer del birrificio, disponibile da marzo a novembre. Leggiamo però su Ratebeer che la produzione continuerebbe in verità per tutto l'anno, ma con un altro nome: St. Lawrence Ale. Di colore marrone scuro, con una schiuma beige abbastanza grossolana, mediamente persistente. Purtroppo non siamo riusciti a godercelo granchè, visto che già al naso brulicava di aspri sentori; infezione (lattica) confermata anche in bocca. Birra imbevibile finita immediatamente nel lavandino, ma probabilmente neppure lui ha gradito l'omaggio. Su Ratebeer ottiene dei giudizi tutto sommato positivi, quindi propendiamo per la bottiglia sfortunatissima. Formato: 50 cl., alc. 5%, scad. 29/o1/2012, prezzo 3.25 sterline.

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english summary:
Brewery: Yates Brewery, Isle of Wight, England.
Appearance: deep brown color with a fluffy tanned head. Aroma: sour, lactic acid Taste: same as aroma, poured straight into the drain. Overall: a beer that has got generally positive review on Ratebeer, therefore it seems we got just a bad infected one. Bottle: 50 cl., 5% ABV, BBE 01/2012, price 3.25 GPB.

lunedì 21 novembre 2011

De la Senne Zinnebir

Birra prodotta dalla Brasserie de la Senne e dedicata alla “Zinne” nome che nello slang periferico di Bruxelles definisce la Senna, il fiume che, prima di essere ricoperto, attraversava la capitale belga. Da “zinne” deriva “zinneke”, con il quale venivano identificati tutti quei cani meticci che popolavano un tempo le rive del fiume; agli “zinneke” è anche dedicata una statua, a simboleggiare il carattere inter e multi culturale di Bruxelles. Oggi però con “zinneke” vengono piuttosto definiti quei giovani che hanno un genitore di lingua fiamminga ed uno di lingua francese. Un discorso che riporta un po’ alle tematiche affrontate parlando, qualche settimana fa, della Taras Boulba. Questa Zinnebir è una belgian ale molto fresca e beverina, di colore dorato, quasi limpido; la schiuma, molto persistente, è bianca, fine e cremosa. Naso ricco di profumi fruttati, con scorza di agrumi (arancia), albicocca, banana e sentori floreali. Ha un corpo medio, con una carbonatazione appena vivace; risulta abbastanza morbida in bocca, con una base di malto (crosta di pane) seguita subito da un bell'amaro erbaceo con leggera presenza di scorza di limone. Colpisce per l'ottima pulizia in bocca, e per una buona secchezza che ripulisce bene il palato ad ogni sorso. Non ci sono virate di rotta, e termina lasciando un retrogusto amaro, erbaceo. Creare "una birra per la gente di Bruxelles" era l'intento dichiarato da Bernard Leboucq e Yvan De Baets; diremmo che l'obiettivo è stato centrato, ed il risultato è una birra semplice ma pulita ed assolutamente beverina, da bere in quantià spropositate senza farsi troppe domande. Bene così. Formato: 33 cl., alc. 5.8%, lotto 2, scadenza 07/2012, prezzo 2.98 Euro.

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english summary:
Brewery: Brasserie de la Senne, Bruxelles, Belgium
Appearance: clear golden color with a lasting creamy white head. Aroma: citrus (orange), apricot, banana and flowery hops. Mouthfeel: medium body, lively carbonation; smooth textue. Taste: bready malt is followed by a nice zesty hoppy bitterness. This an extremely clean Belgian ale with a dry mouthfeel and a great drinkability. Aftertaste is bitter and grassy, Overall: A pretty simple and tasty sessionable beer, very good stuff. Bottle: 33 cl., 5.8% ABV, BBE 07/2012, price 2.98 Euro
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domenica 20 novembre 2011

Mighty Hop Festival

La Mighty Hop Brewery è un microbirrificio a gestione familiare che ha iniziato l'attività solamente a luglio del 2010. Si trova a Lyme Regis, nel cuore del Dorset inglese. Alla guida c'è il birraio Mark Jenkin, con un impianto abbastanza modesto (1 barile) che sarà presto sostituito da uno più moderno che permetterà di raddoppiare la capacità produttiva, focalizzata da subito sulle birre in bottiglia, da poco disponibili anche in cask. Abbiamo recuperato una bottiglia di Festival, una special bitter dalla gradazione alcolica molto modesta (3.8%) e, come si può facilmente intuire dall'etichetta, prodotta per la stagione più calda dell'anno; tra gli ingredienti figurerebbe il luppolo Pacific Gem. Noi arriviamo un po' in ritardo a berla; nel bicchiere si presenta di color ambrato carico, leggermente velato. La schiuma è a bolle grosse, molto contenuta e molto poco persistente, anche se lascia comunque un pizzo nel bicchiere. Naso poco pronunciato, con sentori di caramello, malto tostato e frutta secca, soprattutto arachidi. Bitter ovviamente leggera e beverina, scarsamente gasata e molto watery. In bocca c'è corrispondenza con l'aroma; malto tostato, caramello, note di mandorla. Il finale è invece più amaro, dove troviamo note di tostatura ed erbacee in un insieme non proprio gradevole. Nel retrogusto qualche note di cenere, con una leggera astringenza che lascia il palato un po' troppo secco. Beverina ma a tratti davvero troppo watery, con qualche difettuccio che non la rende particolarmente memorabile. Formato: 50 cl., alc. 3.8%, scad. 12/07/2012, prezzo 3.05 Euro.

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english summary:
Brewery: Mighty Hop, Lyme Regis, Dorset, England
Appearance: deep amber color with a small diminishing fizzy white head. Aroma: nutty malt, caramel, dried fruits (peanuts). Mouthfeel: light body, watery texture, low carbonation. Taste: nutty and roasted malt, caramel. Roasted and grassy bitterness in the finish, with a hint of ashes and some astringency which leaves the palate unpleasantly too dry. Overall: a very drinkable bitter brewed with Pacific Gem hops; it has some minor flaws and perhaps too much water. Average. Bottle: 50 cl., 3.8% ABV, BB 12/07/2012, price 2.65 GBP.

sabato 19 novembre 2011

Brewfist Spaceman

Seconda India Pale Ale presente nella gamma del microbirrificio italiano Brewfist. Dopo la “Burocracy IPA”, ottima ma a metà strada tra un aroma molto americano ed un gusto più anglosassone, a arriva questa “Spaceman” a spostare completamente l’ago della bilancia in territorio a stelle e strisce. I luppoli utilizzati sono infatti il Simcoe ed il gettonatissimo Citra. Nel bicchiere è di color arancio opalescente; la schiuma, molto persistente, è ocra, fine e cremosa. Il naso profuma di agrumi (pompelmo, ma anche mandarino), leggeri sentori di aghi di pino e di frutta tropicale. In bocca rivela un corpo medio, con una consistenza watery che la rende molto beverina; la carbonatazione è piuttosto elevata. L’imbocco di malto è davvero rapido, il palato è subito invaso da un bell’amaro dove convivono note di scorza d’agrumi e “resinose”; molto secca, nasconde in modo molto pericoloso il contenuto alcolico (7%) ed è caratterizzata da una splendida beverinità. Finisce in modo coerente, lasciando un lungo retrogusto amaro e fruttato, ricco di scorza d’agrumi (lime e pompelmo). Davvero una IPA molto ben fatta, amara senza mai essere aggressiva. Siamo già ad un livello qualitativo alto, ma potrebbe migliorare ancora con un po’ più pulizia in bocca. Formato: 33 cl., alc. 7%, 70 IBU, lotto 1392, scad. 15/11/2011, prezzo 4.50 Euro.

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english summary:
Brewery: Brewfist – Italian ales, Codogno, Lodi, Italy
Appearance: murky orange with a long lasting creamy off-white head. Aroma: lots of citrus (tangerine, grapefruit), tropical fruits, piney hops. Mouthfeel: medium body; high carbonation, watery texture. Taste: dry and bitter, mostly zesty and resinous hops. Hints of citrus pulp. Long hoppy zesty (lime, grapefruit) aftertaste. Overall: a dangerously drinkable West Coast IPA with a well hidden 7% ABV. Brewed with Citra and Simcoe hops. Tasty and clean, very good. Bottle: 33 cl., 7% ABV, 70 IBUs, batch 1392, BB 15/11/2011, price 4.50 Euro.

venerdì 18 novembre 2011

Island Wight Gold

E’ situata a Newport, città principale dell’Isola di Wight, la Isle of Wight Brewery Ltd. Viene fondata da Tom Minshull, già proprietario dell’importatore/distributore di bevande ed alcolici Island Ales che, per intenderci, vanta partner commerciali molto poco artigianali come Inbev, Carlsberg e Coors. In sala cottura viene reclutato Chris Coleman, ed il birrificio è anche membro CAMRA. Le birre hanno una distribuzione capillare in tutta l’Isola, soprattutto nei pub, ma stanno iniziando poco a poco ad arrivare anche più lontano. Noi le abbiamo trovate in bella mostra anche sul traghetto che, in poco più di mezz’ora, porta sull’Isola di Wight; per chi ci arriva per la prima volta, il potersi gustare una birra locale comodamente seduto sul ponte del traghetto, ad osservare il panorama, rappresenta senz’altro un bel biglietto da visita turistico. Questa è una golden ale dal colore dorato, limpido; schiuma un po’ grossolana, bianca, abbastanza persistente. Al naso sentori di cereali e di miele d’acacia. Molto leggera in bocca, scarsamente carbonata e decisamente watery; in bocca domina il malto, con note di pane e leggermente tostate. Verso la fine troviamo un amaro erbaceo amaricante che caratterizza anche il retrogusto. Birra secca, ma che lascia un po’ di sapone in bocca. Birra semplice e beverina, tutto sommato godibile ma non proprio impeccabile. Formato: 50 cl., alc. 4%, scad. 09/05/2012, prezzo 3.68 Euro.

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english summary:
Brewery: Isle of Wight Brewery, Newport, Isle of Wight, England.
Appearance: clear golden with a frothy white head. Aroma: honey and cereals. Mouthfeel: light body, watery texture, low carbonation. Taste: bready malt, slightly roasted. Finish is dry and grassy, with more hoppy bitterness in the aftertaste. Slightly soapy. Overall: A simple and drinkable ale. Quite enjoyable, with some minor flaws and little character. Bottle 50 cl., 4% ABV, BB 09/05/2012, 3.20 GBP.

giovedì 17 novembre 2011

Cigar City Jai Alai IPA

Dopo la sfortunata bottiglia di Cedar Aged IPA della quale abbiamo parlato qui, abbiamo una "standard" Jai Alai IPA del birrificio americano Cigar City che si trova a Tampa, in Florida, cittadina dall'anima latina ed ovviamente famosa per la produzione di sigari. Ma Tampa è anche la prima città della Florida dove nacque un birrificio, chiamato Florida Brewing Company, aperto nel 1896 e chiuso nel 1961. Al momento dell'apertura, il birrificio era l'edificio più alto e più imponente di tutta la città. La Cigar City Brewing fu invece fondata nel 2008 da Joey Redner, un passato prima da publican, poi da homebrewer, nonchè da cronista "brassicolo" su alcune riviste locali. Joey gestisce gli aspetti strutturali e commerciali del birrificio, mentre in sala cottura c'è Wayne Wambles, anche lui un ex homebrewer ma con già esperienze professionali in altri birrifici. La Cigar City si caratterizza per un'offerta brassicola abbastanza variegata, composta di sole due birre regolari e molte altre stagionali, barricate o celebrative, quasi tutte con una gradazione alcolica superiore ai 7 gradi. Non fa eccezione neppure la Jai Alai IPA, una delle due birre "permanenti"; il nome deriva dall'omonimo gioco originario dei Paesi Baschi; vi rimandiamo a questa pagina di Wikipedia se volete avere un'idea di cosa si tratta. La birra, invece, è di un limpido color rame. Schiuma molto persistente, a trama fine e quasi pannosa, color ocra. Al naso leggeri sentori di aghi di pino, ma soprattutto resina e profumi vegetali. Ci sono note fruttate (polpa di arancio e di pompelmo), caramello; aroma non freschissimo ma accettabile per una birra che arriva da "lontano" e che andrebbe bevuta appena pronta, se possibile. Il corpo è da medio a pieno, ed è mediamente carbonata. In bocca è abbastanza morbida e rotonda; la base di malto caramello e toffee è solida, bilanciata da un amaro vegetale ed erbaceo. L'alcool si fa notare, rendendola una IPA sicuramente non da bere a secchiate. Pulito e intenso anche il retrogusto, amaro, vegetale, con una nota alcolica a lasciare un caldo ricordo. Una IPA solida e molto ben bilanciata, ma non tra le migliori americane bevute; sempre difficile giudicare appropriatamente queste birre che di solito non riportano nessuna indicazione nè del lotto di produzione nè della scadenza. Restiamo con il dubbio irrisolto: è una bottiglia con già diversa vita alle spalle, o è proprio così ? Formato: 35.5 cl., alc. 7.5%, 70 IBU, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 5.30 Euro.

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english summary:
Brewery: Cigar City Brewing, Tampa, FL, USA.
Appearance: clear copper color with a big lasting frothy off-white head. Aroma: light piney, but mostly resin and herbal hops. Hints of sweet fruit (orange and grapefruit pulp), caramel. Mouthfeel: medium-full body, medium carbonation, quite smooth and rounded to the palate. Taste: solid caramel and toffee malty backbone. Bitterness is resinous and grassy. Clean and deep bitter grassy aftertaste, with a warm alcoholic touch. Overall: a well balanced IPA, with obviously not a crisp aroma. It has a fairly good drinkability but this is sure not a session beer. Just a good American IPA, not amongst the best we tried. Bottle: 35.5 cl., 7.5% ABV, 70 IBUs, 5.30 Euro.

Fallen Angel College Cluster Ale

La Good Bottle Beer Guide pubblicata dal CAMRA descrive la Fallen Angel Brewery come "un microbirrificio a gestione familiare, che si distingue per le originale etichette realizzate dalla disegnatrice erotics Lynn Paula Russell". Non molta enfasi viene data alla produzione brassicola, e capiremo più avanti il perchè. Il birrificio si trova nel Sussex ed è attivo dal 2005; ha già vissuto un paio di traslochi dovuti alla necessità di aumentare la capacità produttiva ed un cambio di proprietà. Attualmente opera ad East Hoathly, ed è localmente famoso per produrre alcune birre con l'utilizzo di alcune delle varietà più potenti di "chili", il peperoncino piccante. Questa College Cluster prende invece il nome dall'omonima e rara varietà di luppolo che, secondo quanto racconta il birrificio stesso, non è stata usata commercialmente dal 1900. Di colore ambrato, con una schiuma che ha buona persistenza, leggermente ocra, fine e cremosa. Al naso qualche puzzetta sulferea, e sentori acetici che impazzano. Al palato continua la "sagra" dell'infezione, e la bottiglia finisce dritta nel lavandino. Leggendo qui i voti e le recensioni su Ratebeer, non solo di questa birra, le infezioni sembrano quasi essere la norma, più che l'eccezione. Un birrificio che distribuisce principalmente birre in bottiglia, con i kegs solitamente disponibili solo su ordinazione. Ma anche un birrificio che farebbe meglio a concentrarsi sull'igiene e sulla pulizia piuttosto che su delle etichette o su delle afrodisiache birre al peperoncino piccante. Se le vedete in qualche beershop inglese, statene alla larga. Formato: 50 cl., alc. 4.4%, scad. 02/2012, prezzo 2.88 euro.

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english summary:
Brewery: Fallen Angel Brewery, East Hoathly, Sussex, England.
Appearance: cloudy amber color with a lasting creamy off-white head. Aroma: sulfur and acidic. Taste: completely sour and infected (lactic acid). Overall: a brewery which seems to be more known for some its beer labels (designed by erotic artist Lynn Paula Russell) rather its beers. Just look at the ratings on Ratebeer and you’ll notice how many infected beers they have been sending over the market. They need to improve, and quickly. At the moment, just keep yourself away. Bottle: 50 cl., 4.4% ABV, BBE 02/2012, price 2.50 GBP.

martedì 15 novembre 2011

Opperbacco Birra del Borgo 6sonIPA

Giusto ieri parlavamo di come l'India Pale Ale sia probabilmente lo stile che la "rinascita" mondiale della craft beer ha più valorizzato e sfruttato negli ultimi anni. Alle classiche IPA, si sono aggiunte le IPA "doppie" o "imperiali", e diverse contaminazioni con altri stili brassicoli, come le tripel belghe, ad esempio. Un altro di questi ibridi sono le "Saison IPA"; nessun sito o associazione ha ufficialmente "sdoganato" questa categoria, e le birre solitamente vengono categorizzate semplicemente come IPA. Alcuni sono già andati oltre, e cercando in Internet troviamo qualche esperimento homebrewer di "Imperial Saison IPA" o di "Saison IPA Black", con queste ultime facilmente prevedibili visto che in USA abbiamo già qualche Black Saison (come questa, questa o questa). L'italiana 6sonIPA nasce da una collaborazione tra Luigi Recchiuti (Opperbacco) e Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo). Secondo le intenzioni, la birra sarà prodotta alternativamente da entrambi i birrifici. Questa bottiglia è stata brassata negli impianti del birrificio Opperbacco, come si può anche facilmente intuire dallo stile dell'etichetta e della forma della bottiglia. All'aspetto è di colore arancio, opaco. La schiuma, molto generosa, è di color ocra, fine, cremosa, molto persistente. L'aroma è dolce, con sentori di miele d'acacia, polpa d'arancio, pesca e banana; percepiamo anche una leggera acidità, rustica, e sentori di pepe. Al palato rivela un corpo ed una carbonatazione medi, la consistenza è oleosa. L'imbocco è di malto (crosta di pane), seguito da un elegante amaro erbaceo, abbastanza intenso. C'è qualche nota fruttata, che rimanda all'aroma ed una leggera acidità che la rende molto rinfrescante. Secca, dal gusto abbastanza pulito, lascia un retrogusto amaro vegetale, molto intenso. Birra che in bocca, a tratti, ci ha ricordato un po' la Saison Dupont, per citare una tra le saison più amare. Non sapremmo esattamente definire l'ipotetico stile delle Saison IPA, ossia se dovremmo parlare, per semplificare, di una IPA "rustica e speziata" o piuttosto di una Saison "ultraluppolata". Questa 6sonIPA è comunque una birra molto beverina e godibile, ben fatta, che tuttavia si colloca secondo noi molto più vicino al lato "saison" che a metà strada tra i due stili. Poco importa, comunque, fin tanto che una bottiglia da 75 scivola via quasi senza accorgercene, nonostante una gradazione alcolica non proprio da session beer. Conoscendo però la splendide birre luppolate create da Leonardo di Vincenzo (Reale e Reale Extra) ci aspettavamo qualcosina di più dall'anima "IPA" di questa birra. Formato: 75 cl., alc. 7.1%, lotto 1811, scad. 08/2012, prezzo 7.90 Euro.

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english summary:
Brewery: Microbirrificio Opperbacco, Notaresco, Teramo, Italy.
Appearance: cloudy orange color with a big lasting creamy off-white head. Aroma: honey, orange pulp, peach, banana. Slightly tart, funky and peppery. Mouthfeel: medium bodied, medium carbonated, oily texture. Taste: the initial sip is of bready malt; a quite intense herbal bitterness follows; hints of citrus. Light refreshing tartness, dry mouthfeel. Aftertaste is long, herbal and bitter. Overall: this is a collaboration between italian microbreweris Opperbacco and Birra del Borgo. Ideally this would be a meeting point between a Belgian saison and a hoppy IPA. The final result is actually a sort of hoppy saison, in a Dupont-stkle. A very drinkable and tasty brew. Bottle: 75 cl., 7.1% ABV, batch 1811, BBE 08/2012, price 7.90 Eur.

venerdì 11 novembre 2011

The Kernel Suke Quto Coffee IPA

Se il 2010 è stato l'anno delle Black India Pale Ales, consacrate poi definitivamente quest'anno, ecco che i birrai sempre alla ricerca di novità stanno già pensando alla prossima frontiera da oltrepassare. Abbiamo già avuto diverse Belgian IPA, qualche Saison-IPA, anche se nessuna delle due "contaminazioni" ha fatto il clamore suscitato invece dalle Black IPA. Presto magari arriveranno le Chocolate IPA o addirittura il/le Lambic IPA. Per il momento dobbiamo "accontentarci" delle Coffee IPA, come la Suke Quto (dove questa strane parole altro non sono che il nome di una varietà di caffè proveniente dalla regione Oromia, in Etiopia). In questa pagina potete leggere l'interessante diario di gestazione, visto che la birra è una collaborazione tra Evin O’Riordan, mastro birraio della londinese The Kernel, e la Square Mile Coffee Roasters, anch'essa con sede a Londra. La bottiglia in questione appartiente al "batch 2", ossia al secondo lotto prodotto. Ci sorprende il colore, un ramato opaco che ovviamente è lontanissimo dalle nostre associazioni mentali con la parola "caffè". Almeno qui non abbiamo a che fare con lo storico ossimoro delle Black IPA (black/pale); la schiuma, molto persistente, è fine, cremosa e di colore leggermente ocra. Il naso, al primo impatto, è quello di una gran bella IPA Americana fresca, ricco di aghi di pino e sentori vegetali, scorza di pompelmo; leggera mineralità. Una volta che la schiuma si è dissipata, in modo quasi discreto, volatile, si fanno strada dei sentori di caffè fresco, non macinato. Un'aroma quasi di sottofondo, che s'insinua ad intermittenza tra quelli vegetali portati dai luppoli. Birra dal corpo medio, e mediamente carbonata. Molto morbida in bocca, quasi cremosa, con un imbocco di malto (biscotto) a cui seguono note amaricanti fruttate (scorza di pompelmo) al centro della lingua, e più vegetali ai lati. Il caffè ritorna, di nuovo, in un secondo momento, non appena la birra ha lasciato il palato, anticipando l'elegante retrogusto dove ritroviamo, in rassegna, quasi tutti gli elementi di questa birra. Ottima birra, molto beverina e godibile, che parte dalle premesse di essere prima di tutto un'ottima IPA, estremamente pulita e bilanciata. Il caffè non la stravolge, ma si aggiunge come elemento inatteso che abbiamo davvero apprezzato. Per riassumere, direbbe il saggio: "per fare una buona coffee IPA devi prima di tutto fare un buona IPA". Comunque sia, tra le migliori birre degustate quest'anno. Formato: 33 cl., alc. 6.9%, lotto 2, scad. 06/04/2013, prezzo 3.50 steriline.

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english summary:
Brewery: The Kernel Brewery, London, England.
Appearance: hazy copper color with a lasting creamy off-white head. Aroma: smells like a good American IPA. Fresh pine needls, citrus (grapefruit), herbal and mineral notes. Once the head has gone, a subtle fresh coffe beans aroma is arising, finding its own way amongst the hops. Mouthfeel: an extremely smooth IPA, almost creamy. Medium body, perfect medium carbonation. Taste: a biscuity malt backbone is followed by zesty and citrusy bitter notes. Again, coffee flavour comes after a while, once the hops have left your mouth, right before the aftertaste, which brings some more zesty and grassy hoppy bitterness. Overall:
brewed in collaboration between The Kernel Brewery and London's Square Mile Coffee Roasters. 2010 and 2011 were the years of the Black IPAs. We also had lots of Belgian IPAs, and some Saison IPAs. Now it's time for the Coffee IPAs. Will this be the new brewing trend for 2012 ? We do not know. However it goes, we can assure this is an amazingly tasty, clean and drinkable IPAs. Coffee is not pulling the strings here, but it's just adding a "surplus", a very interesting and special subtle flavour. Definitely recommended. Bottle: 33 cl., 6.9% ABV, batch 2, BB 06/April/2013, price 3.50 GBP.

giovedì 10 novembre 2011

De la Senne Taras Boulba

La storia della Brasserie de la Senne è un po' la storia brassicola di Bruxelles, piena di difficoltà ma con un futuro che sembra meno oscuro di quanto ci si immaginava. Nel diciannovesimo secolo la capitale belga contava più di 100 birrifici attivi, tutti chiusi, trasferiti o assorbiti in qualche acquisizione uno dopo l'altro, ad eccezione di Cantillon, unica rimasta in città. Bernard Leboucq aveva già un birrificio, chiamato Sint-Pieters dall'omonimo paese in cui si trovava, circa quaranta chilometri ad est di Bruxelles. Nel 2005 si unisce all'avventura il socio Yvan De Baets, ed il nuovo progetto viene denominato appunto Brasserie de la Senne. Chiuso il birrificio precedente, i due iniziano a brassare senza avere un impianto proprio, producendo le birre da De Ranke, dove Yvan ha fatto apprendistato e, altre volte, dalla Brasserie Thiriez in Francia. Parlavamo di difficoltà in quanto l'apertura della Brasserie de la Senne a Bruxelles ha subito innumerevoli peripezie. Dal 2006, data originariamente prevista, si è passati al 2009, mentre nel frattempo le loro birre si guadagnavano sempre più consensi. All'inizio del 2010 sembrava tutto pronto, ma a causa di un errore in alcuni documenti bancari il prestito rimase congelato per alcuni mesi; poco tempo dopo, i ladri s'introducono in casa di Yvan rubando, tra l'altro, anche il suo computer sul quale aveva salvato documenti e ricette. Finalmente, a dicembre 2010, avviene la prima cotta nei locali situati nella Steenweg op Gent 565, a Bruxelles. Molte belle anche tutte le etichette delle birre, realizzate anche queste da Yvan e Bernard. In questa vediamo un uomo che sta per spaccare un barile in testa ad un altro uomo, gridandogli "stupido" ("Smeirlap") in un dialetto locale che combina francese e fiammingo. La birra prende il nome dalla omonima novella di Gogol, ambientata nell'Ucraina del sedicesimo secolo governata dai polacchi contro i quali combattono i cosacchi e Taras Bul'ba. Suo figlio Andrej s'innamora di una ragazza polacca e tradisce il padre passando tra le fila nemiche; morirà in un combattimento ucciso proprio dal padre, desideroso di cancellare l'onta subita. E' evidente che, in questo contesto, il "cosacco" diventa un "fiammingo" ed il "polacco" diventa un "vallone". La Taras Boulba fu brassata per la prima volta da Yvan e Bernard nel 2005; pare che la realizzasero solamente per loro, come birra per dissetarsi alla sera dopo una giornata di lavoro. Di colore dorato, velato, con un impeccabile cappello bianco di schiuma fine, cremosa, molto persistente. Il naso è fruttato, ricco di agrumi (arancio), sentori erbacei, paglia ed una leggera nota pepata. E' una birra dal contenuto alcolico modesto ma con un corpo medio; una bella base di malto (pane) al quale fa seguito un amaro molto deciso, erbaceo, con note di scorza d'agrumi. Decisamente molto più amara di una "standard" ale belga. In bocca è molto morbida e pulita, beverina senza mai essere eccessivamente acquosa. Lascia il palato secco, già desideroso di un altro sorso, mentre le note amare citriche ed erbacee perdurano a lungo nel retrogusto. Una sessionabilissima ale belga dalla disarmamente beverinità, sorretta da una pulizia e da una semplicità esemplare. Da bere, davvero, a barili. Formato: 33 cl., alc. 4.5%, lotto "B", scad. 01/2013, prezzo 2.95 Euro.

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english summary:
Brewery: Brasserie de la Senne, Bruxelles, Belgium.
Appearance: hazy golden color with a beautiful and lasting creamy white head. Aroma: crisp and elegant with lots of citrus (orange), grass, chaff, pepper. Mouthfeel: medium body, lively carbonation, kind of watery texture. Very smooth. Taste: exceptionally clean taste, rich of bready malt and zesty/citrusy bitterness. This is surely a very bitter Belgian ale. Dry mouthfeel, long bitter zesty aftertaste. Overall: an extraordinary and sessionable simple Belgian ale from an exciting growing new Brewery. Very refreshing and tasty. Absolutely recommended. Bottle: 33 cl., 4.5% ABV, batch “B”, BBE 01/2013, price 2.95 Euro

mercoledì 9 novembre 2011

Mallinsons Citra

Il sito internet della Mallinsons Brewing Company, nata del 2008, è abbastanza avaro d'informazioni storiche. Abbiamo dovuto fare ulteriori ricerche per scoprire che dietro al birrificio ci sono due donne, ovvero Tara Mallinson, proprietaria e mastro birraio, aiutata occasionalmente anche in sala cottura da Elaine Yendal. Siamo a Huddersfield, nel West Yorkshire e nel cuore dell'Inghilterra; sia Tara che Elaine lavoravano come insegnanti, e si dilettavano con l'homebrewing prima di inaugurare il microbirrificio dalla capacità di sei barili. Il sito del birrificio presenta già una sterminata quantità di birre prodotte; se le birre "regolari" sono una manciata, la lista di quelle occasionali o speciali o celebrative ne conta al momento più di duecento (!). L'attenzione del birrificio è rivolta principalmente ai luppoli, con l'uso predominante di quelli americani o cosiddetti "esotici", utilizzati in tutte le varianti possibili: dry hop, single hop, e chi più ne ha più ne metta. Questa Citra è la sedicesima birra della serie "single hop", con la bella intuizione di fare il verso, in etichetta, alle celebri (per chi è alla soglie degli "anta" ed oltre) compilation musicali inglesi "Now That's What I Call Music" che qui diventa "Now that's what I call hops". Ennesima single hop brassata con il citra, dunque, un luppolo per il quale gli inglesi sembrano avere al momento una particolare venerazione. Di colore oro pallido, quasi giallo paglierino, con un schiuma bianca, compatta e prorompente che riempe subito il bicchiere dissolvendosi con molta lentezza. L'aroma atteso non delude: dolce, ricco di frutta tropicale come mango, ananas, pompelmo e mandarino; elegante e pulito. Una birra dal contenuto alcolico modesto (3.9%) è ovviamente molto snella e beverina, mediamente carbonata. Al palato c'è una leggera base di malto (pane) e subito un amaro erbaceo ricco di scorza di agrumi che rende la birra molto secca e leggermente astringente. La sua corsa continua così senza nessuna deviazione, ricca di scorza di lime e pompelmo anche nel retrogusto amaro. Birra dall'ottimo aroma, ma non perfettamente bilanciata in bocca dove l'abbondanza di scorza di agrumi tende un po' a stancare ed andrebbe un po' meglio bilanciata. Rimane comunque una birra molto semplice e facile da bere, gustosa e - sembra strano dirlo in Novembre - quasi ideale per una calda serata estiva. Formato: 50 cl., alc. 3.9%, lotto sconosciuto, scadenza 04/2012, prezzo 2.59 sterline.

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english summary:
B
rewery: Mallinsons Brewing Company, Huddersfield, Yorkshire, England.
Appearance: very pale golden with a huge rocky creamy white head.
Aroma: sweet and rich of tropical fruits and citrus: mango, pineapple, grapefruit, tangerine. Crisp and clean.
Mouthfeel: light body, watery texture, medium carbonation. Taste: a thin bready malt backbone is quickly taken over by a rich zesty bitterness. A very dry - sometimes astringent - brew with even more zest (lime, grapefruit) in the aftertaste. Overall: Mallinson is a new microbrewery run by two women and already showing an impressive number of beers. This is a sessionable single-hop ale, brewed with Citra hops. Even though it has an impressive fruity aroma, taste is over filled with zest and would need some better balancing. Still remains a simple and tasty beer, which would perfectly fit (strange to say this as we are in november) a hot summer day. Bottle: 50 cl., 3.9% ABV, BBE 04/2012, price 2.59 GBP.

martedì 8 novembre 2011

Southern Tier Un*Earthly

Una delle birre più “estreme” nella gamma della statunitense Southern Tier. Gradazione alcolica di tutto rispetto (9.5%), per una Imperial IPA brassata con malti 2-row, cara pils, grano rosso, luppoli chinook, cascade, styrian golding e centennial. Color rame, leggermente velato; schiuma ocra, fine e cremosa, mediamente persistente. All’aroma è ancora presente qualche leggero e fresco sentore di aghi di pino, ma ci sono soprattutto resina ed un generale balsamico vegetale, caramello. In rete abbiamo letto diverse opinioni che la descrivevano come una birra sorprendentemente dolce in bocca; a noi la percezione dell’amaro è arrivata fin da subito, vegetale e resinoso, leggermente piccante. La base sottostante è di solido malto, con calde note di caramello ed alcoliche che avvolgono il palato. E’ una imperial IPA abbastanza morbida in bocca, dal corpo pieno e mediamente carbonata, molto ben equilibrata. L’alcool fa sentire la sua presenza senza mai penalizzare più di tanto la bevuta. Lascia un lungo ricordo di sé, amaro, resinoso ed un po’ terroso, caldo, leggermente alcolico. Luppoli ovviamente non all’apice della freschezza in questa bottiglia importata ma, per quello che abbiamo bevuto, si è dimostrata una birra molto solida e bilanciata. Formato: 65 cl., alc. 9.5%, lotto e scadenza sconosciuti, prezzo 11.60 Euro

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english summary:
Brewery: Southern Tier Brewing Company, Lakewood, NY, USA.
Appearance: hazy copper color with a creamy off-white head. Aroma: only a last hint of fresh pine is left. Aroma is mostly resin and balsamic, herbal. Light caramel. Mouthfeel: full body, low carbonation. A quite smooth beer. Taste: grassy and resinous hops, some earthy character. Spicy bitterness above a solid caramel malty backbone. Alcohol is warm but beer keeps a good drinkability. Long bitter earthy and resinous aftertaste with an alcoholic touch. Overall: A pretty solid, well done and well balanced Imperial IPA. Hops not at their freshest moment, but that’s understandable on an imported beer. Bottle: 65 cl., 9.5% ABV, price 11.60 Eur.

domenica 6 novembre 2011

Maltus Faber Brune

Si ispira ovviamente alle dubbel belghe, e non poteva essere altrimenti, questa Brune prodotta dal birrificio genovese Maltus Faber. Di colore marrone con riflessi rubini, opalescente; schiuma beige, fine e cremosa, buona la sua persistenza. Aroma complesso ed interessante, dolce, nel quale convivono sentori di frutta secca caramellata, prugne, uvetta, zucchero candito, datteri; leggero diacetile (burro). Positive le sensazioni al palato; si rivela una birra calda ed avvolgente, con un corpo medio ed una consistenza oleosa. Il dolce di malto biscotto, leggermente tostato, frutta secca, leggere note di amaretto, è bilanciato da note leggermente aspre e vinose di frutti rossi (ribes ed uva) che conducono al finale abboccato, caldo, dominato da note di uvetta sotto spirito. Un bel tributo alle birre d'abbazia, nonostante qualche lieve imperfezione. Questa Brune nasconde benissimo la sua gradazione alcolica pur "scaldando" la bocca, e riesce ad essere complessa e quasi "beverina" al tempo stesso. Formato: 75 cl., alc. 7%, lotto 90, scadenza 02/2012, prezzo 9 Euro.

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english summary:
Brewery: Birrificio Maltus Faber, Genova, Italy.
Appearance: cloudy ruby brown color with a creamy light brown head. Aroma: the nose is complex and interesting, with dried caramelized dried fruits, plums, raisins, candy sugar, dates. Light diacetyl. Mouthfeel: warm and smooth; medium body, oily texture, low carbonation. Taste: biscuit and roasted malts, dried fruits, amaretto; light winey sourness with red berries and grapes. Warm alcoholic bittersweet aftertaste, with a raisin touch. Overall: a good belgian abbey inspired brew. With alcohol very well hidden, this Brune succeeds in being both warm and easily drinkable. Bottle: 75 cl., 7% ABV, batch 90, BBE 02/2012, price 9 Eur.

sabato 5 novembre 2011

Arbor Yakima Valley American IPA

In questo post di qualche settimana fa abbiamo brevemente accennato alla caduta ed alla rinascita brassicola della città di Bristol (UK). Oltre alla più nota Bristol Beer Factory, dal 2007 ha aperto i battenti anche un altro birrificio, Arbor Ales. Jon Comer è il mastro birraio; inizia nel 1007 in un piccolo locale da 2 barili e mezzo, situato nel retro della Old Tavern di Stapleton, un sobborgo di Bristol. Nel 2008 il pub chiude, e il birrificio si sposta nella location attuale, nel sobborgo di Kingswood; per l'occasione viene anche raddoppiata la capacità dell'impianto. Ma il progetto di Jon e dei suoi tre collaboratori non si ferma qui; nel 2009 aprono il loro primo pub, l'Old Stillage a Redfield, seguito l'anno dopo dal Threee Tuns a Hotwells. La gamma conta già una quindicina di birre, la metà della quali sono produzioni regolari. Non è invece il caso di questa Yakima Valley, una IPA in stile USA che prende il nome dalla regione statunitense famosa per la produzione di luppolo. Si presenta di color arancio pallido, velato, con schiuma bianca e fine, quasi pannosa, che decade lentamente lasciando una "palla" al centro del bicchiere. Ottimo l'aroma, fresco ed elegante, dominato da sentori d'agrumi, pompelmo, arancio e mandarino. Si rivela anche abbastanza morbida al palato, con un corpo medio ed una carbonatazione sostenuta. La base è di malto (crosta di pane), seguito da un amaro vegetale con note di scorza di pompelmo e marmellata d'arancia. Molto secca e beverina, si congeda lasciando un lungo coerente con il suo percorso ossia amaro, vegetale, con una note di pompelmo. IPA gradevole e facile da bere, meglio al naso che in bocca dove avrebbe bisogno di essere un po' più pulita. Comunque ben fatta, birrificio giovane della "new wave" inglese da tenere d'occhio. In cantina ci attende la loro Breakfast Stout. Formato: 33 cl., alc. 7%, lotto sconosciuto, scadenza 03/2012, prezzo 3.27 Euro.

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english summary:
Brewery: Arbor Ales, Kingswood, Bristol, England
Appearance: hazy pale orange color with a lasting frothy white head. Aroma: very nice, fresh and citrusy, tangerine, grapefruit, orange. Mouthfeel: smooth to the palate, with a medium body and a lively carbonation. Taste: bready malt, grapefruit, orange jam. Dry to the palate, ends with a bitter citrusy aftertaste. Overall: a easily drinkable and well done IPA with a superb aroma. Taste is ok, just needs to be a little more clean. In spite of this, a tasty IPA from a very promising new UK brewery. Bottle: 33 cl., 7% ABV, BBE 03/2012, price 2.85 GBP.

giovedì 3 novembre 2011

Evil Twin Cat Piss

Immaginate di trovare in un beershop una birra con un etichetta che recita, a caratteri cubitali, in italiano, "piscia di gatto". In italiano l'etichetta inglese ha forse un effetto più "soft", mentre per il più puritano mercato USA la birra è stata rinominata Katz Pis. Evil Twin, il gemello cattivo, è Jeppe Jarnit-Bjergsø, ovvero fratello di Mikkel Borg Bjergsø, alias Mikkeller, nonchè titolare del famosissimo e fornitissimo beershop Ølbutikken di Copenhagen. Il puzzle si completa praticamente da solo: un fratello che è forse il birraio-senza-birrificio più famoso nel mondo della birra artigianale, un noto beershop ed un'agenda piena di contatti di distributori ed importatori... perchè non mettersi a produrre le proprie birre ? Jeppe è oltretutto homebrewer da quasi dieci anni. Cat Piss è una birra "contemporanea": nome irriverente, ovviamente una IPA, luppolo esotico (Nelson Sauvin), amaro deciso. Viene brassata negli impianti di De Molen. Di colore ambrato, nebuloso, forma un enorme cappello di schiuma ocra, pannosa, molto persistente. L'aroma è dolce, con sentori di frutta tropicale (mango, ananas, passion fruit), di chewing-gum (Big Babol) e vegetali che ricordano l'erba appena tagliata. In bocca sorprende per il totale cambiamento di rotta. Sin dall'imbocco arriva un amaro abbastanza aggressivo e tagliente, completamente vegetale e leggermente pepato. In sottofondo si fatica a sentire la base di malto caramello; c'è anche qualche nota di marmellata d'arancia. L'approccio con il palato è piuttosto ruvido; la carbonatazione vivace e la consistenza acquosa vorrebbero renderla molto beverina ma l'intento muore sul nascere. L'amaro vegetale di erba tagliata, monotono, satura presto la bocca e sono necessarie diverse pause per finire il bicchiere. Una IPA rozza e forse volutamente sbilanciata, che finisce secca lasciando un retrogusto intenso, amaro e vegetale, con una leggera nota di frutta tropicale. Non ci è piaciuta granchè e, in ogni caso, una birra che si beve faticosamente ha indiscutibilmente qualche problema da risolvere. Birraio giovane, attendiamo prove migliori. Formato: 33 cl., alc. 6.5%, scadenza 12/2013, prezzo 4.50 Euro.

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english summary:
Brewery: Evil Twin Brewing, Copenhagen, Denmark.
Appearance: cloudy amber color with a huge lasting frothy white head. Aroma: sweet, lots of tropical fruits (mango, pineapple, passion fruit), bubble gum, and freshly cut grass. Mouthfeel: medium body, high carbonation, watery texture. A quite harsh beer to the palate. Taste: a slim caramel malty base, and lots of herbal bitterness. Taste is grassy and spicy, rude. Hints of orange jam. Intense and very bitter grassy aftertaste, with a tropical fruit touch. Overall: Evil Twin is Jeppe Jarnit-Bjergsø, aka Mikkel Borg Bjergsø aka Mikkeler’s brother. On top of this, Jeppe also runs famous Copenhagen beershop Ølbutikken. This “Cat piss” (Katz Pis, for the US market) is brewed at De Molen Brewery. A very aggressive, unbalanced and extreme IPA, brewed (only ?) with Nelson Sauvin hops. It took us a lot of time to drink the glass dry, which is not exactly a good point for a beer. Might be a good experience for “hopheads beer geeks”, but not for us. A brand new brewery, let’s wait for something better. Bottle: 33 cl., 6.5% ABV, BBE 12/2013, price 4.50 Euro.


mercoledì 2 novembre 2011

Meantime London Pale Ale

Dopo la poco positiva esperienza con la India Pale Ale degustata qualche settimana fa, stappiamo una bottiglia di London Pale Ale, sempre prodotta dal birrificio Meantime, del quale potete leggere un breve profilo storico nel link sopra citato. Su Ratebeer viene assurdamente classificata come premium lager.. evidentemente la dicitura in etichetta non è stata completamente recepita; tutta la gamma di Meantime è stata di recente sottoposta ad un restyling di etichetta abbastanza diversa da quella che vedete fotografata. E' prodotta con malti pale ale, luppoli Golding, Cascade e Centennial. Dorata, leggermente velata; la schiuma bianca è abbastanza fine ma poco generosa e svanisce molto rapidamente. Naso poco pronunciato ma elegante, dove convivono sentori erbacei, di cereali e fruttati (pompelmo ed arancio). Al palato è snella, prediligendo la beverinità con una consistenza decisamente watery ed una carbonatazione media. C'è una base di malto, crosta di pane, e note fruttate di agrumi che richiamano l'aroma. Secca e pulita in bocca, lascia un retrogusto amaro erbaceo. Birra semplice e corretta, sostanzialmente ben fatta; niente di trascendentale ma comunque una buona bevuta. Formato: 50 cl., alc. 4.3%, 35 IBUs, lotto 110416, scad. 10/02/2012, prezzo 4.80 Euro.

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english summary:
Brewery: Meantime Brewing Co., Greenwich, Greater London, England.
Appearance: slightly hazy golden color with a small diminishing white head. Aroma: cereal, grassy hops, citrus (grapefruit, orange). Not very intense. Mouthfeel: light body, medium carbonation, watery texture. Taste: bready malt and citrus. A clean and dry beer, with a grassy bitter aftertaste. Overall: a straight and simple pale ale. Nothing to get really excited about, yet easily drinkable. Bottle: 50 cl., 4.3% ABV, 35 IBUs, batch 110416, BB 10/Feb/2012, 4.80 Euro.

martedì 1 novembre 2011

Buxton Axe Edge

In questo breve ma interessante articolo trovate una lista di tutti i microbirrifici esistenti nella regione del Peak District, un'area montuosa nella zona centro-settentrionale dell'Inghilterra con l'omonimo e pittoresco parco nazionale che le statistiche rivelano essere il più visitato d'Europa (22 milioni di visitatori l'anno). Buxton è una cittadina termale nel Derbyshire che viene un po' considerata come la "porta" del Peak District National Park. Da metà del 2009 anche Buxton ha il suo omonimo microbirrificio. Viene fondato da Geoff e Debbie Quinn con l'aiuto di Pete Clark. Geoff oltre ad essere il padrone è anche il birraio principale, mentre Pete (laureato in scienze alimentari) si occupa principalmente dell'aspetto commerciale pur non disdegnano qualche apparizione occasionale in sala cottura. Da Gennaio di quest'anno è arrivato come mastro birraio il neo zelandese James Kemp, che ha da poco lasciato la geograficamente poco distante Thornbridge Brewery. Trentacinque anni, homebrewer - per la gioia del padre - da quando ne aveva solamente (!) quattordici, James ha anche lavorato alla Fuller's. L'impianto della Buxton è abbastanza modesto, con una capacità di cinque barili più un mini impiantino pilota da mezzo barile. Al momento la loro offerta si compone di circa cinque birre regolari più altrettante stagionali o speciali; tutte hanno un nome strettamente legato con il territorio circonstante, come questa Axe Edge che prende il nome dall'omonimo altopiano a sud-ovest della città; ma "axe edge" è anche la lama tagliente dell'ascia, scelta per evocare "una birra pericolosa, senza compromessi, che ti potrebbe rovinare se bevuta con troppa facilità". Si tratta di una Double IPA la cui ricetta originale, che prevedeva l'uso di Cascade, Hallertau, Chinook e Golding, è stata modificata da James Kemp utilizzando i moderni Nelson Sauvin, Citra ed Amarillo. In aggiunta, per l'amaro ci sono Galena e Golding. Nel bicchiere è di colore arancio pallido, velato, e forma un cappello di schiuma molto generoso, bianco, fine e persistente, quasi pannoso. Naso che regala un bouquet molto variegato di frutta: lychee, passion fruit, mango, ananas, mandarino, pompelmo; aroma molto dolce, con il fruttato tropicale che a tratti ricorda quasi l'aroma di un famoso chewing-gum di colore rosa. Anche la lista dei malti è stata modificata e semplificata da James, limitandosi a pilsen e caramalt. Ma in bocca c'è una traccia molto labile di malto, con un imbocco velocissimo di crosta di pane che viene subito spazzato via da prorompenti note fruttate che richiamano l'aroma. Birra molto secca, a tratti leggermente astringente, ma molto pulita. Il corpo è medio, la consistenza è abbastanza watery, media anche la carbonatazione. Di amaro, a dire la verità, non c'è n'è moltissimo; la frutta fa da padrone ed è soltanto a fine corsa che c'è una virata - non estrema - in territori più consoni alla tipologia dichiarata. Note erbacee e di scorza di agrume (limone e pompelmo) sono l'anticamera del retrogusto, amaro ma non molto intenso. Birra molto pulita, dicevamo, che assomiglia più ad una tranquillia IPA o ad forse una "APA esotica" (due dei tre luppoli utilizzati per l'aroma sono americani) che ad una solida e rocciosa Imperial IPA. La base di malto è debole, l'amaro è molto delicato ed a tratti la birra rischia un po' il baratro del "cocktail di frutta" con pochi elementi a controbattere/bilanciare. La mano del birraio ex-Thornbridge è evidente ed il paragone con la Thornbridge Kipling degustata qualche giorno fa è abbastanza calzante. Tutto questo non deve far sembrare che questa Axe Edge sia una cattiva birra. Tutto il contrario; molto beverina e gustosa, è profumata, ben fatta, è un'ottima IPA. Formato: 33 cl., alc. 6.8%, lotto sconosciuto, scadenza 03/2012., prezzo 4 Euro.

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english summary:
Brewery: Buxton Brewery, Buxton, Derbyshire, England.
Appearance: hazy pale orange color with a big lasting frothy white head. Aroma: rich fruity nose filled with mango, lychee, pineapple, passion fruit, tangerine and grapefruit! Even some bubble gum notes, sometimes. Mouthfeel: medium bodied, medium carbonation, watery texture. Very dry – slightly astringent. Taste: after a short taste of bready malt, the mouth is filled with the same tropical sweet fruits found in the aroma. Grassy and citrusy bitterness come only in the finish, which is followed by a bitter citrusy aftertaste. Overall: a very clean and highly drinkable “exotic” IPA rather than a powerful “double IPA” as the label suggests. Nelson Sauvin, Citra and Amarillo hops are living this beer a very interesting aroma. Taste is perhaps not as bitter as you would expect in an IPA. Still, very well done and tasty. Watch out for this very interesting brewery ! Bottle: 33 cl., 6.8% ABV, BBE 03/2012, 3.48 GBP.