giovedì 14 maggio 2015

Birra Moretti alla Piemontese, alla Siciliana, alla Friulana

2015 anno ricco di novità per Birra Moretti, il marchio italiano di proprietà della multinazionale Heineken e nominata Official Beer Partner di Expo 2015.  Fin qua nulla di strano, o vi aspettavate che qualche microbirrificio italiano mettesse a disposizioni i fondi necessari per la sponsorizzazione dell'evento?  Il binomio Moretti-Expo non è tuttavia iniziato nel migliore dei modi, con la lettera di “protesta” inviata da Unionbirrai nei confronti di un servizio di Studio Aperto nel quale un servizio sulla birra artigianale veniva mandato in onda proprio dall’interno del padigione Expo di Moretti, che artigianale (qualsiasi cosa si voglia intendere con questa parola) sicuramente non è. 
Da qualche mese Birra Moretti ha inoltre rifatto un po’ il look delle proprie etichette ed ha lanciato quattro nuove specialità chiamate “Le Regionali”: queste birre, caratterizzate dall’utilizzo fra gli ingredienti di un prodotto tipico dell’area geografica di riferimento, ricalcano un po’  il percorso fatto dalla cosiddetta “birra artigianale” sino a qualche anno fa, appellandosi al tanto abusato concetto di “territorialità”. Mi sembra che ultimamente si sia un po’ placata la tendenza dei microbirrifici di utilizzare l’elemento “strano”  o  “locale” per dare visibilità alle proprie birre, puntando piuttosto sugli stili classici: ma fino a pochi anni fa vi erano birrifici (alcuni di loro non più attivi) che annoveravano tra le proprie produzioni una birra al tartufo, una al basilico, alla liquirizia e allo zafferano, giusto per citare i primi che ricordo, o addirittura con ingredienti afrodisiaci
L’eco delle nuove specialità regionali di Moretti si è ben presto diffuso in rete grazie al comunicato stampa ufficiale prontamente ribatutto da blog, compiacenti e/o prezzemolati siti gastronomici, foodies e food consultants. La presentazione è avvenuta nell’ultima edizione di Identità Golose, che ovviamente annovera Birra Moretti tra i suoi sponsor. Finche c’è trasparenza, nulla di male.  
Ovviamente la loro presenza è assicurata tra gli “alti cibi” (sic) che si trovano sugli scaffali di Eataly e nei suoi ristorantini tematici, per proseguire il “percorso di diffusione della cultura birraria che Birra Moretti promuove fin dal 2007 e di cui, la partnership con Eataly, è il naturale proseguimento”, visto che “sposa i suoi stessi valori fondanti: qualità, italianità, convivialità”. Sappiate inoltre che le quattro birre “Regionali” sono state  “studiate all`origine dai mastri birrai di Birra Moretti in collaborazione con due `mostri sacri` dell`alta ristorazione: lo chef stellato Claudio Sadler e il sommelier Presidente ASPI Professor Giuseppe Vaccarini”. I miei complimenti, perbacco. 
Passiamo all’assaggio: ho volutamente tralasciato la Moretti alla Toscana, prodotta con l’orzo della Maremma, per concentrarmi sulle altre tre che vedono l’utilizzo di ingredienti meno tradizionali. 
Iniziamo dalla Birra Moretti alla Piemontese: gli ingredienti scelti sono (l’estratto di) mirtillo rosso della Val Sangone assieme al riso DOP Sant’Andrea (25%); l’etichetta elenca anche aromi naturali e la descrive dal “gusto insolito, intrigante e piacevolmente acidulo con sentori di erbe aromatiche, caramello di mirtillo e note di cereali”. Nel bicchiere è di un limpidissimo color oro antico carico, con qualche riflesso ambrato; perfetta la schiuma, cremosa e compatta, dalla lunga persistenza. Il naso è poco intenso: sentori di amido di riso e cereali, il dolce dello sciroppo di mirtillo che “lega” abbastanza bene con le note del miele, anche se il risultato non è assolutamente elegante. DNA “industriale” rispettato in bocca: prima di tutto la facilità di bevuta e la scorrevolezza, quindi corpo leggero, poche bollicine, acquosità. Il gusto è d’intensità piuttosto modesta, del tutto paragonabile ad una Moretti “standard”:  una vaga idea di biscotto e di miele, chiusura amaricante erbacea sgraziata che ricorda un po’ la gomma bruciata, e quella nota artificiosa di sciroppo di mirtillo che ogni tanto fa capolino. C’è un po’ di diacetile e il palato a fine corsa rimane sempre un po’ appiccicoso ed impastato: ne risulta una birra poco dissetante, che tuttavia invoglia ad un altro sorso proprio per pulire la bocca impastata. Strategia azzeccata, insomma.  La temperatura di servizio consigliata da Moretti ( 3-6 °C) è quasi corretta:  lasciatela riscaldare ed il mirtillo scomparirà evidenziando ancora di più i difetti (diacetile e gomma bruciata). 
Spostiamoci al sud per Birra Moretti alla Siciliana la cui ricetta, oltre a malto d’orzo e luppolo, prevede (estratto di) fiori di zagara siciliana, (estratto di) arancia e granoturco. Più chiara della Piemontese, si presenta limpida e dorata con un’impeccabile e cremosa testa di schiuma bianca, molto persistente. L’aroma evidenzia la zagara e l’arancia, ma il risultato è piuttosto artificiale  (personalmente mi ha ricordato purtroppo quello di alcune saponette o bagnoschiumi) e c’è anche un po’ di mais. In bocca replica perfettamente la Piemontese, con una facilità di bevuta inversamente proporzionale all’intensità del gusto che propone mais e cereali, arancia artificiale ed un finale amaricante erbaceo davvero sgraziato con parecchia gomma bruciata ed un po’ di plastica.  Di nuovo viene voglia di bere subito un altro sorso per allontanarne la sensazione poco gradevole e trovare un po’ di sollievo nel dolce dell’arancia che ricorda un po’ quelle spremute realizzate con il concentrato. Anche qui – pignoleria – lieve diacetile.  La “Regionale” in teoria più semplice da realizzare (una lager dal gusto agrumato!) è risultata alla fine la peggiore delle tre da me bevute. 
Il viaggio termina con la Birra Moretti alla Friulana che viene realizzata con (estratto di) mela renetta friulana, granoturco ed imprecisati aromi naturali. L’aspetto è quasi identico alla Siciliana, con il dorato che risulta appena più carico. L’aroma è completamente monopolizzato dalla mela verde: quello che nuovamente manca è la finezza, e i profumi di mela risultano piuttosto artificiali. Mouthfeel da capitolato Moretti: scorrevole, acquosa e leggera.  Alla fine è lei a risultare “la meno peggio” delle tre, rivelandosi perlomeno rinfrescante e dissetante, senza “impastare” il palato. Il gusto è piuttosto insapore, con una generale sensazione di granoturco dalla quale emerge ogni tanto la mela verde; il retrogusto amaro è più aggraziato, senza quella sensazione di  gomma bruciata che affligge le due sorelle. Bevuta fredda risulterebbe alla fine una “decente” lager industriale, non fosse per quell’insopportabile aroma artificiale di mela verde che personalmente ho trovato davvero fastidioso. 
Conclusioni? Non avevo nessun’aspettativa a riguardo e quindi non posso parlare di delusione o di sorpresa: sono tre prodotti industriali che devono necessariamente avere dei bassi costi di produzione, con tutto ciò che ne deriva. Più che nella produzione, si preferisce ovviamente spendere soldi in marketing.   Il livello mi sembra tuttavia inferiore ad altri prodotti industriali come ad esempio le ultime Poretti assaggiate, sebbene queste abbiano un costo superiore. Se volete bere bene, dovete guardare altrove e spendere di più.  Per la mela ci sono ottimi sidri “artigianali”, per il mirtillo vi indirizzo sulla Draco del Birrificio Montegioco e per la zagara perché non provare la  Nanai di Birra Malarazza? 
Per quel che resta, preferisco poi non entrare nel merito degli abbinamenti gastronomici che sicuramente saranno proposti in un svariato numero di eventi organizzati “ad hoc” e non commentare la consulenza di guru (stellati e non) che avrebbero presumibilmente collaborato alla realizzazione di queste regionali.
Dettagli:
Birra Moretti alla Friulana, alc. 5.9%, lotto 506438011, scad. 01/06/2016, 1.69 Euro al supermercato.
Birra Moretti alla Piemontese, alc. 5.5%, lotto 506413808, scad. 01/06/2016, 1.69 Euro al supermercato.
Birra Moretti alla Siciliana, alc. 5.8%, lotto 5047380SE, scad. 01/05/2016, 1.69 Euro al supermercato.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

5 commenti:

  1. Che il trash sia vero trash. La Toscana era troppo facile. ;)

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  3. Assaggiate tutte anch'io...effettivamente la "Toscana" è un gradino (anche 2) sopra le altre....intendiamoci, non che sia al livello di una discreta artigianale, ma per meno di 2 euro si lascia bere con gusto

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  4. mi manca la siciliana e la toscana, ma leggendo i commenti proverò ancora solo la toscana... ma devo dire che ho preferito la piemontese alla friulana: nella prima ho trovato dell'acidità piacevole, nella seconda la mela è invasiva al punto da ricordarmi un esperimento con il sidro venuto male.
    tutto sommato mi fa piacere vedere queste concezioni "craft", quindi sono un buonista nel valutarle.

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    1. io speravo nella siciliana, in sostanza una lager agrumata... ce ne sono molte tra le "craft". ma niente.
      ho preferito la Friulana principalmente perchè tra le tre bevute è stata quella con il finale meno sgradevole. La mela era però troppo invasiva, andava quasi bevuta con il naso tappato.

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