martedì 11 luglio 2017

Hartwall Polar Monkeys White Collar

Oy Hartwall Ab è un’azienda finlandese che opera dal 1836 nel beverage: bibite, acque minerali, sidri, cocktail e ovviamente, visto che è arrivata su questo blog, birra.  Venne fondata da Victor Hartwall, primo finlandese a commercializzare nel proprio paese l’acqua minerale in bottiglia; nel 2002 è stata acquisita dagli inglesi della  Scottish & Newcastle e ceduta poi nel 2008 alla Heineken; nel 2013 l’ultimo passaggio nella mani dei danesi della Royal Unibrew (Ceres e Faxe, giusto per dare qualche riferimento). 
Tra i prodotti di successo Hartwall  vi è l’acqua minerale  Novelle (la più venduta in Finlandia), l’Original Long Drink (un cocktail di Gin e pompelmo lanciato in occasione delle olimpiadi di Helsinki del 1952 e primo cocktail a base di gin in lattina al mondo) e Jaffa, dal 1949 il soft drink più venduto in Finalndia a base di pompelmo. Hartwall è oggi anche partner strategico di Pepsi e Heineken; per quel che riguarda la birra, distribuisce la Foster’s lager per il mercato finlandese e i due marchi nazionali posseduti da Unibrew:  Lapin Kulta e Karjala  (in collaborazione con la federazione finalndese di hockey su ghiaccio). A questi si sono di recente aggiunte le tre birre della linea Polar Monkeys: la parola “craft/artigianale” non appare da nessuna parte ma è evidente che quello è il segmento al quale si punta con queste tre birre che fanno riferimento a stili precisi, informazione quasi sicuramente irrilevante per chi invece è solito acquistare una semplice lager sugli scaffali del supermercato. Abbiamo la Vienna (Amber Lager) Blue Collar, la Golden Ale White Collar e la IPA Chairman:  tutte e tre sono prodotte in Danimarca  alla Royal Unibrew in compagnia di Albani, Ceres, Faxe e qualche altro marchio. 
Impossibile sapere se si tratti di ricette “originali” o di semplici rietichettature per il mercato finalndese di altri prodotti danesi: ad esempio la Chairman IPA potrebbe far pensare alla Lottrup Stone Street IPA o  la Golden Ale White Collar alla Lottrup Gold Button Amber Ale; continuando a leggere il dubbio verrà anche a voi.

La birra.
Come detto, l'etichetta non parla esplicitamente di craft beer (vedi il caso estone della Brick by Brick, in realtà Carlsberg) ma non brilla per chiarezza: si parla semplicemente di una birra prodotta in Danimarca (da chi?) per conto della Hartwall. Elemento che già dovrebbe fungere da deterrente all'acquisto: se non c'è trasparenza fuori, ce ne può essere dentro la bottiglia? 
Colore a parte, effettivamente trasparente/limpido, nel bicchiere non c'è esattamente una Golden Ale... dorata. L'avessero almeno chiamata Pale Ale, sarebbe stato meglio: il suo colore è ambrato (non sarà quello della Lottrup Gold Button Amber Ale?) ed è sormontato da una cremosa e compatta testa di schiuma biancastra dalla buona persistenza. Al naso spetta al diacetile dare il benvenuto: lo prendono a braccetto profumi di caramello e biscotto, qualche nota di frutta secca e di cartone bagnato. Il gusto prosegue nella stessa infelice direzione, con l'aggravante (o con il merito?) di spegnersi progressivamente in una deriva finale piuttosto acquosa e del tutto priva di amaro. Non c'è fragranza in una birra assolutamente anonima a tratti un po' stucchevole e, tocca dirlo, inutile: è arrivata anche sugli scaffali di qualche supermercato italiano. Se l'avvistate, il mio consiglio personale è di lasciarla dove si trova: se tutte le bottiglie sono come questa, lo scaffale mi sembra un luogo molto più indicato rispetto al palato. 
Formato: 33 cl., alc. 5.5%, lotto Y4-M, scad. 29/01/2018, prezzo indicativo 1.90 Euro (supermercato)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

4 commenti:

  1. L'ho bevuta nel weekend scorso. Presa insieme alla chiara dello stesso birrificio. Mai più. Entrambe sono identiche, cambia solo il colore.

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  2. Deve esserne arrivato un carico un mese fa perché prima non l'avevo mai avvistata personalmente e ora mi trovo qui con altre due poveri bevitori che hanno avuto la mia stessa malaugurata idea.

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  3. Colore a parte, effettivamente trasparente/limpido, nel bicchiere non c'è esattamente una Golden Ale... dorata. L'avessero almeno chiamata Pale Ale, sarebbe stato meglio!!!
    D'accordissimo !!! Mi aspettavo una Golden , acquistata per curiosità ... ma lasciamola sugli scaffali!

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