mercoledì 18 marzo 2020

Boyne Brewhouse Imperial Stout Sherry


La famiglia Cooney lavora in Irlanda nel settore bevande da oltre quarant’anni: nel 1974 Patrick J. Cooney rilevò la M&J Gleeson, un piccolo imbottigliatore e distributore di Guinness, per trasformarlo nel Gleeson Group, confezionatore, produttore dei marchi Tipperary Water e Finches (soft drinks), nonché maggior distributore irlandese di vino, birra e alcolici. La crisi economica irlandese del periodo 2008-2012 mise il gruppo in difficoltà e lo portò ad accumulare debiti ps, sidro Bulmers e Magners, per intenderci) che oltre a farsi carico dei debiti staccarono un assegno da 12  milioni. Con il ricavato il  settantenne Cooney decise di dar forma a quello che è sempre stato il suo sogno: una distilleria. 
Siamo nei dintorni di Drogheda, antica città irlandese, affacciata sul fiume Boyne, una quarantina di chilometri a nord di Dublino: nelle vicinanze c’è anche Newgrange, una delle più affascinanti aree archeologiche d'Europa, dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco e meta turistica irrinunciabile. Con un investimento da 20 milioni di di sterline Cooney  e sua moglie Marie Cooney, along with their family; Sally-Anne, Calestine, Peter, Patrick e  James  desiderano “regalare” un futuro ai figli Sally-Anne, Calestine, Peter, Patrick Jr. e  James: nasce la distilleria Boann (whiskey e gin) affiancata dal birrificio Boyne Brewhouse, con annesso ristorante e visitor centre. Entrambi i marchi fanno parte del nuovo gruppo Na Cuana, posseduto dalla famiglia Cooney e proprietario anche del sidro Adams e della crema di whiskey Merry’s,  entrambi ereditati del vecchio gruppo Gleason. 
Se per i Cooney il whskey non è una novità, visto che già operavano come blenders, per la città di Drogheda è la rinascita  di un’industria che si era fermata cinquant’anni fa: per quel che riguarda la birra bisogna invece risalire al 1960, anno in cui si chiusero definitivamente i cancelli della Cairnes Brewery, acquistata dalla Guinness. Nel periodo di massimo splendore in città erano attivi ben nove birrifici. A guidare il birrificio (35 ettolitri) è stato chiamato il birraio Richard Hamilton, prelevato dal birrificio Craftworks di Dublino che operava principalmente per conto terzi, aiutato da Bill, proveniente dalla Redemption di Londra. Boyne ha suddiviso la sua produzione nelle gamme Legend (Amber Ale, Pale Ale, Lager, Saison, Oatmeal Stout e IPA),  lattine (American Pale Ale, Vienna Lager, Session IPA) e Limited Edition (Belgian Dubbel, Imperial Stout, Winter Ale).


La birra.
Strano a dirsi, il birrificio Boyne non ha un’imperial stout “base”: l’unica che produce è invece invecchiata in botti di whiskey irlandese che avevano in precedenza contenuto sherry. Una scelta quasi ovvia visto che birrificio e distilleria vivono sotto lo stesso tetto e la reperibilità di botti usate è immediata. 
Nel bicchiere è perfetta: quasi nera, schiuma a trama fine, cremosa e compatta, dalla buona persistenza. Caramello bruciato, caffè, whiskey, fruit cake, accenni di cioccolato e tostature compongono un aroma molto fine, pulito e preciso, dall’intensità discreta.  Un bell’inizio che trova conferme anche al palato, a partire da un mouthfeel leggermente viscoso che permette a questa imperial stout di scorrere senza intoppi. La bevuta è perfettamente bilanciata, priva di eccessi ma con una bella profondità. Si spazia dal dolce di caramello, fruit cake e liquirizia all’amaro del cioccolato, del caffè e del torrefatto. Ma sono i dettagli a fare la differenza e mi riferisco a quei leggeri richiami di sherry che si fanno sentire in secondo piano: ci vuole un po’ di attenzione (e di suggestione!) per coglierli, ma ci sono. L’alcool (10.8%) è gestito in maniera impeccabile e fa sentire la sua presenza solo nel lungo finale nel quale whiskey, caffè e cioccolato si fanno compagnai a vicenda. 
Devo ammettere che non avevo molte aspettative per questa imperial stout di Boyne che avevo in cantina da un anno e mezzo. Ieri era San Patrizio ed ho colto l’occasione per stappala: era l’unica stout irlandese che avevo a disposizione. Uun piccolo gioiello, una birra educata e pulita con un sapiente passaggio in botte che non la sovrasta ma le aggiunge una bellissima complessità. Non ci sono fuochi d’artificio ma semplicità, finezza e una straordinaria bevibilità. 
Formato 33 cl., alc. 10,8%, lotto B21201HCT6, scad. 21/02/2023, prezzo indicativo 5,00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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