mercoledì 25 marzo 2020

Extraomnes Wit

Belgian Ale, Dubbel, Tripel, Quadrupel, Saison: tra gli stili più popolari della tradizione belga l’unico che ancora mancava in casa Extramones era quello delle blanche o delle witbier, se preferite il fiammingo. Un’assenza che viene colmata nel 2018 quando Luigi D’Amelio, deus-ex-machina del birrificio di Marnate, annuncia al sito Agrodolce: “ho sempre detto che non l’avrei mai fatta, perché è una tipologia che non mi piace. Di solito la propongono nei pub ai clienti, spesso di genere femminile, a cui non piace l’amaro. L’ho sempre considerata l’anello di congiunzione con l’aranciata: troppo ruffiana per me e poi non amo particolarmente il frumento. Beh, ho deciso di produrla anche io, per due motivi: primo perché ora abbiamo il nostro locale e dobbiamo venire incontro a tutti e poi perché la vivo un po’ come una sfida”. 
La Wit di Extraomnes debutta in estate in un’interpretazione piuttosto singolare: frumento e coriandolo, elementi classici dello stile, sono presenti ma nella ricetta ci finiscono anche degli agrumi mediterranei (arancia, mandarino e limone) a rafforzare quel carattere solare, dissetante e rinfrescante che una blanche/wit deve obbligatoriamente avere.  Dopo aver debuttato in fusto la Wit è stata la protagonista della lattina numero tre di casa Extraomnes, dopo Iconic e Guld: c’è voluto oltre un anno (ottobre 2019) e anche una nuova veste grafica astratta, completamente rivisitata rispetto a quella originale.

La birra.
Il bicchiere si tinge di giallo paglierino opalescente, in controluce appare anche qualche riflesso verdognolo: la schiuma è candida, abbastanza fine ed ha buona ritenzione. Al naso un leggero panificato/cereale viene subito sovrastato da un tourbillon di spezie, fiori e frutta: il coriandolo dovrebbe essere l’unica spezia “ufficiale” ma il lievito regala anche suggestioni di zenzero, cardamomo, noce moscata. La banana, delizia o (per me) croce di ogni Blanche/Wit è qui rintanata in un angolo: sul palcoscenico brillano arancia, mandarino, cedro, limone. Il naso è pulitissimo e molto espressivo: un giorno mediterraneo di pieno sole nel bicchiere. Al palato la trovo abbastanza più corposa di una tipica Wit belga: le bollicine sono comunque vivaci e la scorrevolezza è ottima. Il gusto ricalca l’aroma ponendo però in primo piano gli agrumi e rilegando in secondo piano cereali, spezie e banana. Il risultato, si potrebbe dire, è una “not ordinary Wit”, intensa e molto fruttata, con un finale secco e amarognolo di breve durata ma di buona intensità, zesty e terroso, che non t’aspetteresti di trovare in uno  stile che spesso produce birre blande e anonime che si spengono in evanescenti finali acquosi. Non è la prima Wit ben luppolata italiana: mi viene in mente l’altrettanto ottima Bere Nice di EastSide, ad esempio. 
Dietro ad un’apparente semplicità c’è una bella complessità che si lascia decifrare senza sforzi: la Wit di Extraomnes è già pronta per la prossima estate.
Formato 44 cl., alc. 5%, lotto 275/19, scad. 02/10/2020, prezzo indicativo 6,00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. comunque la mia descrizione "intensa e ben luppolata" era ovviamente riferita allo stile blanche/wit… spesso birre senza amaro e con poco gusto. non è certamente un paragone con il carattere luppolato di una IPA o simili

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