lunedì 11 febbraio 2019

De Ranke Simplex

Il birrificio belga De Ranke non ha certamente bisogno di presentazioni ed ogni appassionato di birra dovrebbe conoscerlo: qui trovate tutte le birre che sono transitate sul blog negli anni. Guidato da Nino Bacelle e  Guido Devos, De Ranke ha operato per una decina d’anni come beerfirm sino al 2005 quando ha finalmente messo in funzione il proprio impianto a Dottignies; solamente 5000 gli ettolitri prodotti all’anno, quantitativo insufficiente a soddisfare tutte le richieste dei clienti. 
Problema momentaneamente risolto nel 2017 quando De Ranke ha installato il nuovo impianto capace di raddoppiare la capacità portandola a 10.000 ettolitri.   Per l’occasione è stato anche effettuato il restyling di tutte le grafiche delle etichette, iniziando dalle due birre che venivano prodotte ininterrottamente da venti anni: XX Bitter e Guldenberg. Ma non solo: “la nostra capacità era completamente dedicate a produrre le birre classiche e non ci lasciava spazio per aggiungerne altre”, ammette Bacelle. 
Assieme al nuovo impianto sono arrivate anche tre novità: Simplex, Vieille Provision (una farmhouse ale assemblata con altre birre invecchiate un anno in botti di legno; si tratta in sostanza della birra utilizzata anche per realizzare la Cuvée De Ranke e la  Kriek De Ranke) e Back to Black  (una robusta birra scura(maturata per nove mesi in foeder di legno).  Alla fine di marzo 2018 è infine stata inaugurata anche la nuova Taproom De Ranke, aperta ogni venerdì e sabato da pomeriggio a sera.

La birra.
Era dal 2013 che De Ranke non aggiungeva una nuova birra a quelle che già vengono prodotte tutto l’anno. Il nuovo impianto ha reso possibile la nascita della Simplex, una birra “quotidiana”, “chiara” dalla bassa gradazione alcolica, ispirata “dalla nostalgia per le Plis che si trovavano negli anni sessanta: non filtrate, non pastorizzate e amare. Oggi sono invece tutte pastorizzate e più dolci”. Simplex non è tuttavia una Pilsner anche se ne vuole svolgere la stessa funzione rinfrescante e dissetante; il lievito belga è quello “della casa”, i luppoli utilizzati sono Brewers Gold, Hallertau Mittelfrüh e Warneton 7784, quest’ultimo un luppolo sperimentale chiamato con il codice postale e il nome della città belga nella quale si trova la fattoria che lo ha sviluppato. L’etichetta riprende la grafica delle sorelle maggiori (per intensità d’amaro) XX e XXX Bitter. Trovo superflua la descrizione “this is not a Pils”…  cosa significa? Solo perché una birra è bionda e leggera dovrei pensare che sia una pils?
Il suo colore ricorda l’arancio pallido ed è piuttosto velato:  la schiuma pannosa è molto generosa, compatta ed ha ottima ritenzione. Il naso apre con bei profumi floreali, erbacei e terrosi: c’è una delicata speziatura, ci sono ricordi di frutta a pasta gialla e di mandarino, arancia. Copro medio, vivaci bollicine, buona scorrevolezza: la sensazione tattile è però un po’ più ingombrante di quanto ti aspetteresti di trovare in una sessione beer. Crackers e pane, frutta a pasta gialla, arancia, spezie: la bevuta prosegue il percorso aromatico accentuandone la componente fruttata. E’ una birra dal DNA inequivocabilmente belga, dove il lievito lavora e si esprime bene, che si chiude con un bel finale secco e piuttosto amaro nel quale s’intrecciano note erbacee, terrose e di scorza d’agrumi.  
Nomen omen, Simplex è semplice ma piuttosto gradevole: fruttata, secca, dissetante e rinfrescante, pulita. Fa quello che deve fare e lo fa piuttosto bene: pensate ad una XX Bitter meno amara e un po’ più ruffiana, contemporanea.  Promossa.
Formato 33 cl., alc. 4.5%, IBU 50, imbott. 27/06/2018, scad. 15/06/2020

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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