mercoledì 13 febbraio 2019

Tux 1280 Mountain Porter

Tux-Lanersbach, comune tirolese e stazione sciistica nel distretto di Schwaz nel quale risiedono circa 2000 abitanti, oltre a numerosi turisti:  tra questi anche gli inglesi Neil Vousden e Tim Jones, che dopo aver soggiornato per quasi vent’anni in inverno a Tux per divertimento hanno deciso di venirci a vivere con le rispettive famiglia lavorando nel settore alberghiero e nel soccorso alpino.  Neil porta con sé anche le pentole e tutto il necessario per continuare anche in Austria il suo hobby dell’homebrewing, monopolizzando la cucina di casa al punto da provocare le ira della moglie; gli esperimenti continuano allora nel seminterrato della casa di Tim. 
Nell’autunno del 2016 debutta il microbirrificio Tuxertal Brauerei che, trovandosi a 1280 metri sul livello del livello, dichiara di essere “il più alto” birrificio dell’Austria. Impiantino da 1000 litri, distribuzione di fusti principalmente nei ristoranti e nei locali dei dintorni, imbottigliamento ed etichettatura manuale: il tutto viene svolto da Vousden e Jones nel dopo-lavoro. Nella primavera del 2017 la capacità è stata raddoppiata. La  gamma Tux 1280 è composta da cinque birre ad alta fermentazione, nessuna rappresentativa della tradizione tedesca: American Pale Ale, Amber Ale, Porter, Fruit beer ai lamponi e Witbier.

La birra.
Tux 1280 Mountain Porter: l’etichetta elenca luppoli Eask Kent Goldings e Fuggles, cioccolato e vaniglia.  Nel bicchiere è quasi nera, la schiuma è cremosa è abbastanza compatta, anche se poco generosa. Al naso emergono profumi di caffè e tostature, accenni di tabacco: c’è un buon livello di pulizia, mentre per quel che riguarda ampiezza dello spettro aromatico e finezza  ci sarebbero ampi margini di miglioramento. Ma non sono quelli i veri problemi di questa Mountain Porter: purtroppo la bevuta è debole, con pericolose derive acquose ed un gusto a tratti quasi inesistente. Si parte benino con un ingresso di caffè e tostature la cui intensità crolla in verticale per scomparire in un finale completamente acquoso che riesce ad essere anche leggermente astringente. Quel poco che c’è non riesce neppure a replicare la discreta pulizia dell’aroma: sinceramente faccio davvero fatica a finire il bicchiere di questa porter che – spiace a dirlo – sembra quasi acqua di colore scuro. Bottiglia o lotto sfortunato, per quello che trovo nel bicchiere c’è davvero tanto, tanto lavoro da fare. 
Formato 33 cl., alc. 5.4%, scad. 05/2019.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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