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lunedì 14 settembre 2015

De Dochter van de Korenaar Embrasse

Ritorna il birrificio guidato De Dochter van de Korenaar guidato dall’olandese Ronald Mengerink ma situato in territorio belga, ovvero in quel surreale paese chiamato Baarle-Hertog, un’exclave belga in territorio olandese che a sua volta comprende alcuni mini-exclavi olandesi; si tratta in pratica di un “paesino-puzzle”, composto da diversi tasselli che appartengono al Belgio o all’Olanda. Vi potreste trovare seduti al tavolino all’esterno di un bar in Belgio, mentre il vostro collega del tavolo a fianco dello stesso bar si trova invece in Olanda. Al di là dell’amenità geografica, è ovvio che la scelta di trovarsi in Belgio piuttosto che in Olanda è strategica, per sfruttare la più favorevole legislazione belga nei confronti di un birrificio artigianale e il maggior appeal per l’export derivante dall’essere un produttore belga. 
Il birrificio inizia a farsi conoscere raccogliendo qualche premio nel 2009 in Olanda e poi in Belgio allo Zythos Beer Festival del 2011 quando la versione “peated” e barricata della strong ale Embrasse  risulta tra le quattro birre più gradite. E non è certo il Belgio “classico” quello che Roland Mengerink intende proporre: le sue birre guardano maggiormente nella direzione di birrifici più “moderni” e sperimentali come De Struise ed Alvinne, pur non spingendosi agli estremi spesso toccati da questi due. Così ecco che la  Strong Dark Ale chiamata “Embrasse” (abbraccio) viene da Roland definita un ibrido tra una stout/porter e una “birra d’abbazia/trappista scura”.  Trecentottanta chili di malti utilizzati ogni dieci ettolitri prodotti,  luppolatura di Magnum, Aurora e Saaz.  
Il suo colore ricorda infatti quello della tonaca del frate, impreziosito da riflessi rosso rubino; la schiuma color crema è molto compatta, cremosa e ha ottima persistenza. Il naso non nasconde le sue velleità dolci, con un intensità quasi opulenta di toffee e caramello, uvetta, zucchero candito; la schiuma offre ricordi di ciliegia e frutti di bosco rossi, mentre quando la birra si scalda emergono in sottofondo sentori di gianduia e di croccante, frutta secca e la delicata speziatura del lievito.  Fortunatamente in bocca c’è un maggior equilibrio ed il dolce (caramello, melassa, uvetta) viene bilanciato dall’amaro delle tostature, della frutta secca e da un accenno di cioccolato. Morbida e gradevole al palato, con un corpo tra il medio e il pieno e poche bollicine: la lieve acidità e la buona secchezza finale aiutano a ripulire un po’ il palato prima del retrogusto di frutta sotto spirito e frutta secca. 
Embrasse è una strong ale pulita e ben fatta, intensa e solida senza richiedere grossi sforzi da parte di chi s'avvicina al bicchiere; la sfacciata dolcezza dell'aroma potrebbe un po' preoccupare chi si accosta al bicchiere, ma in bocca la situazione è ben sotto controllo e la bevuta procede regalando un soddisfacente abbraccio.
Formato: 33 cl., alc. 9%, IBU 46, scad. 12/2016, pagata 3.80 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

venerdì 20 febbraio 2015

De Dochter van de Korenaar Crime Passionnel

De Dochter van de Korenaar, ovvero “la figlia della spiga”, uno dei birrifici dal nome più bizzarro, viene fondato nel 2007 da Ronald Mengerink con la moglie Monique de Baat a Baarle-Hertog, exclave  belga  (ma che comprende a sua volta alcuni mini-exclavi olandesi)  in territorio olandese del quale potete leggere qui le divertenti caratteristiche.  Ronald, olandese di nascita (Twente) ma residente in Belgio da quasi vent’anni, ricorda d’aver iniziato a produrre birra dall’età di sedici anni (oggi ne ha quarantacinque) “usando farina d'avena, luppolo selvatico e i lieviti del fornaio”, restando molto contento dei risultati ottenuti; a vent’anni risiede a Groningen (siamo alla metà degli anni ’80)  e  decide di abbandonare l’università per iniziare a vendere la sua birra, a nome Brouwerij De Noorderzon: non sono riuscito a capire se fosse solo un marchio o un vero e proprio microbirrificio casalingo. Un lotto sbagliato di cinquemila litri di birra ed il conseguente dissesto finanziario mettono fine alla sua avventura, costringendolo a ritirarsi per molti anni dalle  “scene”, come riporta il blog Dutch Beer Pages.
La passione mai sopita di fare birra si manifesta dopo qualche decennio, complice un viaggio negli Stati Uniti e l’assaggio della Flying Dog Snake Dog IPA; Ronald decide di vendere la propria casa (di vacanza?) in Bretagna e di tornare in pista, ristrutturandone una a Baarle-Hertog, che come detto è geograficamente in Olanda ma è Belgio;  una scelta strategica dovuta alla più favorevole legislazione belga nei confronti di un birrificio artigianale, ma non solo: la bandiera belga su un’etichetta di birra ha senz’altro maggior appeal commerciale di una olandese. 
Non è tuttavia il Belgio “classico” quello che Roland intende proporre: le sue birre guardano maggiormente nella direzione di birrifici più “moderni” e sperimentali come De Struise ed Alvinne, inclusi gli invecchiamenti in botte. Il nuovo birrificio prende piede nel 2007 nei piccoli locali di una casa di Baarle-Hertog (che ospita anche la tasting room ed il beershop), con il nome che s’ispira ad una frase pronunciata nel 1550 da Carlo V (sì, il Gouden Carolus della Het Anker) che dichiarò di preferire “il succo della figlia della spiga di grano a quello del sangue dei grappoli dell’uva”.  
I riconoscimenti non tardano ad arrivare, a partire dal quarto posto ottenuto dalla Embrasse nella classifica di gradimento popolare allo Zythos 2009; ben presto la capacità produttiva è insufficiente a tenere testa a tutta la domanda, attualmente suddivisa tra un 70% destinato al mercato locale ed un 30% che viene esportato nella maggior parte dell’Europa e negli Stati Uniti.   
Il debutto sul blog di De Dochter van de Korenaar avviene con la Crime Passionelle, definita come una “internatioanlly styled wheat IPA”: si tratta di una IPA prodotta con una percetuale di frumento e luppoli (suppongo) americani.   
Nel bicchiere è di colore ambra velato, con riflessi ramati: la schiuma avorio è compatta, cremosa ed ha un’ottima persistenza. In presenza di una IPA non posso esimermi dal raccontare la solita nenia: sono birre che vanno bevute fresche, freschissime, e questa Crime Passionnel non sembra esserlo. Scadenza 09/2015, nella migliore delle ipotesi (un anno di shelf life) si potrebbe pensare ad un lotto dello scorso settembre, ovvero sei mesi fa: saremmo al limite della (mia) soglia di tolleranza, ma i profumi sono quelli  di una birra un po’ più stagionata. Aroma dolce di caramello e marmellata d’agrumi, polpa di pompelmo, qualche sentore floreale e di frutta tropicale (mango e passion fruit); la pulizia e l’intensità ci sono, peccato per la scarsa fragranza. La bevuta, di conseguenza, risulta un po’ troppo spostata sul dolce del caramello e del biscotto, di mango e pesca, della marmellata d’agrumi. Non so quale percentuale di frumento sia stata utilizzata, ma sinceramente non ne ho avvertito la presenza; l'alcool (7.5%) porta un leggero tepore che accompagna tutta la bevuta, il cui dolce è contrastato dall’amaro vegetale ed un po’ resinoso. Il corpo è medio, le bollicine sono poche, con un mouthfeel morbido che tuttavia pregiudica un po’ la scorrevolezza; la birra (complice la poca freschezza e il molto dolce) risulta un po’ pesante, sebbene pulita ed intensa, e la bevuta potrebbe essere soddisfacente solo a chi ama IPA dolci e poco secche. Sarebbe senz’altro da riprovare in condizioni migliori, per meglio comprenderla ed apprezzarla. 
Formato: 33 cl., alc. 7.5%, scad. 09/2015, pagata 3.90 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.