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martedì 26 luglio 2016

Fourpure Shape Shifter

Ritorna dopo quasi un anno di assenza il birrificio londinese Fourpure, che avevamo incontrato per la prima volta in questa occasione; è ubicato nel famoso "beer mile" di Bermondsey, quartiere di Londra dove a poche centinaia di metri di distanza si trovano The Kernel, Partizan, Brew By Numbers, Anspach & Hobsday, Bullfinch Brewery e probabilmente ne sto dimenticando qualcuno.
Fourpure viene fondato dai fratelli Daniel e Thomas Lowe, entrambi con un passato da homebrewers; nella loro avventura professionale i due sono aiutati dal birraio John Driebergen, proveniente dalla Meantime. L’impianto da trenta ettolitri arriva dal birrificio  Purity ed e è affiancato da un impiantino pilota da 1 hl. 
Il nome scelto si riferisce ai quattro elementi fondamentali per produrre la birra: cereali, acqua, lievito e luppolo. Prima che la moda-lattina iniziasse a dilagare, Fourpure è stato il primo microbirrificio inglese a dotarsi di un impianto di messa in lattina di proprietà, con una linea (53 lattine al minuto)  proveniente dalla canadese Cask Brewing Systems  ed in esborso complessivo stimato intorno a 250.000 sterline. 

La birra.
Novità dell'estate 2016 è la West Coast IPA chiamata Shape Shafter; lanciata per la prima volta lo scorso maggio è diventata in poco tempo la Fourpure più apprezzata dai beer-raters, seguita a breve distanza dall'altra novità 2016 chiamata Juicebox IPA. Trattandosi di IPA, non c'è da meravigliarsi.
Citra, Mosaic e Centennial, anche in dry-hopping, sono i luppoli protagonisti di questa birra che si presenta di color arancio velato e forma una cremosa e compatta testa di schiuma bianca, fine e molto persistente. Dovrebbero essere due i mesi di vita di questa lattina e l'aroma mantiene ancora una discreta fragranza ed una buona intensità che permette di apprezzarne il carattere fruttato, con pompelmo, mango e ananas in evidenza. La pulizia è buona ma potrebbe essere migliore, in sottofondo s'avvertono sentori di aghi di pino. La bevibilità è piuttosto buona, la sensazione palatale morbida e gradevole: i malti sanno essere lievi (pane, miele) per lasciare campo libero alla frutta tropicale (mango, ananas) e agli agrumi (arancia e pompelmo). Chiude con un bell'amaro resinoso e pungente che sa essere intenso senza asfaltare il palato, accompagnato da un delicato warming etilico.  Ben attenuata e abbastanza ben pulita, la West Coast IPA di Fourpure è in fin dei conti una buona interpretazione dello stile dichiarato, sebbene il carattere fruttato appaia leggermente sottotono per intensità e fragranza. Purtroppo la distribuzione delle birre nei mesi caldi dell'anno è sempre rischiosa, bisogna metterlo in conto: per questa volta è andata abbastanza bene anche se l'impressione è che qualcosina si sia perso per strada.
Formato: 33 cl.,  alc. 6.4%, IBU 68, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo: 5.00 Euro (beershop, Italia)-

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

martedì 29 settembre 2015

Fourpure Hoptart

Il quartiere di Londra è quello di Bermondsey con il suo “beer mile”, ormai noto a qualsiasi birrofilo che si rispetti: a poca distanza l’uno dall’altro ci sono The Kernel, Partizan, Brew By Numbers, Anspach & Hobsday, Bullfinch Brewery e, da ottobre 2013, anche Fourpure. 
Quest'ultimo viene fondato dai fratelli Daniel e Thomas Lowe, entrambi con un passato da homebrewers; nella loro avventura professionale i due sono aiutati dal birraio John Driebergen, proveniente dalla Meantime. L’impianto da trenta ettolitri arriva dal birrificio  Purity ed e è affiancato da un impiantino pilota da 1 hl. Daniel Lowe  ha lasciato il suo ruolo dirigenziale in azienda di IT per lanciarsi in questo nuovo progetto in un settore in piena espansione. 
Il nome scelto si riferisce ai quattro elementi fondamentali per produrre la birra: cereali, acqua, lievito e luppolo, mentre il progetto grafico viene affidato all’agenzia Mr. B & Friends. Ma Fourpure è soprattutto il primo microbirrificio inglese a dotarsi da subito di un impianto di messa in lattina di proprietà, con una linea (53 lattine al minuto)  proveniente dalla canadese Cask Brewing Systems  ed in esborso complessivo stimato intorno a 250.000 sterline. Alla Fourpure le ambizioni non mancano, soprattutto quelle di evadere dal solo canale distributivo di pub e beershop; viene raggiunto un accordo con la catena Marriott per la fornitura della Fourpure Pilsner nei bar degli hotel di Londra e anche lo chef stellato Michel Rou mette le birre in carta nei suoi ristoranti La Gavroche, Roux at Parliament Square e Roux at The Landau. Niente di più lontano dagli umili pub di quartiere, insomma. Da qualche mese le Fourpure sono importate anche in Italia.  Per chi passasse da quelle parti, la Tap Room è aperta ogni sabato dalle undici del mettono alle cinque del pomeriggio, con possibilità di bere in loco alla spina o di fare acquisti da portare a casa;  la zona di Bermondsey non dista molto dal London Bridge. 
A soli due anni dal debutto il portfolio di Four Pour è già piuttosto ampio anche per quel che riguarda la varietà degli stili proposti. Novità dell'estate 2015 è una sour ale , chiamata con il nome poco originale di Hoptart che aiuta comunque a capire senza troppi giochi di parole cosa troverete nel bicchiere.
Dorata e leggermente velata, forma una generosa schiuma bianca abbastanza compatta e cremosa, dalla buona persistenza. L'interpretazione di Fourpure di una Berliner Weisse è chiara sin dall'aroma: il massiccio dry-hopping regala un bouquet ancora molto fresco, raffinato e dalla pulizia davvero esemplare. Pompelmo, mandarino, arancia, frutta tropicale (lychee, ananas, mango) e abbondanza di scorza di limone/lime; i profumi sono pungenti, fragranti e ruffiani quanto basta da non risultare mai cafoni. E' difficile staccare il naso dai bordi del bicchiere, e il gusto di questa Hoptart non delude le aspettative create: anche in bocca c'è una pulizia estrema che permette di annotare le note di frumento e di pane, l'asprezza degli agrumi (pompelmo, lime, limone) e della frutta acerba (mela verde, ribes), una punta quasi impercettibile di lattico. In sottofondo c'è una delicata dolcezza (ananas, mango) ad ingentilire le asprezze rendendole più accessibili anche a chi non ha una grossa familiarità con l'acido, mentre spetta all'amaro della scorza d'agrumi il compito di chiudere la bevuta. Fourpure snatura completamente lo stile con un abbondante luppolatura che va a formare una birra fruttatissima, pericolosamente a rischio "succo di frutta"; il risultato è comunque davvero convincente, grazie alla freschezza, all'eleganza e soprattutto ad una pulizia davvero encomiabile. Quasi pleonastico sottolineare la sua grande secchezza, l'enorme potere dissetante e rinfrescante (tipico delle Berliner Weisse) e la stupefacente facilità di bevuta a fronte di un'intensità di gusto sorprendente per una gradazione alcolica piuttosto modesta (3.8%). Difficile tenerla nel bicchiere per più di qualche minuto: Fourpure rischia ma dimostra di saper gestire la sfida con grande maestria, uscendone vincitore con una birra che l'estate reclama a gran voce. Una lattina ricca di freschezza e di sapori, da bere quasi tutta d'un sorso.
Formato: 33 cl., alc. 3.7%, scad. 03/2016., pagata 3.50 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.