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mercoledì 7 dicembre 2016

Les 3 Fourquets Lupulus

Ritorna sul blog la Brasserie Les 3 Fourquets che si trova a Gouvy (provincia del Lussemburgo belga), a soli 15 chilometri di distanza da Achouffe. Lo fondano Chris Bauweraerts e il cognato Pierre Goubron, gli stessi che il 27 agosto del 1982 produssero i primi 50 litri (!) di “La Chouffe” birra d’esordio della Brasserie d'Achouffe. Il birrificio raggiunse in un ventennio dimensioni importanti, arrivando a produrre più di 20.000 barili l’anno prima di essere ceduto nel settembre del 2006  alla  Duvel-Moortgat. 
Chiusa la parentesi Achouffe, Bauweraerts e Goubron, decidono di continuare a produrre birra in un nuovo progetto di dimensioni più modeste e, soprattutto, dai ritmi produttivi meno frenetici di quelli richiesti dall’industria; negli edifici di proprietà a Gouvy, a soli 15 chilometri di distanza da Achouffe, aprono un ristorante affidandolo al talentuoso chef Gilles Poncin, proveniente dalla cucina del “La Pomme Cannelle" di  Houffalize.  Contestualmente nasce anche la Microbrasserie Les 3 Fourquets, inizialmente con lo scopo di produrre semplicemente i fusti di birra necessari per soddisfare il consumo della Brasserie, per poi passare in un secondo tempo alle bottiglie. Arrivano così La  Bleuette (fruit beer al mirtillo), La Boquette (Bock), la Béole (Belgian Strong Ale), La Celisette (ovviamente una Witbier), La  Fourquette (Hefeweizen) e la La Pilsette  (Pilsener) ma  è stata la gamma Lupulus quella che sino ad oggi ha dato notorietà a Les 3 Fourquets:  birre dedicate al lupo che un tempo abitava la regione delle Ardenne, ma il riferimento è ovviamente anche al luppolo, ovvero Humulus Lupulus. Si va dall’invernale Hibernatus, alla Lupulus Brune passando per le più leggere ”Lupulus Fructus”, “Lupulus HopEra” e “Lupulus Printemps”.  
All’appello sul blog mancava la flagship Lupulus, una Tripel/Belgian Strong Ale che ha inaugurato il marchio nel 2008: a questa lacuna ha provveduto il negozio Iperdrink inviandomi una bottiglia d’assaggiare.

La birra.
Di colore arancio, con qualche riflesso dorato, è velata e forma un’abbondante testa di schiuma bianca, cremosa e compatta, dall’ottima persistenza. Profumi floreali ed una delicata speziatura danno il benvenuto aromatico: seguono frutta candita (albicocca, scorza d’arancia), qualche accenno di banana e di biscotto, zucchero candito. Un profilo semplice ma intenso ed elegante, molto pulito. Al palato riesce a nascondere l’alcool (8.5%) in modo subdolo come forse solo i belgi sanno fare: corpo medio, molte bollicine a renderla vivace, scorre pericolosamente mostrando buona corrispondenza con l’aroma. Il dolce del biscotto e del miele, dell’arancia candita e della frutta a pasta gialla è ben bilanciato da un’ottima attenuazione e da una leggera acidità; chiude con un tocco d’amaro terroso appena percepibile, mentre il retrogusto è di nuovo dolce e riscaldato dal calore della frutta sotto spirito che ben s’abbina ad una delicata nota pepata del lievito. 
Una Tripel ben fatta nella quale il lievito ha lavorato piuttosto bene,  molto pulita ed elegante, che si beve senza nessuna difficoltà: relativamente pochi elementi in gioco ma è un altro di quei casi in cui la semplicità paga e regala una bevuta molto soddisfacente. Se volete, la potete acquistare qui.
Formato: 75 cl., alc. 8.5%, lotto 3, scad. 12/2019

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

sabato 26 dicembre 2015

Les 3 Fourquets Lupulus Hibernatus

Secondo appuntamento con la Brasserie Les 3 Fourquets, già incontrata il mese scorso e fondata nel 2007 a Gouvy (provincia del Lussemburgo belga) da Chris Bauweraerts e il cognato Pierre Goubron dopo aver ceduto la Brasserie d'Achouffe alla Duvel-Moortgat.
Tra le birre prodotte da Les 3 Fourquets, la gamma Lupulus è senza dubbio quella di maggiore successo: il nome si riferisce all'animale un tempo piuttosto diffuso nelle foreste delle Ardenne ma anche al nome scientifico latino del luppolo, ovvero Humulus Lupulus
Accanto alla Tripel chiamata semplicemente Lupulus ed alla Brune, la proposta dedicata ai mesi più freddi dell'anno è la Lupulus Hibernatus, accompagnata da una spiritosa etichetta nella quale, sotto una cornice di piante di luppolo agghindate da luci natalizie vi si trova stramazzato a terra un lupo con la pancia gonfia ed un calice di birra ormai vuoto.
Si veste di un colore che si colloca tra l'ebano e la tonaca del frate, con intensi riflessi rosso rubino; la testa di schiuma che si forma è abbastanza compatta e cremosa, color beige chiaro,  ed ha una discreta persistenza. Il naso è dolce e caldo, con prugna ed uvetta, ciliegia, frutti di bosco, caramello e biscotto alla cannella (speculoos), frutta secca, una suggestione di amaretto.  Al palato - rispettando la tradizione belga - non risulta affatto ingombrante nonostante la gradazione alcolica (9%): corpo medio, bollicine abbastanza vivaci e una consistenza tra l'acquoso e l'oleoso che l'aiuta a scorrere senza intoppi. 
Volendo si potrebbe persino aumentare la frequenza di bevuta, ma è una birra che predilige essere sorseggiata senza fretta per assaporare il dolce di caramello, prugna e fichi secchi, zucchero candito, speculoos e liquirizia. L'acidità dei malti tostati utilizzati la bilancia assieme alla leggera nota americane finale, prevalentemente terrosa con qualche lievissima tostatura: bene intensità e pulizia, non c'è invero una gran complessità ma quello che c'è risulta molto ben fatto e godibile con una speziatura dichiarata (cannella) molto leggera.   L'alcool rimane delicatamente in sottofondo, irrobustendo la birra e facendosi sentire - senza mai gridare - solamente nel retrogusto caldo ed avvolgente, ricco di liquirizia e frutta sotto spirito.  Un bel Winter Warmer, appagante e intenso quanto basta: anche in solitudine la bottiglia da settantacinque centilitri si consuma senza nessuna difficoltà magari abbinandola ad uno dei tanti dolci natalizi.
Formato: 75 cl., alc. 9%, lotto D10, scad. 12/2016, 4.60 Euro (foodstore, Belgio).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

martedì 3 novembre 2015

Les 3 Fourquets Lupulus Brune

“Dallo gnomo al lupo cattivo”: con queste poche parole si potrebbe riassumere la storia della Brasserie Les 3 Fourquets, dietro la quale troviamo Chris Bauweraerts e il cognato Pierre Goubron, gli stessi che il 27 agosto del 1982 produssero i primi 50 litri (!) di “La Chouffe” birra d’esordio della  Brasserie d'Achouffe, il cui logo è rappresentato da uno gnomo.  Il birrificio raggiunse in un ventennio dimensioni importanti, arrivando a produrre più di 20.000 barili l’anno prima di essere ceduto nel settembre del 2006  alla  Duvel-Moortgat. 
Chiusa la parentesi Achouffe, Bauweraerts e Goubron, continuano comunque a produrre birra in un nuovo progetto che vuole essere di dimensioni più modeste e, soprattutto, dai ritmi produttivi meno frenetici di quelli richiesti dall’industria; negli edifici di proprietà a Gouvy (provincia del Lussemburgo belga), a soli 15 chilometri di distanza da Achouffe, aprono un ristorante affidandolo al talentuoso chef Gilles Poncin, proveniente dalla cucina del “La Pomme Cannelle" di  Houffalize.   Contestualmente nasce anche la Microbrasserie Les 3 Fourquets, inizialmente con lo scopo di produrre semplicemente i fusti di birra necessari per soddisfare il consumo della brasserie, per poi passare in un secondo tempo alle bottiglie. Ratebeer conta oggi circa una ventina di referenze, un numero abbastanza elevato per un birrificio guidato da due personaggi che – sin dai tempi dell’Achouffe - hanno sempre apertamente dichiarato di “odiare produrre birre nuove” preferendo invece continuare a perfezionare un numero ristretto di ricette. 
La gamma Lupulus è quella che sino ad oggi ha dato notorietà a Les 3 Fourquets:  birre dedicate al lupo che un tempo abitava la regione delle Ardenne, ma il riferimento è ovviamente anche al luppolo, ovvero Humulus Lupulus. Si va dalla flagship “Lupulus”  (una Tripel anche in versione biologica “Organicus”) all’invernale “Hibernatus”, passando per le più leggere ”Lupulus Fructus”, “Lupulus HopEra” e “Lupulus Printemps”. La scura della casa, una sostanziosa strong ale, vivne chiamata semplicemente “Lupulus Brune” ed arriva (2010) un paio di anni dopo rispetto alla Tripel. 
Il suo colore è il classico “tonaca di frate” arricchito da intensi riflessi rossastri; inappuntabile è anche la schiuma beige chiaro, cremosissima e abbastanza compatta, molto persistente. L’aroma, non particolarmente intenso o complesso, si compone di leggeri sentori di fiori e frutta secca, caramello, uvetta:  i profumi sono puliti ma non c’è quell’eleganza capace di trattenere le narici sul bordo del bicchiere per diversi minuti. Meglio, molto meglio al palato, a partire da un “mouthfeel” abbastanza scorrevole che trova un ottimo compromesso tra morbidezza e presenza di bollicine. La partenza è dolce di biscotto, caramello e uvetta, prugna, forse frutta secca, con una delicatissima – quasi impercettibile – speziatura a fare da “collante” tra i vari elementi; l’alcool (8.5%) è nascosto con la tipica subdolerìa belga  e la bevuta risulta agevolissima, con l’iniziale dolcezza bilanciata da un’elevata attenuazione. La chiusura è abboccata, con quella punta d’amaro strettamente necessaria a non renderla dolce. Devo però sottolineare che, almeno in questa bottiglia, la pulizia del gusto non è esente da pecche ed anche l’intensità è ben lontana dal soddisfare chi vorrebbe una calda compagna di fine serata con la quale magari rilassarsi in poltrona. Personalmente avverto un po’ la  mancanza di  calore etilico, avvertibile timidamente solamente quando la birra è a temperatura ambiente nel retrogusto, piuttosto corto, dove fa capolino un accenno di frutta sotto spirito. Complessivamente buona, ma mi aspettavo qualcosina di più. 
Formato: 75 cl., alc. 8.5%, lotto D6, scad. 12/2017, pagata 3.99 Euro (supermercato, Belgio).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.