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martedì 28 gennaio 2014

Redchurch Old Ford Export Stout

Torniamo a Londra, città in pieno fermento (non solo in senso figurato) brassicolo; quarto incontro con la Redchurch Brewery, nella fertilissima zona nord-orientale di Hackney, dove in un chilometro o poco più trovate, oltre a Redchurch, anche London Fields, Pressure Drop, Howling Hops e Five Points.  Dopo la ottima Bethnal Pale Ale, e le discrete Hackney Gold e Great Eastern IPA, è il momento di passare allo "scuro" con la Old Ford Export Stout; il birrificio l'annuncia come la prima di una serie di "edizioni speciali", in vendita solamente tramite il negozio on line del birrificio ed il alcuni bar e ristoranti selezionati. Gradazione alcolica da "export" (7.7%), ed impenetrabile color marrone, scurisssimo; la schiuma è sontuosa, compatta e cremosissima, molto fine, color nocciola. Il naso sorprende con un aroma decisamente luppolato (Columbus, dichiara il birrificio) con presenza di agrumi (pompelmo e arancio) che spiazzerebbe qualsiasi persona che avesse ordinato una stout; anche a temperatura ambiente non si avverte nessun elemento “scuro”, nessuna tostatura o sentore di caffè. La sorpresa continua in bocca, in senso assolutamente positivo: la birra è morbidissima e cremosa, dal copro medio-pieno, poco carbonata, molto appagante.
L’ingresso è però ancora luppolato (agrumi) ma è solo un veloce passaggio che conduce poi, finalmente, in territori scuri, con una grande abbondanza ed intensità di orzo torrefatto, caffè e lievi note di cioccolato amaro. Il luppolo, resinoso, torna a fare capolino a fine corsa e, assieme alla lieve acidità del caffè, lasciano il palato pulito; termina lunga ed intensa, amara, ricca di tostature, caffè, cioccolato ed un morbido calore etilico. Solida ma morbida, cremosa ma abbastanza facile da bere, è una stout dalla luppolatura abbondante che tende a minare gli elementi tipici dello stile, a tratti surclassandoli. Anche se annusandola ad occhi chiusi non scommettereste mai di avere nel bicchiere una stout, è una bella bevuta, pulita, ricca, che lascia molto soddisfatti.
Formato. 33 cl., alc. 7.4%, IBU 77, lotto 94, scad. 17/04/2014.

sabato 28 settembre 2013

Redchurch Hackney Gold

Ritorniamo dopo un po' di tempo a Londra, a ritrovare la Redchurch Brewery che vi abbiamo presentato in questa occasione. Dopo una IPA ed una APA, è il momento di uno stile più tradizionalmente inglese, quello delle Bitter/Golden Ales, in un'interpretazione tuttavia molto poco tradizionale. Il nome non deve trarre in inganno, e questa volta la foto è abbastanza fedele alla realtà; si tratta di una Golden Ale/Bitter che poco ha di dorato. L’aspetto è piuttosto ambrato (carico) e leggermente velato; la schiuma è molto persistente, beige, fine e cremosa. “Generosa luppolatura di Cascade e Nelson Sauvin”, secondo le informazioni del birrificio, ed un naso molto fruttato che apre con mandarino, aghi di pino, kiwi ed in secondo piano sentori di biscotto e terrosi. L’aroma è molto pulito e forte. Netta la virata al palato, dove scompare completamente la componente fruttata per lasciare il posto ad un ingresso maltato di biscotto, leggermente tostato, subito sopraffatto da un amaro molto deciso e ruvido, vegetale, resinoso e terroso.  Questa Hackney Gold non è esattamente un esempio di scorrevolezza: il corpo è medio, la consistenza è oleosa ma è soprattutto l’amaro intenso e poco bilanciato a saturare presto il palato. E’ una birra intensa, che ammalia con un’interessante aroma fresco e fruttato ma che poi picchia duro in bocca. Chiude molto secca, con un finale amaro lunghissimo che batte sempre sugli stessi tasti (vegetale/resinoso/terroso). Da bere in piccole dosi, e non può certo considerarsi un complimento per lo stile di riferimento. Formato: 33 cl., alc. 5,5%, IBU 40, lotto 68, scad. 03/01/2014, pagata 3,48 Euro (beershop, Inghilterra).

giovedì 18 luglio 2013

Redchurch Bethnal Pale Ale

Il primo incontro con la Redchurch Brewery di Gary Ward e Tracey Cleland  è stata la Great Eastern IPA; oggi stappiamo una bottiglia di Bethnal Pale Ale, che se non erriamo è stata anche le prima birra  che il birrificio ha commercializzato. Il nome fa riferimento all’affollata e poco distante Bethnal Green Road di Londra, alla cui fermata della metropolitana Central Line dovete scendere se avete intenzione di visitare il birrificio . Si tratta di una Pale Ale ispirata alle American Pale Ales, prodotta con “generose” quantità di Columbus, Nugget e Cascade. Arriva nel bicchiere con un bel colore dorato, riflessi arancio, ed una piccola “testa” di schiuma biancastra, che ha buona persistenza.  Ottimo aroma, fresco, pungente, pulito ed elegante, di agrumi appena “aperti”  (arancio, mandarino, pompelmo), di ananas e di melone retato.  Il naso preannuncia una birra molto ruffiana e piaciona, sulla falsariga di quelle che diversi birrifici di Londra stanno attualmente producendo, ed il gusto non smentisce affatto l’impressione: leggerissima base maltata (pane), gusto subito agrumat(issim)o con polpa (arancio) e scorza (pompelmo, lime), con qualche intermezzo dolce di frutta tropicale. Grande secchezza, birra facilissima  da bere ed estremamente dissetante; chiude quasi astringente, con un finale molto “zesty” ricco di scorza di pompelmo e lime. Ispirata come detto alle American Pale Ale, ma con un carattere decisamente più agrumato e più secco  rispetto al benchmark dello stile, la Sierra Nevada, ma anche rispetto ad altre ottime APA come quella di  Firestone Walker o Deschutes.  Nulla da eccepire, comunque: birra profmatissima da bere a galloni, anche se siamo un po’ sopra la soglia della session beer.  Soprattutto in estate, una vera goduria rinfrescante per il palato. Volendo per forza fare un appunto, sembra un po’ troppo un “copia & incolla” di una delle tante produzioni The Kernel o Partizan; la scena brassicola inglese si sta velocemente affollando di birre come questa, presto sarà forse necessario per i birrifici pensare a qualcos’altro per emergere e differenziare. Nel frattempo, beviamo(ne) e godiamo(ne).  Formato: 33 cl., alc. 5.5%,  IBU 44, lotto 86, scad. 25/03/2014, pagata 3.48 euro (beershop, Inghilterra).

martedì 25 giugno 2013

Redchurch Great Eastern IPA

Ancora un debutto, sulle pagine del blog, ed ancora una volta Londra, tanto per continuare l'esplorazione della new wave di birrifici che si stanno pian piano riappropriando della capitale. Siamo ancora nella zona (nord) est, quella dove al momento si sono stabiliti la maggior parte dei nuovi birrifici: la fermata della metropolitana della Central Line è quella di Bethnal Green, l'indirizzo è invece 275-276 Poyser Street, appena un chilometro più a sud di un altro birrificio, London Fields. Anche Redchurch Brewery, che prende il nome dalla poco distante Redchurch Street, dove i fondatori Gary Ward e Tracey Cleland vivono, ha trovato casa sotto le solite arcate della linea ferroviaria. Il debutto avviene a settembre 2011 con una ricetta realizzata dall'ancora homebrewer Gary presso gli impianti della succursale di Bethnal Green Road della Mason & Taylor, chiusa poi a settembre 2012 per lasciare il posto al Brewdog Shoreditch. Una volta pronto l'impianto da 10 barrel, la produzione si è spostata nel sito attuale, che da Marzo 2013 ospita anche, al livello superiore, un piccolo bar dove potete bere le birre della casa e quelle di alcuni ospiti (al momento The Kernel). Personalmente apprezzo la scelta grafica del birrificio, molto pulita, essenziale, quasi minimalista. Passando invece alla sostanza, è il momento della Great Eastern, una India Pale Ale che vede l'utilizzo esclusivo di luppoli americani chinook, columbus e nugget. Si presenta di color oro con riflessi arancio, opaco, ed una bella testa di schiuma biancastra, fine, cremosa, persistente. Ottimo l'aroma, fresco, pulito e raffinato, con pungenti sentori di ananas sopra ogni cosa, ed in secondo piano passion fruit, pompelmo, mandarino. Le ottime premesse sono però molto disattese in bocca, dove scompare quasi tutta la freschezza fruttata dell'aroma per lasciare posto alla solida base maltata (biscotto) dell'ingresso che porta direttamente all'amaro di scorza di pompelmo, resinoso e pepato. Nel "mezzo" c'è una sorta di passaggio a vuoto nel quale l'alcool (7.4%) si fa particolarmente sentire; ne risulta una birra un po' impegnativa da bere, ruvida e monocorde, che manca al palato di quella finezza e di quella pulizia protagoniste dell'aroma. Ha un bel taglio finale secco, che ripulisce bene la bocca preparandola al lungo retrogusto resinoso ed etilico, ma non basta; IPA discreta che, nella mia modesta opinione, inizia benissimo ma si perde un po' per strada. Formato: 33 cl., alc. 7.4%, IBU 55, lotto 87, scad. 25/03/2014, pagata 4.13 Euro (beershop, Inghilterra).