sabato 29 dicembre 2012

Brooklyn Summer Ale

D'accordo, Gennaio non è forse il mese ideale per bere una birra chiamata “Summer Ale” e le cose non vanno meglio sapendo che questa birra viene prodotta da Marzo a Luglio e che oltretutto si è fatta una trasferta transoceanica in nave che certo non ne preserva la freschezza. L'averla trovata in offerta ci ha incuriosito (ci ha fatto abboccare all'amo) a provarla lo stesso, senza troppo aspettative anche per il punteggio non molto dignitoso (45) che ottiene su un sito abbastanza generoso e molto caotico come Ratebeer. Il birrificio (Brooklyn) la descrive come una riedizione moderna di una tipologia chiamata Light Dinner Ales, che venivano prodotte in Inghilterra dal 1800 sino alla seconda guerra mondiale; erano anche soprannominate Family Ales per la loro gradazione alcolica contenuta che ne consentiva il consumo abbondante e quotidiano a pasto o nei diversi momenti della giornata. Una sorta di session beer anche se l'ABV di questa Summer Ale  (5%) la pone già oltre la soglia delle session inglesi (4.5%); se però pensiamo agli standard alcolici americani, solitamente molto più alti di quelli inglesi, la definizione di birra "leggera" ha un po' più di senso. La ricetta prevede malto inglese Two Row, ed un mix di luppoli  tedeschi (Perle) ed americani (Cascade, Fuggle ed Amarillo). Nel bicchiere colpisce subito il suo color dorato quasi limpido (nonostante la foto mostri tutt'altro); forma un piccolo "dito" di schiuma, leggermente "sporca", cremosa ma molto poco persistente. Il naso annuncia subito che la birra è in condizioni pessime: l'aroma è chiuso, quasi polveroso, con note di cartone bagnato e di cereali. Ma il peggio deve ancora venire; in bocca la birra cessa di esistere, trasformandosi praticamente in un bicchiere di acqua, con qualche sentore di pane e, ancora più remoto, di agrumi. Finisce - come un sorso d'acqua - senza retrogusto. Questa Summer Ale non sembra ottenere grandi punteggi dai raters, ma questa bottiglia è in uno stato talmente comatoso che persino il lavandino sembra avere compassione. Birra leggera sin dalla nascita, con probabilmente una base di malto leggera (unica cosa rimasta) a supportare una delicata e rinfrescante luppolatura che purtroppo è svanita. Noi abbiamo sviscerato una notevole dose di masochismo ad acquistare in Novembre una birra americana, leggera e luppolata, prodotta da Marzo a Luglio, ma non crediamo di essere i soli responsabili di questa cattiva bevuta, l'ultima del 2012.  Da riprovare - casomai - direttamente a New York per poterne eventalmente cogliere la freschezza. Formato: 35.5 cl., alc. 5%, IBU 18, lotto 0593 15:57, scad. 03/2013, prezzo 2.40 € (6.76 €/litro).

giovedì 27 dicembre 2012

Free Lions Agreste Fidelis 2012

Anche il giovane (2011) birrificio laziale Free Lions, del quale abbiamo parlato più approfonditamente in questo post ha prodotto la sua birra per celebrare le festività natalizie. Introdotta dalla poco rassicurante etichetta disegnata da Sicioldr e vagamente ispirata alle inquietanti creature di Hieronymus Bosch ma anche di Pieter Bruegel, questa Agreste Fidelis si allontana volutamente dalle tradizionali birre natalizie d'ispirazione belga dolci e "candite". Il bouquet di spezie utilizzate è notevole (cannella, cardamomo, chiodi di garofano, coriandolo, ginepro, pepe rosa, zenzero) e spesso troppa carne al fuoco (o in un bicchiere) non produce un risultato molto convincente; ma si dall'aroma appare chiaro che la situazione è invece sotto controllo con una bella apertura vegetale, quasi balsamica, ricca di piante officinali e spezie: salvia, ginepro, chiodi di garofano, coriandolo e - ci sembra - rosmarino. Naso molto singolare, se pensiamo ad una birra Natalizia, ma pulito. Ci convince un po' meno in bocca, con un corpo sorprendentemente leggero (per un ABV di 8.2%) ed una base maltata che fatica ad affermarsi, lasciando subito la scena ad un amaro erbaceo che richiama quasi in toto l'aroma. La carbonazione molto contenuta e la consistenza quasi watery la rendono molto facile da bere ma il risultato di questa facilità di "entrata" è molto poco warming (riscaldante) per chi la beve in Dicembre. Chiude con un amaro deciso ed un po' pepato dove spiccano note di ginepro e di zenzero; birra di color ambrato carico, con dei bei riflessi rubini, con una piccola "testa" di schiuma beige, fine e cremosa. Più pulita al naso che al palato, è una natalizia amara, piuttosto coraggiosa ed atipica, senza evidenti difetti, la cui piacevolezza probabilmente dipenderà dal gusto personale di chi la incontra. Formato: 33 cl., alc. 8.2%,  scad. 0701/2014, prezzo 5.00 Euro (15.15 €/litro).

mercoledì 26 dicembre 2012

Turan Sfumatura

Dopo quasi due anni riusciamo a riassaggiare un'altra produzione dell'interessante birrificio (o Bottega Birraia Artigianale, come si autodefiniscono) laziale Turan. Nel frattempo sia il logo del birrificio che le etichette sono state completamente rinnovate, con queste ultime che ricordano vagamente una "onda" di schiuma che fuoriesce copiosa dal bordo di un bicchiere. Rammentiamo brevemente che il birrificio è stato fondato nel 2010 da Massimo Serra e da Orazio Laudi, quest'ultimo con l'inevitabile passato da homebrewer alle spalle. Proprio ai giorni della birra fatta in casa risalirebbe un esperimento chiamato "Ateus" che si potrebbe considerare l'antenato di questa imperial stout chiamata Sfumatura. L'aspetto, davvero invitante, è di colore ebano impenetrabile, praticamente nero, con un'ampia "testa" di schiuma beige, molto cremosa. Al naso troviamo orzo tostato, caffè, cacao, sentori di cenere/affumicatura, frutti di bosco in secondo piano; aroma pulito ed elegante, anche se non molto pronunciato. In bocca c'è piena corrispondenza con i profumi, ma l'intensità è molto maggiore; c'è un elegante interscambio tra tostature e caffè, con qualche intermezzo di cioccolato amaro. La sensazione al palato è di grande morbidezza, un'imperial stout "rotonda" ed avvolgente caratterizzata da una leggera acidità molto gradevole. Chiude con un bel finale secco e ripulente, seguito da un retrogusto lungo e molto amaro che riporta il bevitore al punto di partenza del percorso: tostature, caffè, affumicato. E' una birra che si lascia bere facilmente, ed il suo grande merito è di farlo senza penalizzare né l'intensità del gusto né un appagante "mouthfeel" che tiene a distanza quell'acquosità che, personalmente, ci piace molto poco in questo stile brassicolo. Ma al tempo stesso la Sfumatura si tiene molto lontana da alcuni esempi di imperial stout  "catramosi" e difficili da "masticare" che spesso ci arrivano dai paesi più freddi dell'Europa. Birra molto riuscita e (molto) consigliata. Formato: 75 cl., alc. 7,2%, lotto 60 12, scad. 06/2013, prezzo 8.00 Euro.

lunedì 24 dicembre 2012

Troll Stella di Natale 2011

Natale poco fortunato per la "Stella" del Birrificio Troll; una birra che ha un anno di cantina alle spalle, ma che apre le danze con una preoccupante assenza di aroma, se si eccettua una lieve componente etilica. Poco di buono anche in bocca; si presenta con un corpo quasi assente, carbonazione piatta, ed una consistenza leggermente oleosa. Birra molto "slegata", con l'alcool da una parte e qualche remota reminescenza di frutta (uvetta e prugne) dall'altra; molta poca pulizia, astringenza, note di cartone bagnato completano il quadretto di una bottiglia sfortunata, molto difficile da descrivere causa mancanza di polizia ma, ahinoi, ancora più difficile da bere. Formato: 75 cl., alc. 10.5%, lotto 51/11, scad. 04/2013, prezzo 8.90 Euro.

Buxton Black Rocks

Dell'interessante birrificio inglese Buxton abbiamo parlato qualche tempo fa in questa occasione, con una bottiglia di Axe Edge acquistata direttamente in Inghilterra; da qualche mese le loro birre sono arrivate "ufficialmente"" anche in Italia e quindi potete trovarle o richiederle al vostro beershop. Black Rocks (5.5%) è la Black IPA del birrificio, che ne ha in gamma anche una versione "Imperial" (7.5%) chiamata semplicemente Imperial Black. Le impressioni che abbiamo letto in rete su questa birra sono molto positive, versiamola dunque nel bicchiere: il colore è ebano scuro, con una bellissima "testa" di schiuma color beige, molto compatta e cremosa, molto persistente.  Non c'è una vera esplosione di aromi ma il "naso" è comunque molto gradevole ed elegante: dominano gli agrumi, con pompelmo e mandarino, più nascosti leggeri aghi di pino e frutta tropicale; non c'è traccia di "black", e bevendola ad occhi chiusi questa birra profuma esattamente come una American IPA. Leggero cambiamento al palato, dove l'imbocco è di malto leggermente tostato e caffè, che lasciano però subito la guida agli agrumi, con polpa e scorza di pompelmo che alternano un bel gioco di dolce (centro lingua) ed amaro (lati); il finale spinge un po' sul pedale dell'acceleratore, con note amare di resina che si affiancano a quelle delle scorza di pompelmo. Il retrogusto, che ha una buona persistenza, prosegue in questa direzione aggiungendo una leggera nota di tostatura. E' una birra pulita e ben fatta, bilanciata, che si beve davvero con grande facilità e con gusto; il corpo è medio, la carbonazione anche, ed è watery quanto basta per essere (quasi) tracannata. Volendole proprio fare un appunto, diremmo che non ha una grande personalità, e risulta alla fine "solo" come una (molto) buona Black IPA americana che "cavalca il momento"senza prendere grossi rischi ma andando a colpo sicuro. Il che, ripensandoci, non è affatto un difetto; l'abbiamo bevuta di gusto, anche per "staccare" un attimo la spina dalle birre natalizie che affollano i nostri bicchieri in questo periodo. Formato: 50 cl., alc. 5.5%, IBU 61, scadenza 06/2013, prezzo 6.50 Euro (13.00 € al litro).

domenica 23 dicembre 2012

Toccalmatto Nöel 2011

La protagonista del "Natale Toccalmatto 2012" si chiama Meteora, ma noi facciamo un passo indietro e torniamo all'anno scorso, quando la produzione natalizia era chiamata semplicemente "Nöel", la cui ricetta prevede l'utilizzo di miele di melata di bosco del produttore Mieli Thun. E' di color ambra molto carico, quasi tonaca di frate, con bei riflessi color rosso rubino; la schiuma, beige chiaro, è molto generosa ma poco persistente. L'aroma, dolce, offre profumi di canditi, pesca ed albicocca sotto spirito, caramello/toffee; è presente anche una leggera speziatura diffusa che potrebbe essere data sia dai lieviti che dal miele utilizzato. Il primo impatto in bocca è caratterizzato da una forte presenza alcolica che sovrasta un po' tutto, facendo sembrare l'ABV reale (8%) molto più elevato. E' una birra che abbisogna di restare un po' nel bicchiere per "aprirsi", attenuare la percezione etilica e rivelare una buona corrispondenza con l'aroma: toffee, frutta candita, spezie e creme brulè caratterizzano la prima parte (dolce) del percorso, mentre a metà bevuta arriva a bilanciare una nota amaricante di rabarbaro e liquirizia. Ha un bel finale caldo e morbido, abboccato, dove ritroviamo frutta gialla sotto spirito e rabarbaro. Non ci è sembrata la migliore Toccalmatto, ma è senz'altro una natalizia profumata e ben bilanciata tra dolce ed amaro, dal gusto intenso e che riscalda dal freddo nonostante la gradazione alcolica non elevatissima; come detto, va lasciata un po' riposare per permetterle di aprirsi completamente al gusto. Formato: 75 cl., alc. 8%, lotto 11098, scad. 25/10/2013, prezzo 10.00 Euro (13.33 €/litro).

giovedì 20 dicembre 2012

Bush de Noël

La Brasserie Dubuisson viene fondata nel 1769 da Joseph Leroy, antenato della famiglia Dubuisson, attuale proprietaria del birrificio. Fino al 1930 la produzione di birra avveniva in piccola scala, principalmente per essere consumata all'interno del podere agricolo dai proprietari e dai braccianti che vi lavoravano; nel 1931 Alfred  ed Amedee Dubuisson decidono di abbandonare "il lavoro nei campi" e, acquistato dai genitori il birrificio, si dedicano a tempo pieno a questa attività. Vengono inizialmente guidati dal "nonno" Alfred, responsabile della creazione nel 1933 di una birra ispirata agli stili anglosassoni (non sappiamo quale, però);  il nome scelto è semplicemente la traduzione in inglese di Dubuisson, ovvero "Bush". La tradizione di famiglia continua oggi con Hugues, nipote di Alfred. La Bush natalizia, chiamata semplicemente de Noël, nasce nel 1991 a completamento della gamma di birre offerte; in America la birra viene chiamata Scaldis Noel. Oltre alla versione "standard", esiste anche una  più rara versione (Noel Premium) lasciata a maturare da quattro a sei mesi in botti di quercia prima dell'imbottigliamento. La Bush Noel  lasciata da sei a nove mesi in botti di Bourgogne de Nuits St. Georges diventa invece l'esosa Bush De Nuits, commercializzata per la prima volta nel 2008. Accontentiamoci della Noel "regolare", una belgian strong ale da 12% di volume alcolico. E' di color ambra carico, torbido; si forma una piccola schiuma color ocra, cremosa ma poco persistente. L'aroma è spiccatamente dolce di caramello, canditi, uvetta, esteri, spezie da lievito; abbastanza pulito ma non molto pronunciato. Il retro etichetta recita "the strongest christmas belgian beer", ed in bocca arrivano le prime conferme: corpo pieno, viscosità oleosa, alcool in evidenza a portare calore assieme ad una carbonazione media che solletica il palato. Ritroviamo caramello, toffee, canditi, uvetta e frutta sotto spirito, ma soprattutto "dolce" in abbondanza; man mano che la birra si scalda l'alcool consolida la propria presenza, rendendo necessario un lento sorseggiare. Finisce dolce e calda, abbastanza morbida, con un finale maltato leggermente ammorbidito da note fruttate. E' una birra indubbiamente solida ma molto monotematica; almeno in questa bottiglia non abbiamo avvertito nessuna speziatura da lievito, e l'insistenza di caramello/alcool ha saturato abbastanza in fretta il nostro gusto; lascia il palato appiccicoso con un residuo zuccherino abbastanza importante. Bevuta non memorabile. Formato 33 cl., alc. 12%, lotto J311, scad. 05/10/2013, prezzo 3.22 Euro.

mercoledì 19 dicembre 2012

Brewfist X-Ray

La X-Ray, nuova entrata nella gamma del birrificio lodigiano Brewfist, viene presentata a Selezione Birra di Febbraio 2012,  dove ottiene subito degli ottimi consensi da chi l'assaggia in anteprima. Si tratta di una imperial porter, una categoria stilistica difficile da inquadrare visto che quasi sempre il risultato finale tende ad essere simile ad una imperial stout. Ma quello che conta è la sostanza: colore ebano scuro, si forma "un dito" di schiuma color nocciola, poco persistente. L'aroma è pulito ma poco intenso: c'è orzo tostato, caffè, cioccolato amaro. Lo scenario cambia drasticamente in bocca, dove questa X-Ray sale eccezionalmente di livello: molto morbida, quasi cremosa, con un corpo medio-pieno ed una carbonazione bassa. L'imbocco ha eleganti tostature e caffè; l'alcool si fa sentire quasi subito, "irrobustendo" la bevuta e riscaldando, senza mai bruciarlo, il palato. C'è grande pulizia, al gusto emergono note di cacao amaro, liquirizia e di nocino, per un finale etilico e caldo, preludio ad un lungo retrogusto, molto amaro, ricco di caffè, cacao e tostature. Ottimo winter warmer, che parte un po' in sordino con un aroma un po' sottotono per offrire poi grande intensità in bocca, con un gusto molto amaro carico di tostature (mai "bruciate") e di morbido calore etilico. Rende il dopocena molto appagante, ma potrebbe essere anche vista in abbinamento a qualche dessert. Abbiamo sempre trovato le Brewfist ottime alla spina ma non ugualmente convincenti nelle bottiglie che ci sono capitate a portata di mano; questa X-Ray in questa bottiglia è invece una splendida  (robust/baltic/imperial) porter, che riesce ad essere molto intensa (e molto amara) pur mantenendo il pieno controllo della situazione. Acquisto assolutamente consigliato. Formato: 33 cl., alc. 8.5%, IBU 60, lotto 2381, scad. 30/09/2013, prezzo 4.20 Euro.

lunedì 17 dicembre 2012

Gouden Carolus Christmas

Riappare sulla scena nel 2002 la birra natalizia del birrificio Het Anker, dopo trentotto anni di assenza; per l'occasione le viene dato il nome più semplice possibile (Gouden Carolus Christmas), per mantenere il filo con la tradizione delle precedenti birre natalizie che il birrificio aveva prodotto: Cardinal Christmas ed Anker Christmas.  Viene solitamente brassata in Agosto di ogni anno e poi lasciata maturare per qualche mese prima della messa in vendita; la ricetta prevede solamente luppoli del Belgio e, secondo il sito del birrificio, sei diverse spezie. L'etichetta della nostra bottiglia (2010) non cita nessuna spezia tra gli ingredienti; potrebbe trattarsi di una dimenticanza o di una variazione fatta più di recente alla ricetta. L'abbiamo lasciata un paio d'anni in cantina, ed è arrivato il momento di aprirla; si presenta di color tonaca di frate, torbido; la schiuma è color ocra, molto persistente, a trama fine, cremosa. L'aroma è pulito e molto complesso: al variare della temperatura nel bicchiere possiamo trovare zucchero a velo, canditi, spezie da lievito, glassa, banana matura, prugna, uvetta, ciliegia, mirtilli rossi. Un ottimo bouquet che crea grandi aspettative in bocca, dove arriva con un corpo da medio a pieno, carbonazione contenuta, consistenza oleosa. E' morbida e gradevole, regalando subito note di toffee e frutta sotto spirito, datteri, prugne ed uvetta; l'imbocco è molto dolce ma già a metà percorso emerge una nota amaricante di liquirizia a bilanciare; all'aumentare della temperatura il livello di liquirizia cresce notevolmente, diventando un po' il sapore dominante. Ha un finale abbastanza secco; il palato è abbastanza pulito per assaporare un retrogusto caldo e morbido, abboccato, di frutta sotto spirito e liquirizia. Una natalizia molto solida, che scalda (10.5%) ma non impegna più di tanto il bevitore nascondendo molto bene l'alcool; molto pulita e complessa, ci sembra un'ottima compagna di freddi dopocena invernali, non necessariamente natalizi. Il consiglio è quindi di averne sempre qualche bottiglia in cantina da lasciar riposare e stappare di tanto in tanto. Formato: 33 cl., alc. 10.5%, lotto 1076, scad. 24/11/2013, prezzo  3.70 Euro.

sabato 15 dicembre 2012

Buskers California Uber Alles

Non è esattamente un birrificio vero e proprio quello che presentiamo oggi; loro si definiscono un "birrificio itinerante", ma se pensate a qualcosa tipo Mikkeller, il gipsy brewer più famoso al mondo, siete fuori strada. "Loro" sono Mirko Caretta, deus-ex-machina del noto locale romano Bir&fud, e Marco Chiossi del beershop Ebrius ai castelli romani (Marino); non vanno semplicemente da qualcuno a "farsi" fare le birre, ma il loro progetto prevede un "tour" in diversi birrifici italiani all'insegna dell'interazione, dello scambio e della collaborazione reciproca. Le ricette elaborate dai due Buskers (il nome è esplicitamente ispirato dagli artisiti di strada) vengono infatti discusse ed affinate con i diversi birrai, fino ad arrivare al momento della cotta, che avviene sempre utilizzando gli impianti del padrone di casa, visto che i Buskers non dispongono di attrezzature proprie. La prima nata è la Ecstasy of Gold, in collaborazione con il Birrificio L'Olmaia, seguita dalla Dave (Birra del Borgo),  Ezekiel (Menaresta), Kashmir (ancora Birra del Borgo), Devotchka (Extraomnes), Paranoid (Bi-Du), Black Junkie (Birrificio Del Ducato), e molte altre. Forse non è stato mantenuto il programmato ritmo di "una birra al mese", ma ci manca poco. Oggi degustiamo invece la California Uber Alles; come il nome potrebbe portare a far pensare non si tratta di una American Pale Ale o di un'American IPA, bensì di una bassa fermentazione, una "robust" o "imperial pilsner" che dir si voglia, prodotta con lievito California lager, luppoli Tettnanger, Saaz, Saphir e Dana; il titolo paga tributo all'omonimo brano dei californiani Dead Kennedys (1978-1986). Nonostante gli intenti "nobili" (con riferimento alla buona percentuale di luppoli utilizzati), il risultato finale porta questa California Uber Alles ad essere coerente con il proprio nome. L'impressione che si ha è quello di trovarsi di fronte alla (ennesima) birra molto ruffiana e "zoccola", in senso molto positivo, che ammicca ad aromi e sapori che ricordano la West Coast. Colore dorato pallido, velato, con un'enorme ondata di schiuma che riempe il bicchiere ed obbliga ad una lunghissima attesa prima di svanire e permettere di versare un quantitativo accettabile di birra nel bicchiere; una "palla" pannosa, bianca, rimane comunque presente al centro del bicchiere per tutta la bevuta. Aroma semplice, molto pulito e molto elegante: bel bouquet floreale, pompelmo, lime, agrumi e qualche richiamo di frutta tropicale in secondo piano. Le anticipazioni olfattive trovano piena conferma ed appagamento anche al palato: dopo il veloce imbocco di pane, il gusto gioca la suo "derby" dell'agrume, distribuendo da subito l'amaro della scorza di pompelmo che viene bilanciato dal dolce della polpa, con qualche accenno di tropical fruit. La carbonazione è ovviamente (schiuma docet) molto elevata, disturbando un po' la percezione dei sapori e rallentando la velocità d'ingurgitamento, che rimane comunque alta; è leggera e snella, ha una bella chiusura secca e pulita, seguita da un retrogusto amaro che si divide quasi equamente tra note erbacee e di scorza di lime/pompelmo. E' una birra alla quale per definizione devi chiedere di essere profumata, pulita, facile da bere in quantità torrenziali; e questo è quello che la California Uber Alles fa, nonostante l'handicap delle bollicine in eccesso. Birra completamente riuscita, quindi, consigliamo di tenerne un fusto in frigorifero nei mesi più caldi dell'anno. Formato: 75 cl.,alc. 5.8%. lotto 1812, scad. 06/2013, prezzo 9.00 Euro.

venerdì 14 dicembre 2012

Slaapmutske Christmas

Anche quest'anno è arrivato il momento di stappare le birre di Natale, ed iniziamo ovviamente dal Belgio, dalla Brouwerij Slaapmutske, aperta da Dany De Smet e dalla compagna/moglie Marleen Vercaigne. Dany terminò nel 1992 la Ghent Brewing Highschool ed iniziò a lavorare presso la Huyghe (pensate alla Delirium Tremens, se il nome non vi dice nulla); nel suo curriculum anche l'insegnamento (controllo qualità) nella stessa scuola di Ghent. Dal 1992 Dany si diletta anche con l'homebrewing, ma la decisione di aprire un proprio birrificio arriva solamente nel 1999, alla nascita del figlio Jonas. Per celebrare l'evento realizza una birra celebrativa (9%) ambrata e speziata che viene particolarmente apprezzata da tutti coloro che venivano a vedere il nuovo nato; molti parenti, amici e conoscenti volevano acquistare la "Jonasbeer", e Dany capisce che forse è il momento di iniziare a fare le cose sul serio. C'è da trovare un nome per il birrificio, ed ancora una volta il neonato Jonas viene in loro aiuto. Per placare il suo pianto, bastava immergere per un attimo il suo ciuccio nel bicchiere di birra e, come per miracolo, Jonas smetteva di piangere e si addormentava. Slaapmutske significa letteralmente "cappello per dormire" ma, in gergo, si usa anche per indicare l'ultima birra che si beve prima di andare a letto. La prima Slaapmutske arriva sugli scaffali dei negozi in Belgio nel 2000, riscuotendo un buon successo tanto che il birrificio, per cercare di far fronte alla crescente domanda, decide di far produrre alcune delle sue birre dall'onnipresente De Proef. L'etichetta (tradotta quasi completamente in italiano per l'importatore DaPian1904) non riporta il luogo di produzione, ma secondo Ratebeer la Slaapmutske Christmas viene brassata da De Proef. E' di uno splendido color ambrato/rossastro, con una testa di schiuma molto generosa, color beige chiaro, e molto persistente. Il naso è pulito, con sentori di mela, vaniglia, toffee, fiori, caramello, spezie da lievito e frutta gialla candita.  In bocca toffee, spezie, frutta secca, note di uvetta e di prugna; è una natalizia che non è mai stucchevole e che mantiene un buon equilibrio durante tutta la bevuta, chiudendo in secchezza e lasciando un retrogusto quasi amarognolo, un po' terroso, con una timida nota etilica che cerca di riscaldare l'esofago. L'aroma è molto pulito, non si può dire altrettanto del gusto ma nel complesso è una birra soddisfacente, con un amalgama da spezie e frutta che ricorda un po' alcune fruitcake natalizie. Non riscalda molto (dal freddo), ma in compenso è molto facile da bere; il corpo è medio, la consistenza tende al watery, "bollicine" nella media. Formato: 75 cl., alc. 7.4%, IBU 28, lotto sconosciuto, scadenza illeggibile, prezzo 9.80 Euro.

giovedì 13 dicembre 2012

Extraomnes Donker

L'incontro tra Extraomnes ed il caffè era inevitabile, solamente una questione di tempo; il birrificio di Marnate si trova infatti all'interno della El Mundo Spa, torrefattori di caffè dal lontano 1967.  Arriva allora nel 2011 la Donker, una Imperial Stout che vede l'utilizzo di caffè Etiopia Sidamo, se non erriamo. Nel bicchiere è di color ebano scurissimo, con una testa di schiuma non molto grande, cremosa, dalla buona persistenza. Già al naso emergono tutte le peculiarità di questa birra, ovvero non una semplice Imperial Stout che profuma di caffè; l'aroma sprigiona infatti i profumi del caffè che viene impiegato nella ricetta. Naso molto complesso, quindi, con sentori terrosi, quasi di "humus", accenni di cuoio; un profilo aromatico "selvaggio", molto interessante, che porta però in secondo piano la presenza di profumi più "tradizionali" come vaniglia, mirtilli e liquirizia. In bocca lo scenario è un po' diverso: è netta la dominanza del caffè al primo sorso, ma basta attendere un attimo per chiamare in causa descrittori come tabacco e cuoio. Le tostature sono molto eleganti, mentre la birra ha una spiccata acidità che la rende molto secca ed evita la saturazione del palato, ripulendolo ad ogni sorso. Chiude con un bel retrogusto molto complesso e lungo, ricco di caffè, cioccolato amaro, cuoio, tostature, frutti di bosco ed un piacevole calore etilico. Morbida in bocca, con una consistenza oleosa, corpo medio e una carbonazione bassa. Dietro la semplice apparenza del caffè si rivela una birra molto intensa, complessa e sfaccettata, abbastanza facile da bere ma non semplice da decifrare. Per captarne l'essenza bisogna davvero andare oltre la semplice parola "caffè". Formato: 33 cl., alc. 8.5%, IBU   , lotto 357 11, scad. 12/2013, prezzo 5.50 Euro.

mercoledì 12 dicembre 2012

Schorschbräu Schorschbock Ice 13

Brauerei Schorschbräu, a Oberasbach, paesino che si trova dieci chilometri ad ovest di Norimberga, in Baviera. Ovvero, come diventare "famosi" (?) non per la qualità dei propri prodotti ma per il brusio mediatico; neppure il generoso Ratebeer attribuisce punteggi molto alti ai prodotti di questo birrificio, che nel febbraio 2009, reclama il titolo di "birra più forte del mondo" con la Schorschbock 31% che va a scalzare dal primo posto la Samuel Adams Utopias (27%); il record passerebbe quasi in sordina se non fosse che a Novembre dello stesso anno entra in gioco BrewDog, con la Tactical Nuclear Penguin che di ABV fa 32%.  I tedeschi se la prendono a cuore o, più probabilmente, fiutano l'opportunità di un grande ritorno pubblicitario dalla guerra mediatica di ABV con i BrewDogghi. Passa neppure un mese ed a Dicembre esce una Schorschbock in versione 40%, con gli scozzesi che incassano ma a Febbraio 2010 ribattono in modo esplicito, dichiarando di aver affondato la portaerei tedesca: ecco la Sink the Bismarck  (41%). A Maggio i tedeschi ripartono: sono meno fantasiosi, non usano giochi di parole ma, coerenti con gli stereotipi culturali che li riguardano, ripropongono un banale Schorschbock 43%.  Molto meglio l'eccentrica replica degli scozzesi, che a Luglio 2010 mettono in vendita la End of History; in etichetta citano il filosofo Francis Fukuyama come ispiratore del nome, ma più che altro ammettono implicitamente di essersi già stancati del giochino al rialzo della percentuale alcolica. Basta con i piccoli passi, ed invece che replicare al 43% con un banale 44% fanno le cose alla "BrewDog". La End of History  (55%) viene infatti venduta "all'interno di un animale imbalsamato" (scoiattolo, ermellino) che è stato vittima di un incidente stradale, e venduta ad un prezzo che oscilla tra le 550 e le 700 sterline per un totale di solamente 12bottiglie12 messe in commercio e subito sold-out.  I BrewDogghi escono di scena, ma la guerra all'ABV più alto continua; solo che senza il polverone mediatico che gli scozzesi sono in grado di sollevare, non se la fila quasi più nessuno. In sequenza, rilanciano i tedeschi con la Schorschbock 57%, poi arriva un outsider, gli olandesi della 'T Koelschip che rispondono direttamente, senza essere minimamente considerati, a The End of History con una birra chiamata The Start of the Future (60%); la palla ritorna in Scozia, ma questa volta non a BrewDog. Entra in campo la Brewmeister con l'apocalittica Armageddon (65%) che di sterline ne costa "solamente" 60. Finisce qui?  No, perchè la T Koelschip ha da poco alzato l'asticella a 70, con la Mistery of Beer che è anche più a buon mercato (45 Euro). Devono essere birre davvero poco reperibili quelle olandesi, visto che neppure Ratebeer le elenca. Per il momento ci fermiamo qui, aborrendo l'assurda corsa all'ABV più alto e ritornando alla Schorschbräu; abbiamo una bottiglia di Schorschbock Ice 13% Dunkler Eisbock, praticamente una session beer se paragonata a quello che abbiamo passato in rassegna sino ad ora. Ci siamo dilungati sui "record" perché su questa Eisbock c'è davvero molto poco (di positivo) da dire. Il colore, torbido, è marrone; più che di schiuma è lecito parlare di una sottile patina beige che si forma in superficie. Al naso c'è molto poco: caramello, zucchero di canna, gomma bruciata. Ma il peggio deve ancora venire; è una birra incredibilmente priva di struttura. Vista la gradazione alcolica ti aspetteresti un caldo e morbido winter warmer, ed invece ti ritrovi in bocca una birra dal corpo leggero (!), mediamente carbonata (come se aveste lasciato una bottiglia di acqua frizzante senza tappo per un giorno) e quasi watery. Il gusto dura pochi istanti: caramello, sciroppo di frutta (aromatizzato, non naturale) di ciliegia, seguito subito da una nota più aspra (amarena? sidro di mela?) che tenta di portare equilibrio. Ma la birra non c'è già più, è già sparita in uno stagno di acqua e lascia il vuoto con un finale astringente di cartone bagnato ed un'assurda nota salmastra. Torna qualcosa nel retrogusto, un fruttato liquoroso, caldo ed etilico, che ci ha ricordato quei liquidi alla ciliegia che si trovano all'interno dei boeri di bassa qualità. La bevibilità di questa birra è molto limitata non tanto dal contenuto alcolico, quanto dalla sgradevolezza del gusto. Finisce nel lavandino, si salva solamente la bella etichetta e la bottiglia in ceramica grigia. Se avete voglia di bere una Eisbock fatevi un favore: uscite e comprate una bottiglia di Aventinus Eisbock e cancellerete per sempre la parola Schorschbräu dalla vostra memoria. Formato: 33 cl., alc. 13%, lotto sconosciuto, scad. 15/07/2013, prezzo 6.99 Euro.

martedì 11 dicembre 2012

Via Priula Camoz

Dopo quasi un anno ritorniamo a degustare una birra del beer firm Via Priula, del quale abbiamo parlato in questa occasione per la prima volta. Camoz, come recita l'etichetta, è "vincitrice al concorso per homebrewers Una Birra per l'Estate, 2010 di Piozzo, Cuneo"; dovrebbe quindi trattarsi, se non erriamo, di una ricetta che ha cercato di "clonare" la Gonzo Imperial Poter della Flying Dog. Prodotta presso gli impianti del birrificio Babb a Brescia, è una imperial stout infarcita di luppoli americani (cascade, hercules, northern brewer) che però, in questa bottiglia, tendono a prevaricare su tutto. All'aroma c'è ancora un discreto equilibrio tra orzo tostato, resina ed agrumi, ma stupisce - in una imperial stout - la assenza quasi totale di caffè e/o cioccolato. Lo stesso scenario si ripropone in bocca dove però le note di tostatura dei malti faticano a tenere il passo a quelle luppolate; c'è molta resina, che "morde" la lingua ed è enfatizzata da un alcool abbastanza in evidenza. Il gusto non presenta molti altri elementi, e di nuovo ci sorprende l'assenza di caffè/cioccolato. Il risultato è comunque una birra dall'aspetto splendido, nera, con schiuma nocciola fine e cremosa, corpo da medio a pieno e discretamente carbonata. I luppoli puliscono molto bene il palato, lasciandolo asciutto ed in compagnia di un lungo retrogusto molto amaro, resinoso ed etilico, con qualche nota di tostatura. Scalda molto, ed è quindi un buon winter warmer da sorseggiare con calma:, ma questa bottiglia, nonostante il buon livello di pulizia e l'assenza di off-flavours (difetti), ci ha lasciato un po' perplessi per il suo collocamento un po' lontano dallo stile di riferimento. Passi che le imperial stout americane talvolta hanno un profilo luppolato molto più in evidenza di quelle europee, ma la pressoché  totale assenza di caffè e/o cioccolato ci ha parecchio deluso. Al prossimo assaggio, la controprova. Formato: 50 cl., alc. 8.5%, IBU 120, lotto 268, scad. 06/2013, prezzo 6.60 Euro.

lunedì 10 dicembre 2012

Emelisse DIPA Hop Serie

Ancora Emelisse: dopo la TIPA, ecco qui la sorella "minore" dal nome abbastanza prevedibile, ovvero DIPA; l'ABV scende dal 10 al 7.9%, e gli IBU da 103 a 65.  Per il lotto della nostra bottiglia è stato utilizzato un luppolo sperimentale americano molto recente (2011), chiamato HBC. Nel bicchiere è color rame/ambra, appena velato, con una schiuma fine e cremosa, molto persistente. Il naso regala netti sentori floreali, poi arancio, pompelmo, lychee; aroma pulito ma non molto pronunciato. Al gusto ci sono quelli che sembrano essere (per quello assaggiato sino ad ora) gli standard del birrificio: birre bilanciate e molto pulite: imbocco leggero di caramello, pompelmo, con l'alcool molto più in evidenza rispetto alla sorella maggiore. L'amaro arriva solo a fine corsa, erbaceo, con qualche nota "pepata" e di resina. E' una birra pulita e tecnicamente ben fatta, senza difetti, che però non è riuscita a coinvolgerci. Molto tranquilla e bilanciata nella prima parte della bevuta, termina con una "scarica" amara, pepata e resinosa, con una nota etilica a riscaldare. Non molto profumata, con una bevibilità senz'altro ridotta rispetto alla TIPA, proprio a causa della componente etilica che si fa sentire in modo maggiore; tra le due bottiglie, preferiamo senz'altro la sorella più grande. Ma se leggiamo DIPA il pensiero corre immediatamente alla West Coast USA, ed il confronto con alcune splendide ed intense californiane molto facili da bere fa ulteriormente impallidire questa versione europea. Formato: 33 cl., alc. 7.9%, IBU 65, lotto A, scad. 09/2014, prezzo 4.00 Euro.

domenica 9 dicembre 2012

Maredsous 10 Triple

Monastero benedettino fondato nel diciannovesimo secolo a Demée, vicino a Namur,  l'abbazia di Maredsous concede nel 1963 la licenza alla Duvel Moortgat di produrre le birre a suo nome. Sono solamente tre: una birra "quotidiana", ovvero una blonde, una brune che in origine era la birra natalizia, ed una che veniva servita solamente nelle "grandi occasioni", ovvero la triple.  Si tratta però di una tripel abbastanza atipica, a partire dall'aspetto, un arancio molto carico che rasenta l'ambrato, ed una schiuma leggermente "sporca" ma fine e cremosa. L'aroma non è molto eccitante, denota stanchezza ed una data di scadenza ormai vicina (marzo 2013): domina il miele d'acacia, con sentori dolciastri di marmellata d'arancia, canditi e leggera frutta sotto spirito. L'atipicità alla quale accennavamo poco sopra è evidente in bocca, dove invece dell'atteso gusto dolce di frutta gialla sotto spirito che solitamente caratterizza lo stile, c'è una diffusa asprezza vinosa, sopratutto di uva, che fa di questa bottiglia un interessante ed ipotetico incrocio tra una tripel ed un barley wine. Il gusto non brilla d'intensità, ci sono leggere note di biscotto e di frutta gialla soprattutto all'imbocco, subito bilanciate dall'asprezza vinosa che rende la birra molto secca e ripulente. L'alcool è  nascosto in maniera davvero impressionante, facendo capolino solamente a riscaldare un po' il retrogusto. E' una birra che beviamo per la prima volta e quindi non sappiamo se sia una bottiglia poco in forma o se le caratteristiche che abbiamo riscontrato siano la sua normalità. Il risultato è poco entusiasmante ma interessante, con delle notevoli potenzialità soprattutto per abbinamenti a tavola. La segniamo sul taccuino per riprovarla in un'altra occasione. Formato: 33 cl., alc. 10%, lotto 0142 0334, scad. 03/2013, prezzo 2.00 Euro.

sabato 8 dicembre 2012

Toccalmatto Oceania

Nasce come una birra “one shot” l’Oceania di Toccalmatto, una saison infarcita di luppoli australiani (Galaxy, Rakauand) e Neo Zelandesi (Motueka, Pacific Jade); viene presentata assieme alla B Space Invader a Roma a dicembre 2011; il successo che ottiene convince il birrificio a introdurla tra le birre “stagionali”, ovviamente soggetta alle disponibilità delle materie prime/luppoli. Il risultato è una “hoppy saison” nella quale il luppolo non viene risparmiato; non siamo all’interno di una nuova categoria stilistica, ma certo è che questo tipo di birre (Farmhouse IPA / Saison IPA, etc etc.) stanno apparendo sempre più frequentemente nella gamma di diversi birrifici. Si presenta di colore oro/arancio pallido, velato, con una bella “testa” di schiuma bianca, fine, cremosa e persistente.  L’aroma  è quasi un vortice di profumi, molto interessante: pompelmo, scorza d’arancio, sentori di frutta tropicale e spezie da lievito, pepe. Forte, sontuoso e molto elegante, con una leggera nota acidula (mela verde e uva spina). Se al naso c’è un piccolo giardino delle delizie, in bocca la presenza di frutta è ancora maggiore, con una vera e propria festa agrodolce di pompelmo, arancio, lime e tropicale che monopolizza la scena lasciando (purtroppo) molto in secondo piano il lavoro di speziatura dei leviti. Finale esemplare, splendidamente secco, che ripulisce il palato; retrogusto intenso ma corto, pulito, amaro di scorza d'agrumi. E' una saison dal corpo medio e piacevolmente frizzante, molto gradevole in bocca; profumatissima e fruttatissima, piaciona e facilissima da bere. Volutamente poco bilanciata, si muove sui confini del "cocktail di frutta"; birra dall'indole spiccatamente estiva, appare un'irresistibile fonte dissetante per i giorni più caldi dell'anno, da  bere ad oltranza. Noi fissiamo già l'appuntamento per l'estate 2013. Formato: 75 cl., alc. 7%, lotto 12074, scad. 24/10/2013, prezzo 10,00 Euro.

giovedì 6 dicembre 2012

BFM La Meule

BFM, ovvero Brasserie des Franches Montagnes, fondata nel 1997 dall'eclettico Jérôme Rebetez a Saignelégier, nella Svizzera occidentale, a pochi passi dal confine francese e dal lago di Neuchatel. Jérôme, allora solamente ventitreenne, aveva appena vinto un concorso svizzero per homebrewers; pieno di entusiasmo ma privo di soldi, si vede aiutare dalla dea bendata. Vince un premio al programma televisivo svizzero "Le rêve de vos 20 ans" e, con i soldi intascati, mette in piedi il birrificio; non si accontenta di seguire la tradizione tedesca, alla quale si rifanno la maggior parte delle birre bevute in Svizzera, ma segue fedelmente il proprio credo dedicandosi alle sperimentazioni con ingredienti inusuali ed anche ad alcune birre affinate in botte, come la famosa L’Abbaye de Saint Bon-Chien. Purtroppo non tutte le ciambelle gli riescono con il buco. La cronaca di questa La Meule, descritta come un "golden ale atipica brassata con l'utilizzo di salvia, è la cronaca di una non-bevuta. Riusciamo solamente a raccontarvi l'aspetto, un bel dorato velato con un ampio cappello di schiuma compatta, pannosa, bianca. L'aroma ed il gusto sono completamente dominati da un'infezione lattica, e la birra  acidula prende rapidamente la via del lavandino. Alla prossima. Formato: 33 cl., alc. 6%, lotto 3, scad. 09/2013, prezzo 4.30 Euro.

mercoledì 5 dicembre 2012

Oskar Blues Ten Fidy

Del birrificio del Colorado Oskar Blues abbiamo già parlato in questa occasione, e passiamo quindi direttamente alla "sostanza". Nonostante la craft beer in lattina sia stata ormai ampiamente sdoganata, ammettiamo che ci fa lo stesso un certo effetto avere una Imperial Stout da 10.5% alc. e 98 IBU in un contenitore che abbiamo sempre associato stupidamente a blande lager industriali. Il brivido che qualche sprovveduto possa berla ghiacciata direttamente dalla lattina ci scorre lungo la schiena. Il biglietto da visita di questa Ten Fidy è una medaglia d'oro al World Beer Championship del 2010 ed un punteggio di 100/100 su Ratebeer. Aspetto sontuoso, un liquido color ebano scurissimo esce dalla lattina con una notevole viscosità, formando un piccolo ma persistente "cappello" di schiuma color nocciola. L'aroma ha buona pulizia ed intensità:  caffè, tostature, cioccolato amaro, mirtilli e frutta sotto spirito. In bocca l'alcool si fa sentire quasi subito, scaldando tutto il palato ed invitando ad un sorseggio molto rilassato; birra molto piacevole in bocca, dal corpo pieno e con una carbonazione molto contenuta. C'è un ritorno di caffè e di orzo torrefatto, ma sono solo da "contorno" ad una predominanza di alcool e frutta sotto spirito. Chiude con un finale secco, seguito da un appagante e persistente retrogusto caldo ed etilico. Più alcool che caffè, quindi, in questa lattina di Ten Fidy, molto intensa ma non ostica se sorseggiata in tranquillità; un bel winter warmer che riscalda le fredde serate invernali senza però variare molto il suo percorso da inizio a fine. Formato: 35.5 cl., alc. 10.5%, IBU 98, lotto 21/09/2011 12:10, scadenza non riportata, prezzo 2.99 Euro ($ 3.59)-

lunedì 3 dicembre 2012

Troll Geisha 2008

Ce la siamo volutamente dimenticati in cantina per qualche anno questa Geisha, il barley wine che viene prodotto una volta l'anno  dal Birrificio Troll di Mernate (Cuneo), del quale abbiamo già assaggiato diverse produzioni. . La bottiglia in questione è datata 2008; nel bicchiere è di colore marrone scuro ed opaco, con striature rossastre. La schiuma è assente, rimane tuttavia un piccolo pizzo attorno alle pareti del bicchiere. L'aroma è ancora molto forte e dolcissimo, ricco di ciliege sciroppate, frutti di bosco rossi, melassa, leggera ossidazione. Il meglio viene però al palato; è un barley wine dal corpo medio, con la carbonazione praticamente assente, con un gusto molto dolce e fruttato di canditi, uvetta, albicocca e prugna. Il principio di ossidazione è qui più evidente che al naso, con questa Geisha che arriva a ricordare un vino passito; l'alcool è molto ben celato e lascia solamente un lieve tepore a fine corsa. Nel finale note molto leggere di frutta secca e di tabacco chiudono stemperando un po' la dolcezza; il retrogusto è caldo e dolce, ricco di frutta sotto spirito. Birra che è invecchiata davvero molto bene, e che secondo noi dimostra di poter passare ancora qualche anno in cantina ed evolvere ulteriormente. E' molto dolce ed intensa, si lascia sorseggiare facilmente dopo pasto, ma può anche essere un'ottimo abbinamento a dolci. Insomma, fate di lei quello che fareste ad una bottiglia di passito. Molto bene, peccato solo non averne un'altra bottiglia in cantina; compratela e  fate come noi: dimenticatevela per qualche anno. Formato: 37.5 cl., alc. 12%, lotto 2008, scad. 12/2015.

The Kernel India Pale Ale Citra Columbus Summit

Stappiamo un'altra delle Kernel (qui, per approfondire) da poco disponibili in Italia; questa volta si tratta della India Pale Ale Citra Columbus Summit, nome essenziale che ben si sposa con il look minimale che da sempre caratterizza le etichette del birrificio londinese. E' di color oro antico, quasi arancio, quasi limpido; la schiuma, molto persistente, è bianca e cremosa. L'aroma è ampiamente nell'altissimo standard al quale The Kernel ci ha ormai abituati: fresco, elegantissimo, pungente, dominato dal luppolo citra: su tutto svettano pompelmo e mandarino, ananas, ed in secondo piano aghi di pino, leggero caramello, e frutta tropicale. L'impressione di freschezza che si ha è sorprendente, come se davanti a noi avessimo un frutto che è appena stato tagliato a metà e sprigiona tutti i suoi profumi. In bocca c'è una velocissima "entrata" di malto biscotto, e subito un'esplosione di agrumi (soprattutto pompelmo e lime) che donano a questa IPA un gusto molto secco ed estremamente pulito. Il percorso si chiude con un finale appena astringente, amaro, ricco di scorza di agrumi (pompelmo/lime) che perdura a lungo. Birra pulitissima e profumatissima, che si mantiene sugli alti livelli ai quali il birrificio ci ha abituati; non è certamente una IPA bilanciata, fortemente caratterizzata dal pompelmo in ogni aspetto. A qualcuno potrà sembrare una spremuta di agrumi, a noi è sembrata una birra molto ruffiana (in senso positivo), che vorresti annusare e bere per tutta la serata. Modaiola, ammiccante e quasi irresistibile, dal corpo medio, lievemente carbonata, molto morbida ed appagante in bocca. Praticamente il canto di una sirena. Apprezziamo molto il fatto che il birrificio indichi una data di scadenza di soli 4 mesi dall'imbottigliamento; alla faccia di certe IPA con scadenza pluriennale che ci fanno accapponare la pelle.  Formato: 33 cl., alc. 7.4%, lotto 24/09/2012, scad. 21/01/2013, prezzo 5.00 Euro.

Birrificio Sorrento Syrentum

Il Birrificio Sorrento viene fondato nel 2009 da Giuseppe Schisano e Francesco Galano, anche loro con un lungo passato di homebrewing alle spalle. Nell'attesa che il birrificio riesca finalmente ad installare i propri impianti nella penisola sorrentina, superate le problematiche burocratiche, le uniche due birre che compongono la gamma vengono al momento prodotte presso impianti terzi, come il Birrificio Karma e, come nel caso di questa bottiglia, il Maneba di Striano. Minerva è il nome della ale ambrata d'ispirazione belga, mentre Syrentum è una saison (come la classifica  Ratebeer) prodotta con bucce di limoni di Sorrento. Nel bicchiere è di colore arancio pallido, velato, con una "testa" di schiuma non molto ampia ma cremosa e fine. Al naso ci aspettavamo un netto dominio di agrumi/limone, ed invece a darci il "benvenuto" sono sentori floreali e di miele d'arancio; in secondo piano pesca, la speziatura dei lieviti e, finalmente scorza di arancio e limone. L'aroma non è molto forte, ma c'è pulizia. E' invece diverso il percorso gustativo; in bocca c'è subito un netto dominio di frutta e agrumi, soprattutto arancio, con una leggera base di malto (crosta di pane). Mediamente carbonata, molto pulita, ha un bel finale amaro ma corto, ricco di scorza di limone e di note erbacee. Questa Syrentum è una birra semplice e molto ben bilanciata, facilissima da bere e molto rinfrescante, nonostante il periodo dell'anno poco caldo. Il limone, al contrario di altre birre simili (ad es. la LemonAle di Karma) è dosato con molta parsimonia e non è il protagonista della bevuta. Con un po' più di "rusticità" potrebbe davvero diventare un'ottima saison; al momento forse assomiglia più ad una belgian ale, pulita e dal gusto intenso. Formato: 75 cl., alc. 5.5%, lotto 6309, scad. 10/2013, prezzo 9.00 Euro.

domenica 2 dicembre 2012

Lefebvre Floreffe Prima Melior

Tra i diversi marchi prodotti dalla Brasserie Lefebvre, fondata nel 1876 da Jules Lefebvre e tutt'ora ancora in mano ai suoi eredi naturali, c'è anche la gamma Floreffe; il birrificio ottiene infatti nel 1983 la concessione dall'omonima abbazia di produrre inizialmente tre delle loro ricette (Dubbel, Tripel e Prima Melior) alle quali si aggiunsero in seguito una Blond ed una Blanche. Secondo quanto riportato dal birrificio, la Prima Melior era la birra che l'abate offriva da bere ai propri ospiti ed ai visitatori dell'abbazia. E' una Strong Dark Ale che viene brassata con semi di anice e coriandolo; si presenta di color marrone opaco con sfumature bordeaux; la schiuma è abbastanza fine, è cremosa ed ha una discreta persistenza. L'aroma è dolce, complesso e molto "sostanzioso": l'impressione a tratti è quella di annusare una fruitcake (tortino ripieno di frutta candita), e troviamo anche caramello, zucchero a velo, uvetta, arancia candita, una leggera speziatura dalla quale emergono lievi sentori di anice. Al palato arriva con una carbonazione alta ed un corpo medio; il gusto è però meno sfaccettato ed interessante dell'aroma: rimane dolce, con molta frutta sotto spirito (prugne, uvetta), toffee, ed un finale amaricante a bilanciare dove ci sono note di erbe medicinali e di china. Nel retrogusto vi è poi un ritorno di frutta sotto spirito e - molto leggero - di anice. Strong Ale (8%) con l'alcool ben nascosto, che non riscalda molto ma che che si beve facilmente; discretamente complessa, con un buon livello di pulizia, segue un percorso lineare dal dolce al finale amaricante e asciutto che lascia il palato pulito e pronto per un altro sorso. Bottiglia prossima alla scadenza, con il passare del tempo che ha smorzato la presenza dell'anice che avevamo trovato molto più in evidenza in bottiglie più giovani. Solida, abbastanza intensa, questa Floreffe Prima Melior è una birra che va senz'altro provata, magari lasciandola un po' in cantina se, come noi, non amate molto l'anice. Formato: 75 cl., alc. 8%, lotto 11:23, scad. 06/01/2013, prezzo 4.39 Euro.

sabato 1 dicembre 2012

Sally Brown Caffe Baracco

La passione per il caffè ha spinto Giovanni Campari, mastro birraio del Birrificio del Ducato, a realizzare una diversa versione della Sally Brown, la  “stout” regolarmente prodotta. La collaboazione con Alberto Macrì, titolare della torrefazione artiginale Caffè Baracco di Parma, ha potato a realizzare un’apposita miscela 100% arabica da utilizzare per creare una coffee stout. E diremmo che l’amore per il caffè si sente proprio tutto (qualcuno potrebbe anche dire eccessivamente) in questa Sally Brown Baracco. A partire dall’aroma, non forte ma molto pulito, dove si ha davvero la sensazione di annusare dei chicchi di caffè, assieme a dell’orzo tostato. Non c’è spazio per altro, però, e lo stesso scenario si ripropone in bocca: caffè, polvere di caffè ed ancora caffè, con qualche nota di orzo tostato. C’è molta secchezza, ed una punta acidula a pulire bene il palato; il retrogusto, manco a dirlo, è davvero lunghissimo ed anch’esso dominato dal caffè, amaro, con una leggera nota d’affumicato. Birra dedicata e devota al caffè, che assomiglia ad un caffè (ebano scuro, schiuma beige, cremosa e generosa) e che si riesce a bere con una buona facilità grazie ad un corpo molto esile che facilita il superamento del “muro” di caffè; questa leggerezza però è al tempo stesso la cosa che ci ha lasciato un po’ insoddisfatti, avremmo gradito una maggiore consistenza ed una maggiore cremosità al palato. Il risultato sarebbe stato una birra forse leggermente meno beverina ma più “godereccia” – magari dopo cena -  simile ad un espresso “cremoso”. E’ volutamente non bilanciata, (probabilmente) non piacerà a chi non ama il caffè, ma per tutti gli altri è senz’altro un’esperienza da provare. Formato: 33 cl., alc. 5.2%, lotto 207 12, scad. 15/06/2013, prezzo: 4.00 Euro.