sabato 31 marzo 2012

Zimella Amaranto

Dopo la “Carbone”, della quale abbiamo parlato in questa occasione, passiamo all’assaggio della Amaranto, prodotta dal Birrificio Zimella di Bagno (Reggio Emilia), una birra ad alta fermentazione che abbiamo trovato incasellata a volte tra le Brown Ales, altre tra le Bitter. Ottimo aspetto, un invitante color ambrato carico, leggermente velato. La schiuma, compatta, fine e cremosa, è molto persistente. Aroma poco pronunciato ma dominato dai malti, con toffee, biscotto, leggeri sentori di cereali. Abbastanza morbido l'arrivo al palato, con un corpo medio ed una carbonazione contenuta; ritroviamo gli elementi dell'aroma (toffee e biscotto), una leggera tostatura e leggera presenza di diacetile. Lascia la bocca un po' appiccicosa, prima del retrogusto amaricante abbastanza corto, caratterizzato da note tostate e terrose. Sicuramente meglio in bocca che al naso, l'abbiamo trovata discreta ma con poco carattere. In una birra dal quasi 6% di percentuale alcolica ci saremmo aspettati un po' più di persistenza del gusto. Andrebbe ancora maggiormente ripulita e sistemata, mentre la sensazione al palato (morbidezza) è già ottima. Formato: 50 cl., alc. 5.8%, 32 IBU, lotto 35811, scad. 08/11/2012.

venerdì 30 marzo 2012

Duckstein Original

Ha un passato che risale al sedicesimo secolo, il nome Duckstein, quando veniva prodotta a Königslutter am Elm con l'acqua del fiume Lutter; a quel tempo era una birra di frumento, dolce, di colore giallo paglierino, che si diceva aver effetti terapeutici. La vicinanza dell'Elba, il grande fiume navigabile che attraversa quasi tutta la Germania, la fece arrivare anche a Lipsia, Amburgo, Berlino ed in Olanda. Si dice anche che ne facesse gran uso Federico Guglielmo I di Prussia (diciottesimo secolo), fino all'inesorabile declino che fu provocato dalle birre che arrivavano dall'Inghilterra e dalle lager domestiche. Nel 1987 il birrificio di Lipsia Feldschlößchen fa risuscitare il nome Duckstein, offrendo una birra chiamata "Ducksteiner" nel circuito dell'alta ristorazione. Nasce però un contenzioso con la Brauerei Lübzer che già usava un nome simile; il problema legale viene risolto con la forza dalla Holsten-Brauerei AG, proprietaria della Feldschlößchen; acquista anche il birrificio Lübzer e vi mantiene la produzione della Duckstein. In un primo periodo le etichette mantengono un legame con l'antica città di Königslutter, ma dal 2011 un nuovo logo con una "D" stilizzata, che appare anche sulla bottiglia serigrafata, ha interrotto qualsiasi riferimento al nobile passato. Rimane la Ducksteinfest, un festival culturale che si tiene ogni estate a Königslutter e che viene sponsorizzato dalla Holsten, che dal 2004 è di proprietà della Carlsberg. Molto curato e professionale il sito Duckstein.de, dove potete passare in rassegna tutta la gamma; tanta cura nei dettagli, inclusa l'elegante bottiglia, ha però un costo che si riversa direttamente sul consumatore. Questa Duckstein Original non ha ovviamente niente a che vedere con la birra di frumento un tempo prodotta a Königslutter. E' di un bel colore ambra, limpidissimo, con una schiuma leggermente "sporca", fine e cremosa. Sia Ratebeer che Beer Advocate la classificano come una Altbier. L'aroma è molto dolce ma poco pronunciato; melassa, toffee, leggero diacetile, una discreta mineralità ferrosa e qualcosa che ci ha ricordato l'amaretto. Il gusto non alza certamente il livello; troviamo tanta acqua, nella quale annega un po' di caramello e di tostatura. A chiudere c'è una timida nota amaricante terrosa, poco gradevole. La bocca rimane poco pulita e abbastanza appiccicosa (diacetile). Una bottiglia - forse poco in forma - che ci ha dato l'impressione di un innocuo prodotto industriale, molto povero di gusto e venduto ad un prezzo doppio rispetto alle normali birre tedesche. In queste condizioni, meglio l'acqua. Formato: 50 cl., alc. 4.9%, lotto 621712v, scad. 05/2012, prezzo 2.07 Euro.

giovedì 29 marzo 2012

Bad Attitude Hobo

E’ ancora fresca di “blog” la notizia di qualche settimana fa della fuori uscita di Lorenzo “Marcos” Bottoni dal birrificio svizzero/ticinese Bad Attitude; una notizia che ha colto tutti di sorpresa, se pensiamo all’impegno profuso negli ultimi anni da Bottoni in questo nuovo progetto che ha portato, oltre a numerose polemiche che non stiamo qui a raccontare, delle iniziative assolutamente inedite come – per citarne alcune - la distribuzione della birra in lattina e la “Tasting Room”, un progetto nel quale alcune birre venivano inviate gratuitamente per la degustazione ad alcuni bloggers. Nell’attesa di sapere quale sarà - se ci sarà – il futuro brassicolo di “Marcos”, noi stappiamo una bottiglia di Hobo, una India Pale Ale prodotta, tra l‘altro, con il 27% di segale, il 10% di frumento e luppolata con Nelson Sauvin, Amarillo e Cascade. Nel bicchiere è di un bel color ambrato carico, rossastro. La schiuma, molto persistente, è ocra, fine e cremosa. Aroma fresco ed elegante, ricco di sentori di aghi di pino e di pompelmo, con in secondo piano dolce frutta tropicale (mango e papaya). L’imbocco richiama note di cereali e di pane, seguite da dolce frutta tropicale che richiama l’aroma; la virata amara è subito dietro l’angolo, con un bel profilo luppolato resinoso e pungente, leggermente speziato. Finisce discretamente secca, lasciando un retrogusto nel quale convivono note resinose e fruttate (pompelmo). E’ una IPA volutamente leggera e facile da bere, ben fatta e profumata, abbastanza pulita, con una carbonazione che però abbiamo trovato eccessiva. Ma a parte questo aspetto, che ne limita un po’ la beverinità, è una birra che vi consigiliamo senz’altro di provare (e riprovare). Se volete invece approfondire il significato della parola “Hobo”, vi rimandiamo alla solita pagina di Wikipedia. Formato: 33 cl., alc. 5.95%, IBU 62,5, scad. 27/11/2012, prezzo 2.50 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Bad Attitude / Birrificio Ticinese Sa, Stabio, Switzerland.
Style: India Pale Ale
Appearance: deep ruby amber color with a rocky and lasting creamy off-white head. Aroma: crisp, fresh piney hops, grapefruit, mango, papaya. Mouthfeel: light body, high carbonation, watery texture. Taste: on a bready backbone there’re hints of tropical fruits followed by an intense resinous bitterness. Fairly dry finish, zesty and resinous hoppy aftertaste. Overall: a clean and tasty IPA brewerd with rye (27%), wheat (10%), Nelson Sauvin, Amarillo and Cascade hops. Well done, except for an excessive carbonation which made it less drinkable than what it was supposed to be. Bottle: 33 cl., 5.95% ABV, 62.5 IBUs, BB 27/Nov/2012, price 2.50 Euro.

mercoledì 28 marzo 2012

Castle Rock Harvest Pale

La Castle Rock viene fondata nel 1998 da Chris Holmes, un ex-presidente del CAMRA e gestore di numerosi pub nella zona di Nottingham. Un birrificio che ha visto una crescita di volumi costante che ha già reso necessario un primo ampliamento nel 2005 ed uno successivo nel 2010; una piccola rivincita brassicola per una città che aveva visto “morire” alcuni birrifici storici come Hardy & Hanson e Shipstones Brewery. La Harvest Pale fu prodotta per la prima volta nel 2003 con il nome di Tammie Dodger per il CAMRA Beer Festival di Nottingham. In pochi anni questa birra è divenuta la “bandiera” del birrificio, ed occupa attualmente il 50% della sua capacità produttiva; numerosi sono anche i riconoscimenti che ha ottenuto, tra i quali citiamo il SIBA National Champion Bitter del 2004, il Champion Bitter of Britain 2007 e non ultimo il prestigioso titolo di Champion Beer of Britain ottenuto al Great British Beer Festival del 2010, come puntualmente segnalava anche Cronache di Birra nell'Aprile di quell'anno. Viene brassata dal birraio Adrian Redgrove con l’utilizzo di malto Maris Otter e di luppoli americani (Chinook e Cascade) con una ricetta – leggiamo – praticamente identica a quella della Thornbridge Jaipur IPA (lo “spione” è Roger Protz). La versione in cask ha una percentuale di contenuto alcolico del 3.9%, mentre quella in bottiglia “aumenta “ al 4.3% e viene imbottigliata alla Marstons Brewery. Purtroppo non abbiamo ancora avuto l’occasione di assaggiarla in cask, e ci siamo dovuti accontentare della versione in bottiglia proveniente dalla grande distribuzione inglese. All’aspetto è dorata, limpida, con una persistente schiuma bianca, fine e cremosa. L’aroma è pressoché assente, se escludiamo qualche sentore stantio molto poco gradevole. Al palato c’è una base molto leggera di malto (pane) seguita subito da un amaro ricco di scorza di lime/limone molto deciso. E’ una birra che vorrebbe essere un trionfo della beverinità e della leggerezza, molto rinfrescante e dissetante, con un corpo molto esile ed una carbonazione moderata. Purtroppo questa bottiglia fallisce nel suo intento, presentandoci una birra molto secca, priva di aroma e con una bevibilità limitata da un gusto molto amaro ma poco gradevole, con leggere note saponose che ci ha "obbligato" a piccole sorsate. Dai riconoscimenti ottenuti ipotizziamo che la "vera" Harvest Pale non sia certo questa, e quindi sospendiamo il giudizio in attesa di riassaggiarlo in migliori condizioni. Evidentemente anche la grande distribuzione inglese (morrisons.co.uk) non tratta le birre con i guanti... Formato: 50 cl., alc. 4.3%, lotto 1137, scad. 17/05/2012, prezzo 2.01 Euro.

martedì 27 marzo 2012

Kuchlbauer Turmweisse

Specialista in birre di frumento, il birrificio zum Kuchlbauer ha sede ad Abensberg, in Baviera, a metà strada tra Ingolstadt e Ratisbona. L’offerta prevede una “weizen” filtrata (Helles Weisse), una “scura” (dunkelweizen), una “bock” di frumento (Hefeweissbier-Bock) e questa classica Hefeweizen non filtrata, chiamata Turmweisse. Di colore arancio pallido, opaco, forma un discreto “cappello” abbastanza persistente di schiuma bianca e pannosa. Aroma classico, leggermente acido, con predominanza di banana matura e qualche sentore di cereali; leggero coriandolo. Predominanza di banana anche i bocca, dove manca un po’ di pulizia e, soprattutto, di fragranza; qualche note di crosta di pane, cereali, in una bevuta che prosegue senza nessun cambiamento dall’inizio alla fine. Una hefeweizen canonica, leggera, vivacemente carbonata e molto rinfrescante. Svolge il suo compito senza grossi difetti, se non quello di essere poco “fragrante” in bocca, a dispetto di un aroma abbastanza invitante, colpa anche di una bottiglia che avevamo da qualche mese in cantina. Ottiene un punteggio più che dignitoso su Ratebeer e quindi diremmo che valga la pena di ritentarne l’assaggio, soprattutto se la trovate in loco, alla spina. Bottiglia: 50 cl., alc. 5.9%, scad. 05/2012, prezzo 0,83 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Brauerei zum Kuchlbauer, Abensberg, Bavaria, Germany.
Style: Hefeweizen
Appearance: cloudy pale orange with a frothy white head. Aroma: banana, wheat, light coriander, light wheat acidity. Mouthfeel: light body, medium-high carbonation, watery texture. Taste: bready malt, cereals, but mostly banana. Overall: a very good smelling and refreshing German hefeweizen which lacks of crispness. We had this bottle for some months in our cellar; it should be worthy to try it fresh from tap. Bottle: 50 cl., 5.9% ABV, BBE 05/2012, price 0.83. Euro.

lunedì 26 marzo 2012

Birrificio del Forte Gassa d'Amante

Tra gli ultimi microbirrifici nati, uno di quelli che ha maggiormente destato l'interesse degli addetti ai lavori è stato indubbiamente il Birrificio del Forte di Pietrasanta (Lucca). Alla guida vi sono infatti due noti "appassionati attivisti" del movimento birrario italianio ed (ormai ex) homebrewers di vecchia data, Carlo Franceschini e Francesco Mancini. L'idea di aprire un microbirrificio, che i due definiscono "una tappa obbligata", nasce nel 2010, con l'inaugurazione che avviene a fine Agosto 2011. Siamo in Versilia, terra dalla quale il birrificio trae ispirazione sia per il logo "marinaro" che per la denominazione di tutte le birre; molto curata l'identità visiva, con grafica ed etichette retrò ed un sito internet molto ben fatto. Quattro birre "basiche", classiche, equamente divise tra Belgio ed Inghilterra, per gettare delle solide basi sulle quale aggiungere, magari in futuro, alcune creazioni più particolari. Le premesse sono dunque tutte ottime, ed il progetto sembra essere guidato dalla consapevolezza di "essere pronti", come dovrebbe sempre essere, evitando quelle improvvisazioni caratterizzate da una preparazione lacunosa che spesso sono alla base dei risultati abbastanza altalenanti di diversi microbirrifici italiani. La prova della verità sono comunque le birre, e quindi iniziamo dalla loro belgian ale Gassa D'Amante, così chiamata dal nome del nodo di base della marineria. Di colore arancio pallido, opaco; la schiuma, bianca, è abbastanza fine, cremosa e mediamente persistente. Ottimo "naso", dolce, ricco di frutta matura; il primo impatto è di pesca e mango, in secondo piano sentori di pera e polpa d'arancia. Il bouquet, molto pulito ed elegante, è completato da leggeri sentori floreali e da polpa d'arancia. In bocca rivela subito il suo carattere di birra leggera e beverina, rinfrescante, da bere in grande quantità, con una carbonazione vivace ed una consistenza "watery" al punto giusto. Netto il richiamo all'aroma, con note di polpa d'arancia e di pesca che spiccano su una base di crosta di pane e cereali. C'è buona pulizia, ed una nota amara nel finale a bilanciare, preludio di un retrogusto breve, moderatamente amaro, erbaceo che vede anche un ritorno di frutta gialla. Ottima "session beer", semplice e beverina come da manuale, caratterizzata da buona pulizia e da una secchezza che lascia sempre il palato desideroso di un altro sorso. Qualcosina da sistemare in bocca ancora c'è ma siamo davvero ai dettagli: abbiamo trovato la componente fruttata un po' sciropposa e leggermente "slegata" dal resto, ma stiamo sempre parlando di un prodotto che è già di ottimo livello. Esordio molto convincente, quindi per un birrificio che sembra avere le idee molto chiare ed al quale auguriamo un prosperoso futuro. Formato: 75 cl., alc. 4.5%, lotto 11355, scad. 09/2012, prezzo 8.50 Euro.

domenica 25 marzo 2012

Celtika 8,8°

Salutiamo (con sollievo) l'ultima birra francese rimasta in cantina, la Celtika 8,8° prodotta dalla Brasserie de Bretagne; non vorremmo mancare di rispetto ai cugini d'oltrealpe, ma su una settantina di birre assaggiate ne abbiamo trovate forse solo una decina degna di note e, da un ipotetico incendio, ne salveremmo solamente una. La cosa è abbastanza sorprendente, se si considera che ad oriente la Francia confina con il Belgio e basta spostarsi di poche decine di chilometri per imbattersi in veri e propri capolavori. O forse la cosa non sorprende affatto; pensate all'Austria, confinante con il nostro belpaese. Quanti rinomati vini austriaci conoscete ? La Celtika 8,8° è probabilmente la birra bretone più nota; l'abbiamo infatta intravista più volte anche sugli scaffali della grande distribuzione italiana, forte di un etichetta "satanica" che invita ad "entrare all'inferno" e che dunque può far presa anche sul consumatore occasionale in cerca di emozioni forti. E' necessario però andare oltre le apparenze del marketing, per scoprire che in etichettà c'è un fauno e non un diavolo, e per risalire ad una leggenda di quasi duemila anni fa, quando una grande comunità di celti arrivò dalla Britannia per insediarsi sull'etremità nord-occidentale di quella che oggi è la Bretagna. La penisola venne chiamata "Armorica", da "armor" che in celto significava "marina"; i celti "aremorici" erano spesso in guerra con i vichinghi. Secondo la leggenda, lo scontro finale tra i due popoli avvenne a Yeun Elez, un luogo che secondo la mitologia celta rappresenta anche la "porta dell'inferno"; in questa battaglia il re celtico viene sconfitto e suo figlio viene ucciso. Si ritira con sua figlia Celtika sull'eremo di Mont Saint-Michel; un giorno, riceve la visita di un uomo livido in volto. Riconosce in lui il re vichingo, l'assassino di suo figlio; il rivale gli porta in dono un corno di vetro, in segno di pace. Il re celtico lo accetta e quella sera il corno viene continuamente riempito di birra affinchè tutti possano bere per celebrare la pace tra i due popoli. Tutti tranne Celtika, che non accetta di bere assieme all'assasino di suo fratello; s'impossessa di nascosto del corno, e lo getta in fondo ad un lago. I due re si accorgono della sua sparizione e vengono chiamati a cercarlo da una voce spettrale che sembra provenire dall'oltretomba. Il re vichingo scompare misteriosamente nella nebbia, mentre il re celtico, dopo una notte di ricerche, riesce a recuperare il corno. La sera, nel corso dei festeggiamenti, il re vichingo riappare con le sembianze di un fauno e seduce Celtika, portandosela via nella foresta, nella nebbia. All'alba, dal lago riemergono, anch'essi con le sembianze di fauni, il figlio morto del re celtico e quello del re vichingo; i due combattono per tutto il giorno, uccidendosi a vicenda e portando alla pazzia il re celtico. La leggenda vuole che ancora oggi, nelle notti di nebbia a Yeun Elez (oggi una vasta palude di torba), si senta a volte Celtika cantare, accompagnata dalla sua arpa. Se il nostro riassunto/traduzione dal francese vi è poco chiaro, potete dare un'occhiata al sito internet dedicato ( link ) o guardare questo altrettanto farraginoso video.
Ritorniamo alla birra - una bière de garde - che in assenza di un poco pratico corno di vetro abbiamo versato in un moderno teku; bel color ambrato carico, velato. la schiuma è bianca, quasi pannosa, fine, molto persistente. Naso dolcissimo, opulento di frutta candita (soprattutto ciliegia), zucchero a velo, glassa, uvetta, torta di mele, qualche sentore etilico, biscotto al burro. Anche al palato non c'è tregua, con una nuova ondata dolce di frutta sotto spirito (albicocca e pesca) che però viene salvata dal precipizio da una discreta secchezza. L'alcool ha una presenza molto morbida, riscalda senza mai infastidire. Il finale non può che essere abboccato, etilico, ricco di frutta sotto spirito e una curiosa nota pepata. Birra dall'aroma quasi stucchevole, migliora in bocca dove mostra un po' più di equilibrio; è abbastanza morbida, con un corpo medio ed una carbonazione vivace. Che altro dire ? Se a fine pasto vi è rimasta la voglia di un dessert, chiedete se nella carta delle birre c'è anche questa Celtika. Guardando il suo punteggio su Ratebeer dobbiamo ipotizzare che, come molte altre birre bretoni, soffre di una certa mancanza di costanza produttiva; per una volta possiamo allora dire di essere stati fortunati. Formato: 33 cl., alc. 8.8%, lotto CFTG2F4, scad. 06/05/2012, prezzo 2.40 Euro.

venerdì 23 marzo 2012

The Kernel Export India Porter

Davvero impressionante, nel bene e nel male, il numero di birre prodotte dalla londinese The Kernel in neppure un paio di anni dalla sua apertura, avvenuta nel 2010. Su Ratebeer ne abbiamo contate oltre 130 e, sebbene la maggior parte sembrano per lo più essere "variazioni" della stessa birra, con cambiamenti che di solito riguardano i luppoli usati. Una delle eccezioni a questa tendenza per le produzioni "one shot" è proprio questa bottiglia di Export India Porter, prodotta dalla Kernel "quasi" regolarmente. E' una una tipologia che viene dal passato e sulla quale vi segnaliamo questo interessante articolo dello "storico" Ronald Pattinson, che mostra anche una ricetta del 1910; una porter abbondantemente luppolata, quindi, per resistere al lungo viaggio necessario a raggiungere la colonie inglesi in India. Evin O’Riordan della Kernel ripropone questo antico stile, rielaborando e rinnovando la ricetta con una generosa luppolatura all'americana. Nel bicchiere è di color marrone scurissimo, schiuma molto ampia e molto persistente, cremosa, beige. L’aroma è quello che ha contraddistinto tutte le Kernel che abbiamo degustato sino ad ora; molto elegante e pulito, forte, complesso. E’ quasi un dolce “fruit cake” (caffè liquido, malto tostato, cioccolato), bilanciato da sentori pungenti e vegetali di aghi di pino e di pompelmo. Molto bene anche l’imbocco, morbido, carico di malti tostati e di caffè; la successiva parte della bevuta è invece caratterizzata da una decisa luppolatura ricca di agrumi, soprattutto pompelmo. Purtroppo le due “anime” sono un po’ slegate tra loro, e procedono abbastanza parallelamente senza dare quella bella sensazione di armonia e di rotondità. Molto secca, un pelino troppo carbonata (se pensiamo ad una porter), chiude lasciando un retrogusto amaro dove finalmente le note amaricanti di scorza di pompelmo si sposano felicemente con quelle di caffè e di tostatura. Non è la migliore Kernel assaggiata, ma rimane comunque un’ottima birra, pulita, che crea grandi aspettative al naso, lasciando un po’ di amaro in bocca, se ci passate la figura retorica, che in questo caso non assume una connotazione completamente negativa, anzi. Formato: 50 cl., alc. 5.7%, scad. 26/05/2013, prezzo 3.74 Euro.

____________________
English summary: soon

giovedì 22 marzo 2012

Schussenrieder Naturtrüb Original No 1

E’ dal 1906 che la famiglia Ott gestisce la Schussenrieder Erlebnisbrauerei, nota fin dal 1183 con il nome di Kronenbrauerei a Bad Schussenried, nella zona meridionale del Baden-Württemberg. La Original No 1 è una classica “Zwickl” non filtrata (Naturtrüb), di colore oro pallido, ovviamente velato. Schiuma mediamente persistente, bianca, fine cremosa. Naso delicatamente floreale (camomilla) con sentori fruttati che richiamano il mandarino. Dalla schiuma però emerge anche qualche leggero ma poco gradevole sentore sulfureo. Al palato crosta di pane, miele e leggero diacetile, per una birra che si congeda un troppo velocemente, lasciando un retrogusto con una timida nota amaricante luppolata. Abbastanza secca, molto beverina come da manuale, è una birra che dovrebbe “brillare” per la fragranza del malto e del luppolo ma che purtroppo, almeno in questa bottiglia, non lo fa. Quel che ne rimane è abbastanza anonimo, facile da bere, difficile da ricordare. Formato: 50 cl., alc. 4.7% , scad. 16/05/2012, prezzo 1,00 Euro


__________________
english summary:
Brewery: Schussenrieder Erlebnisbrauerei, Bad Schussenried, Baden-Württemberg, Germany.
Style: Zwickl/Kellerbier
Appearance: cloudy pale golden with a frothy white head. Aroma: flowery (chamomile) and fruity (tangerine); light sulfur. Mouthfeel: light body, medium carbonation, watery texture. Taste: bready malt, honey, light diacetyl. Very light taste, shy bittering aftertaste. Overall: an easily drinkable german Zwickl-style which lacks in crispness. Anonymous.. Bottle: 50 cl., 4.7% ABV, BB 16/05/2012, price 1.00 Euro .

mercoledì 21 marzo 2012

Brauwerk Eröffnungsbier

Immaginate di essere tre amici appassionati bevitori di birra, e di essere stanchi di tutte quelle lager industriali che monopolizzano il mercato del vostro paese. Immaginate di trovarvi in un soleggiato e caldo pomeriggio d’estate, all’aperto, in una vallata della Svizzera circondata da verdi pascoli e da montagne. Purtroppo per rinfrescarvi siete costretti, ancora una volta, a ricorrere ad una di quelle anonime birre industriali pastorizzate che hanno tutte lo stesso (non)gusto; proprio in quel pomeriggio vi arriva la notizia che la Carlsberg è stata scelta come partner ufficiale dei Campionati Europei di Calcio che, in quell’anno, si giocano nella vostra nazione. E’ la classica goccia che fa traboccare il vaso, la molla che fa scattare dentro di voi la motivazione del “così non si può continuare” e che vi spinge a passare all’azione. Questo è quello che accaduto a Marco Nägeli, Stefan Kägi e Thomas Müller nel 2008. Tre “padri di famiglia”, con un impiego fisso (un meccanico, un poliziotto ed un sales manager) che iniziano a passare le proprie sere ed i propri weekend coltivando il sogno di aprire un microbirrificio. Senza nessuna conoscenza, i tre iniziano a frequentare per un paio di anni corsi in Svizzera ed in Germania, mettendosi anche alla ricerca delle risorse economiche necessarie. Il sogno si avvera nell luglio del 2011, con una bella festa d’inaugurazione del birrificio Brauwerk ad Oberweningen. Una realtà molto giovane quindi, che ha infatti in produzione solamente una birra chiamata Eröffnungsbier, ovvero “la birra dell’apertura”. Si presenta di color oro, opaco, con un persistente cappello di schiuma bianca, fine e cremosa. L’aroma è delicato e pulito, con miele, cereali e crosta di pane, sentori di floreali di camomilla. Le cose peggiorano un po’ al palato, con un imbocco che inizialmente si rivela pulito, richiamando l’aroma di pane, miele e cereali, ma che viene progressivamente infestato da un’elevata presenza di diacetile. La leggerezza e la facilità di bevuta, che dovrebbero essere una prerogativa imprescindibile di una birra come questa ispirata alle helles/märzen tedesche, viene fortemente penalizzata da questo difetto. C’è una leggera nota amaricante a fine corsa per bilanciare, ma il retrogusto è nuovamente burroso ed appiccicoso. Il palato non è mai pulito, ed una carbonazione abbastanza modesta rende questa birra poco vivace. I tre ragazzi hanno delle ottime e nobili intenzioni, ma la loro birra “inaugurale” dev’essere chiaramente rivisitata. I migliori auguri da parte nostra. Formato: 33 cl., alc. 5.1%, scad. 24/04/2012, prezzo 3.64 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Brauwerk Eröffnungsbier, Switzerland
Style: Märzen
Appearance: cloudy golden color with a creamy white head. Aroma: honey, bread, flowery (chamomile). Mouthfeel: light body, low carbonation, watery texture. Taste: there’s an initial clean flavor of bread, cereals and honey, which is progressively spoiled by a big presence of dyacetyl. The palate is left sticky and buttery. Drinkability is not that great, which is a major fault considering this beer style. Bottle: 33 cl., 5.1% ABV, BB 24/04/2012, price 3.64 Euro
.

martedì 20 marzo 2012

Baladin Birra Lurisia Sei

La "6" della gamma Lurisia, prodotta dal birrifcio Baladin, viene brassata, oltre che ovviamente con acqua, malto, luppolo e lieviti, anche con grano saraceno e semi di angelica. All'aspetto è di colore oro pallido, velato; la schiuma è poco generosa e poco persistente, bianca, cremosa. L'aroma non è molto pronunciato ma fine e pulito; apre con un leggera nota pepata, seguita da note di frutta gialla e di polpa d'arancio; a contorno c'è una gradevole speziatura donata dai lieviti. In bocca ci colpisce per un'inattesa acidità che richiama frutti come il ribes e l'uvaspina e che convive con note più dolci di pesca e di miele. Manca un po' di pulizia in bocca, ma è una birra che risulta ugualmente molto beverina, grazie ad una consistenza "watery" e all'acidità che la rende molto rinfrescante, pulendo il palato ad ogni sorso e richiamandone un altro. Il corpo è da leggero a medio, con una carbonazione media. Chiude con un finale corto ma marcatamente aspro, ricco dei frutti sopra citati. Teo Musso la descrive come "abbastanza dolce, quasi da bière blanche" e l'asprezza che abbiamo riscontrato ci ha molto sorpreso; avendola assaggiata per la prima volta, non possiamo confermare se si tratti di una sua caratteristica costante. Rimane comunque una discreta ale belga, spiazzante ma molto rinfrescante; se non erriamo quasi tutta la gamma Lurisia, ad eccezione della "Dodici", viene principalmente prodotta per la vendita presso la grande distribuzione, ed in questo caso l'utente poco esperto potrebbe non gradire molto la marcata acidità che la rende birra molto distante dai canoni (anonimi) di una qualsiasi industriale. Formato: 33 cl., alc. 5.2%, lotto 013/110, scad. 08/2012, prezzo 3.39 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Birrificio Baladin, Piozzo, Cuneo, Italy.
Style: Belgian Ale
Appearance: hazy pale golden color with a small diminishing creamy white head. Aroma: peppery and fruity (peach, orange pulp), yeasty spices. Mouthfeel: medium body, medium carbonation, watery texture. Taste: an unusual mix of sweetness (peach, honey) and sourness (redcurrant, gooseberry). Very dry, clean and refreshing. Sour fruity aftertaste. Overall: very atypical sour Belgian ale, supposedly not to be sour at all, according to the brewery description. However, the result is interesting. Bottle: 33 cl., 5.2% ABV, batch 013/110, BBE 08/2012, price 3.39 Euro.

lunedì 19 marzo 2012

Camba Bavaria Truchtlinger Dunkler Bock

Terminiamo gli assaggi del birrificio Camba Bavaria (dettagli qui) prelevando in cantina l'ultima bottiglia rimasta la , Truchtlinger Dunkler Bock. Aspetto perfetto, un bel marrone con riflessi ambrati sormontato da un cappello di schiuma beige, fine e cremosa, mediamente persistente. All'aroma c'è una nettissima predominanza di pumpernickel, che per i meno avvezzi alla gastronomia tedesca sarebbe un tipo di pane nero prodotto con farina di segale (vi rimandiamo qui, per darvi un'idea); troviamo anche in secondo piano sentori di cereali, di melassa e una leggera terrosità. Non si discosta di molto, al palato, questa Dunkler Bock: caramello, cereali, di nuovo pane nero, una leggera tostatura e forse anche liquirizia. E' dolce, ma c'è una buona secchezza ed una leggera tostatura amara, ad equilibrare il tutto. La percentuale alcolica dichiarata è 7.2 ma questa birra si lascia bere con la facilità di una session beer, complice una carbonazione molto modesta. Non è tuttavia una birra che ti "scivola" addosso, c'è un corpo medio a darle una buona presenza e l'impressione finale è quasi quella di bersi un bicchiere di pane nero. Grande pulizia in bocca, per un gusto che rimane tuttavia molto particolare e potrebbe non incontrare tutti i gusti. Formato: 50 cl., alc. 7.2%, lotto 249/13, scad. 06/05/2012, prezzo 2.50 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Camba Bavaria, Truchtlaching, Bavaria, Germany
Style: Dunkler Bock
Appearance: deep amber brown color with a creamy beige head. Aroma: strong pumpernickel (german brown bread), treacle, earthy hops. Mouthfeel: medium body, low carbonation, watery texture. Taste: brown bread, roasted malts, caramel, hints of licorice. Sweet buy fairly dry. Overall: a clean and easily drinkable “dunkler bock” with ABV perfectly hidden. There’s a strong brown bread presence, sometimes you really feel like you are drinking some liquid bread. Bottle: 50 cl., 7.2% ABV, batch 249/13, BB 06/05/2012, price 2.50 Euro.

sabato 17 marzo 2012

Birrificio Dada Rrose Sélavy

E' dedicata a Marchel Duchamp, la saison del Birrificio Dada. Rrose Sélavy fu infatti uno dei tanti pseudonimi utilizzati dal dadaista; nello specificio il nome apparve per la prima volta a corredo di una serie di fotografie, scattate da Man Ray nel 1921, che ritraevano Duchamp travestito da donna. Il nome (gioco di parole che, pronunciato, rimanda alla frase "eros, c'est la vie") fu anche successivamente utilizzato dall'artista nei titoli di alcune sue opere o anche a firma di alcuni scritti. La birra, prodotta con frumento, malti pils, vienna, cara vienna e luppoli E.K. Golding e Styrian Golding, è di color arancio pallido, velato; la schiuma abbastanza fine, bianca, cremosa, poco persistente. Naso davvero prorompente, dove spicca netta una nota pepata che sveglia subito l'olfatto e lo prepara ad un bel carico di frutta gialla (soprattutto pesca) e polpa d'arancia; in secondo piano un nota leggermente acidula che le dona un interessante carattere rustico. Le ottime premesse trovano conferma anche in bocca, con un gusto molto pulito e vivace, con note di crosta di pane e cereali e di arancio; la seconda parte della bevuta vira verso l'amaro erbaceo, deciso, nuovamente pungente grazie ad una nuova nota pepata. Una birra molto beverina e correttamente watery, ma c'è un corpo medio a dare una bella rotondità di bevuta; una leggera acidità, presente anche in bocca, la rende molto rinfrescante e dissetante. Si congeda con un retrogusto amaro abbastanza deciso, dove convivono note erbacee e di scorza d'arancia. Davvero una gran bella saison, senz'altro la migliore "Dada" bevuta sino ad ora e - a memoria - sicuramente tra le migliori saison italiane assaggiate. Rustica quanto basta, viene solo leggermente penalizzata da una frizzantezza davvero molto elevata e, secondo noi, un po' oltre i ben tolleranti parametri dello stile. Ma, a parte questo aspetto, chapeau Dada! Formato: 75 cl., alc. 7%, 23 IBU, lotto G01, scad. 09/2012, prezzo 6.00 Euro.

_________________
english summary:
Brewery: Birrificio Dada, Correggio, Reggio Emilia, Italy.
Style: Saison.
Appearance: cloudy pale orange with a quickly diminishing white head. Aroma: fresh and spicy, with a lively peppery note. Peach, orange pulp, light tartness and a funky touch. Mouthfeel: medium body, high carbonation, watery texture. Taste: bready malt, cereals and sweet orange pulp are followed by an intense grassy and spicy bitterness. Light refreshing tartness. Overall: a surprisingly lively and tasty Italian saison, very good. Bottle: 75 cl., 7% ABV, 23 IBUs, batch G01, BBE 09/2012, price 6.00 Euro

venerdì 16 marzo 2012

Hirsch Hopfensau

Hopfensau”, come molte parole tedesche, deriva dall’unione di due sostantivi: “Hopfen” (luppoli) e “Sau” (scrofa); la traduzione italiana sarebbe quindi “la scrofa del luppolo”, un termine un po' grottesco che non assume nessun significato se non viene collegato con la cittadina di Tettnang, una della principali zone di coltivazione del luppolo in Germania che ha appunto originato la denominazione del luppolo Tettnanger. A Tettnang si tiene ogni anno, in Agosto, il Festival del Luppolo (Hopfenfeste) con tanto di sfilata e travestimenti carnevaleschi a tema di luppolo (link) . La scrofa adornata di luppolo è uno di “simboli” di questa festa, e se passeggiate per le strade di Tettnang incontrerete alcune “sculture” a tema; non sappiamo esattamente quale sia il legame tra il luppolo ed il maiale, ma se siete capitati in Germania nel periodo delle festività natalizie avrete probabilmente notato come piccoli maialini-gadget (Glücksschwein) vengano regalati in occasione del Capodanno per augurare fortuna e prosperità . La “Hopfensau” potrebbe quindi essere l’augurio per un raccolto abbondante di luppolo. La città di Wurmlingen, dove ha sede la Hirsch-Brauerei Honer, dista circa un’ottantina di chilometri da Tettnang ma ha ugualmente voluto dedicare una birra alla Hopfensau. E ci aspettavamo una piccola festa del luppolo, in questa birra, ma purtroppo non è stato così; aroma molto scarso, quasi assente, di malto e caramello. In bocca c’è qualcosina in più, ma poca roba: di nuovo malto e caramello, con un amaro erbaceo – appena accennato – che va a bilanciare. Poco carattere, molta acqua, per una birra molto slegata, giustamente leggera e mediamente carbonata, poco fragrante, poco profumata, poco fresca. Poca cosa, almeno questa bottiglia. Non ci aspettavamo certamente una IPA ultraluppolata, ma almeno un profilo aromatice degno di un luppolo "nobile". Finisce con un retrogusto debole, leggermente amaricante; di bello ci rimane l’aspetto, di color ambrato, con una invitante schiuma ocra, fine e cremosa. Ratebeer la inserisce nella categoria Zwickel/Keller/Landbier. Formato: 33 cl., alc. 5.2%, scad. 13/04/2012.

__________________
english summary:
Brewery: Hirsch-Brauerei Honer, Wurmlingen, Baden-Württemberg, Germany
Style: Zwickel/Keller/Landbier
Appearance: hazy amber color with lasting creamy off-white head. Aroma: very light caramel, malty. Mouthfeel: light body, medium carbonation, watery texture. Taste: malt and caramel, wih a very light bitterness to balance. There's lots of water, and a shy earthy bitter aftertaste. Overall: a beer dedicated to the "Hop Festival" in the city of Tettnang. We expected some nice noble hops profile, but this bottle was a total disappointed, lacking in aroma, flavor and character. Bottle: 33 cl., 5.2% ABV, BB 13/Apr/2012.

giovedì 15 marzo 2012

Oakleaf Hole Hearted

Della Oakleaf Brewery abbiamo già parlato in questa occasione e quindi procediamo spediti a versare questa Hole Hearted direttamente nella pinta. Si tratta di una golden ale inzialmente prodotta solamente per il pub di Portsmouth "Hole in the Wall"; il successo riscosso, e i numerosi awards ottenuti in vari concorsi, hanno convinto il birrificio a renderla disponibile tutto l’anno, anche nella bottiglia (rifermentata) che in etichetta sfoggia il noto logo “CAMRA says this is Reale Ale”. Viene prodotta con l’utilizzo del solo luppolo Cascade e si presenta di un bel color oro antico, velato. La schiuma è leggermente “sporca”, ha buona persistenza e cremosità. L’aroma non brilla di pulito ma è comunque gradevole, con gli attesi sentori fruttati donati dal Cascade, soprattutto pompelmo ed agrumi; più in sottofondo c’è qualche nota erbacea e di dolce frutta tropicale. Il corpo leggero (biscotto) è appena percepibile, perché in bocca c’è una netta predominanza di amaro ricco di scorza di agrumi che s’intensifica ulteriormente verso il finale. Molto secca e molto pulita, è però un po’ troppo carbonata per i nostri gusti. Grande facilità di bevuta (anche se eccede di poco la canonica percentuale del 4.5% di alcool delle session beers) , lascia un retrogusto molto amaro e “zesty” (scorza di agrumi), dove forse c’è anche un pelino di sapone. Gradevole e ben fatta, anche se direttamente dal “cask” dev’essere tutta un’altra birra. In Italia ha circolato per un breve periodo alla Brasserie 4:20, dove pare abbiano apprezzato (link). Formato: 50 cl., alc. 4.7%, lotto H535, scad. 26/05/2012, prezzo 2.29 Euro.

________________
english summary:
Brewery: Oakleaf Brewing Company, Gosport, Hampshire, England
Style: Golden Ale
Appearance: hazy golden color with a creamy off-white head. Aroma: citrusy, hints of grassy hops and sweet tropical fruits. Mouthfeel: light body, high carbonation, watery texture. Taste: gloriously bitter and zesty, with a very thin biscuit malt backbone. The finish is dry, with even more bitterness to come in the zesty aftertaste (hints of soap?). Overall: a tasty, sessionable and well done bottle conditioned beer, but with too much carbonation going on in this bottle. Lucky you who can get this from cask. Bottle: 50 cl., 4.7% ABV, batch H535, BB 26/May/2012, price 1.99 GBP.

mercoledì 14 marzo 2012

Tschlin Boc Dubel

Nasce quasi a seguito di una “petizione” popolare, nel 2004, il primo birrificio della Bassa Engadina, nella cittadina svizzera di Tschlin, chiamato semplicemente Bieraria Tschlin. Si tratta infatti di una compagnia pubblica con un migliaio di azionisti ed un capitale sociale di circa un milione di franchi svizzeri. Nel 2005 viene nominato il “consiglio di amministrazione” che delibera anche l’acquisto dell’edificio dove saranno installati gli impianti produttivi. In Novembre del 2006 viene nominato mastro birraio Florian Geyer; l’accoglienza del marchio Biera Engiadinaisa (caratterizzato da una bella brand identity come potete vedere nella foto, e bottiglie con etichette serigrafate) è inizialmente buona, numerosi ristoranti, locali e rivenditori la richiedono ed la produzione annua si assesta rapidamente sui 650 ettolitri; Nonostante l’inizio incoraggiante, i volumi rimangono però stabili, e nel 2008 il consiglio di amministrazione ratifica che il fatturato non è ancora sufficiente a raggiungere il “break even point”; vengono messi in atto alcuni correttivi (aumento della capacità d'imbottigliamento e di alcuni maturatori) e per la prima volta, nel 2009, il birrificio registra un utile a fine anno. Per ulteriori informazioni vi rimandiamo al sito ufficiale, che però riporta informazioni solamente in tedesco ed – ovviamente – nella locale lingua romancia. Al momento sono in produzione una classica birra “chiara” tipo “helles”, una “bock” invernale ed alcune produzioni stagionali. Si tratta esattamente di una “doppelbock”, come il nome in romancio (Boc Dubel) può far intuire. Disponibile nella bella bottiglia serigrafata da 33 cl., con tappo meccanico. Molto invitante l’aspetto, di colore ambrato carico, rossiccio, appena velato. La schiuma, di buona persistenza, è fine e cremosa. Al naso alcuni sentori dolci di caramello e – inattesi – altri più aciduli che richiamano il ribes e l’uvaspina, evolvendo poi verso un leggero acetico man mano che la birra si scalda. L’acidità (decisamente fuori stile) è presente anche in bocca; non compromette definitivamente la bevuta, ma crea un equilibrio abbastanza particolare con i malti, leggermente tostati, ed il dolce caramello. Una caratteristica (l’acidità) che abbiamo rilevato anche in altre opinioni di persone che l’hanno assaggiata; difficile dire se sia quindi una caratteristica voluta o un inconveniente capitato in diversi lotti produttivi. Il finale è leggermente amaro, erbaceo e tostato. E’ morbida in bocca, con un corpo medio che ben si sposa con una carbonazione moderata; l’alcool è davvero impercettibile, e la beverinità è davvero ottima. Una doppelbock stilisticamente impresentabile e molto poco invernale; come "birra" risulta tutto sommato gradevole e molto particolare, anche se indefinibile. La torneremmo ad acquistare, se ci capitasse l'occasione? Molto probabilmente no, ed è forse questa la risposta che conta più di tutte. Formato: 33 cl., alc. 7.2%, scad. 16/04/2012, prezzo 5,04 Euro.

________________
english summary:
Brewery: Bieraria Tschlin, Tschlin, Switzerland
Style: Doppelbock
Appearance: very nice reddish/deep amber with thick, creamy off-white head. Aroma: sweet malt, caramel but also sour red fruits (gooseberries, redcurrant). Mouthfeel: medium body, low carbonation, smooth texture. Taste: roasted malt, caramel, sour fruitiness. Hints of earthy and roasted bitterness in the finish. Overall: a very peculiar “doppelbock”, with a sour profile which might be not really intentional ? However, alcohol is very well hidden and this beer has a very good drinkability. Not really within the style parameters; strange but still drinkable. Bottle: 33 cl., 7.2% ABV, BB 16/Apr/2012, price 5.04 Euro.

martedì 13 marzo 2012

Zimella Carbone

Prende il nome dalla località in cui sorge, l’Azienda Agricola Zimella, presso Bagno di Reggio Emilia. Un classico caseggiato rurale (fine del diciottesimo secolo) a ricordo dell’epoca della mezzadria, come tanti altri che popolavano la vasta pianura padana, spesso ormai trasformati in ruderi che attendono una riqualificazione. L’azienda nasce nel 2008 ed è guidata da Annalisa Prampolini e dal marito-birraio Giuseppe Murgo; inizialmente l’attività riguarda solamente cereali e vigneto, ma parallelamente iniziano anche i lavori d’installazione del birrificio in una porzione del fabbricato, con la produzione che parte ufficialmente a Gennaio 2010. Una realtà ancora giovane, quindi, che però ha già una visione molto chiara che s’inserisce in quell’ottica di Birra Agricola alla quale abbiamo accennato più volte negli ultimi periodi (non ultimo, qualche giorno fa, parlando del Birrificio Baladin). Nel terreno di proprietà è infatti già avviata la coltivazione biologica di orzo (7,5 ettari coltivati nel 2011, circa ventun tonnellate raccolte) maltato poi in Germania da Weyermann; in fase di sperimentazione è ancora il luppoleto, circa trecento piante, che presenta però maggiori difficoltà dovute all’adattamento al clima locale dei rizomi acquistati all’estero (Germani ed Inghilterra). L’offerta brassicola del birrificio è attualmente composta da quattro birre che rappresentano il classico “start-up” basico: una “chiara” a bassa fermentazione, una “rossa (ambrata), una “weizen” ed una “stout”. Iniziamo proprio da quest’ultima, chiamata “Carbone”, che versata nella pinta appare di un bel colore ebano scurissimo, quasi nero; la schiuma, beige, è fine e cremosa, molto persistente. Naso abbastanza elegante, con caffè, malti torrefatti e cacao in primo piano; più nascosti, emergono sentori di mirtillo e di cenere, con una mineralità discreta ma percepibile. Al gusto c’è una buona corrispondenza con l’aroma: torrefazione di malti, cenere, ma soprattutto molto caffè (liquido, più che chicchi), che ne caratterizza anche il profilo amaricante. E’ una stout dal corpo medio, lievemente carbonata e dotata di una buona beverinità; manca però ancora di quella morbidezza/cremosità e di quella rotondità che ci aspetteremmo da una “real” stout anglosassone. Ancora un po’ slegata tra i suoi elementi, ci delude un po’ anche il finale, amaro di tostatura ma abbastanza corto e non molto appagante/persistente. Per il resto è una discreta stout, ancora da un po’ da sgrezzare (ripulire); a suo discapito c’è da dire che ci è pervenuta una bottiglia datata Aprile 2011, quindi con quasi un anno di cantina già sulle spalle. Birrificio giovane, c’è tutto il tempo per migliorare ma le premesse ci sembrano già buone. A presto per l’assaggio anche delle altre produzioni. Formato: 50 cl., alc. 5%, lotto 28/04/2011, scad. 11/08/2012.


________________
english summary:
Brewery: Birrificio Zimella, Bagno, Reggio Emilia, Italy.Style: StoutA very dark brown beer with a lasting, creamy tanned head. Coffe, roasted malt and cocoa in the nose, with hints of blackberries and ashes. More roasted malt, ashes and (liquid) bitter coffee in the taste. Short roasted aftertaste. This stout has medium body and low carbonation, yet it is still lacking the smoothness and creaminess of a “real” British stout.. Overall: an average good stout which can significantly be improved. It comes from a quite new (2010) Italian farm brewery, so let’s give them the time to look after their beers. Bottle: 50 cl.,5% ABV, batch 28/04/2011, BB 11/08/2012.

lunedì 12 marzo 2012

Brüll! Bier Dubbel XX

"Brüll!", letteralmente un "ruggito", in tedesco, ma anche la parte iniziale del cognome di Andreas Brüllmann, deus-ex-machina dell'omonimo birrificio (Brüll Bier) con base a Tagelswangen, un piccolo centro abitato appena fuori dall'autostrada che da Zurigo porta a Winterthur. La Switzerland Beer Guide ne segnala l'apertura nel 2009, con un ampliamento e rinnovamento degli impianti, con bar annesso, che avviene ad Aprile 2011. Tra le "news" comunicate dal birrificio, colpiscono quelle di Giugno dello stesso anno, quando Andreas annuncia che a seguito dell'aumentata capacità produttiva degli impianti è felice di poter abbassare i prezzi di vendita delle birre in bottiglia. In Italia ce lo sogniamo, un annuncio del genere. Le birre prodotte sono tutte ad alta fermentazione, ad eccezione di una classica "vollbier" d'ispirazione tedesca. Nello "slang" della Svizzera di madrelingua tedesca la parola "dubbel" dovrebbe significare più o meno "idiota", in attesa di smentita. In questo caso però "dubbel" è utilizzato per indicare proprio quello a cui un appassionato di birra pensa, ovvero il Belgio. Assaggiamo dunque la nostra prima dubbel svizzera che si presenta di colore ambrato carico, opalescente. La schiuma, ocra, svanisce quasi subito lasciando un minuto pizzo nel bicchiere. Al naso convivono sentori dolci di caramello e frutta candita con una asprezza abbastanza marcata che richiama il ribes, la prugna acerba, l'uvaspina. Una carbonazione elevatissima è la cosa che colpisce di più all'assaggio, assieme ad una secchezza molto marcata che scivola sovente in un'astringenza un po' fastidiosa e fuori luogo, per lo stile. L'eccessiva frizzantezza non aiuta la percezione dei sapori caratteristici di una dubbel; troviamo caramello, una leggera tostatura, un accenno di frutta secca, lieviti un po' invadenti. Meglio il finale, abboccato e caldo, etilico, che cerca di risollevare una birra abbastanza confusa, dal corpo medio e dalla consistenza acquosa. Dovrebbe essere una produzione stagionale (inverno) e vogliamo dargli l'attenuante della prossimità della data di scadenza. Ma c'è ancora molto lavoro da fare, in queste condizioni, prima di poter "ruggire"a testa alta la parola "dubbel". Formato: 50 cl., alc. 6%, lotto 871 (?), scad. 22/03/2012, prezzo 2.89 Euro.

________________
english summary:
Brewery: Brüll Bier, Tagelswangen, Switzerland.
Style: Abbey Dubbel
Appearance: murky deep amber color with a quickly collapsing off-white head. Aroma: there’s a mixture of sweetness (caramel, candied fruits) and fruity sourness (green plums, redcurrants, gooseberries). Mouthfeel: medium body, very high carbonation, watery texture. Very dry, with some unpleasant astringency. Taste: caramel, roasted malt, hints of dried fruits, yeast. Flavors perception is very much disturbed by the excessive carbonation. The finish is better, smooth with some warming alcohol. Overall: supposedly a Belgian-dubbel style brewed in Switzerland, this is actually a confusing beer not properly matching the style. With a sour-ish aroma and an over carbonation, it has still a long way to go before turning into a good Dubbel. Bottle: 50 cl., 6% ABV, batch 871 (?), BB 22/March/2012, price 2.89 Euro.

domenica 11 marzo 2012

Baladin Nazionale

La novità Baladin, chiamata “Nazionale”, debutta all’edizione 2011 di Cheese. Viene presentata come “produzione 100% nazionale”, per la quale vengono utilizzati malti e luppoli italiani. Sul fatto che si tratti in assoluto “della prima a filiera completamente italiana”, come segnalano alcuni siti, abbiamo più di un dubbio, ma non è questa la sede per fare le indagini del caso; vi segnaliamo qui un divertente spunto di riflessione. Il luppoleto sperimentale di Baladin viene inaugurato tre anni fa, in collaborazione con "Tecnogranda" e l’Istitruto Agrario di Cussanio; solamente nello scorso autunno (2011) si sono potuti raccogliere i primi fiori qualitativamente interessanti per poter brassare la Nazionale. Le varietà, come potete leggere tra i commenti dell’articolo apparso su Cronache di Birra, sono Mittelfrüh e Tradition. Il lievito usato è invece, abbiamo letto, lo stesso utilizzato per produrre la Elixir, una delle birre Baladin che più abbiamo apprezzato. La realizzazione di una birra autoctona, 100% italiana, può essere vista come la realizzazione di un sogno che Teo Musso accarezzava da quasi un decennio o, con occhi meno incantati, una tappa “obbligata” per la nascita del Baladin “Birrificio Agricolo” avvenuta lo scorso gennaio 2012 con i conseguenti benefici fiscali consentiti dalla legge. Nel bicchiere è di color giallo quasi paglierino, velato; la schiuma, bianca, è un po’ grossolana, poco persistente, e non lascia nessun pizzo nel bicchiere. Ottimo impatto olfattivo, con un aroma fresco, pungente e pepato, ricco di spezie da lievito che si mescolano a sentori fruttati di polpa d’arancio e, in secondo piano, frutta gialla. In bocca risalta per una carbonazione molto elevata: il corpo è leggero-ma-non-troppo, quasi medio, la texture è correttamente “watery”. Bella pulizia anche in bocca; il gusto richiama parzialmente l’aroma di frutta gialla, su di una base maltata di crosta di pane; pungente e vivace, grazie all’apporto speziato e pepato dei lieviti. Il finale è secco e pulito, leggermente amaro erbaceo, ma un po’ troppo veloce e sfuggente, con un retrogusto – senza nessuna deviazione - breve e poco persistente. Si chiama Nazionale ma i colori della “maglietta“ che questa birra indossa sono inequivocabilmente quelli del Belgio. E’ una “belgian ale” ben fatta e profumata, tutta sulle spalle del lievito utilizzato, che svolge un apprezzabilissimo lavoro eclissando la curiosità di scoprire l’apporto dei luppoli italiani. Questa Nazionale probabilmente non aggiungerà molto “lustro” alla produzione Baladin, ma si lascia comunque bere con molta facilità e (buon) gusto. Birra forse “necessaria”, per i motivi sopra descritti, dal prezzo-lancio (quasi) nazional-popolare, se paragonato agli standard Baladin, ma ancora molto poco concorrenziale rispetto alle tante Belgian Ale “originali”. Formato: 75 cl., alc. 6.5%, lotto 117/110, scad. 12/2013, prezzo 7.50 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Baladin, Piozzo, Cuneo, Italy.
Style: Belgian Ale.
Appearance: cloudy pale golden with a diminishing frothy white head. Aroma: crisp and peppery, yeast spices, orange pulp, yellow fruits (peach, apricot). Mouthfeel: light-medium body, high carbonation, watery texture. Taste: very clean, fruity (same as aroma) and spicy, with a lively peppery note and bready malt. Dry finish with a bitter grassy hoppy touch, short aftertaste. Overall: brewed with 100% Italian ingredients (water, malts and hops) this beer is called “national” but it is actually a clean and tasty Belgian-style ale. Not sure if this will ever be exported, but if you read on the label “100% Italian ingredients” then you are now warned; don’t be surprise if you’ll feel like being in Belgium.. Bottle: 75 cl., 6.5% ABV, batch 117/110, BBE 12/2013, price 7.50 Euro.

sabato 10 marzo 2012

Amboss 5 Amber

Non abbiamo trovato molte informazioni sul birrificio Amboss di Zurigo; pare che dietro al progetto ci siano alcuni ex-homebrewer (tra i quali immaginiamo Mischa Gubler, dello staff citato sul sito) che inizialmente (1991) producevano le proprie birre in un piccolo locale sotto le arcate di un viadotto di Zurigo. Dal 2003 la produzione viene invece affidata ad altri birrifici (attualmente c'è in essere un contratto con la Baar) visto che gli impianti di proprietà non possono garantire il soddisfacimento di tutta la richiesta. Quello che vi consigliamo è di visitare il sito internet ( amboss.ch/bier/ ) al cospetto del quale impallidiscono tutti i siti dei birrifici artigianali italiani. Godetevi lo spettacolo, cliccando sui nomi delle birre, e siate pazienti (soprattutto i maschietti) nell'attendere anche qualche sorpresa "fetish" dalla "lussuriosa" Zurigo. Tornando alla birra in questione, Ratebeer classifica questa "Amber 5" come una amber ale, anche se noi abbiamo più di un dubbio sul fatto che si tratti di un'alta fermentazione. Ad ogni modo, l'aspetto è invitante: ambrato, leggermente velato; schiuma ocra, fine e cremosa, molto persistente. L'aroma è abbastanza leggero: caramello, toffee, malto tostato. Leggerezza anche al palato, e non solo per quel che riguarda corpo, carbonazione e consistenza. Il gusto è alquanto scarso, un po' di cereali, toffee, leggero diacetile (burro) e una puntina d'amaro erbaceo a fine corsa. Lascia la bocca un po' "appiccicosa", con un timido e breve retrogusto amaricante. Nulla di che entusiasmarsi; una sorta di "dunkel" facile e beverina, ma con molto poco carattere, almeno in questa bottiglia. Ritorniamo a gustarci il sito. Formato: 33 cl., alc. 5%, scad. 30/04/2012, prezzo 2.15 Euro.

________________
english summary:
Brewery: Amboss, Zürich, Switzerland, brewed at Baar, Switzerland.
Style: dunkel ?
Appearance: slightly hazy amber color with a creamy off-white head. Aroma: very light caramel, toffee, roasted malt. Mouthfeel: light body, moderate carbonation, watery texture. Taste: mainly malty, with toffee, light butter, cereals, slightly roasted. The finish is shyly hoppy and kind of sticky (diacetyl). Overall: am easily drinkable sort of dunkel (or “Amber ale”, according to Ratebeer) which lacks in character. Not really exciting. Bottle: 33 cl., 5% ABV, BBE 04/2012, price 2.15 Euro.

venerdì 9 marzo 2012

Birrificio Dada Lop Lop IPA

Dopo la Lop Lop 50, assaggiata in questa occasione, stappiamo la IPA "originale" del Birrificio Dada, che di IBU ne ha solamente 40 e si chiama semplicemente Lop Lop. Confrontando le due etichette l'unica differenza sembrerebbe l'utilizzo del luppolo (inglese) East Kent Goldings che sostituisce l'americano Simcoe. Rimane comunque un pezzo di America, con l'utilizzo del Chinook. Aspetto simile, arancio pallido, torbido, con un cappello di schiuma bianca molto persistente, fine e cremosa. Naso poco pronunciato - e non elegantissimo - che dispensa leggeri sentori di scorza di agrumi misti a note più dolci che ne richiamano la polpa. L'imbocco è maltato, con note di cereali e crosta di pane, seguito da un crescendo amaricante ricco di scorza d'agrumi. IPA "gentile", come la definisce il birrificio, ma mediamente più corposa di una classica IPA inglese; carbonazione correttamente contenuta, consistenza giustamente "watery" a favorire la facilità di beva. La caratterizza una secchezza molto pronunciata, che lascia il palato sempre ben pulito, assecondando la sua "voglia" di amaro con un retrogusto marcatamente "zesty" (scorza di limone) nel quale c'è anche sembrato di ritrovare un ritorno di note di cereali. Birra gradevole e di facile bevuta, molto rinfrescante, rimane secondo noi però un gradino e mezzo sotto la Lop Lop 50. E' sicuramente più vicina ad una classica IPA inglese; l'appunto però che ci viene di fare - e che potremmo estendere un po' a tutte le birre Dada assaggiate fino ad ora - è la necessità di una maggiore pulizia in bocca. Siamo già ad un buon livello, ma c'è ancora spazio per migliorare. Formato: 50 cl., alc. 5.4%, 40 IBU, lotto L13, scad. 05/2012, prezzo 4.00 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Birrificio Dada, Correggio, Italy.
Appearance: murky pale orange with a lasting creamy white head. Aroma: sweet citrusy and zesty. Mouthfeel: medium body, low carbonation, watery texture. Taste: predominantly hoppy and bitter, packed with lemon zest; there’s a bready malty backbone to balance a very dry taste. Intense zest bitter aftertaste, with hints of cereals. Overall: brewed with Chinook and East Kent Goldings, this is a good, honest, refreshing and easily drinkable IPA. Still room to improve tough: taste could be cleaner , aroma could be more elegant. Bottle: 50 cl., 5.4% ABV, 40 IBUs, batch L13, BBE 05/2012, price 4.00 Euro

giovedì 8 marzo 2012

Butcombe Brunel IPA

La Butcombe viene fondata nel 1978 da Simon Whitmore, nell’omonimo villaggio del Somerset inglese, alle porte di Bristol. Per venticinque anni il birrificio rappresenta una sorta di istituzione locale, ma nel 2003, ormai settantenne, Simon decide di ritirarsi e cedere l’attività a Guy Newell e Paul Horsley, già proprietari del distributore “The Beer Seller”. I nuovi proprietari non solo mantengono l’impegno di assicurare il posto di lavoro a tutti e 15 i dipendenti, ma danno inizio alla costruzione di un nuovo impianto, nel vicino villaggio di Wrington, che viene inaugurato nel 2005. Diciottomila metri quadri di superficie, capacità di 50.000 barili all’anno, beershop annesso; i proprietari dichiarano con orgoglio che si tratta del più grande birrificio mai costruito nel Regno Unito negli ultimi 35 anni. Nel 2010 viene raddoppiata la capacità del magazzino e lanciata la gamma delle birre in bottiglia; l’imbottigliamento viene però fatto dalla Fuller’s, a Chiswick. Molto curata la presenza sul web, con addirittura un sito dedicato alle birre in bottiglia: www.butcombebottles.com. L’attuale mastro birraio è Clive Ham. La Brunel IPA vede la luce nel 2006, come l'ufficiale birra celebrativa del bicentenario di Isambard Kingdom Brunel, famosissimo ingegnere inglese (1806-1859); è già la seconda birra che incontriamo dedicata a Brunel, del quale avevamo parlato più approfonditamente in questa occasione. Dal 2010 la Brunel IPA è anche disponibile in bottiglia. Si presenta di color rame, leggermente velato; la schiuma, ocra, è abbastanza fine, cremosa, ha buona persistenza. Aroma quasi assente, si percepisce ancora qualche remoto sentori di agrumi. Al palato rivela una discreta corposità (media), una consistenza oleosa; mediamente carbonata. Imbocco ricco di malto biscotto, leggerissima tostatura seguita da un amaro erbaceo, nel quale fa capolino un po' di scorza di agrumi. Il gusto non ci è sembrato pulitissimo; chiude comunque correttamente secca, lasciando un retrogusto amaro, intenso, senza nessuna sorpresa (erbaceo ed aggrumato). Poche emozioni in questa bottiglia che non ci ha entusiasmato. L'abbiamo bevuta con molta facilità, ma l'assenza di un profilo aromatico ed un gusto un po' "sporco" non ce la faranno ricordare a lungo. Un po' ci sentiamo in colpa, visto che l'abbiamo ospitata in cantina per qualche mese. Andrebbe comunque riassaggiata in cask, per poter esprimere un giudizio a 360 gradi. Per adesso ci limitiamo alla bottiglia, coerentemente con il nome di questo blog. Formato: 50 cl., alc. 5%, lotto 136, scad. 16/05/2012, prezzo 2.75 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Butcombe Brewery Ltd. Cox's Green, Wrington, Bristol.
Style: India Pale Ale
Appearance: cloudy copper color with a creamy off-white head. Aroma: very light citrus. Nothing else. Mouthfeel: almost medium bodied, medium carbonation, oily texture. Taste: biscuity and nutty malt, with - obviously - a notable hoppy profile, grassy and citrusy. Finish is dry, with a firmly bitter hoppy aftertaste. Overall: we had this bottle in our cellar for some months and we didn't expect the freshest aroma. The taste could be cleaner and sharper. We didn't get very excited about this beer. Decent IPA, easily drinkable, surely best enjoyed from cask. Bottle: 50 cl., 5% ABV, batch 136, BB 16/May/2012, price 2.39 GBP

mercoledì 7 marzo 2012

Rappi Fresh Hop Harvest Ale

Se siete a Zurigo, o se semplicemente capitate in Svizzera, vi consigliamo d’inserire nel vostro programma di viaggio una fermata nella città di Rapperswil, situata sul lago di Zurigo. Una città-borgo medievale pittoresca, con un castello che domina un piccolo porto turistico lacustre. Tutt’intorno, potete ammirare in inverno il panorama innevato delle Alpi Glaronesi e dell’Oberland di Zurigo, ed in tarda primavera gli oltre 15.000 roseti che abbelliscono la città con i colori del suo simbolo, la rosa, appunto. Noi però vi consigliamo di andarci in autunno inoltrato, e di fermarvi al birrificio locale, la Rappi Bier Factory, aperta nel 2000 da Stephen Hart e Beat Ott. Potreste infatti assaggiare una pinta di Fresh Hop Harvest Ale, una India Pale Ale stagionale che viene brassata in autunno, subito dopo la raccolta di fresco luppolo Svizzero (Perle); pur producendo anche birre tradizionalmente tedesche, alla Rappi Bier Factory non disdegnano infatti qualche “scappetella” verso la cultura anglosassone. Raison d'être di ogni “Harvest Ale” è appunto la freschezza che permette di gustare i luppoli ancora al massimo del loro potenziale aromatico; purtroppo non siamo stati così fortunati, e ci è capitata tra le mani una bottiglia in solamente in Febbraio, con qualche mese di ritardo. L’abbiamo assaggiata lo stesso, ed effettivamente all’apertura del tappo a macchinetta non c’è stata nessuna festa del luppolo; aroma poco pronunciato – ma ancora gradevole - leggermente aggrumato e vegetale. Meglio al palato dove il gusto, benchè non brilli di fresco, è senz’altro molto pulito; in evidenza la base di malto caramello, a supportare un deciso bouquet luppolato erbaceo, leggermente resinoso e fruttato, ma gli agrumi si stanno già “trasformando” in marmellata. Il palato è comunque ancora “pungolato” da una bella nota pepata. E’ una IPA dal corpo medio, mediamente carbonata; molto beverina e secca, si congeda con un retrogusto amaro delicato, elegante, resinoso e pepato, con una nota aggrumata. Una bottiglia sicuramente non molto “fresh hop”, ma che si difende ancora, lasciando trasparire delle ottime potenzialità. C’è molta pulizia; chiudiamo dove avremmo dovuto iniziare, con l’aspetto: è di color ambrato, velata. La schiuma, leggermente “sporca” è molto generosa e persistente, fine, cremosa. L’appuntamento è per il prossimo autunno. Formato: 50 cl., alc. 6.7%, 45-50 IBU, scad. 20/02/2012, prezzo 2.07 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Rappi Bier Factory, Rapperswil, Switzerland.
Style: India Pale Ale
Appearance: cloudy deep amber color with a generous and lingering frothy off-white head. Aroma: grassy and citrusy hops. Mouthfeel: medium body, medium carbonation, oily texture. Taste: caramel malt, resin, herbal hops and sweet citrus jam. Slightly peppery and dry, leaves a bitter and elegant spicy, resinous aftertaste with a touch of grapefruit.Overall: seasonal beer (autumn) brewed with fresh picked-up Swiss Perle hops. We grabbed a bottle in February and we certainly didn’t expect a “super fresh hop ale”. In spite of a certain lack of crispness, this is however still an enjoyable beer which, obviously, misses its own “raison d’etre”: freshness. We recommend you to visit the nice swiss medieval town of Rapperswil and enjoy a fresh pint directly from the brewery tap, next autumn. Bottle: 50 cl., 6.7% ABV, 45-50 IBUs, BB 20/Feb/2012, price 2.07 Euro.

martedì 6 marzo 2012

Firestone Walker Pale 31

Adam Firestone e David Walker fondano la Firestone Walker Brewing Company nel 1996. Contea di Santa Barbara, California, Adam è figlio di un noto politico californiano, Anthony Brooks Firestone, ed il birrificio viene inizialmente installato in un edificio di proprietà dell’azienda vinicola del padre, la Firestone Vineyard LLC. David Walker viene invece dall’Inghilterra. La svolta avviene nel 2001, quando i due acquistano la SLO Brewing Company, a Paso Robles, e vi traslocano gli impianti produttivi della Firestone Walker. Alla SLO i due incontrano il birraio Matt Brynildson, in organico da appena un anno: nel suo curriculum un lungo passato da homebrewer e soprattutto cinque anni alla Goose Island Brewing Company, nei quali si era conquistato il posto di “head brewer”. Adam e David percepiscono che è lui la persona giusta per guidare la Firestone Walker, e gli offrono, oltre al ruolo di mastro birraio, anche una quota societaria. In pochi anni il birrificio raccoglie innumerevoli premi e riconoscimenti, come quello di World Beer Cup Champion Brewery nel 2004, 2006 e 2010 nella categoria “mid-sized breweries”. L’offerta brassicola include classici “west coast” ma anche birre realizzate secondo la tradizione inglese mediante l’importazione di materie prime selezionate; tappa obbligata anche l’invecchiamento/affinamento in botte, visto che la famiglia Firestone è produttrice di vini. A noi, che sogniamo la “California brassicola”, interessa soprattutto questa Pale 31, che il birrificio definisce “un’ode alla California”; il nome si riferisce appunto al fatto che fu il trentunesimo stato a diventare membro dell’Unione, nel 1850. Viene prodotta con malti Premium Two-Row, Maris Otter Pale, Munich e Crystal. Per l’amaro viene usato il luppolo Fuggle, mentre l’aroma viene donato da Cascade, Centennial, Chinook, aggiunti anche in dry-hopping. La maturazione avviene in botti di quercia. Per l’elenco di tutti i riconoscimenti che ha ottenuto, vi rimandiamo su questa pagina. L’aspetto è color dorato, limpido; schiuma bianca mediamente persistente, fine e cremosa. L’aroma è sublime, ancora (abbastanza) fresco e pungente, elegante, pulitissimo: leggera nota di aghi di pino, poi tanti agrumi e frutti tropicali, pompelmo, mango, papaya, mandarino. Potremmo restare con il bicchiere in mano tutto il giorno ad annusarla. In bocca conferma le ottime aspettative createsi: leggera base di malto e cereali, biscotto poi un elegantissimo fruttato che richiama l’aroma, ricco di agrumi. L’amaro non è intenso ma nella quantità necessaria ad equilibrare perfettamente la componente fruttata dolce; birra leggera, dall’impressionante facilità di bevuta, correttamente carbonata, “watery” quanto basta. Il finale è secco, seguito da un retrogusto amaro delicato e molto persistente, ricco di scorza di pompelmo. American Pale Ale impressionante, molto raffinata, pulitissima, rinfrescante, da bere fino allo sfinimento, tra le migliori mai bevute sino ad’ora. Bottiglia molto ben conservata ed ancora godibilissima, anche se non possiamo ovviamente fare paragoni con una pinta fresca, bevuta in loco. Il birrificio consiglia di prestare attenzione alla data d’imbottigliamento impressa sul collo della bottiglia, e di berla entro 110 giorni; la data non era purtroppo presenta sull’esemplare in nostro possesso, acquistato a dicembre 2011. L’importatore tedesco ha invece segnalato come data di scadenza sulla propria retro-etichetta giugno 2012; anche supponendo di essere stati così fortunati da aver acquistato una bottiglia appena arrivata dagli USA, i giorni da inizio dicembre a fine giugno sono praticamente il doppio (210 vs. 110). Comunque, per questa volta non ci lamentiamo; fossero sempre tutte come questa, le bottiglie americane che ci capitano tra le mani. Formato 35.5 cl., alc. 4.6%, scad. 30/06/2012, prezzo 3.24 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Firestone Walker Brewing Company, Paso Robles, California, USA
Style: American Pale Ale.
Appearance: clear golden color with a creamy white head. Aroma: crisp and clean; hints of pine, but mostly citrus (grapefruit, tangerine) and tropical fruits. Extremely nice, a beer you'd like to sniff all day long. Mouthfeel: light body, medium carbonation, watery texture. Taste: clean fruity hops, with more grapefruit and mango; finish is bitter and zesty, with a perfect balance. Very dry to the palate, this beer has a crisp malty and biscuity backbone, and a smooth, gentle but long, bitter grapefruit aftertaste. Overall: simply, one of the best APAs we ever tasted. It's so full of flavors and clean, with an amazing drinkability. It's really dangerous. Bottle: 35.5 cl., 4.6% ABV, BBE 06/2o12, price 3.24 Euro.

domenica 4 marzo 2012

Troubadour Obscura

Terza birra assaggiata prodotta dalla Brouwerij The Musketeers, della quale abbiamo parlato un più dettagliatamente in questa occasione. La bottiglia serigrafata recita "mild stout", ed anche questa birra è brassata presso gli impianti del birrificio De Proef, visto che i "moschettieri" ancora non ne possiedono. Molto bello l'aspetto, marrone scurissimo con dei riflessi rosso rubino; schiuma generosa, beige, abbastanza fine e cremosa, di buona persistenza. Naso interessante, dove accanto agli attesi sentori di cacao e malto tostato troviamo una luppolatura erbacea e terrosa. In bocca si presenta abbastanza morbida per essere una stout belga; il corpo è medio, la carbonazione moderata. Troviamo malto tostato, leggero cioccolato, un amaro che vira più verso il terroso che il torrefatto. Finisce bene, secca, lasciando un retrogusto "a tema" che non riserva grosse sorprese: amaro, terroso, una leggera nota etilica a riscaldare. Birra che sembra svilupparsi a cavallo del confine stilistico tra stout e strong dark ale, ma in bocca ci potrebbe essere molta più pulizia. L'alcool (8.2%) è comunque sempre molto ben nascosto e questa Obscura non richiede grosso sforzo per essere bevuta. E' quella che ci ha convinto meno delle tre Troubadour assaggiate, ma visto che la bottiglia proviene dalla grande distribuzione, la prendiamo con il beneficio del dubbio sul suo stato. A dire il vero, anche la Magma bevuta in questa occasione lo era, e l'abbiamo trovata ottima. Formato: 75 cl., alc. 8.2%, scadenza 11/2012, prezzo 6.50 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Brouwerij The Musketeers, Ursel, Belgium. Brewed at De Proef, Belgium.
Style: stout
Appearance: ruby dark brown with a creamy light brown head. Aroma: cocoa, roasted malt, grassy and earthy hops. Mouthfeel: medium body, low carbonation, oily texture. Quite smooth. Taste: roasted malt, hints of chocolate, with a predominant earthy bitterness. Dry finish, bitter “earthy” aftertaste with a warm alcoholic touch. Overall: the bottle says “mild stout” but we found this beer a cross between a strong dark ale and a stout. With an ABV very well hidden, this is a very drinkable brew, but taste could be much more cleaner. Amongst the “Troubadour” series, this is the one we liked less. Bottle: 75 cl., 8.2% ABV, BBE 11/2012, price 6.50 Euro.

sabato 3 marzo 2012

Stadlbräu Oberhaching Kybier

Le note di etichetta la descrivono come „una specialità completamente nuova: brassata come un Altbier, luppolata come una pils, fermentata come una Weißbier”. Ma i frequentatori del birrificio/brewpub con imprescindibile “biergarten” Stadlbräu di Oberhaching, una quindicina di chilometri fuori Monaco, la chiamano la “Guinness bavarese” (sic), secondo quanto racconto il mastro birrario e proprietario Robert Prinz. L’aspetto non è esattamente quello di una stout, comunque: ambrato carico, quasi marrone, opalescente; schiuma fine e pannosa, molto persistente. Naso quasi assente, a fatica riusciamo a cogliere qualche sentore di toffee e di tostatura. La struttura è quella tipicamente bavarese; corpo leggero, media carbonatazione, una texture acquosa per garantire sempre una grande facilità di bevuta. C’è sostanziale corrispondenza con l’aroma; caramello, malto tostato, una nota amaricante erbacea a chiudere il cerchio. Leggermente astringente, lascia un retrogusto corto amaro, terroso e leggermente tostato. Potrebbe assomigliare ad una dunkelweizen (e Ratebeer la classifica come tale) ma l'apporto del frumento, almeno in questa bottiglia, è davvero impercettibile. Se ne va molto rapidamente, senza però lasciare un gran ricordo di sè con un aroma ed un gusto che non spiccano; senz'altro penalizzata dalla versione in bottiglia, peraltro prossima alla scadenza, che la grande distribuzione non ha forse trattato con i guanti. Per provarla "al top", non resta che imboccare l'autostrada del Brennero e dirigersi a nord. Formato: 50 cl., alc. 5.3%, lotto "D", scad. 04/2012, prezzo 0.93 Euro.

__________________
english summary:
Brewery: Stadlbräu Oberhaching, Oberhaching, Bavaria, Germany
Style: dunkelweizen
Appearance: hazy red brown color with a creamy and lasting off-white head. Aroma: very light toffee, roasted malt. Mouthfeel: light body, medium carbonation, watery texture. Taste: caramel, roasted malt, grassy hoppy bitterness. Very dry with a light astringency. Short earthy and roasted bitter aftertaste. Overall: according to the brewery description, this beer is “brewed as an Altbier, hoppy as a pils, fermented as a Weizen” or, as the brewpub customers call it, “the bavarian Guinness”. Quite not anything like that. Quite similar the dunkelweizen-style, yet we did not find any wheat character in it. Very drinkable – as most of Bavarian beers – but not very tasteful, at least in this bottle. 50 cl., 5.3% ABV, batch “D”, BBE 04/2012, price 0.93 Euro.