Di birrifici americani ne abbiamo ospitati davvero molti sulle pagine di questo blog, ma è la prima volta che ci rechiamo virtualmente in Alaska; il quarantanovesimo ed il più vasto degli stati americani fu visitato per la prima volta dagli europei a metà del 1700 e divenne in seguito parte dell'impero russo. Nel 1867 gli Stati Uniti l'acquistarono al prezzo di circa 5 dollari per chilometro quadrato; quella che all'epoca sembrò un'operazione assolutamente inutile dal punto di vista economico, si rivelò poi un grande successo grazie alla scoperta di giacimenti auriferi e petroliferi, che rimpiazzarono rapidamente il commercio di pellicce di animali, sino ad allora l'unico motivo che poteva spingere qualche avventuriero in cerca di fortuna in quel territorio freddo ed inospitale. Diverse invece le motivazioni che hanno spinto Geoff e Marcy Larson a trasferirsi in Alaska; si conoscono, nel 1979, quando entrambi lavorano al Glacier Bay National Park. Lui è un ingegnere chimico - novello homebrewer - mentre lei è una ragioniera in cerca d'avventura; decidono di andare a vivere assieme nella vicina città di Juneau dove Geoff lavora come ingegnere in una miniera (d'oro) e Marcy viene assunta dalla pubblica amministrazione. Tra le loro aspirazioni future c'è anche quella di aprire un microbirrificio in proprio, e la decisione scatta nel momento in cui la società dove lavora Geoff chiude. Due anni di preparativi, grandi idee in cantiere che si scontrano con la recessione e la mancanza di fondi; gli investitori non sono molto interessati a finanziare un business plan che prevede l'apertura di un birrificio in una città che - all'epoca - ha a malapena delle strade asfaltate che la raggiungono. E' così che solo grazie all'aiuto economico di 88 concittadini nasce la Alaskan Brewing Company, sessantasettesimo birrificio americano e primo birrificio in Alaska dopo la fine del proibizionismo. Sono dodici gli amici volontari che nel dicembre 1986 passano 12 ore ad imballare le prime 253 casse di birra che vengono distribuite in città. Da allora Geoff e Marcy hanno collezionato oltre un centinaio (la metà sono ori) di medaglie in diverse manifestazioni americane.
Una sessantina le birre listate su Ratebeer, tra le quali spicca senza dubbio la Smoked Porter. Una ventina di medaglie raccolte (qui la lista), tredicesima miglior American Porter al mondo secondo Beer Advocate e quarta miglior birra affumicata al mondo per Ratebeer. Prodotta per la prima volta nel 1988, viene commercializzata ogni anno il primo Novembre. Una birra che non si rifà alla tradizione tedesca delle rauchbier, ma a quella americana; Geoff e Marcy scoprono alcune ricette della fine del diciannovesimo secolo. In Alaska era tradizione affumicare il salmone con il legno dell'ontano, ed era anche tradizione produrre delle porter affumicando i malti. Malto (cinque i tipi utilizzati) che viene affumicato dal birrificio stesso. Quasi nera, con un piccolo cappello di schiuma nocciola, cremosa ma non molto persistente. L'aroma è semplice ma forte e molto pulito: netto l'affumicato (molto raffinato), che nello specifico ricorda la pancetta affumicata, e più in secondo piano sentori di cioccolato amaro e di mirtillo. Ottime le prime impressioni in bocca: birra molto scorrevole ma morbida, mai acquosa, quasi perfetta. Corpo medio-leggero, poche bollicine, gusto intenso di tostature, caffè e cioccolato amaro, che si alternano tra di loro con estrema pulizia e grande equilibrio. L'affumicato torna ogni tanto a fare capolino, ma in modo molto più discreto rispetto all'aroma. Gradevole acidità finale, con retrogusto amaro mediamente intenso di caffè e - di nuovo - affumicato. Porter elegante e raffinata, elogio della semplicità che si beve con impressionante facilità senza nessun sacrificio a scapito dell'intensità. Il birrificio la consiglia in abbinamento a pesce affumicato, formaggi e "piatti robusti", dolci (gelato alla vaniglia e fragole) e, ovviamente, come dopocena. Nonostante la gradazione alcolica abbastanza modesta, sembra essere una birra che si presta all'invecchiamento; il birrificio organizza spesso delle degustazioni verticali notando come dopo 3-4 anni dall'imbottigliamento l'affumicato tende a lasciare il posto a note di sherry, frutti di bosco ed uvetta, per tornare poi come protagonista (quasi per magia) al quinto anno.
Formato: 65 cl., alc. 6.5%, IBU 45, lotto 18/09/2012 8:58, scad. 26/12/2026, pagata 14.00 Euro (enoteca, Italia).
Nessun commento:
Posta un commento