martedì 21 novembre 2017

Evil Twin Even More Coco Jesus

Nonostante la craft beer continui a sfornare una novità dietro l’altra, la sensazione di deja-vu è sempre dietro l’angolo: è il solito concetto “azzecca una birra e moltiplicala all’infinito” già affrontato di recente più di una volta. Nello specifico parliamo della Even More Jesus, massiccia imperial stout che ha senz’altro contribuito al successo internazionale della beerfirm Evil Twin guidata da Jeppe Jarnit-Bjergsø, “gemello cattivo” di Mikkel Borg Bjergsø alias Mikkeller. 
Divertendosi a spulciare Ratebeer si può calcolare che la beerfirm danese-americana Evil Twin ha prodotto dal 2010 ad circa 300 birre, ovvero più di 30 etichette nuove ogni anno, delle quali ben 71 inserite nella categoria categoria Imperial Porter/Imperial Stout. Ovviamente non la maggior parte altro non sono che variazioni sullo stesso tema, figlie di quattro “birre madri”:  Even More Jesus, Imperial Biscotti Break, Soft Dookie, Imperial Doughnut Break. 
Evil Twin ha la sede operativa a Brooklyn, New York, ma ha utilizzato  impianti terzi dislocati in almeno sette diverse nazioni: Stati Uniti, Inghilterra, Danimarca, Scozia, Norvegia, Spagna e Olanda. Nell’autunno del 2016 Jeppe aveva annunciato l’apertura del suo primo birrificio a Ridgewood, Queens, New York: 1000 metri quadri nei quali collocare una taproom ed un impianto che dovrebbe garantire un potenziale di circa 6000 ettolitri all’anno. In pratica un luogo dove poter sperimentare le nuove ricette che verranno poi prodotte in larga scala presso impianti terzi: l’apertura era prevista per l’estate 2017 ma evidentemente c’è stato qualche ritardo.

La birra.
Even More Coco Jesus è l’ultima variante nata della Even More Jesus, commercializzata a partire da giugno 2017: come il nome può far intuire la ricetta è stata arricchita con cocco e – sorpresa non inclusa nell'appellativo – sciroppo d’acero.
Nel bicchiere si presenta nera con una testa di schiuma cremosa che si scompone abbastanza rapidamente ma è altrettanto pronta a rigenerarsi roteando un po' il bicchiere. L'aroma non può che essere dolce, nella sua ricchezza di caramello, zucchero di canna, cocco e vaniglia; lo sciroppo d'acero rimane in secondo piano, così come l'orzo tostato ed il caffè, il tutto avvolto da una percepibile componente etilica. L'intensità c'è, la finezza potrebbe invece essere migliore. Al palato è oleosa e morbida senza cercare di essere ingombrante, il corpo si colloca tra il medio ed il pieno e se ne avesse un pochino di più non sarebbe affatto male, anzi. La bevuta si mostra coerente con il biglietto da visita aromatico, quindi dolce e zuccherina, ricca di caramello sciroppo d'acero e cocco, uvetta, fruit cake, vaniglia. A bilanciare c'è una discreta nota etilica (12%) che riscalda ogni sorso e un finale amaro, non particolarmente elegante, nel quale caffè e torrefatto vengono supportati dai luppoli. Una imperial stout dolce ma non stucchevole, abbastanza vicina al concetto di birra-dessert (o pastry stout, se preferite) ma ancora distante dagli estremi "omnipolliani": sa ancora di "birra", per intenderci. Bene intensità, migliorabile l'eleganza, sopratutto per quel che riguarda l'ingrediente sciroppo d'acero, piuttosto deludente se penso invece a come l'ha utilizzato The Bruery nella birra The Grade.
Si sorseggia con buona facilità ma la sua dolcezza non rende semplice terminare il mezzo litro: prendetevela molto comoda. Il rapporto qualità prezzo è comunque abbastanza buono, anche se per il mio gusto personale preferisco la Even More Jesus "normale". 
Formato: 47.3 cl, alc. 12%, lotto #002, prezzo indicativo 7,00-9,00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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