martedì 28 agosto 2018

Zago IPA

Anche se le birre marchio Zago sono arrivate soltanto di recente, è dal 1978 che l’azienda pordenonese fondata da Mario Chiaradia opera nel settore. In quegli anni, in collaborazione con i frati dell’omonima abbazia, nacque la Belgian Strong Ale Abbaye de Bonne Esperance prodotta presso la Brasserie Lefebvre ed esportata poi nel nostro paese. A metà degli anni ’90 debuttò la gamma HΨ (HΨ  Super Beer e HΨ Cuvée), sempre prodotta in Belgio (Brouwerij Van Steenberge ma anche Het Anker, se non erro) e destinata soprattutto alla ristorazione: il suo elegante packaging ammicca al mondo delle bollicine, la rifermentazione in bottiglia viene elevata a “metodo simile allo Champagne, secondo un’antica ricetta a rifermentazione naturale in bottiglia o in fusto”. E c’è Zago anche dietro al marchio Saint Hubert (Artisanale De Luxe, Blonde d'Abbaye e Premier Grand Cru); anch’esse prodotte in Belgio e commercializzate sul nostro territorio, soprattutto attraverso la grande distribuzione.  In Germania vengono invece prodotte le tre birre (Pils, Keller non filtrata e Weiss) della gamma Edikt 1516 che richiama direttamente l’anno in cui fu redatto il famoso Reinheistgebot. 
Nel 2017  Zago è divenuto finalmente anche un birrificio (ovviamente agricolo per i motivi che potete immaginare): impianti a Villotta di Chions, orzo e anche luppolo coltivati neri campi di proprietà a Taiedo; l’azienda agricola è inoltre produttrice di prosecco.  A nome Zago vengono oggi realizzate le birre della gamma “Le Naturali”, con bottiglie che richiamano di nuovo il mondo enologico: La Luppolata (un’IPA ambrata), L’Integrale (descritta come una bassa fermentazione non filtrata) e La Leggera (anche questa a bassa fermentazione, senza glutine). Le birre “agricole”, e quindi credo le uniche prodotte sugli impianti di proprietà, sono invece sei:  un’IPA, una Golden Ale, la Bianca (blanche/witbier), la Scotch Ale, la (Belgian) Strong Ale e l’Italiana, una generica alta fermentazione dorata. Non è difficile incontrarle anche sugli scaffali della grande distribuzione.

La birra.
Si inizia (purtroppo) reiterando il falso mito sull’origine delle India Pale Ale: “il paesaggio raffigura le case dei sudditi inglesi in India, dove originariamente giungeva questa birra dall’Inghilterra, ricca di luppolo per conservare il prodotto durante il lungo viaggio”. 
Poco male: anche se la foto inganna, la IPA di Zago è di colore dorato piuttosto carico e velato; la schiuma è cremosa e compatta ed ha un’ottima persistenza.  Al naso profumi floreali, di arancia e pompelmo: intensità modesta, finezza migliorabile ma c’è comunque un buon livello di pulizia. In bocca scorre senza intoppi, anche se per il mio gusto ci trovo qualche bollicina in eccesso. E’ una IPA che parte abbastanza bene e procede in equilibrio tra malti (pane, qualche tocco caramellato) e agrumi; la bevuta si perde però un po’ per strada e cala d’intensità in un finale timido e corto con un amaro debole caratterizzato da note terrose, erbacee e zesty. Una maggior secchezza la renderebbe sicuramente più dissetante ma nel complesso è una birra che si difende con dignità sugli scaffali della grande distribuzione; non è certamente la birra che andrete a cercare se volete bere “alla moda” e, per ovvi motivi, se desiderate qualcosa di esplosivo, fragrante/fresco. Dalla sua parte un rapporto qualità prezzo (8 euro al litro) tutto sommato accettabile, se volete bere qualcosa senza fronzoli e senza incidere troppo sul budget.
Formato 50 cl., alc. 5.5%, lotto LIPA04, scad. 31/03/2020, prezzo indicativo 3,99 euro (supermercato)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

3 commenti:

  1. Ho provato solo questa, le altre ancora mi mancano

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  2. Anche la blanche è bevibile e presenta buoni profumi, ma c'è troppa bolla (come nella IPA, del resto) e troppa secchezza.
    La Golden invece è deludente.

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  3. Per me non sono male né l'Ipa né l'Italiana, la Bianca non l'ho ancora provata.

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