mercoledì 26 settembre 2018

Brewski / Angry Chair Ben & Brewski / Cycle Eric


Mancava dal blog da oltre un anno e mezzo, ma rieccolo qui: Brewski, birrificio svedese nato nel 2014 ad Helsingborg, nei locali di un ex-macello, per volere di Marcus Hjalmarsson, Johan Britzén, Alfred Olsson e Robin Skoglund. Dei  quattro il birraio è Marcus, anche lui folgorato dalla craft beer revolution statunitense durante una vacanza nel 2010.   Ritornato in Svezia Marcus inizia a frequentare i festival europei assieme ad alcuni amici; l'incontro con alcuni birrai al Borefts Festival 2013 organizzato da De Molen in Olanda è la molla che fa scattare in lui la voglia di farsi la birra. A casa, su di un impianto da 30 litri, i quattro futuri Brewski iniziano a mettere a punto le proprie ricette; nel ottobre 2013 Marcus liquida la propria attività e porta un impiantino presso la Höganäs Bryggeri dove inizia anche una sorta di praticantato, lavorando in parallelo alle proprie ricette.   
E' in quel periodo che nasce la beerfirm High Nose Brew le cui prime produzioni debuttano prima al compleanno del bar Mikkeller & Friends (marzo 2014) e poi compaiono sia alla Copenhagen Beer Celebration che al Öl & Whiskymässa di Göteborg. I riscontri positivi ottenuti dal pubblico li convincono a fare il grande passo con un investimento da mezzo milione di euro per lanciare il birrificio Brewski, nome credo ispirato dall'omonimo slang canadese che significa "birra".  
Brewski ha costruito il suo successo soprattutto grazie alle birre alla frutta, IPA e APA, nate dal desiderio di Marcus di replicare le birre californiane che tanto amava ma che non riusciva a riprodurre a causa della modesta qualità dei luppoli a sua disposizione. Possiamo considerarlo nel nostro continente uno dei precursori delle “Juicy IPA”: a voi stabilire se sia un merito o una colpa. Dal 2016 anche Brewski organizza il proprio festival chiamato Brewskival che si svolge solitamente l’ultimo weekend di Agosto ad Helsingborg: l’ultima edizione ha visto la partecipazione di oltre 6000 appassionati e quasi 90 birrifici, dei quali solamente uno italiano, CRAK.  
Per introdurre le due birre di oggi dobbiamo però fare un passo indietro all’edizione 2017 alla quale presero parte due gettonatissimi birrifici della Florida, Angry Chair e Cycle Brewing. Entrambi circondati da hype ed entrambi forti su quelle “pastry stout” che spingono la gente a mettersi in coda davanti al birrificio la notte prima della messa in vendita: non necessariamente per berle ma magari rivenderle subito dopo a prezzi inflazionati sul mercato secondario.

Le birre.
Due collaborazioni Svezia-Florida che rappresentano anche due diverse interpretazioni della stessa ricetta: una Imperial Milk Stout prodotta con lattosio e caffè brasiliano fornito dalla torrefazione svedese Koppi. 
Partiamo dalla versione (9.5%) realizzata con il birrificio di Tampa  Angry Chair guidato dal birraio Ben Romano (ex Cigar City); non è la prima volta che i due birrifici lavorano assieme ad una birra. Sugli impianti svedesi era stata prodotta la saison al pepe Head Spin e su quelli americani la Yah Yah (Double IPA con guava). Nel bicchiere è quasi nera mentre la piccola testa di schiuma che si forma è molto rapida a dissolversi. Il caffè non è dominante ma solamente uno degli elementi che  compongono un aroma poco pulito, poco elegante e di modesta intensità: ci sono note terrose, di liquirizia, pelle e cuoio. Le cose migliorano un po’ al palato, a partire da un mouthfeel pieno e denso, quasi masticabile ma un po’ disturbato da qualche bollicina di troppo. La bevuta è tutto sommato equilibrata tra il dolce di toffee e liquirizia, cioccolato al latte e l’amaro del caffè e delle tostature. Il risultato è un amalgamato intenso nel quale tuttavia mancano finezza, definizione, eleganza: gradevole, se vogliamo, ma ben lontano dall’eccellenza. L’alcool riscalda quanto basta senza mai esagerare, nel finale le note resinose e terrose di luppolatura (e un po’ d’anice) vengono ad intensificare l’amaro ripulendo un po’ il palato. 

Spostiamoci ora idealmente a St. Petersburg, cittadina della Florida dove ha sede il Cycle Brewing, uno dei tre marchi lanciati dell’eclettico Doug Dozark e guidato dal birraio Eric Trinosky. Eric è anche il nome della Imperial Milk Stout realizzata sugli impianti di Brewski. 
L’aspetto della birra è pressoché identico, con la schiuma che fatica a formarsi e scompare molto rapidamente.  Il naso evidenzia gli stessi “problemini” della Ben: uno scenario gradevole ma pacchiano nel quale pulizia e definizione sono assenti: caffè, alcool, liquirizia, tostature, un po’ di cioccolato. Nessuna sorpresa al palato, dove anche qui il moutfeel pieno e viscoso è molestato da una carbonazione “sottile” ma troppo in evidenza.  Nel bicchiere c’è molta liquirizia alla quale fanno compagnia caramello e cioccolato al latte, qualche estero fruttato che ricorda la prugna e l’uvetta, una lieve nota salmastra che avrei preferito non trovare.  In questo agglomerato dolce trova spazio l’amaro del caffè che, assieme a qualche tostatura, porta un po’ di equilibrio prima di un retrogusto nel quale ritornano prepotenti caramello, liquirizia, lattosio.  Imperial stout potente ed intensa, riscaldata da un vigoroso alcool warming, ma non basta: è una birra grossolana priva di eleganza e finezza. “Nessun additivo aggiunto” viene dichiarato in grassetto in etichetta, ma l’impressione in alcuni passaggi è di bere qualcosa di artificioso. 
Due birre prive di imprecisioni che si muovono più o meno sulla falsa riga e che sono accumunate dallo stesso aggettivo: deludenti.
Nel dettaglio:
Ben, 33 cl., alc. 9,5%, lotto B1 Romano, scad. 29/11/2019, prezzo indicativo 5.00 Euro (beershop)
Eric, 33 cl., alc. 11%, lotto B1 Trinoskev, scad. 29/05/2023, prezzo indicativo 6.00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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