One Mile End è la strada del quartiere Whitechapel di Londra dove si trova il White Hart Pub: a giugno 2013 il pub mette in funzione nel proprio seminterrato un impiantino da 4,5 ettolitri. Di fronte al pub ancora oggi vi sono gli edifici inutilizzati della Albion Brewery, storico birrificio dell’East End che ha operato dal 1808 al 1979: sulla One Mile End si torna dunque, sebben in scala minore, a produrre birra. Questo microbirrificio destinato inizialmente a rifornire quasi esclusivamente il pub viene inizialmente chiamato Mulligans.
Dopo pochi mesi d’attività a guidare il birrificio, e non solo per quel che riguarda la realizzazione delle ricette, viene chiamato il birraio Simon McCabe, proveniente da un’esperienza biennale al birrificio Redemption di Londra. Il nome cambia in One Mile End Brewery ed i fusti di birra iniziano ad essere distribuiti anche altrove: è McCabe l’artefice delle prime due birre di successo, la Salvation Pale Ale e la Hospital Porter: ed è sempre lui a guidare quell’espansione necessaria per poter far fronte a tutte le richieste che arrivano dal mercato. Nel 2016 One Mile End trova la sua nuova casa nella zona di Tottenham (Compass West Estate, 32 West Rd) ereditando impianto (20 hl) e spazi lasciati liberi proprio dal birrificio Redemption che si è trasferito dietro l'angolo. Kegs e cask sono seguiti dalle lattine e da un completo restyling di grafiche ed etichette operato da Rusty O’Shacklevell; in sala cottura McCabe porta Pierre “De Garde” Warburton, ex-geologo senza nessuna esperienza ma assiduo frequentatore del White Hart Pub: a lui il compito di eseguire le istruzioni “alla lettera”. Dopo un primo periodo di assestamento i due impiante di One Mile End hanno iniziato a sformare novità al ritmo richiesto attualmente dal mercato inglese: 20 nuove birre nel 2017, 30 nel 2018.
Oltre che al brewpub potete assaggiare le birre anche direttamente nella piccola taproom di Tottenham, aperta ogni sabato e nei giorni in cui ci sono le partire degli Spurs.
Juicy 4 PM: Citra, Mosaic, El Dorado: questi i luppoli utilizzati in Double Dry Hopping per creare una New England Pale il cui nome si riferisce “all’orario in cui in tutto il mondo è accettabile farsi la prima birra del giorno”. Le quattro del pomeriggio, alquanto opinabile.
Il color arancio pallido è opalescente ma non eccessivamente torbido: la schiuma, cremosa e abbastanza compatta, ha una buona persistenza. Frutta tropicale, mandarino, pompelmo e arancia danno forma ad un aroma pulito e abbastanza fresco ma non particolarmente intenso, nonostante il modaiolo DDH. C’è anche qualche lieve interferenza dank. Anche al palato la componente juicy è protagonista senza eccessi: tropicale (soprattutto ananas) e agrumi lasciano comunque intravedere una leggera base maltata (pane). Il finale è zesty, moderatamente amaro, secco e rinfrescante. Non so quanti mesi alle spalle abbia questa birra pulita, semplice, gradevole, facilissima da bere (4.9%). Non è un mostro d’intensità, soprattutto per quel che riguarda il carattere “juicy” ben evidenziato in etichetta: da questo punto di vista è senz’altro una mezza delusione per chi la confronta con i maestri del New England inglese, Cloudwater, Verdant e Deya in primis. Per chi invece ha voglia di bere una birra, e non un succo di frutta, Juicy 4pm è una piacevole quasi session beer moderna.
Formato 44 cl., alc. 4.9%, scad. 19/08/2019.NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia/lattina e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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