lunedì 21 settembre 2020

Barbaforte Quadro

Folgaria è una località turistica del Trentino Alto-Adige ben nota agli amanti dello sci e del trekking estivo: è qui, a 1168 metri di altitudine ai piedi del monte Cornetto, che il folgaretano Matteo Mincone ha aperto le porte del birrificio Barbaforte. Il suo percorso è quello che hanno fatto tanti homebrewers poi divenuti professionisti: dall’amore per la bevanda all’hobby di farla tra le mura domestiche, in questo caso iniziato nel 2006.  Nel 2013 Barbaforte iniziava la propria avventura come beerfirm appoggiandosi per un brevissimo periodo agli impianti di Valcavallina e successivamente a quelli di Manerba, dove nella formazione di Mincone fu di grande aiuto l’esperienza del birraio Alfredo Riva.  Lo status di beerfirm sarebbe dovuto essere solo temporaneo ma a causa di varie vicissitudini la messa in funzione dell’impianto proprio, un automatico della Socis da 10 ettolitri, slittò sino al 23 giugno 2018,  data in cui si tenne l’inaugurazione in uno scenario che offre una splendida vista sui monti Finonchio e Stivo che dominano la Vallagarina.
Barbaforte deve il suo nome alla piante del rafano, la cui radice è molto usata nella gastronomico del Nord Europa: le birre del debutto sono la Golden Ale San Lorenzo (patrono di Folgaria e intestatario della piazza in centro al paese dove la famiglia di Mincone gestisce un bar), la IPA Obice, la ESB Abete e la Saison Quadro, seguite dalla American Pale Ale Mosaico e la stout Trifoglio, tutte prodotte con l’acqua proveniente dalla vicina sorgente del Chior. A queste si aggiungono altre etichette stagionali come l’Amber Ale Aura, la IGA  Intrigata, la Strong Ale Fiocco per l’inverno e Trirum, versione barricata in botti di rum della stout Trifoglio. 
Barbaforte ha un’identità visiva molto chiara, basata su rigorose forme geometriche e uso esclusivo dei colori bianco e nero, gli stessi che caratterizzano anche la zona d’ingresso del birrificio dove vi è un piccolo spazio per la vendita e gli assaggi.

La birra.


Quadro è la saison della casa: l’etichetta raffigura quattro quadrati uno nell’altro (ah.. bei ricordi di Gestaltpsychologie, nda) che potrebbero rappresentare la quattro stagioni (saison). Il suo colore è un bel doratol leggermente velato, la generosa schiuma è pannosa e molto compatta, secondo i dettami dello stile. L’aroma è pulito e intenso: zucchero a velo, scorza d’arancia, fiori, banana, profumi di erbe aromatiche , coriandolo e pepe bianco. Non è tutto merito del lievito: l’etichetta indica l’utilizzo d’imprecisate spezie. L’aroma è fresco e  il mouthfeel è vivace e generosamente carbonato: tutto bene in una saison la cui bevuta offre malti (pane miele), frutta candita (arancia) spezie e un finale caratterizzato da un amaro nel quale convivono note terrose, di radici ed erbe aromatiche. L’alcool (6.4%) è ben nascosto, la bevuta è ben equilibrata e di buona intensità, pur non riuscendo a replicare l’ampiezza dell’aroma. Una saison secca, dissetante, rinfrescante e versatile per potenziali abbinamenti gastronomici. Tutto bene o quasi: avrebbe solo bisogno di essere un po’ più rustica e ruspante, caratteristica che ogni saison dovrebbe possedere e che per alcuni è una mancanza imperdonabile. In questo caso direi che il contenuto del bicchiere riesce a far chiudere un occhio volentieri. 
Formato 33 cl., alc. 6.4%, lotto 200307, scad. 28/10/2021, prezzo indicativo 4.50-5.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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