domenica 10 agosto 2014

Vecchia Orsa Rajah

Mancava da un paio d'anni su queste pagine, il birrificio Vecchia Orsa, da quell'infausto 2012 in cui il terremoto che aveva colpito l'Emilia aveva messo in ginocchio anche la vecchia casa di campagna che ospitava gli impianti. Si decise allora di anticipare i tempi del già programmato trasloco in locali adatti a contenere impianti più capienti; ma anche la struttura individuata a San Giovanni in Persiceto necessitava di alcune modifiche antisismiche. E' solo ad inizio 2013 che vengono realizzate le prime cotte nel nuovo impianto e che viene inaugurato lo spaccio, un piccolo locale antistante il birrificio dove si possono bere ed acquistare le birre, anche mangiando qualche tagliere di formaggi e salumi.  I nuovi impianti hanno portato una modifica dei formati delle bottiglie: sono nate le piccole 33,  e  le bottiglie  da 75 cl. sono state sostituite dal formato 66. Rinnovate in meglio le etichette, cambiati i nomi di alcune ricette. Molto bene la scelta del trentatré, meno bene il livello prezzi che - ahimè - ha subito una leggera impennata. Se nel 2012 allo spaccio una bottiglia di Saison da 75 cl. costava 6.00 Euro, adesso il formato da 66 viene venduto a 6.10 Euro.
Spostiamoci ora al 31 Ottobre 2013 dove al birrificio viene presentata per la prima volta la India Pale Ale di Vecchia Orsa: Rajah, questo il nome scelto, per un'American IPA realizzata con malti Maris Otter, Monaco, Cara-Hell e Crystal, frumento, luppoli Simoce, Chinook, Columbus, Target e Northern Brewer.
Bottiglia "rilasciata" verso la metà dello scorso giugno, che ha quindi un mesetto circa di vita alle spalle. Il colore è ambrato, con riflessi ramati; la schiuma, biancastra, è fine e cremosa, generosa e molto persistente. L'aroma è ovviamente fresco, ed è quello che vorresti sempre trovare quando bevi una IPA: quasi balsamico, con pungenti sentori di aghi di pino e resina, suggestioni di menta, pompelmo e note più dolci di frutta tropicale e di fragola/lampone che emergono quando la birra si scalda. La stessa freschezza si ritrova anche al palato: i malti danno una bella strutta (biscotto e caramello) per sorreggere e bilanciare l'abbondante luppolatura. Si parte dal pompelmo, da qualche lieve nota dolce di frutta tropicale per passare ad un crescendo progressivo d'amaro, ricco di resina, pungente e pepato. Il corpo è medio, le bollicine sono poche, il risultato è una birra oleosa e morbida, gradevole al palato, che si beve bene ad un ritmo - chiaramente - non troppo elevato. Una IPA che si dissocia da quelle modaiole e ruffiane, dalla spremute di agrumi o di frutti tropicali: qui si fa sul serio, si spinge il piede sul pedale dell'amaro, il palato è sempre ben pulito e soddisfatto dal bel retrogusto pulito ed intenso di resina e di terra "umida". 
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 65, lotto 412, scad. 06/2015, pagata 3.80 Euro (spaccio birrificio).

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