domenica 3 agosto 2014

Fuller's Frontier

L'Inghilterra, e Londra in particolare, sono in pieno fermento brassicolo; da qualche anno (dico 2010) si assiste ad una vera e propria rivoluzione di quella che viene chiamata "craft beer": nuovi birrifici, nuovi pub e nuovi locali dove bere aprono ad un ritmo elevato. Non ho dati alla mano per quantificare la quota di mercato che lentamente il segmento "craft" sta rosicchiando alle multinazionali ed ai grandi produttori, ma è innegabile che chi un tempo dominava il mercato dei pub e degli scaffali dei supermercati oggi dorme sonni (un po') meno tranquilli. Il "craft" tira, i grandi produttori hanno fiutato la possibilità di inserirsi in una fetta di mercato dove (almeno per loro) ci sarebbero margini ancora più elevati "spacciando" per "artigianale" quello che artigianale non è.
Non è questo il caso di Fuller's, che negli anni'90 era rimasto l'unico e l'ultimo birrificio ancora operante a Londra; alla Fuller's hanno insomma visto la caduta e la rinascita della Londra birraria dall'alto della loro impermeabilità alle mode. Invece che "inseguire" la tendenza dei luppoli americani o esotici, alla Fuller's hanno iniziato a rovistare nel proprio passato realizzando alcune delle loro birre meglio riuscite nella linea "Past Masters".
Solo di recente hanno fatto un passo verso la moda, commercializzando una "new wave craft lager" chiamata Frontier; i primi lotti "pilota", disponibili solo in fusto, escono a giugno 2013; la ricetta elaborata dall'head brewer Rob Topham disegna l'incontro tra malti "del vecchio continente" e luppoli "del nuovo mondo", ovvero l'America: quelli utilizzati dovrebbero essere Cascade, Liberty e Willamette. La risposta del pubblico è positiva, si parla di 300.000 pinte bevute ed ecco che a dicembre 2013 Frontier entra permanentemente nel portfolio di Fuller's e viene distribuita anche in bottiglia.
Filtrata ma non pastorizzata, arriva nel bicchiere dorata, solo lievemente velata, con un discreto cappello di schiuma biancastra, fine, cremosa e dalla buona persistenza. L'aroma è pulito ma non certo un tripudio di freschezza e di fragranza; sentori di miele e floreali (camomilla) si affiancano a quelli di cereali e di agrumi come arancia e mandarino. Al palato rivela un corpo tra il medio ed il leggero ma un livello di bollicine davvero troppo basso che, abbinata alla consistenza acquosa, la rende molto poco vivace. Il gusto segue il percorso tracciato dall'aroma, con note di pane e di crackers, miele ed agrumi, per una bevuta non particolarmente intensa dove il finale amaro erbaceo va a bilanciare la dolcezza dei malti.  Neppure il gusto è però fragrante, gli agrumi virano verso la marmellata, c'è qualche traccia burrosa. L'idea di fondo non sarebbe male, anche se il gusto non è particolarmente intenso, ma ciò che penalizza e che rende meno rinfrescante e scorrevole del dovuto questa "new wave lager" è la mancanza di fragranza e di freschezza. Per il resto è una birra "innocua" che ben si adatta a palati ancora abituati ai prodotti industriali; bisognerebbe averne a disposizione un esemplare fresco per dare un giudizio più corretto, ma l'impressione è che questa Frontier non risulterà particolarmente eccitante per chi invece naviga già da tempo nel mare della "craft beer".
Formato: 33 cl., alc. 4.5%, scad. 13/11/2014, pagata 2.09 Euro (supermercato, Italia).

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