martedì 3 maggio 2016

Buxton / Omnipollo: Yellow Belly Sundae

La birra di oggi è legata a quella presentatavi qualche mese fa, la collaborazione tra il birrificio inglese Buxton e la beerfirm svedese Omnipollo chiamata Yellow Belly. 
"Yellow Belly" è un termine  che in inglese indica una persona priva di coraggio, un codardo; la birra nasce a settembre 2014, nell'ambito del progetto Rainbow Collaboration promosso da Ryan Witter-Merithew di Siren Craft Brewery: coivolgere quattordici birrifici per produrre sette birre collaborative a rappresentare i sette colori dell'arcobaleno. Colin Stronge di Buxton e Henok Fentie di Omnipollo scelgono il giallo, un colore che attribuiscono immediatamente alla codardia. L'ispirazione viene forse da Henok, il proprietario (di colore) della beerfirm svedese che rimane scioccato dal risultato di alcuni sondaggi politici effettuati nella sua nazione, secondo i quali il partito fascista Sverigedemokraterna potrebbe ottenere il 40% di consensi. 
Realizzata la birra, eccone la quasi inevitabile versione barricata che, per l’occasione, prende il nome di Yellow Belly Sundae:  per chi non lo sapesse, un sundae altro non è che un dessert composto da una base di gelato ricoperta da una guarnizione che spesso si compone di panna montata e altri ingredienti come sciroppo, granella di arachidi, ciliegie. Sono molte le cittadine americane che rivendicano l’invenzione di questo dolce avvenuta alla fine del diciannovesimo secolo: tra le varie storie, l’unica ad essere davvero documentate sembra essere quella di Itaca, città nello stato di New York, dove “John M. Scott, un ministro della Chiesa Unitaria, e Chester Platt, co-proprietario della Platt & Colt Pharmacy, crearono il primo sundae storicamente documentato. Platt ricoprì per un mero capriccio un piatto di gelato con sciroppo di ciliegie e ciliegie candite, e chiamò il piatto "Cherry Sunday"  in onore del giorno in cui era stato creato. La più antica prova scritta di un sundae è una inserzione per la "Cherry Sunday" della Platt e Colt's, pubblicato sull'Ithaca Daily Journalil 5 aprile 1892. Nel maggio dello stesso anno la Platt&Colt vendeva già "Strawberry Sundays" e, successivamente, "Chocolate Sundays". I "Sundays" della Platt&Colt arrivarono a divenire così popolari che, nel 1894, Chester Platt tentò di registrare il termine Sunday”. 

La birra.
La già ricca Yellow Belly, una massiccia (11%)  imperial stout  prodotta con "aromi" di arachidi e biscotti, lattosio e con aggiunta di vaniglia e fave di cacao in maturazione, viene invecchiata in botti di Bourbon, con l’ABV che sale a 12%; l’etichetta è affidata al solito collaboratore fidato di Omnipollo, Karl Grandin.  
Completamente nera, genera un dito di cremosa schiuma color nocciola, abbastanza fine e dalla buona persistenza. Il naso non può essere altro che dolce e reminiscente di un vero dessert: la sua ricchezza è comunque ben congeniata e riesce a mantenere un ottimo livello di pulizia e di eleganza, senza risultare artificioso. Biscotto al burro, caffelatte, gianduia, arachidi, vaniglia, cioccolato al latte, caramello e melassa sono alcuni dei descrittori che mi vengono in mente, ma ogni volta che il naso si avvicina al bicchiere nascono altre potenziali declinazioni di dessert; a completare l’effetto “sundae” c’è il lattosio che, unito alla vaniglia, rende davvero l’effetto panna montata (o yogurt alla vaniglia, se preferite). Il mouthfeel è quello atteso e, direi, indispensabile per una birra-dessert: corpo pieno, poche bollicine, una densità morbida e cremosa che comunque scorre senza grandi intoppi.  Il gusto ripropone quasi in toto l’aroma, passando per biscotto, fudge al caramello, cioccolato al latte, vaniglia, arachidi, caffelatte: l’alcool/bourbon dà un contributo  imprescindibile irrobustendo la bevuta e aiutando, in presenza di pochissimo amaro, ad asciugare un po’ il dolce del dessert. Immaginate di versare un goccio di bourbon in un dessert liquido, metteteci anche un cucchiaino di caffè a concludere il pasto ed il quadro è completato. 
Sundae, versione barricata indubbiamente molto più compiuta della Yellow Belly “normale”, che non mi aveva molto convinto: l’aroma risulta meno artificioso, e soprattutto al palato c’è il caldo del bourbon a contrastare maggiormente il dolce e a dare solide fondamenta all’impalcatura necessaria per sostenere l’opulenza di tutti gli elementi in gioco. E’ una birra-dessert che risulta convincente, nella sua tipologia: la differenza di prezzo tra Yellow Belly e Sundae non è particolarmente significativa, sono entrambe in fascia alta  e  se potete scegliere il mio consiglio è di optare senza dubbio per la versione barricata.
Formato: 33 cl., alc. 12%, lotto e scadenza non riportati.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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