mercoledì 24 agosto 2016

High Water Campfire Stout

Avevamo già parlato di High Water Brewing quattro anni fa, in occasione della No Boundary IPA. Progetto lanciato a marzo 2011 da Steve Altimari e John Anthony assieme ai soci Lane Anthony, Kevin Sweeney e Davin Abrahamian.  Dei due il birraio è Altimari, che dopo 12 anni passati nella Silicon Valley a lavorare nel campo dell’High Tech aveva deciso di cambiare vita  frequentando un corso per diventare mastro birraio, finendo poi per essere assunto nel 1995 alla Valley Brewing Company, dove riuscì anche a vincere diverse medaglie in alcune edizioni del Great American Beer Festival. Lasciata la Valley, Altimari crea High Water (il nome scelto viene proprio dall’italiano “acqua alta”) appoggiandosi per la produzione ad impianti di birrifici  tra  i quali figurano Hermitage, Drakes, Uncommon e Devil’s Canyon; il debutto avviene con  Retribution Imperial IPA ed Hop Riot IPA, seguite da altre produzioni che formano lentamente un portfolio di una cinquantina di referenze distribuite soprattutto in California, Nevada, Washington, Alaska, Vermont, Florida ed in Europa.

La birra.
Campfire Stout, una birra o meglio un “ricordo in forma liquida” di serate passate davanti al falò di un campeggio: si tratta di una stout prodotta con utilizzo di melassa e graham crackers che è col tempo diventata la High Water più venduta  e che si basa su di una ricetta realizzata da Altimari assieme alla moglie Barri, una ex-psicologa che oltre a lavorare per High Water sviluppa ricette gastronomiche per aziende alimentari;  nel 2014 ha ottenuto al Great American Beer Festival la medaglia d’oro nella categoria “specialty”. 
Nera, forma una golosa testa di schiuma cremosa color cappuccino che tuttavia collassa abbastanza rapidamente; l’aroma disegna subito una birra-dessert ricca di cioccolato al latte, marshmallow, gianduia, caramello e melassa, biscotto (o quel graham cracker che dir si voglia), nocciola e vaniglia. Molto bene intensità e pulizia, peccato per qualche lieve scivolone, comunque perdonabile,  nell'artificialità di alcuni profumi. La sensazione palatale predilige la scorrevolezza e la facilità di bevuta senza indulgere in cremosità o mouthfeel particolarmente "lussureggianti": il corpo è medio e le bollicine, sebbene sottili, sono leggermente in eccesso. Al palato  c'è un po' meno pulizia: il dolce del caramello, del cioccolato al latte e della vaniglia viene in parte bilanciato dall'orzo tostato, con il risultato di una birra che rimane comunque abbastanza dolce senza mai essere stucchevole. Nel finale le tostature sono affiancate dall'amaro dei luppoli, con il palato che viene ripulito e quasi rinfrescato da lieve accenni di anice e di menta. C'è complessivamente una bella intensità in una stout-dessert dalla gradazione alcolica tutto sommato contenuta e priva di eccessi: per il mio gusto personale le manca un pochino d'amaro, il gusto è un po' meno convincente rispetto all'aroma ma se amate le birre-dessert questa Campfire Stout è senz'altro da mettere sulla vostra wishlist. 
Formato: 65 cl., alc. 6.5%. IBU 39, lotto 05/05/2015, scad. non riportata, 11.00 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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