mercoledì 20 maggio 2020

DALLA CANTINA: Toccalmatto Vecchio Bruno 2015


One-shot, collaborazioni, special editions: fino a qualche anno fa questo era il pane quotidiano del birrificio Toccalmatto, sempre pronto ad incalzare i bevitori con qualcosa di nuovo da provare. Nel 2017 il birrificio di Fidenza (PR) guidato da Bruno Carilli ha stretto una importante partnership con la beerfirm belga Caulier e da allora la propria strategia commerciale è cambiata . Fu lo stesso Carilli ad ammetterlo in un’intervista a Fermento Birra di quel periodo: “non puoi continuare ad inseguire un mercato schizofrenico, modaiolo, publican volubili. Vedo qualche birrificio seguire trend produttivi effimeri, fare birre modaiole, ma è una politica cieca che non paga, tutt’altro. Te lo dice uno che ha lanciato mode, che ha fatto molte one-shot, ma poi le birre che vendi sono altre, devi creare degli standard e puoi farlo anche con birre molto caratterizzate, solo che devi venderle”.  
Va bene divertirsi, va bene far parlare di sé ma alla fine del mese bisogna fatturare e l’impianto deve funzionare, soprattutto se di grosse dimensioni.  Meno varietà e più quantità, sembrerebbe essere questo l’unico modo per sopravvivere: “rimanere in una fascia intermedia a livello dimensionale è pericolosissimo. Il mercato è cambiato e sta cambiando. Noi ci siamo salvati perché abbiamo investito in maniera assennata e graduale. Arrivi però ad un certo punto che devi cambiare il mercato, la distribuzione, e da solo non puoi farcela. Secondo me chi produce tra i 1000 e i 7000hl annui rischia molto”. 
Tutti questi fattori hanno determinato il rinvio di quel Progetto Cantina che Toccalmatto aveva annunciato nel 2015 quando aveva appena inaugurato il nuovo impianto e voleva trasformare i locali adiacenti allo spaccio, che ospitavano l’impianto vecchio, in una “barricaia dove poter iniziare a fare delle birre acide con una forte impronta personale e italiana. Lo stabile sarà diviso in due aree (entrambe a temperatura controllata), una destinata alle Farmhouse Ales e l’altra a birre acide ispirate ai Lambic”.


La birra.

Proprio in quell’anno, esattamente a giugno 2015, veniva messa in vendita la Vecchio Bruno, che veniva presentata così:  “abbiamo pazientemente aspettato qualche anno, e finalmente è pronta. Ispirati alle Flemish Red e all’Aceto Balsamico Tradizionale, siamo partiti dalla Saba, il tradizionale mosto cotto emiliano, e l’abbiamo lasciata in botte a sviluppare la sua spiccata acidità acetica. Vogliamo pensare sia la capostipite dello stile Sour Emilian Red Ale”.  La bella etichetta è stata realizzata dal grafico Antonio Bravo: a lui il compito di raffigurare il Vecchio Bruno (traduzione storpiata di Oud Bruin) mentre si aggira furtivo tra le strade del centro storico di Parma. Un esperimento che credo non fu mai più ripetuto da allora e il sogno delle Sour Emilian Red Ale è stato riposto nel cassetto; andiamo comunque ad assaggiare una di quelle bottiglie che ho conservato per un lustro in cantina.

Alla vista predomina il color rubino con qualche nervatura ambrata: la schiuma è cremosa ma piuttosto rapida a scomparire. Anche il naso si tinge di tonalità rossastre: ciliegia, marasca, amarena cotta, aceto balsamico e frutti di bosco sono accompagnati da note legnose e ricordi di una umida e polverosa cantina. A cinque anni dalla messa in bottiglia la carbonazione è piuttosto vivace e la bevuta è ancora giovane e scattante:  il dolce di zucchero bruciato, mora e mirtillo, ciliegia sciroppata sono contrastati dall’asprezza dell’amarena e di altri frutti rossi, da sbuffi acetici (balsamici) che anticipano un finale vinoso, piuttosto secco, chiuso dall’amaro dei tannini del legno. E’ solo qui che questa birra rinfrescante presenta il conto della propria gradazione alcolica (7.5%): gran bella bevuta, complessa ma di facile fruizione, un’altalena tra dolce e aspro/acetico. A voler essere pignoli qualche passaggio è un po’ troppo brusco ma mi piace considerarlo un richiamo a quel carattere rustico e ruspante che in una Flanders Red autentica (e non addomesticata dal “progresso”  à la Rodenbach) ci dovrebbe sempre essere. La Vecchio Bruno è invecchiata benissimo e sono convinto che lo avrebbe potuto fare ancora per quale anno: peccato che Toccalmatto sia ora impegnato su altri fronti e abbia un po’ lasciato da parte le birre di nicchia come queste.

Formato 75 cl., alc. 7.5%, lotto 11079, scad. 31/12/2025, prezzo indicativo 16,00 euro (birrificio)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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