giovedì 25 giugno 2020

Jungle Juice Baba Jaga IPA


E’ senz’altro una giungla “urbana” quella scelta dall’ex-homebrewer Umberto Calabria per dar forma ai suoi sogni di birra. Siamo nel Mandrione di Roma, nel quartiere Q. VIII Tuscolano:  fino alla seconda guerra mondiale qui vi era soltanto un prato dove pascolava una grossa mandria (mandrione, appunto). Gli sfollati del bombardamento di San Lorenzo del 1943 occuparono l’area e costruirono delle baracche sotto gli archi dell’acquedotto; negli anni cinquanta il Mandrione era conosciuto soprattutto per zingari e prostitute e rimase in stato di forte degrado sino alla seconda metà degli anni ’70 quando fu gradualmente riconvertito in zona artigianale e residenziale. Al Mandrione Pasolini ambientò molte scene dei suoi film, ne scrisse e ne fece motivo di interventi politici. 
Ma torniamo alla birra. E’ un viaggio in Interrail in Belgio ad accendere la passione in Umberto “JJ” Calabria, cui fa seguito un corso di degustazione presso la AdB Lazio: dal bicchiere a pentole e fornelli il passo è poi breve. Gli esperimenti casalinghi non durano neppure troppo: già nel 2014 Umberto decide di mettere da parte la laurea in giurisprudenza e la carriera d’avvocato per mettersi a fare la birra. Nasce la beerfim Jungle Juice Brewing, itinerante per un paio d’anni sugli impianti del Piccolo Birrificio Clandestino a Livorno, di Birra Turan a Viterbo, del Birrificio La Fucina nel Molise, da Hilltop Brewery e da Eternalcity Brewing a Roma. Il debutto avviene con la saison Jellyfish e con l’American IPA Baba Jaga, cui fanno seguito altre produzioni molto luppolate come la Black IPA Jungle Fever e la Session IPA Marisol e la Double IPA Spud.  Ma c’è anche il Belgio con la triple Dentistretti  e la witbier al lampone Fruit Jay, capostipite di una serie di birre alla frutta che oggi include una Session IPA all’ananas ed una White IPA con pesca e pera, solo per citarne alcune. 
Lo status di beerfirm non dura molto: all’inizio del 2016 iniziano i lavori di ristrutturazione di un ex-pastificio al Mandrione nel quale viene installato un impianto da 10 ettolitri capace di sfornarne circa 900 all’anno. Ad affiancare Umberto ci sono i ragazzi dell’Hopificio, locale del quartiere dell’Appio Latino: Marco Mascherini, Claudio Lattanzi, Marco Valentini ed Emanuele Grimaldi.  A Marco, diplomato in design, vengono affidate grafiche e comunicazione delle birre.  Un investimento importante finanziato con risparmi personali e con duecentomila euro dal microcredito dei fondi europei. Il vernissage del birrificio e della sua taproom chiamata Jungle Juice Beer Bar avviene nel maggio del 2017: il locale è aperto dal giovedì alla domenica e affianca alle birre una cucina informale, musica, Dj set e ovviamente partite di calcio in diretta tv.
Jungle Juice ha sempre distribuito le proprie birre solo in fusto, realizzando un numero molto limitato di bottiglie per la vendita presso la taproom. L’emergenza Covid-19 ha spinto il birrificio a rivedere le proprie strategie e da qualche tempo sono arrivate le lattine, acquistabili anche presso lo shop on-line.

La birra.
 L’American IPA di Jungle Juice è dedicata a Baba Jaga, mostruosa vecchietta dotata di poteri magici della mitologia slava e russa. La ricetta se non erro dovrebbe prevedere malti Pale, Cara 20 e CaraPils, luppoli Centennial, Simcoe e Mosaic. Il suo colore dorato è piuttosto carico, prossimo al rame, mentre la schiuma è cremosa e compatta. L’aroma è fresco, intenso e pulito: pompelmo, arancia, resina, mandarino, accenni di frutta tropicale e di biscotto. Un bel bouquet che trovo solo parziale corrispondenza al palato: la bevuta è infatti meno sfaccettata e basata sulla contrapposizione dolce (caramello e biscotto) e amaro (resina-vegetale). L’alcool (7%) è molto ben nascosto,  qualche nota di pompelmo è il preludio ad un finale abbastanza secco dall’amaro di buona intensità e durata. Una IPA semplice e bilanciata, pulita e facile da bere, classica e lontana dalle mode: tuttavia credo che replicare le caratteristiche aromatiche anche nel giusto non potrebbe che giovarle. Ma è comunque una buona bevuta, piuttosto gradevole.
Formato 33 cl., alc. 7%, lotto 13/2020, scad. 07/10/2020, prezzo indicativo 4.,50-5,00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio

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