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domenica 26 ottobre 2014

Williams Brothers Paradigm Shift

Terzo appuntamento con il birrificio scozzese Williams Brothers, che vi ho presentato in questa occasione. E' la volta di una Amber Ale o di una "Red Ale potenziata", come il birrificio preferisce chiamarla: e si tratta di una delle ultime nate in casa Williams, visto che ha fatto il suo ingresso in società lo scorso gennaio al Inn Deep Bar di Glasgow. Il nome dovrebbe far riferimento alle teorie di Thomas Kuhn e al "cambiamento di paradigma"; l'etichetta mostra infatti una di quelle immagini reversibili o ambigue che mi ricordano uno dei miei ambiti di studi preferiti: la teoria della percezione della Gestalt. A seconda di come guardate quella testa di animale rappresentate in etichetta, potreste alternativamente vedere le orecchie arancioni della una testa di un coniglio o il becco arancione aperto di un papero. Proprio questa immagine reversibile fu scelta da Kuhn "per dimostrare come un cambio di paradigma può far sì che una persona veda la stessa informazione in un modo completamente diverso".
La gestalt di questa Red Ale è invece fatta di malti Lager, Crystal e Dark Crystal, frumento, ed un parterre di luppoli composto da Bravo, Citra, Centennial ed Amarillo. Il colore è molto invitante: ambrato con intense sfumature rossastre, appena velato: la schiuma è molto fine e compatta, cremosa, color ocra ed ha una buona persistenza. 
Al naso c'è una buona intensità ed una bella pulizia: caramello, biscotto, marmellata d'agrumi, frutta secca, qualche sfumatura di frutti di bosco rossi; non c'è molta freschezza, ma il pericoloso connubio caramello-marmellata genera un insieme dolce (quasi candito) che risulta tutto sommato ancora gradevole e meno stucchevole di quanto si potesse temere. Lo stesso discorso vale anche per il gusto: il rischio di queste Red Ale abbondantemente luppolate è che, una volta persa la loro freschezza, si trasformino in delle "bombe" dolci dalla bevibilità assai limitata. Qui invece l'insieme ancora "regge", il caramello, la marmellata ed il biscotto sono ancora tenuti sotto controllo da un amaro resinoso e soprattutto terroso che le donano una specie di equilibrio. La bevuta risulta morbida e gradevole, con una consistenza oleosa e poche bollicine: concedendo la parziale attenuante dei maltrattamenti della grande distribuzione, il risultato è alla fine discreto, con una rapporto qualità prezzo abbastanza interessante. 
Formato: 33 cl., alc. 6.2%, IBU 50, lotto 1703 1408, scad. 09/2015, pagata 2.19 Euro (supermercato, Italia).

venerdì 26 settembre 2014

Williams Brothers Double Joker

Il mio primo incontro con il birrificio scozzese Williams Bros. Brewing Co. lo trovate qui, e non è stato dei più entusiasmanti; a nessuno (o quasi) si nega una seconda possibilità ed eccomi di fronte alla loro Double Joker I.P.A. Di solito evito l'acquisto di IPA e Double/Imperial IPA se non trovo indicazioni sulla data d'imbottigliamento o se non riesco a risalire, in qualche modo, al loro grado di freschezza. Aiuta in questo senso avere un beershop "di fiducia", dal quale acquistate con regolarità e che può darvi indicazioni in questo senso. Sono birre (e ripeterlo non è mai abbastanza, visto che sono anche quelle - forse?- ancora più richieste) che vanno bevute fresche, entro poche settimane (pensiero ortodossa del beergeek americano) o almeno entro pochissimi mesi dal loro imbottigliamento; il discorso vale in maniera ancora maggiore per le Double IPA, più alcoliche e più luppolate, dove l'affievolirsi dei luppoli col passare dei mesi crea degli squilibri molto più forti trasformando le birre in "dolcioni" alcolici squilibrati e molto poco gradevoli.  Aggiungiamo a questo il fattore rischio della Grande Distribuzione, che notoriamente tratta le cosiddette birre "artigianali" come quelle pastorizzate o come i cartoni di acqua, senza troppo preoccuparsi di proteggerle dalla luce e dagli sbalzi  termici (calore). L'acquisto di una Double IPA in un supermercato sarebbe quindi da non fare a prescindere; ma una stanca sera d'estate dopo otto ore di lavoro passate a far la spesa tra le corsie, e la visione di birre "insolite" su uno scaffale a fianco della solita carrellata di Ainechenmorettiperonituborg possono procuravi, come nel mio caso, un attacco di immotivata euforia a spingervi all'acquisto di quello che - a mente fredda - non acquistereste mai. Metteteci anche un prezzo (2.29 Euro per trentatré centilitri) al quale non siete abituati: quante bottiglie, nei beershop, hanno come prima cifra del prezzo un numero inferiore al tre, nella migliore delle ipotesi? 
Mi ritrovo dunque nel frigorifero la versione "potenziata" della Joker Scottish IPA del birrificio di Kelliebank, Alloa; è realizzata con malti Lager, Vienna e Pale Crystal, frumento, avena e segale. 
La scelta dei luppoli cade su Southern Cross, Amarillo, Cascade, Citra e Calypso. Nel bicchiere si presenta di colore oro antico, quasi limpido: forma una buona testa di schiuma biancastra, fine, cerosa e compatta, dalla buona persistenza. Ma il vero biglietto di visita di una IPA/IIPA è l'aroma: bastano pochissimi secondi per avere un'idea di quello che ti ritroverai a bere, e del suo livello di freschezza. Purtroppo il riscontro (quasi come aprire un referto medico!) non è affatto positivo; l'aroma è tutt'altro che fresco, anche se tutto sommato pulito: caramello, marmellata d'arancia, frutta disidratata, quasi candita, qualche remoto sentore di frutta tropicale molto matura (mango). Tutto il resto non è altro che una conferma di qualcosa che sai già, senza neppure bisogno di bere: gusto molto dolce, sbilanciato, con abbondanza di marmellata d'agrumi, frutta candita e caramello (c'è anche un po' di biscotto, qui). L'amaro non morde, fa quasi fatica a contenere il dolce, alzando il capo solo nel finale: ma è un amaro poco elegante, che pesta sul vegetale, che satura subito il palato. Il passaggio dal "troppo dolce" al "cattivo amaro" è brusco, senza nessuna sfumatura; la birra è bevibile, intendiamoci, l'alcool si fa sentire quanto basta, ma una (Double) IPA fresca è ben altra cosa. Difficile quindi dare un'opinione veritiera su una birra così diversa da come dovrebbe essere: bene il prezzo ma, Grande Distribuzione, dovresti trovare il modo di trattare questi prodotti con le dovute attenzioni. Non pretendo di trovare tutte le birre in frigorifero come negli Stati Uniti (dove peraltro i "cadaveri" s'incontrano comunque), ma almeno mettete sugli scaffali delle tipologie di birre che siano un po' meno "delicate".
Formato: 33 cl.,  alc. 8.3%, IBU 65, lotto 1703 0914, scad. 09/2015, pagata 2.29 Euro (supermercato, Italia). 

    domenica 14 luglio 2013

    Williams Brothers Birds and Bees

    La storia della Williams Bros. Brewing Co. inizia come un più umile negozio di homebrewing (Glenbrew) a Glashow. Nel 1988, una signora di origine gallese si presenta in negozio con la traduzione di un ricetta di un’antica birra gallese (la Leanne Fraoch, erica e mirto al posto del luppolo); vorrebbe (ri)produrre un po’ di questa antica birra per berla con la famiglia. Bruce Williams accetta di aiutarla con la condizione di poter poi avere “in uso” la ricetta. La prima cotta viene prodotta in un microbirrificio a Taynuilt  ed ottiene un buon successo non solo tra i familiari della signora committente; il primo lotto viene infatti venduto completamente in poco tempo. Per due anni la produzione continua a Taynuilt, ed alla Froach Heather Ale si affiancano alcune altre riproduzioni di antiche ricette scozzesi, come un’antica birra alle alghe di mare ('Kelpie – Seaweed Ale'), una birra scura un tempo brassata dai druidi con bacche di sambuco ('Ebulum – Elderberry Black Ale') ed una birra con frumento ed uva spina ('Grozet – Gooseberry Wheat Ale') basata su una ricetta di un monastero del sedicesimo secolo. La limitata capacità produttiva dell'impianto di Taynuilt (permetteva di rifornire di cask solamente cinque pub locali)  rende necessario perfezionare le nuove birre altrove, prima usando gli impianti del birrificio Maclay ad Alloa, e poi finalmente nel birrificio di proprietà che i fratelli Williams (entra in società anche Scott) acquistano a Craigmill, Strathaven, nel 1998. Nel 2004 una nuova espansione con l'acquisto del vecchio birrificio Forth Brewery a Kellibank, Alloa; grazie all'aumentata capacità produttiva, alle birre “storiche” si aggiungono altre 25 ricette questa volta contemporanee. Gli impianti consentono anche al birrificio di produrre ed imbottigliare birre per altri colleghi scozzesi, diventando così in breve tempo uno dei più prolifici birrifici scozzesi indipendenti. 
    Rispettosi della stagionalità, assaggiamo la loro birra estiva chiamata Birds and Bees (Uccelli ed Api) che vede l'utilizzo, secondo il sito del birrificio di malto lager, frumentato maltato, luppoli Bobek, Cascade, Amarillo e Nelson Sauvin. Secondo l'etichetta della bottiglia che abbiamo bevuto, il malto è Pale (belga), i luppolo sono Amarillo e Nelson Sauvin; in entrambi i casi, "confermato" l'uso di fiori di sambuco in infusione. Dorata, leggermente velata, forma un paio di dita di schiuma bianchissima, fine e cremosa, dalla buona persistenza. L'aroma non brilla particolarmente di fresco, ed appare un po' stanco, accaldato: arancio (marmellata), cereali, qualche remoto sentore floreale (sambuco). Lo stesso problema lo  ritroviamo in bocca, con un gusto poco intenso e, privo di freschezza e fragranza, molto poco estivo; imbocco maltato di cereali e crosta di pane, agrumi, soprattutto polpa d'arancio ed un finale abbastanza corto, amaro di scorza di pompelmo. Golden Ale appena sufficiente, facile da bere ma in una bottiglia priva di quella freschezza e vitalità che vorremmo sempre trovare in una birra estiva; il corpo leggero e la bassa carbonatazione, uniti ad un gusto poco intenso, non fanno altro che metterne in evidenza le debolezze. Non ottiene grossi punteggi neppure sullo (spesso troppo) generoso Ratebeer, per quello che conta. Formato: 50 cl., alc. 4.3%, scad. 07/2014, pagata 5.50 Euro (enoteca, Italia).