martedì 10 maggio 2016

Birra del Borgo Duchessa

Non vi tedierò a lungo con l’ennesimo articolo sull’argomento più caldo delle ultime settimane nel mondo della cosiddetta “birra artigianale italiana”, l’acquisizione di Birra  del Borgo da parte della multinazionale AB-Inbev, proprietaria di marchi quali Budweiser, Corona, Stella Artois, Beck's, Hoegaarden, Leffe, Diebels, Franziskaner/Spaten, Labatt e Bass, solo per citare i più noti. 
Da qualche anno la strategia AB-Inbev prevede l’incorporazione nel proprio portfolio anche di birrifici “craft” e, l’uno dopo l’altro, sono caduti nella rete  Goose Island (USA, 2011),  10 Barrel  (USA, 2014), Blue Point Brewing Company  (USA, 2014, 24 M$),  Camden Town (UK, 2015, 85 M£), Elysian Brewing Company  (USA, 2015), Breckenridge Brewery  (USA, 2015), Four Peak (USA, 2015), Golden Road  (USA, 2015), Devil's Backbone  (USA, 2016) e forse ne ho dimenticata qualcuna. 
Inevitabile che prima o poi toccasse anche all’Italia ed ecco Birra del Borgo passare nelle mani della multinazionale che conferisce contemporaneamente la carica d’amministratore delegato al fondatore Leonardo Di Vincenzo. Le cifre non sono state divulgate, ma al di la delle solite motivazioni di facciata scritte sui comunicati stampa si vocifera che la cessione sia avvenuta soprattutto a causa della pericolante situazione finanziaria nella quale Birra del Borgo si era venuta a trovare. 
L’annuncio ha suscitato reazioni contrastanti negli addetti ai lavori: chi è rimasto in rumoroso silenzio, chi ha invidiato Di Vincenzo ed il contante da lui incassato, chi ha gridato allo scandalo dell'artigiano che si vende all'industria  e chi ha addirittura giurato di boicottarlo, in quanto ora parte di una multinazionale: pieno rispetto per questa scelta ideologica, ma siamo sicuri che sia oggi possibile vivere una vita (telefono, automobile, etc..) depurata dalle multinazionali? Più comprensibili invece le scelte commerciali di alcuni operatori del settore che hanno scelto la coerenza  anche a discapito dell'amicizia con Di Vincenzo: al Ma Che Siete Venuti A Fa' e negli Open Baladin (giusto per citare i casi più emblematici di due soci in affari con Di Vincenzo) non saranno più servite le birre Del Borgo, così come al Moeder Lambic di Brussels. Jean Van Roy ha immediatamente escluso Birra dal Borgo dal Cantillon Quintessence 2016 mentre Sam Calagione ha annunciato che la birra realizzata in collaborazione con Di Vincenzo, l'imperial pils My Antonia, non verrà più prodotta.
Immagino che sia a forte rischio anche la sopravvivenza della Duchessic, realizzata con un blend della saison Duchessa e lambic Cantillon, a meno che Di Vincenzo non trovi qualche altro produttore di lambic disposto a vendere il proprio prodotto ad AB-Inbev. 

La birra.
Una delle creazioni più versatili di Del Borgo, la Duchessa è una birra al farro (saison, dice il birrificio) che viene anche utilizzata come base per realizzare L'Equilibrista, Caos, Duchessic, Fragus e Rubus. Il suo nome è quello dei monti che circondano Borgorose, piccolo paese in provincia di Rieti al confine tra Lazio ed Abruzzo, 730 metri sul livello del mare nella riserva naturale dei monti della Duchessa. Se non erro le prime versioni di questa birra erano prodotte con una percentuale di farro superiore al 50% del totale dei cereali utilizzati, mentre attualmente l'etichetta indica il 23%.
Nel bicchiere arriva al confine tra il dorato e l'arancio, opaca e con un modesto cappello di schiuma biancastra, abbastanza fine e dalla discreta persistenza. L'aroma non fa dell'intensità e della fragranza il suo punto di forza, pur evidenziando una discreta pulizia: cereali, banana, farro, una delicata speziatura e un'altrettanto lieve suggestione di agrumi. La carbonazione va a pari passo con l'intensità aromatica e questa Duchessa soffre della mancanza di vitalità al palato: è tuttavia molto scorrevole, con un corpo che si colloca tra il medio ed il leggero. L'intensità del gusto è perlomeno maggiore, ripassando in rassegna il pane e i cereali, la banana, un accenno di agrumi (marmellata), un tocco di miele e un finale terroso leggermente amaro che, assieme ad un'evidente nota acidula, riportano l'asticella dei sapori in perfetto equilibrio. La sua funzione dissetante e rinfrescante la svolge, con un discreto livello di pulizia ed un'ottima bevibilità e fruibilità: latitano invece fragranza ed emozioni. Le poche bollicine non l'aiutano e non la valorizzano, e in quanto Saison l'espressività del lievito è tutt'altro che entusiasmante, mettendo in evidenza fin troppa banana. La sufficienza la porta a casa, ma di quell'"emozioniamo la birra" che è lo slogan di Del Borgo in questa bottiglia ce n'è molto poco.
Formato: 33 cl., alc. 5.8%, lotto LS191 15A, scad. 04/2017, 2.50 Euro (drink store, Italia).

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

3 commenti:

  1. Ciao, da quali fonti hai desunto che l'acquisto da parte di AbiInBEv sia stato (anche) dovuto a problemi finanziari di BdB? E' la prima volta che sento parlare di questa motivazione...

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    1. Fonti e faldoni segreti... :) non posso rivelare !

      Nelle interviste Di Vincenzo parla apertamente della "ricerca di una maggiore serenità economica"... concetto abbastanza ampio da interpretare.

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    2. Ah ecco. Una cosa è parlare di serenità e una cosa è dire che c'erano problemi finanziari. Non è una differenza da poco, per questo chiedevo quali fossero le fonti.

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