mercoledì 25 maggio 2016

Weihenstephaner Vitus

Corbiniano di Frisinga nacque probabilmente in Francia a Chátres (oggi Arpajon), fin dalla più giovane età avvertì l'inclinazione alla vita monacale e, alla morte della madre, si ritirò in un eremitaggio che lui stesso fece costruire a fianco della chiesa di San Germano nella sua città natale. La sua devozione a San Pietro lo spinse ad intraprendere un pellegrinaggio a Roma dove papa Gregorio II, colpito dalla sua spiritualità, lo consacrò vescovo e gli affidò la missione di evangelizzare i territori della Baviera. Nel 716 Corbiniano giunse in Baviera e nel 725 fondò la chiesa di Santo Stefano su di una collina (Nahrberg) nei pressi di Frisinga (Friesing, quaranta chilometri a nord di Monaco).  La chiesa fu prima trasformata in un monastero di agostiniani (anno 821) e  poi in un’abbazia benedettina (1021). Secondo i documenti storici rinvenuti, la produzione di birra iniziò probabilmente nel 768, e nel 1040 un birrificio fu effettivamente autorizzato dalla città di Frisinga. 
E’ questa la data che consente oggi alle birre prodotte a Wehienstephan di vantare in etichetta il titolo del “birrificio più antico al mondo”. Nel corso dei secoli l’abbazia fu più volte devastata da incendi ed invasioni barbariche, fino ad essere sciolta ufficialmente nel 1803 nel corso del processo di laicizzazione della Baviera voluto da Napoleone Bonaparte: i terreni, gli immobili ed il birrificio annesso divennero così proprietà dello stato bavarese. Dal 1923 il birrificio è stato rinominato Bayerische Staatsbrauerei Weihenstephan (Birrificio di Stato Weihenstephan) ed è gestito in collaborazione con l'Università Tecnica di Monaco. 
Vitus è la Weizenbock che prende il nome da San Vito probabilmente nato in Sicilia (quarto secolo) e vittima della violenta persecuzione cristiana messa in atto da Diocleziano; della sua vita si conoscono soprattutto leggende e l’unica cosa certa pare essere il suo martirio avvenuto quando aveva tra i 12 ed i 17 anni. La giovane età ed i suoi poteri taumaturgici contribuirono a far diffondere il suo culto in tutta la cristianità e a farlo invocare contro epilessia, corea, rabbia e ossessioni demoniache; un’altra leggenda vuole che le sue reliquie furono trasportate nel 765 al monastero di Saint-Denis a Parigi per essere poi donate nel 836 a quello di Corvey nei pressi di Höxter, nell'odierna Renania Settentrionale, che divenne nel medioevo un importante centro di culto del martire. Nel diciassettesimo gran parte delle reliquie scomparvero da Corvey/Korway e furono disperse in tutta Europa: oggi ci sono più di un centinaio di cittadine che vantano di possedere reliquie o frammenti del santo, tra le quali Mazara del Vallo dove si trovano un braccio ed  un osso della gamba.
Apparentemente non vi è alcun legame tra San Vito e la birra, tranne un proverbio tedesco secondo il quale "se piove nel giorno di San Vito, all'orzo non fa bene".

La birra.
Vitus è una Weizenbock, ed é una delle ultime arrivate in casa Weihenstephan, avendo debuttato solamente nel 2007, inizialmente disponibile solamente nel periodo dello Starkbierzeit  (delle "birre forti") che coincide con la quaresima, durante il quale i frati utilizzavano questa forma di pane liquido come sostentamento al posto del cibo. Oggi viene prodotta tutto l’anno. I geeks di Ratebeer la eleggono ottava miglior doppelbock al mondo, e tra le tedesche viene sorpassata solamente da due eccellenze di Schneider che le sono però abbastanza diverse: Aventinus e Tap 5 Meine Hopfen-Weisse
Nel bicchiere arriva dorata, leggermente pallida e velata, con un compatto e cremoso cappello di schiuma bianca dall’ottima persistenza. Al naso, pulito e di buona intensità, troviamo la classica banana e le note speziate di chiodo di garofano; in sottofondo profumi di miele, cereali e crosta di pane, con qualche accenno di pasticceria. Il percorso procede in rigorosa linea retta al palato, con identica pulizia e ottima intensità:  banana, miele, pane e un po’ di canditi formano una bevuta dolce completamente priva di amaro, che viene tuttavia bilanciata dalle note acidule del frumento e vivacizzata da una delicata speziatura. L’alcool è morbido e molto ben dosato, irrobustendo la birra senza intaccare assolutamente la facilità di bevuta che viene agevolata da una sensazione palatale tipicamente tedesca, ovvero mirata a prediligere sempre e comunque la scorrevolezza. Nel retrogusto, corto e dolce di banana e canditi, una nuova carezza etilica. Pulita e impeccabilmente eseguita, caratterizzata da quella chirurgica precisione bavarese che per alcuni è un punto di riferimento e per altri è forse noiosamente eccessiva. Rimane in ogni caso una Weizenbock assolutamente soddisfacente ogni qual volta abbiate voglia di bere un classico. 
Mi accorgo ora di averla già ospitata cinque anni fa, in modo più approssimativo e meno prolisso: posso dire di essere completamente d’accordo a metà con quanto scritto a quel tempo.
Formato: 50 cl., alc. 7.7%, IBU 17, lotto 13:01, scad. 12/12/2016, 2.15 Euro (drink store, Italia).

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. Buongiorno,
    Sono curioso di sapere come fai per riuscire a reperire tante bottiglie diverse e di birrifici piccoli. Hai qualche indicazione di come poter acquistarle in Italia?

    Grazie

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    Risposte
    1. Ciao
      è una domanda complicata, le trovo da diverse fonti non sempre in Italia, ci sono birre che in Italia non sono importate..
      Se hai qualche birra specifica riesco ad essere più preciso.

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