lunedì 25 luglio 2016

Stone (Berlin) IPA (& Stone Delicious IPA)

Sono passati due anni da quel 19 luglio del 2014 in cui Greg Koch, CEO e co-fondatore di Stone Brewing Company, annunciava un investimento da 25 milioni di dollari per l'apertura di una succursale a Berlino. Un edificio del 1901 precedentemente adibito al trattamento di gas industriale è stato completamente ristrutturato e riconvertito in un moderno birrificio nel periferico quartiere Mariendorf (Marienpark 23, metro U6 - Alt-Mariendorf); i lavori di quella che sarà sostanzialmente una replica della location di Escondido, California, sono ancora in corso ma il birrificio è finalmente operativo e le prime lattine sono arrivate in quasi tutti i paesi europei.
Gli impianti si trovano nell'edificio principale (4000 metri quadri) assieme allo spazio merchandising e a quello che sarà lo Stone Bistro, ovvero un ristorante "farm to table" che utilizzerà soprattutto ingredienti provenienti da piccoli produttori locali.  Un secondo edificio di 2000 metri quadri ospita i fermentatori e le linee di packaging: soprattutto lattine. Un ultimo edificio di 120 metri quadri, immerso nei giardini circostanti, sarà utilizzato come sede di eventi. 
Un primo assaggio delle Stone berlinesi, prodotte sull'impianto pilota, è arrivato il 7 dicembre 2015 con un "tap takeover" nei locali Baladin di Milano, Torino e Roma, oltre che in altri locali europei selezionati; lo scorso aprile "il messia" Greg Koch ha invece tenuto una sorta di tour europeo per presentare ufficialmente i primi fusti dell'impianto da 100 hl ed incontrare i giornalisti. In Italia è toccato di nuovo a Milano (20 aprile da Baladin e Lambrate) ed il giorno successivo ci si è spostati a Roma (Ma Che Siete Venuti A Fà e Open Baladin). Per vedere le prime lattine in Italia si è invece dovuto attendere qualche altro mese, ma verso la fine di giugno hanno finalmente debuttato due birre che hanno reso famosa Stone dall'altra parte dell'oceano: IPA e Arrogant Bastard Ale.

La birra.
La IPA di Stone nasce nell'agosto del 1997, quando Stone spegne la sua prima candelina; a San Marcos a quel tempo si produceva solamente una birra, la Stone Pale Ale.  E' strano immaginare che nella contea di San Diego, ora vera e propria mecca del luppolo, allora vi era praticamente solo Vince Marsaglia (Pizza Port) che osava sfidare il palato dei bevitori con delle birre molto, troppo amare per la maggior parte di loro; sempre in California, molto più a nord, c'era Vinne Cilurzo con la sua Blind Pig IPA.
La principale difficoltà che incontravano Wagner e Koch era che la Stone Pale Ale era considerata "troppo amara" da molti dei locali in cui andavano a proporla: "avremmo potuto ascoltarli e andarci più piano col luppolo - ricorda Wagner - ma noi volevamo fare prima di tutto le birre che ci piacevano bere. Se a molti non piacevano, non importa, avremo trovato qualcuno a cui sarebbero piaciute... almeno lo speravamo".  Wagner, co-fondatore e allora birraio di Stone, era un assiduo frequentatore dei Pizza Port e fu proprio una birra di Marsaglia, la Swami's IPA, ad ispirarlo per la prima Anniversary Ale di Stone:  "non abbiamo mai fatto un lotto-pilota della nostra IPA. Non avevamo spazio, tutta la nostra capacità era occupata; così abbiamo pensato ad una ricetta molto semplice e abbiamo incrociato le dita sperando che andasse bene al primo tentativo".
Quella che in seguito diventò la birra più famosa e venduta di Stone si basava su malti Pale e Crystal, luppoli Chinook, Centennial e Columbus; attualmente quest'ultimo è stato sostituito dal Magnum.
Nel bicchiere è del classico limpido colore West Coast, dorato con riflessi arancio, ed una perfetta schiuma bianca, compatta, fine e cremosa, dall'ottima persistenza. In lattina è stata messa lo scorso 13 giugno, ma l'ancor giovane età purtroppo non si riflette nell'aroma: intensità piuttosto dimessa e alquanto deludente per quel che riguarda la fragranza. Sentori floreali, un leggera presenza di aghi di pino: tutto qui.  Bene invece la sensazione palatale; il corpo è medio, con poche bollicine a dar forma ad una birra morbida che scorre molto bene. Al gusto c'è un leggero miglioramento, ma siamo ben lontani dagli standard californiani: la base maltata è lieve (miele, un tocco di caramello) così come quel carattere fruttato che dovrebbe invece rappresentare la spina dorsale di una West Coast IPA. Gli agrumi ci sono, ma è quasi più marmellata che frutta fresca, mentre bisogna arrivare proprio a fine bevuta per veder emergere un po' di personalità e di carattere: l'amaro è finalmente intenso e pungente, resinoso, delicatamente accompagnato dal caramello e da un leggero tepore etilico.
Una IPA piuttosto deludente e sottotono, devo dire a malincuore la verità, soprattutto perché ancora fresca; pochissimi profumi, fragranza che già latita, pulizia non impeccabile. A scanso di equivoci chiarisco che non ho nessun pregiudizio contro Stone e contro la "campagna di evangelizzazione" europea che Greg Koch ha messo in atto. Sono invece "affezionato" a questo birrificio, il primo che ho visitato in California quattro anni fa, restando quasi stupefatto dalle dimensioni di quello che negli Stati Uniti è considerato un "piccolo" birrificio; non per "tirarmela" ma proprio perché questa birra l'ho bevuta più di una volta in California, posso assicurare che è tutt'altra cosa rispetto a quella che oggi mi sono trovato nel bicchiere. Possiamo invocare "la lattina sfortunata", possiamo appellarci al fatto che il birrificio è ancora in rodaggio, ma la strada da fare per proporre agli europei una vera West Coast IPA che non abbia sofferto il viaggio oceanico è purtroppo ancora lunga. Rimango però con una domanda: la Stone IPA americana ha scadenza a 90 giorni, perché a quella tedesca viene invece data una shelf life a nove mesi ?

Il debutto delle lattine europee di Stone Berlin è stato accompagnato da un insolito carico di produzioni americane in bottiglia, sino ad ora disponibili quasi solo presso i BrewDog bar nel Regno Unito, paese del quale il birrificio scozzese è importatore ufficiale. Purtroppo ha poco senso che mi metta a descrivere la Delicious IPA, birra a basso contenuto di glutine che è stata commercializzata da Stone (USA) per la prima volta a gennaio 2015, in quanto a me pervenuta piuttosto malandata. Lemondrop ed El Dorado sono i due luppoli utilizzati, ma nella bottiglia da me bevuta, imbottigliata lo scorso aprile, la stanchezza regna sovrana: a partire dall'aroma, piuttosto sottotono, dal quale emergono profumi poco fragranti di marmellata d'agrumi e di aghi di pino, per proseguire poi al palato, completamente scevro di quella componente fruttata che la birra aveva in origine. Rimangono i malti (pane, miele ed un accenno biscottato) ed un amaro che si sviluppa più su stanchi toni vegetali che sulle pungenti note di resina. Senza la parte fruttata a bilanciare, la bevuta diventa subito una tisana verde che satura il palato dopo pochi sorsi: quattro i mesi sulle spalle, ma sembrano almeno il triplo. Un pessimo viaggio o, se preferite, la solita bottiglia sfortunata.

Nei dettagli
Stone Berlin IPA
Formato: 33 cl., alc. 6.9%, IBU 77, lotto 13/06/2016, scad. 10/03/2017, 4.00 Euro (beershop, Italia).

Stone Delicious IPA)
Formato 35.5 cl., alc. 7.7%, IBU 80, lotto 19/04/2016, scad. 14/01/2017, 5.00 Euro (beershop, Italia).

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. La Delicious IPA provata in bottiglia a ridosso del tap takeover al Baladin di Milano, mi ha conquistato. Chissà!

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  2. Sicuramente bottiglia sfortunata la Delicious IPA. L'ho bevuta spinata a SD e anche in bottiglia (sempre là) ed il nome è azzeccato, deliziosa.

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