domenica 16 luglio 2017

Eastside Six Heaven (Juicy Edition)

Rieccoci a parlare di Eastside Brewing, birrificio laziale (Latina)  fondato nel 2013 da Luciano Landolfi, Tommaso Marchionne, Alessio Maurizi, Cristiano Lucarini e Fabio Muzio. La loro storia ve l’avevo raccontata dettagliatamente in questa occasione; il birraio è Luciano il quale riesce ancora a coniugare gli impegni in birrificio con il suo lavoro quotidiano altrove: nel concreto questo “stakanovismo” si traduce nel recarsi in birrificio alla sera e ogni weekend.  
La produzione del birrificio di Latina è suddivisa in tre macro aree: le "classiche", disponibili tutto l'anno, le "speciali" realizzate occasionalmente e quattro birre "stagionali" da quest'anno, per la prima volta, disponibili anche in bottiglia oltre che in fusto: tra queste vi avevo presentato non molto tempo fa la primaverile Spring Break che facciamo ovviamente seguire da quella estiva chiamata Six Heaven.
Il nome fa rifermento al sesto cielo del Paradiso dantesco, quello di Giovegovernato dalle Dominazioni: il cielo è sede delle anime di principi saggi e giusti, tra cui l'imperatore Traiano e Rifeo, che appaiono a Dante come luci che volano e cantano, formando lettere luminose che compongono la frase «Diligite iustitiam qui iudicatis terram» (cioè "amate la giustizia voi che giudicate il mondo"); al di là di questo è la noce di cocco raffigurata in etichetta ad indirizzarvi verso il contenuto della bottiglia.

La birra.
Si tratta infatti di una "Coconut IPA", prodotta nello specifico con 20 chili di cocco tostato e 30 in un dry hopping durato due settimane; il luppoli utilizzati sono Centennial, Citra, Mosaic e Amarillo, mentre il grist prevede un'elevata percentuale (30% circa) di frumento in fiocchi. Il lievito è  il Saccharomyces bruxellensis Trois. Realizzata per la prima volta nell'estate 2016, quest'anno viene riproposta in versione juicy per cavalcare un po' l'ultima tendenza in campo birrario. 
L'aspetto non è ovviamente il suo punto di forza: oltre alla torbidità tipica di questo sotto stile di IPA, gli oli rilasciati dal cocco non aiutano ovviamente la formazione della schiuma; le poche bolle scomposte che si formano scompaiono immediatamente. L'aroma è molto fresco  e pulito anche se non vi è quel paradiso tropicale che surfista e noce di cocco annunciano in etichetta. L'aroma mette sopratutto in evidenza il carattere dank (pensate più o meno alla marijuana) affiancato dagli agrumi, pompelmo in primis. Per il tropicale e il cocco tostato bisogna aspettare che la birra si scaldi molto. Al palato c'è invece una migliore distribuzione dei vari elementi: sono gli agrumi a guidare le danze (cedro, lime, pompelmo) ma c'è un sottofondo dolce di tropicale nettamente percepibile; il cocco tostato fa ogni tanto capolino entrando ed uscendo di scena, mentre l'amaro  resinoso chiude la bevuta con buona intensità e breve durata, permettendo il ritorno della frutta e del cocco tostato nel retrogusto. L'alcool (7%) è nascosto molto bene e c'è una bella secchezza ad assicurare un buon potere refrigerante contro la calura estiva; c'è anche un buon livello di eleganza, caratteristica che spesso manca in queste Juicy IPA. Il tanto temuto "effetto pellet" (quel "raschiare in gola" dell'amaro del luppolo) che spesso affligge queste IPA è qui quasi impercettibile e sovrastato dalla componente fruttata. Chiudo con una parola sul fondo della bottiglia: prestate attenzione nel versare la birra, perché più ne aggiungerete e più il cocco diventerà evidente ma, al tempo stesso,  incrementerete anche "l'effetto pellet".
Formato: 33 cl., alc. 7%, IBU 60, lotto 10 17, scad. 06/2018, prezzo indicativo 5.00-6.00 Euro (beershop).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
David

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