giovedì 19 ottobre 2017

Half Acre Double Daisy Cutter

Half Acre Beer Company nasce a Chicago nel 2006 come beerfirm. A fondarla è Gabriel Magliaro, arrivato dal New Jersey a Chicago per studiare all’Art Institute fotografia e comunicazione visiva e poi trasferitosi per lavoro in Colorado dove, tra l’altro, soffiava il vetro. E’ qui che conosce il birrificio Avery, s’innamora delle loro birre e inizia con l’homebrewing; ritornato a Chicago, Magliaro frequenta le taproom di Goose Island, Three Floyds e abbozza l’idea di lanciare una propria birra: nel progetto vengono coinvolti i soci  Maurizio Fiori  (oggi hospitality manager – trasferitosi negli USA dalla Sardegna ai tempi del liceo) e soprattutto l'investitore Brian Black (passato poi alle cronache per aver acquistato un appartamento da 4,5 milioni di dollari). 
La nuova nata Half Acre si appoggia alla Sand Creek Brewing per produrre la Half Acre Lager che raffigura in etichetta una delle icone di Chicago, la Water Tower: un peccato, fanno notare alcuni, che la  "birra di Chicago"  sia prodotta in Wisconsin! Gli insegnamenti del birraio della Sand Creek sono però fondamentali per il passo successivo che i soci intendono intraprendere: l’apertura di un vero e proprio birrificio Half Acre, nome che si riferisce a quel mezzo acro di terra dove “trovare un po’ di pace e quiete, sedersi, gustarsi una birra e non pensare niente altro. Sono cresciuto in un piccolo paese del New Jersey sul fiume Delaware dice Gabrielsull’altra sponda, in Pennsylvania  esiste una località ancora più piccola chiamata Devil’s Half Acre, letteralmente un mezzo acro di terreno dove non c’è nulla, solamente un bar. Fu costruito illegalmente per far rilassare e dare qualcosa da bere ai lavoratori che nel 1800 stavano lavorando agli scavi dei canali del fiume Delware. Fu chiamato “il mezzo acro del diavolo” perché gli uomini finivano per ubriacarsi, litigare sino ad ammazzarsi, e qualcuno fu persino sepolto in quel terreno.” 
Nel 2008 Magliaro e soci prendono in affitto 1200 metri quadrati di un vecchio magazzino a Lincoln Avenue nel quartiere North Center di Chicago nel quale viene installato l’impianto (18 hl) dismesso del birrificio Ska, Colorado, e due fermentatori da 70 ettolitri acquistati dai 3 Floyds, Indiana, dai quali ricevono anche preziosi consigli. In sala cottura arriva Matt Gallagher, homebrewer e amico di Magliaro ai tempi del Colorado. Half Acre debutta come birrificio nel 2009, producendo solo fusti e continuando ad appaltare le bottiglie in Wisconsin sino all’arrivo della linea per la messa in lattina. La Pale Ale Daisy Cutter e la Pony Pilsner si diffondono rapidamente nei locali di Chicago: dai 2350 ettolitri del primo anno si arriva nel 2012 a quei 17000 che saturano completamente la capacità produttiva. Nello stesso anno viene anche inaugurata la taproom con cucina e Magliaro inizia a pensare a dove potersi espandere aprendo un secondo birrificio: in prima battuta rivolge lo sguardo ad est, a Philadelphia (vicino a dove era nato), ma alla fine decide di installare il nuovo impianto tedesco da 140 ettolitri a Balmoral Avenue, a un paio di miglia di distanza, che viene inaugurato nel 2015.  5500 metri quadri di spazio, un bel giardino esterno e, dallo scorso settembre, taproom con cucina: il vecchio stabilimento continua oggi a funzionare come brewpub e come sito produttivo per produzioni sperimentali, occasionali e acide. 29.000 gli ettolitri prodotti da Half Acre nel 2015, 41.000 quelli nel 2016 e un piano di crescita mirato ad aggiungere 11.000 ettolitri anno dopo anno.

La birra.
Daisy Cutter è la flagship beer di Half Acre, che trovate in moltissimi locali di Chicago e il cui successo ha convinto i tre soci a trasformare la propria beerfirm in birrificio. La sua versione imperiale, la Double Daisy Cutter debutta nel 2010 in bottiglia formato “bomber” (65 cl.) e viene oggi prodotta con cadenza trimestrale in lattina. Non sono rivelati gli ingredienti usati.
Nel bicchiere arriva di color arancio quasi limpido, con riflessi ramati ed un compatto cappello di schiuma biancastra dalla buona persistenza. L'aroma di una lattina che ha poche settimane di vita non è esattamente un'esplosione di profumi ma è tuttavia pulito. Biscotto, caramello, qualche accenno di mango e pompelmo, bubble gum, resina. Bene la sensazione palatale, con poche bollicine e corpo medio a garantire una bevuta morbida e gradevole: l'alcool (8%) si sente e non mostra nessuna intenzione di nascondersi. E' una Double IPA che non fa sconti e non perde tempo a cucire inutili ricami: malti percepibili ma non invadenti, in piena tradizione Midwest, con biscotto, miele e accenni di caramello a costruire una base dolce sulla quale s'appoggia qualche nota di mango, subito incalzata dall'amaro del pompelmo, anticamera di un finale resinoso, pungente e vigoroso, sospinto dalla componente etilica. Bene la pulizia, alcool un po' troppo protagonista nel definire i muscoli: la spina dorsale biscotto/miele/resina è solida e funziona piuttosto bene anche se dà vita ad un'interpretazione di una Double IPA che non è tra le mie preferite. 
Formato: 47,3 cl., alc. 8%, imbott. 02/08/2017,  4.12 $.

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