domenica 21 gennaio 2018

Reissdorf Kölsch

E' Heinrich Reissdorf nel 1859 a fondare a Colonia la Obergärige Brauerei Heinrich Reissdorf: proveniente da una famiglia di contadini, pare che lavorasse come sarto prima di dedicarsi alla produzione della birra. Alla sua morte, avvenuta nel 1901, la moglie Gertrud portò avanti l'azienda sino al 1908, anno in cui passò nelle mani dei cinque figli.  Nel 1923 il birrificio viene rinominato Privat-Brauerei Heinrich Reissdorf e, dopo la rinascita dalla macerie della seconda guerra mondiale, è ancora oggi gestito dai discendenti di Heinrich, alla quarta generazione: Hermann-Josef e Karl-Heinz.  
Reissdorf produce una sola birra, un Kölsch, disponibile anche nella sua versione analcolica; Kölsch è la birra della città di Colonia e Reissdorf fu il primo produttore ad imbottigliarla. Fu in prima linea per l'eliminazione di un divieto che, dopo la seconda guerra mondiale, impediva di produrre birre ad alta fermentazione; e fu tra i promotori della Kölsch Konvention, un disciplinare redatto nel 1986 da una ventina di produttori con l'intento di proteggere le kölsch: possono essere prodotte solo nell'area metropolitana di Colonia, devono  avere OG tra 11 e 15.9, devono essere di colore chiaro, poco maltate, filtrate e ad alta fermentazione, servite nel classico bicchiere a cilindretto da 20 cl. chiamato Stange. Lo ricordo per chi non conosce lo stile: le kölsch sono fermentate con un lievito ad alta ma vengono poi "lagerizzate" a bassa temperatura come dovrebbe avvenire per le birre a bassa fermentazione. Non chiamatele tuttavia "ales", perché il loro profilo delicatamente fruttato non è paragonabile a quello delle birre anglosassone o belghe: Obergärige Lagerbier, questo il termine che sembra essere più appropriato. 
Il nome kölsch può dunque essere utilizzato solo per le birre prodotte nei dintorni di Colonia, e dovete quindi recarvi in loco per apprezzarle veramente; la produzione è quasi interamente destinata al consumo locale, con una piccola percentuale dedicata all'export. Ma non sono birre che amano viaggiare: per chi volesse approfondire, qui e qui segnalo due bei report su come e dove bere a Colonia. 

La birra.
Le Kölsch non amano viaggiare, dicevo, e il problema diventa ancora più serio se chi le produce ha la scellerata idea di utilizzare una bottiglia di vetro trasparente. Perché lo fai, Reissdorf?
Dorata e perfettamente limpida, forma un'altrettanto impeccabile testa di schiuma bianca, cremosa e compatta, dall'eccellente persistenza. L'aroma è il risultato della lungimirante scelta di esporre il luppolo alla luce: c'è un evidente "puzzola", accompagnata da un leggero sulfureo. Sotto le macerie si ritrovano profumi floreali, di cereali e crosta di pane. Peccato. Al palato è leggera e delicatamente carbonata, con una scorrevolezza ottima. Il gusto è fortunatamente meno problematico e regala un'esperienza tutto sommato soddisfacente: pane, un tocco di miele, una bella minerali ed un leggero e indefinibile (pera? agrumi?) fruttato, un finale erbaceo amaro di discreta intensità, delicatamente pepato/speziato, da luppolo "nobile". C'è però anche un lieve diacetile a rendere questa Kölsch meno secco di quanto potrebbe essere, ma il risultato è comunque dissetante e rinfrescante. Al di là del problema olfattivo, la Kölsch di Reissdorf fa il suo dovere con fredda precisione tedesca: poche emozioni nel bicchiere, ma per quelle bisogna probabilmente andare a dissetarsi direttamente alla fonte, a Colonia. 
Formato 33 cl., alc. 4.8%, scad. 24/04/2018.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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