martedì 27 febbraio 2018

Bevog Zo Session IPA

Dopo una lunga serie di birre invernali piuttosto robuste e pesanti, soprattutto per quel che riguarda la gradazione alcolica, prendiamoci una pausa defaticante. Session IPA, sottostile che evidentemente piace molto al birrificio austriaco-sloveno Bevog, presenza abbastanza frequente sul blog.  Tutto inizia nell’agosto 2015 quando la session IPA chiamata This Mess (4.5%) viene realizzata in occasione del decimo compleanno dell’etichetta discografica slovena God Bless This Mess. 
Sempre nell’ambito delle “Who Cares Editions”, ovvero birre occasionali e/o prototipali con le quali si cerca di capire il feedback da parte di chi le beve, al fine di valutarne l'entrata in produzione stabile, arriva a marzo 2016 la molto ben riuscita Freezbee Beer Session IPA (4.4%) che abbiamo ospitato in questa occasione. A maggio 2017 una Session IPA fa finalmente il suo ingresso tra le birre che vengono prodotte regolarmente tutto l’anno: è la Zo (4.3%).  A settembre arriva invece Panikka, Session IPA ancora più leggera (3.8%) realizzata per il club culturale sloveno MIKK, dove i membri del birrificio ammettono di passare la maggior parte del proprio tempo libero.

La birra.
Bevog non è solito fornire molte notizie sulle proprie birre e sulle belle grafiche che adornano le lattine; anche la Session Ipa Zo non fa eccezione. Nessuna informazione se non che viene utilizzato un imprecisato mix di luppoli americani ed australiani.
Il suo colore è un dorato piuttosto velato, nel bicchiere si forma una testa di schiuma bianca cremosa e compatta, dall’ottima persistenza. L’aroma è piuttosto gradevole, ci sono profumi floreali che ben si sposano con quelli di mango e passion fruit, arancia e pompelmo; l’intensità è discreta, pulizia ed eleganza rispondono presente. Molto bene. Anche la sensazione palatale è buona, senza quegli eccessi acquosi che a volte si riscontrano in queste birre “sessionabili”: la luppolatura è dosata con intelligenza in modo da non annientare completamente la componente maltata. Pane e crackers in sottofondo sorreggono il dolce della frutta tropicale e l’amaro del pompelmo. La giusta quantità di bollicine le dona vitalità, il finale è abbastanza secco e caratterizzato da un amaro di media intensità nel quale s’incontrano note terrose e di resina. Ignoro la data di produzione di questa lattina, ma nel bicchiere c’è ancora una gratificante freschezza. 
Grande facilità di bevuta, com’è giusto che sia, buona intensità di sapori e aromi, equilibrio: una birra da bere ad oltranza che non vuole stupire e catturare l’attenzione, ma solo accompagnare pinta dopo pinta una serata, senza mai annientare il palato. Missione compiuta.
Formato 33 cl.,  alc. 4.3%, lotto 765A, scad. 24/07/2018, pagata 2.50 euro (beershop, Austria)

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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