Dal 2013 il birrificio norvegese Lervig è stato una costante presenza sul blog: qui trovate tutte le birre stappate in questi anni. Stavanger, capitale del petrolio norvegese, è oggi conosciuta dai beergeeks per l’eccellente lavoro svolto dal birraio Mike Murphy, chiamato nel 2010 a risollevare le sorti di un marchio che non stava riscuotendo grande successo. Lervig è uno dei più apprezzati produttori europei e la fredda Stavanger ha iniziato a scaldare i motori: dal 2014 anche lei ha il suo piccolo festival birrario, chiamato “What’s Brewing”.
Ad organizzarlo furono James Goulding e David Graham in collaborazione con l’agenzia media Melvær&Co: Goulding (oggi European Manager per i canadesi della Collective Arts Brewing) a quel tempo lavorava per la Lervig, di cui a tutt’oggi Graham è ancora head brewer. Il birrificio non volle organizzarlo in prima persona ma diede il proprio benestare a James e David; Mike Murphy sfruttò la propria rete di conoscenze per portare in Norvegia alcuni amici birrai stranieri per la prima edizione del festival.
Da allora il “What’s Brewing” festival di Stavanger è cresciuto ed ha da poco annunciato i partecipanti all’edizione 2019 che si terrà il 18 e 19 ottobre: Verdant, Siren, Left Handed Giant, Harbour e Cloudwater (UK), Whiplash e White Hag (Irlanda), Basqueland (Spagna), To Øl, Mikkeller e Æblerov (Danimarca), O/O Brewing, Stockholm Brewing, Stigbergets e Omnipollo (Svezia), Loverbeer e Cra/k (Italia), Fuerst-Wiacek e Mahrs Bräu (Germania), Põhjala (Estonia), Lervig e Yeastside (Norvegia), Cascade, Other Half, Lamplighter, Modern Times, Stillwater, Norway, Sand City e Bruery (USA), Coedo e Shiga Kogen (Giappone), Jing-A e Great Leap (Cina), Collective Arts e Malty (Canada).
La birra.
“Our Barley Wine is the most special beer we make”: così alla Lervig descrivono una birra prodotta solamente una volta all’anno. Nel 2011 fu fatta la prima cotta, 800 litri in tutto, sull’impiantino pilota che Mike Murphy utilizzava per i propri esperimenti. Oggi il Barley Wine viene fatto assemblando una piccola percentuale di birra fresca con quella che riposa da almeno un anno in diverse botti ex-bourbon. La ricetta prevede malti Monaco, Caramello e Chocolate, luppolo Styrian Goldings. Il birrificio le dà una shelf life di dieci anni: andiamo a vedere come si trova il Barley Wine 2014 a metà del suo percorso, dopo cinque anni in cantina.
Il suo vestito è colorato di ebano scuro, o tonaca di frate cappuccino se preferite: in superficie solamente un piccolo pizzo di bolle sul bordo del bicchiere. L’aroma è caldo e intenso: arrivano subito ricordi di porto e di vini fortificati, frutti di bosco scuri, prugna disidratata, ciliegia sotto spirito, melassa, bourbon, qualche nota legnosa. Il mouthfeel mostra qualche cedimento dovuto all’età ma la sensazione palatale è ancora gradevole, leggermente oleosa: poche bollicine, corpo medio-pieno. La bevuta corrisponde in pieno con l’aroma: dolce, calda, ricca di melassa, caramello e tanta frutta sotto spirito: prugna, uvetta, ciliegia, frutti bosco. I ricordi di vino fortificato sbiadiscono lentamente lasciando posto ad un finale nel quale emergono bourbon, legno e qualche nota ossidativi meno piacevole. Il bilancio degli effetti del passare del tempo è comunque ancora ampiamente positivo. Il passaggio in botte non (r)aggiunge particolari complessità o vette espressive ma ciò andrebbe verificato anche in un esemplare più giovane. L’alcool riscalda e rincuora senza esagerare ma è ovviamente una birra capace di fare serata da sola: mettetevi comodi e gustatevela con calma, cogliendo le sue diverse sfumature man mano che la temperatura nel bicchiere si alza. Ha già passato il suo picco, ma regala ancora belle soddisfazioni.
Formato 33 cl., alc. 13%, IBU 40, lotto AR 2014, scad. 30/01/2024, pagata 7.00 Euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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