martedì 12 marzo 2019

[Le birre rivisitate] Firestone Walker Parabola 2018

Nel 2015 riuscivo finalmente a stappare una bottiglia di una birra che era da sempre sulla mia lista dei desideri: l’imperial stout Parabola del birrificio californiano Firestone Walker, recuperata con un po’ di fortuna nel 2014 nel corso di una vacanza negli Stati Uniti.  A quel tempo Firestone Walker era ancora indipendente e la loro produzione “barrel aged” abbastanza limitata: nessuna di queste birre veniva esportata in Europa. Nell’estate del 2015  Adam Firestone e David Walker hanno ceduto la maggioranza (? -  i dettagli dell’accordo non sono mai stati resi noti) della loro azienda ai belgi della Duvel Moortgat il cui denaro è stato utilizzato per finanziare un ambizioso piano d’espansione. Qualche anno dopo si sono iniziati a vedere i risultati: nel 2018 la Proprietor’s Vintage Series ha varcato l’oceano e qualche bottiglia è arrivata anche nel nostro continente.   
Il legame Firestone – Duvel  ha suscitato più di qualche perplessità tra gli appassionati americani: la ciliegina sulla torta fu proprio la Parabola millesimo 2017. Quell’anno la birra fu interamente prodotta e imbottigliata,  sotto la diretta supervisione del birraio di Firestone Walker Matt Brynildson, in un altro birrificio americano di proprietà Duvel Moortgat: Boulevard Brewing a Kansas City, Missouri.  E, come avviene spesso in questi casi, le reazioni di beergeeks non furono entusiaste: qualità inferiore, non è più la Parabola di una volta. In quell’anno avvenne anche il passaggio dal formato 65 a quello più pratico, per uso personale, da 35.5 centilitri. 
La dura legge dell’hype ha colpito anche Firestore Walker, nome ancora molto apprezzato ma ormai al di fuori da quel circolo ristretto di birrifici che fanno impazzire gli appassionati. Per recuperare un po’ di terreno perduto Firestone ha iniziato a giocare con le varianti di Parabola, oggi ancora molto ricercate: Parabajava (con aggiunta di caffè), Scotch Parabola (invecchiata in botti di whisky torbato scozzese Ardbeg) e Parabanilla (invecchiata in botti di whiskey di segale con aggiunta di vaniglia).

La birra.
Per la storia della Parabola vi rimando al post di quattro anni fa: oggi concentriamoci sulla sua edizione 2018, quella arrivata anche in Italia. Fece il suo debutto in aprile: nelle tre locations di Firestone Walker (Paso Robles, Buellton e Venice) era anche disponibile la sua versione Coconut Rye, ovvero invecchiata in botti di whiskey di segale con aggiunta di cocco tostato. Di quest’ultima solamente 300 casse disponibili, con un limite d’acquisto massimo di dodici bottiglie a testa. 
La Parabola 2018 vede una gradazione alcolica leggermente inferiore alle annate precedenti (12.7% anziché 14% e dintorni): ho trovato informazioni discordanti anche sul suo processo produttivo. Sulla sito del birrificio viene attualmente dichiarato che “questa imperial stout è stata invecchiata un anno in botti che avevano contenuto in precedenza burbon Heaven Hill”. I comunicati stampa rilasciati al momento dell’uscita riportano invece che Parabola nasce – come era a me noto -  da un blend di botti che avevano contenuto diverse tipologie di bourbon: Buffalo Trace, Elijah Craig, Four Roses, Pappy Van Winkle e Woodford Reserve. 
Le uniche certezze riguardano la ricetta: malti Maris Otter Pale, Munich, Cara-hell, Carafa, Dark e Light Crystal, Chocolate, avena e orzo tostato, luppoli Zeus in amaro e un non ben specificato “Hallertau” a fine bollitura. Il suo vestito non è completamente nero ma poco ci manca; si forma una piccola testa di schiuma, cremosa e compatta ma poco persistente. Al naso tanti “dark fruits” (prugna, uvetta, frutti di bosco, ciliegia sciroppata), accenni di caffè e tostature, qualche nota di cioccolato fondente e bourbon. La bevuta è morbida, leggermente oleosa, corpo medio-pieno: densa ma non troppo, si potrebbe dire. Fruit cake, dark fruits e bourbon caratterizzano una bevuta intensa e molto soddisfacente che si sviluppa per la maggior parte sul versante dolce per poi essere bilanciata dall’amaro del caffè, del cioccolato fondente e del torrefatto. 
E’ una birra potente che scalda corpo e anima senza esagerare: giocoforza impegnativa, non proibitiva. Mettetevi comodi e dedicatele tutta la serata, seguendo dopo ogni sorso la sua lunga scia di bourbon, cioccolato e frutta sotto spirito. 
Una imperial stout nella quale c’è tutto quello che si può desiderare? Quasi. Invero non c’è molta profondità e anche l’eleganza non raggiunge l’eccellenza, ma è un po’ il voler cercare il pelo nell’uovo: mi riferisco soprattutto alle caratteristiche apportate dal passaggio in botte, da sempre uno dei punti di forza del birrificio di Paso Robles. C’è il bourbon, c’è il legno ma non riesco a trovare quei dettagli preziosi capaci di fare la differenza, come cocco e vaniglia ad esempio; forse è il mio naso o forse è l’ennesimo prezzo da pagare quando la qualità viene leggermente sacrificata in favore della quantità. Si viaggia ancora in prima classe ma avevo di lei un ricordo migliore. E’ cambiata lei, è cambiato il mio palato o nel 2015 ero troppo influenzato dall’entusiasmo di poterla finalmente bere per la prima volta? Forse di tutto un po’.
Formato 35.5 cl., alc. 12.7%, IBU 69, lotto 2018, prezzo indicativo 16.00-20.00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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