L’ultima Imperial Stout dell’anno che sta per concludersi è
una birra che avevo sempre voluto assaggiare ma che in Europa/Italia era sempre
arrivata di rado e, in quelle occasioni, a prezzi molto poco amichevoli. Parliamo della Barrel Aged Yeti di Great
Divide, birrificio di Denver, Colorado, del quale vi ho già parlato in più di un’occasione. Fondato nel 1994 dall’ex-homebrewer Brian Dunn nei capannoni un
vecchio caseificio in disuso, il birrificio è andato via via ingrandendosi su
quel terreno fino a quando è stato possibile: nel 2013 è stato costretto a
trasferirsi nel River North Art District (RiNo) di Denver dove è stato
inaugurato il nuovo stabilimento da 6000 metri quadri. Great Divide produce oggi circa 35.000 barili
all’anno, in leggero calo rispetto al picco del 2015: una flessione che ha
colpito quasi tutti i grossi birrifici artigianali americani, incalzati da
molte nuove realtà locali di dimensioni più contenute e quindi dotati di una
maggior flessibilità produttiva.
A guidare le vendite sono comunque ancora tre classici senza
tempo: Titan IPA, Denver Pale Ale e Yeti
Imperial Stout. Titan e Yeti nacquero nel 2004 in occasione dei
festeggiamenti del decimo compleanno: sino ad allora si erano chiamate Maverick
IPA e Maverick Imperial Stout, ma le minacce di un birrificio californiano che
utilizzava già il nome Mavericks obbligarono Dunn a cambiare: “viaggiai per tre mesi tra India, Nepal e Cina e mi
innamorai della leggenda dello Yeti, una creatura straordinaria con tutto il
folklore che lo circonda. Quel nome mi rimase impresso e così
nacque la Yeti Imperial Stout”
Nel corso degli anni Yeti è diventato un vero e proprio brand all’interno della gamma Great Divide che include ormai oltre una ventina di varianti. Dalla sorellina Velvet Yeti (5% ABV, nitro) a quella prodotta con avena (Oatmeal Yeti) o cioccolato (Chocolate Oak Aged) disponibili ogni anno stagionalmente; la moda del pastry ci ha poi regalato la Maple Pecan Yeti e la S’mores Yeti;chi vuole restare sul classico può invece optare per la serie Oak Aged, ma attenzione alle parole (e al prezzo). Oak Aged (chips di rovere) non significa Barrel-Aged.
Il 2019 è stato un altro anno particolare per l’abominevole uomo delle nevi: i festeggiamenti del venticinquesimo compleanno di Great Divide sono culminati in una festa a Arapahoe Street, dove il birrificio fu fondato, nel corso della quale vennero servite ben 14 varianti di Yeti e per l’occasione è stata prodotta la 25th Big Anniversary Yeti (13.5% anziché 9.5%). Qualche mese dopo, a novembre, la Barrel Aged Yeti Imperial Stout ha abbandonato il classico formato Bomber per fare il suo debutto in lattina.
Nel corso degli anni Yeti è diventato un vero e proprio brand all’interno della gamma Great Divide che include ormai oltre una ventina di varianti. Dalla sorellina Velvet Yeti (5% ABV, nitro) a quella prodotta con avena (Oatmeal Yeti) o cioccolato (Chocolate Oak Aged) disponibili ogni anno stagionalmente; la moda del pastry ci ha poi regalato la Maple Pecan Yeti e la S’mores Yeti;chi vuole restare sul classico può invece optare per la serie Oak Aged, ma attenzione alle parole (e al prezzo). Oak Aged (chips di rovere) non significa Barrel-Aged.
Il 2019 è stato un altro anno particolare per l’abominevole uomo delle nevi: i festeggiamenti del venticinquesimo compleanno di Great Divide sono culminati in una festa a Arapahoe Street, dove il birrificio fu fondato, nel corso della quale vennero servite ben 14 varianti di Yeti e per l’occasione è stata prodotta la 25th Big Anniversary Yeti (13.5% anziché 9.5%). Qualche mese dopo, a novembre, la Barrel Aged Yeti Imperial Stout ha abbandonato il classico formato Bomber per fare il suo debutto in lattina.
La birra.
Sono almeno dodici i mesi che la potente Yeti trascorre in
botti che avevano in precedenza ospitato whiskey; non ci vengono date ulteriori
informazioni e quindi apriamo questa lattina 2019, disponibile come sempre solo nei mesi che vanno da novembre a gennaio.
Minacciosamente nera e viscosa, forma un glorioso cappello di schiuma cremosa e compatta dall'ottima persistenza. Torrefatto, tabacco, fondi di caffè, cacao fondente: al naso si ritrovano le caratteristiche tipiche della Yeti affiancate da note di distillato, accenni di legno e vaniglia, un filo di fumo, ricordi di fruit cake e liquirizia. Il suo splendido aspetto non trova piena corrispondenza del mouthfeel, anche se non ci si può lamentare: il suo look “catramoso” regala solo una leggera oleosità ma nessuna particolare densità o morbidezza. Melassa, fudge, frutta sotto spirito (uvetta, prugna) e accenni di vaniglia disegnano una bevuta molto più morbida e docile rispetto all'aggressività (anche luppolata) di una giovane Yeti. Non manca comunque l’amaro del torrefatto, del caffè e del cioccolato fondente, prologo ad un lungo retrogusto potenziato dal distillato. L’alcool (non dichiarato in etichetta, ma siamo al 12.5%) riscalda con vigore ma non è affatto difficile sorseggiare questa Barrel Aged Yeti. L’apporto della botte non è forse dei più raffinati o profondi, il distillato prende il sopravvento rispetto a tutte le altre sfumature ma la bevuta regala comunque belle soddisfazioni con un rapporto qualità prezzo piuttosto positivo, per i tempi che corrono.
Formato 47,3 cl., alc. 12%, lotto 24/10/2019, prezzo indicativo 10-12 Euro (beershop)
Minacciosamente nera e viscosa, forma un glorioso cappello di schiuma cremosa e compatta dall'ottima persistenza. Torrefatto, tabacco, fondi di caffè, cacao fondente: al naso si ritrovano le caratteristiche tipiche della Yeti affiancate da note di distillato, accenni di legno e vaniglia, un filo di fumo, ricordi di fruit cake e liquirizia. Il suo splendido aspetto non trova piena corrispondenza del mouthfeel, anche se non ci si può lamentare: il suo look “catramoso” regala solo una leggera oleosità ma nessuna particolare densità o morbidezza. Melassa, fudge, frutta sotto spirito (uvetta, prugna) e accenni di vaniglia disegnano una bevuta molto più morbida e docile rispetto all'aggressività (anche luppolata) di una giovane Yeti. Non manca comunque l’amaro del torrefatto, del caffè e del cioccolato fondente, prologo ad un lungo retrogusto potenziato dal distillato. L’alcool (non dichiarato in etichetta, ma siamo al 12.5%) riscalda con vigore ma non è affatto difficile sorseggiare questa Barrel Aged Yeti. L’apporto della botte non è forse dei più raffinati o profondi, il distillato prende il sopravvento rispetto a tutte le altre sfumature ma la bevuta regala comunque belle soddisfazioni con un rapporto qualità prezzo piuttosto positivo, per i tempi che corrono.
Formato 47,3 cl., alc. 12%, lotto 24/10/2019, prezzo indicativo 10-12 Euro (beershop)
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