lunedì 14 dicembre 2020

Lervig Paragon 2018

La birra di oggi è un ottimo esempio di riposizionamento del brand, processo attraverso il quale un prodotto viene immesso nuovamente nel mercato con una diversa identità e, in questo caso, in una diversa fascia di prezzo.  E’ dal 2011 che il birrificio norvegese Lervig produce annualmente il proprio Barley Wine invecchiato in botti di bourbon: la prima cotta di 800 litri fu effettuata dal birraio Mike Murphy su quell’impiantino pilota che era solito usare per i propri esperimenti. A partire dagli anni successivi il Barley Wine è stato realizzato con un blend di birra proveniente da diverse botti e un po’ di birra fresca: il millesimo in etichetta si riferisce sempre al momento in cui la birra viene messa ad invecchiare, quindi all’anno precedente alla messa in vendita.  
Venduto prima nella gamma Lervig Brewers Reserve, poi semplicemente come Barley Wine BA, a partire dall’edizione 2018 la stessa birra è stata rinominata Paragon. La ricetta è rimasta identica (malti Munich, Caramel e Chocolate, luppolo Styrian Goldings) il prezzo no:  se le annate pre-2019 erano vendute a circa 7-8  Euro, il costo della nuova Paragon è più che raddoppiato e l’ultima edizioni in alcuni beershop sfiora i 20 Euro. La “colpa” è in parte dell’art director Nanna Guldbæk:  a lei il compito di rivisitare non solo l’etichetta del Barley Wine ma creare un packaging speciale per una birra speciale, che viene venduta solamente una volta all’anno. Ecco arrivare l’immancabile (e fastidiosissima per quel che mi riguarda) ceralacca e una doppia scatola “bucata” a mo’ di emmental. Tutto molto bello per quel che riguarda l’estetica, ma basta a giustificare l’aumento di prezzo?  Ovviamente no, ma se la birra viene ugualmente venduta alla Lervig hanno fatto ovviamente la scelta giusta. 
Nel frattempo il birrificio di Stavanger ha inaugurato il Lervig Local,  una sorta di taproom che ha aperto le porte lo scorso agosto: una quarantina di spine che ospitano anche birrifici “amici” e una cucina aperta da colazione a cena.  La Guldbæk ha collaborato realizzando alcuni degli arredi e le maniglie delle spine.

La birra. 

Troppo buono per costare poco più di 20 euro al litro?  Sembra proprio di sì: il Barley Wine Paragon 2018, quindi messo in vendita nell’autunno del 2019, ha un colore ambrato molto carico che ricorda la classica tonaca di frate (“trappista”): la schiuma è modesta e poco persistente. Al naso emergono note di bourbon, belle note ossidative che richiamano porto e sherry, frutti di bosco, prugna e uvetta, legno, fruit cake: potente e intenso, per nulla scalfito da qualche lievissimo accenno di cartone bagnato. E’ un Barley Wine piuttosto viscoso, se confrontato con i canoni della tradizione anglosassone, che avvolge il palato in un caldo e morbido abbraccio. Il porto incontra il bourbon, c’è molta frutta sotto spirito (prugna, uvetta, fichi) e, in qualche passaggio, più di un accenno a vaniglia e creme brulée: la componente etilica ne asciuga magistralmente la dolcezza e prima del lungo abbraccio finale del bourbon c’è spazio per qualche nota di legno e tabacco. La mia impressione è che dimostri già più della sua età: quel cartone bagnato che oggi appena si nota non migliorerà col tempo e potrebbe rovinare quella che oggi è una splendida festa. Bottiglia in stato di grazia e già all’apice della sua evoluzione: se ne avete una in cantina io non esiterei a stapparla subito. 
Per quel che mi riguarda rappresenta la vetta della produzione Barrel Aged del birrificio norvegese. Barley Wine di classe, elegante, sontuoso e potente ma non difficile da sorseggiare, ideale compagno di una lunga serata con il bicchiere in mano: peccato che oggi ci vogliano 40-50 euro al litro per goderselo. 
Formato 33 cl., alc. 13.5%, lotto 13/08/2019, scad. 13/08/2029, pagata 14,00 euro (beershop) 

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