martedì 3 febbraio 2015

Clown Shoes Chocolate Sombrero

Fondata nel 1989 da Joel Berman la Arborway Imports,importa e distribuisce vini in tutto il Massachusetts. Gregg Bermam riceve il testimone dal padre all’inizio del ventunesimo secolo; negli Stati Uniti la richiesta di “craft beer” è in costante crescita e, su iniziativa di Jesse Dooley,  responsabile commerciale di Arborway, le bottiglie di birra si affiancano al business del vino. Gregg Berman nel giro di pochi anni diventa un appassionato birrofilo,  ma a quanto pare  non è così facile entrare di punto in bianco nel giro di distribuzione della birra, e sono più le porte che gli vengono chiuse in faccia rispetto a quelle che si aprono. 
Nel 2009, quasi per gioco, decide allora di togliersi lo sfizio di farsi produrre su commissione una birra propria; dopo tutto, possedeva già la licenza di distribuzione ed i clienti: far circolare la propria birra sarebbe stato più facile rispetto a quella degli altri. Trova la disponibilità della Mercury Brewing Company di Ispwich  (Massachusetts) per mettere a punto la ricetta e farsi produrre la Black IPA Hoppy Feet.
Decide di chiamare la propria beer-firm “Clown Shoes”, un nome che lui stesso aveva già proposto sul forum di Beer Advocate pochi mesi prima, quando era stato indetto un concorso per scegliere il nome di una birra collaborativa tra Dogfish Head ed i fratelli Todd e Jason Alström, fondatori di Beer Advocate, da presentare durante l’Extreme Beer Fest di  Boston del 2010. Il nome proposto non viene scelto, la birra viene invece chiamata Wrath of Pecant, e Gregg Bermam decide allora di utilizzarlo per se stesso: "con i clown ho un rapporto conflittuale, ma le loro scarpe mi hanno sempre fatto ridere; mi ricordano che c’è sempre bisogno di restare umili e di cercare il lato divertente della vita". Le vendite della Hoppy Feet vanno oltre le più rosee aspettative, e quello che era partito come un gioco diventa un business serio: Bermam discute assieme a Dan Lipke, birraio di Mercury, una serie di nuove birre da commercializzare.
Libero dagli impegni di sala cottura, Gregg si concentra al massimo sull’identità del nuovo brand: inventa dei nomi non banali per le proprie birre  e affida a Stacey George il compito di illustrarle, con il testimone che in seguito viene raccolto da Michael Axt, reclutato attraverso il sito “Hire an illustrator.”   Impossibile non notare le splendide etichette sugli scaffali, nel loro efficace mix di demoni, cacciatori di mostri e cultura pop.
Un successo che si porta dietro anche qualche strascico polemico ma, come si dice in questi casi, “bene o male, purché se ne parli”.  Proprio dal forum di Beer Advocate partono le prime accuse: l’etichetta della Lubrification (raffigura un robot-benzinaio con la pistola della pompa posizionata all’altezza del pube) è l’ultima goccia che fa traboccare il vaso.  E’ Candice Alström, Director of Special Events per Beer Advocate  e  moglie di uno dei fratelli fondatori del sito di beer rating ad accusare il birrificio di volgarità, sessismo e razzismo. In un post ora rimosso (la maggior parte dei forumisti aveva preso le difese di Clown Shoes accusando la Alström di abusare della sua posizione privilegiata in Beer Advocate) la signora puntava scandalizzata il dito anche contro le etichette di Brown Angel e di Tramp Stamp (oltretutto ideate da una donna, Stacey George) che secondo lei raffiguravano donne-oggetto con il posteriore ben in evidenza.  
Più innocente (e meno riuscita, secondo me) è invece l’etichetta della birra di oggi,  Chocolate Sombrero. Si tratta di una sostanziosa imperial stout prodotta con abbondate utilizzo di malti scuri (soprattutto Chocolate), peperoncino messicano Poblano (o Ancho Chile), cannella, estratto di vaniglia ed altri non specificati aromi naturali. L’elenco degli ingredienti vi spaventa? Niente paura, perché quello che c’è nel bicchiere è invece godibile e ben assemblato.
Splendida nel bicchiere, completamente nera con un cremoso e compatto cappello di schiuma nocciola, molto persistente. L’aroma offre caffè in grani, vaniglia, cioccolato al latte, qualche accenno di gianduia, orzo tostato ed amaretto; la finezza e la pulizia potrebbero essere migliori, discreta l’intensità, non pervenuta la cannella, ma la bottiglia ha ormai un anno di vita alle spalle e le spezie sono solitamente le prime ad “andarsene”. Ottima invece la sensazione palatale: birra morbidissima e dal corpo medio, cremosa e scorrevole al tempo stesso, poche bollicine. La bevuta parte dolce, con il caramello, la vaniglia ed il cioccolato al latte, per poi essere bilanciata da note più amare ed acidule di caffè, orzo tostato e liquirizia; l’alcool (9%) è molto ben nascosto, facendosi notare solo nel finale, in un bel retrogusto amaro di caffè che riscalda e rincuora . E il peperoncino messicano? Eccolo qui, proprio alla fine: evaporati i fumi dell’alcool ed il caffè, c'è quel leggero tocco piccante che non ti aspetti. Ne’ troppo amara/caffettosa, né troppo dolce o piccante, questo “sombrero al cioccolato” è una bella bevuta ben bilanciata con buoni margini di miglioramento nell’eleganza (sarà l’effetto Vanillina?) e nella pulizia; mi sembra quasi che il birraio abbia scelto di non correre troppi rischi, accontentando quasi tutti senza però far innamorare nessuno.
Formato: 65 cl., alc. 9%, lotto 28/04/2014, scad. (data dall’importatore italiano) 16/05/2016, pagata 14.00 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

3 commenti:

  1. Birra interessante, la devo recuperare, ne ho viste un paio anche dalle mie parti.quando scrivi della birra non sai quante emozioni trasmetti. Almeno a me, che nell'ultimo periodo sto pure limitando le bevute, per ragioni di linea ( Circonferenza)... Le birre della Victory che sono arrivate in Italia non le hai provate? La dirtwolf mi sembra meravigliosa, non ho mai bevuto i mostrisacri americani come la Pliny o la Heady troppe, ma wow che sapore... Tra l'altro aveva solo tre mesi all'arrivo, era fresca e viaggiando in inverno era arrivata in ottime condizioni. O non ti fidi - giustamente - del lavoro che fa interbau??

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    1. Grazie !
      Le ultime Victory non le ho provate, sono sempre molto diffidente con le americane luppolate, a meno che non sia sicuro della loro freschezza.
      Se avevano tre mesi con l'inverno di mezzo, come dici tu, erano senz'altro in buone condizioni, e valeva la pena provarle. Le ultime che ho preso di import Interbrau erano di Founders, e la loro Dark Penance (una Black IPA) era arrivata piuttosto bene. Non è che non mi fidi di Interbrau, ma bisogna stare attenti e cercare di essere informati su quello che arriva, per poi prenderlo appena arriva in Italia e non aspettare che passi mesi e mesi nei magazzini.

      Ma ho tanta roba già in cantina, devo un attimo limitare gli acquisti e poi in questo periodo mi è un po' passata la voglia di IPA e bombe di luppolo. Mi ritornerà.

      La Chocolate Sombrero è interessante, ma certo se stai facendo attenzione "alla linea" diventa impegnativa, formato 65 cl e tanta roba dentro. Puoi quasi sostiuirla alle cena, secondo me. :)
      ciao

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  2. Fai bene a trattenerti sulle luppolate di "importazione" sapessi quanti mappazzi di resina e colla ho preso (15 euro una alesmith IPA molto stanca, sui sei, sette mesi, che era comunque decente, ma di stecche ne ho prese,anche via trade...), ma le Victory sono arrivate abbastanza in forma. Bevute il sedici gennaio, scadevano il 29 ottobre 2015, e come da loro stesso confermativo via twitter, alle birre che hanno cominciato ad esportare gli importatori europei hanno raddoppiato la shelf life portandola da sei a dodici mesi, quindi erano meno di tre mesi all'arrivo esatto. Ne ho prese parecchie, e devo dire che da allora ad adesso il gusto già è meno pulito, un po' più dolce e slegato, ma rimane ancora ottima. Se ti capita, provala. La sombrero fa circa 600 calorie nel formato intero... Direi cenone lol

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