martedì 30 giugno 2015

Buxton Far Skyline

Nell’ormai sempre più vasto portfolio brassicolo di Buxton trova anche spazio la Far Skyline, rilettura in chiave moderna di una Berliner Weisse.  Per chi non fosse molto familiare con questo stile, ricordo brevemente che si tratta di una birra di frumento sulle cui origini ci sono varie ipotesi. Alcuni ritengono che la Berliner Weisse altro non sia che la semplice evoluzione di una birra marrone di frumento ed orzo (Halberstädter Broihans) che veniva prodotta ad Halberstadt  nel XVI secolo; per altri venne invece portata a Berlino alla fine del diciassettesimo secolo da un gruppo di Ugonotti  francesi in fuga dalle persecuzioni del Re Sole.  Nel XIX secolo questa birra era diventata popolarissima nella capitale tedesca, per poi andare incontro ad un progressivo declino: oggi è rimasta solo la Berliner Kindl Brauerei a produrla, ed è quindi l’unico birrificio che potrebbe utilizzare questa denominazione  (Berliner Weisse)  d’origine controllata:  il fatto che Buxton metta ugualmente le due parole in etichettta avrà delle conseguenze? 
Le sue caratteristiche sono l’impiego di una percentuale di frumento che varia tra il 25 ed il 50%, una bassa gradazione alcolica (2,8-3,8%), una vivacissima carbonazione e, soprattutto, una spiccata acidità ottenuta mediante una seconda fermentazione in bottiglia aggiungendo Delbrückii Lactobacillus: pare che Napoleone  occupando Berlino agli inizi del diciannovesimo secolo le definì “lo Champagne del nord”, mentre i più umili nativi si accontentavano di chiamarla “lo spumante dei lavoratori”. La loro forte acidità fa sì che raramente vengano bevute “pure” dai berlinesi: di solito vengono “tagliate” con un bicchierino di sciroppo dolce (Schuss) che, a seconda della varietà, impartisce alla birra un curioso colore verde (sciroppo di asperula) o rosso (lamponi).  Alla Buxton scelgono invece di contrastare l’acidità usando la mano pesante con il luppolo, ovvero “snaturando” uno stile che non vorrebbe la percezione di luppolo né all’aroma né al gusto; la soluzione adottata (dry-hopping) è un buon compromesso che (volutamente) impatta l’aroma senza rendere il gusto amaro.
All’aspetto si colloca tra il dorato e l’arancio, opaco, con una testa di bianca schiuma fine e cremosa, dalla buona persistenza. L’aroma, pulito e ancora abbastanza fresco, è ovviamente quanto di meno ti aspetteresti da una Berliner Weisse, regalando un fruttato bouquet composto da mandarino, arancio e melone retato con qualche nota tropicale di ananas e mango.   Al palato c’è invece una bella acidità (lieve lattico, limone, frumento) che si trova a convivere con il dolce dell’ananas, della pesca e del melone;  il risultato è una birra acida piuttosto accomodante, fruttatissima e  sicuramente fruibile senza traumi anche a chi non ha grossa familiarità con le “sour ales “. Un’invidiabile secchezza garantisce un estremo potere rinfrescante e dissetante, mentre il finale è aspro di limone e lime, ananas acerbo, uva spina, con una punta amara lattica appena percepibile. Il suo unico evidente “difetto” è la mancanza di bollicine: poche, davvero troppo poche anche per  un’interpretazione “moderna” di uno stile che invece ne richiederebbe moltissime.  
Convince? Sì, è una birra ruffiana che convince, prendendosi qualche rischio ma riuscendo ad amalgamare con successo l’acido con quel carattere fruttato che ormai troviamo protagonista in molte birre e che anche in questo bicchiere si ritaglia un ruolo principale;  limate quasi tutte le asprezze e le asperità lattiche, rimane una birra mansueta e leggermente acida che poco ha a che vedere con una Berliner ma che rimane comunque molto godibile e rinfrescante, quindi perfetta per la stagione estiva,. Formato da 33 decisamente insufficiente, perché una volta che entrate nel meccanismo del “dissetante succo di frutta" diventa difficile uscirne. Ah, per la cronaca ne esiste anche una versione (Very Far Skyline) invecchiata in botti ex-Chardonnay.
Formato: 33 cl., alc. 4.9%, lotto G:B138, imbott. 25/03/2015, scad. 25/12/2015.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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