mercoledì 24 giugno 2015

Dark Horse Plead the 5th Imperial Stout

Marshall, piccola cittadina nella contea Calhoun, Michigan, 7000 anime o poco più: negli anni ’90 Bob Morse acquista una stazione di rifornimento in disuso e la riconverte in un Convenience Store; gli affari vanno bene e, oltre ad aprire altri due punti vendita, rileva anche un ristorante chiedendo poi aiuto al figlio Aaron, studente di arti grafiche, su come ridisegnarlo e ammodernarlo.  Aaron, che al college si dilettava con l’homebrewing  (fare la birra costava meno che comprarla) suggerisce di realizzare invece un brewpub. Alla banca che deve concedere il mutuo non piace però la location scelta, troppo poco visibile: il locale viene quindi realizzato al numero 826 di  West Michigan Avenue, con un impianto da sette barili che viene inaugurato nel 1997.  
Il brewpub è però tutt’altro che un successo, essendo la piccola Marshall ben poco interessata alla “craft beer” in un periodo in cui la sua diffusione negli Stati Uniti era molto più limitata di oggi. Aaron Morse decide allora di convertire la licenza di brewpub in quella di “microbrewery”; il ristorante chiude e gli impianti vengono trasferiti sul terreno della vecchio Convenience Store,  dove trova anche spazio la taproom. Date un occhiata con Goggle Street View all’indirizzo “511 S Kalamazoo Ave, Marshall, MI” per rendervi conto della location. 
E’ l’anno 2000 è nasce la  Dark Horse Brewing Co.  Ad aiutare Aaron ci pensa il birraio Brian Wiggs e l’impianto da sette barili arriva ad effettuare 735 cotte all’anno, incapace di tenere il ritmo della domanda: nel 2011 viene acquistato un terreno adiacente  dove nell’edificio esistente viene installato il nuovo impianto da 20 barili.  Quello vecchio rimane in utilizzo per soddisfare il consumo della sola taproom, al cui soffitto è appesa l’impressionante collezione di tazze realizzate da Ryan Dalman; al momento ce ne sono oltre tremila.  Di tanto in tanto le tazze vengono messe in vendita, e acquistandole con un obolo di 46 dollari, guadagnerete l’iscrizione a vita al Dark Horse Mug Club. Ma che cosa ottenete, oltre alla tazza?  Il primo giro di birra gratis, il diritto a lasciare la tazza alla taproom in un apposito ripostiglio e un buono acquisto da 50 centesimi dopo ogni sei bevute; inoltre, la tazza è leggermente più capiente di una pinta americana e quindi con gli stessi soldi riuscirete a bere ogni volta un pochino più di birra dei non membri. 
Nel terreno di proprietà adiacente alla taproom la famiglia Morse aggiunge anche un negozio dove comprare il merchandising del birrificio, uno studio di tatuaggi ed un negozio di skateboard, tutti distrutti in un incendio (doloso, pare) avvenuto nel 2010. Vennero ricostruiti in un paio di mesi e, tra gli attuali progetti di espansione dalla famiglia Morse, c’è la costruzione di un negozio di motociclette, una distilleria, un forno e un negozio di dolci, che andranno idealmente a formare un piccolo “centro commerciale” nella desolante periferia di Marshall, dove le famiglie potranno trascorrere l’intera giornata. 
La Dark Horse è diventata “famosa” nel 2012 (l’episodio risale al 2010 ma si è diffuso in internet con due anni di ritardo) per aver rifiutato di prestare le proprie birre e la propria immagine alla realizzazione di un video musicale del famoso  gruppo rock canadese dei Nickelback, che nel 2008 aveva pubblicato un album chiamato proprio Dark Horse. Il regista intendeva ambientare il video all’interno di un party in un college dove i ragazzi sarebbero stati filmati tenendo in mano le lattine di Dark Horse; la risposta di Morse all’invito fu piuttosto secca: “noi non facciamo lattine, solo bottiglie”, rincarando poi la dose aggiungendo “io odio i Nickelback, fanno del rock di merda e non meritano di essere passati alla radio. Ma non ce lo poteva chiedere un gruppo come gli Slayer?”. Il birrificio rinuncia così a quella che sarebbe probabilmente stato un’ottima pubblicità a livello nazionale, e non solo. 
Ma l’appuntamento con la notorietà è solo rimandato; lo scorso luglio 2014 il canale History Channel ha messo in onda la prima puntata di un reality show ambientato all’interno del birrificio, chiamato Dark Horse Nation
Leggendo vi è venuta sete?  Passiamo alla birra. Ispirati dalla serie di nove stout preparate per l’Annual All Stouts Day  da quello che è forse il birrificio “craft” più famoso del Michigan, il vicino di casa (50 km.)  Bell’s, anche Aaron Morse e  Bryan Wiggs decidono di realizzarne cinque: One Oatmeal Stout, Fore Smoked Stout, Too Cream Stout e Tres Blueberry Stout sono le prime quattro. La chiusura, in bellezza, avviene con una muscolosa Imperial Stout che viene chiamata  “Plead The 5th”; il riferimento è al numero 5, ma l’espressione “appellarsi al quinto emendamento” equivale al nostro “avvalersi della facoltà di non rispondere”. La birra viene prodotta ogni anno in febbraio: per quel che conta, sia Ratebeer che Beer Advocate la elencano (assieme alla sua versione Bourbon Barrel Aged) tra le 50 miglior Imperial Stout al mondo.
Dopo la Crooked Tree IPA bevuta quattro anni fa, ecco Plead the 5th riempire di un viscoso liquido nero il bicchiere, formando una solidissima e cremosa schiuma color nocciola, molto persistente. Aspetto splendido e aroma che risponde con un'opulenza fatta di fruit cake, cioccolato al latte, caramello, caffè e cenere, vaniglia, una leggerissima nota di salsa di soia; l'alcool ricorda il rum, completando un aroma dolce che anticipa quella sorta di dessert liquido in procinto di avvolgere il palato. Poche bollicine, corpo tra il medio ed il pieno, morbidezza ed una buona scorrevolezza per un'imperial stout che marca ABV 11%. Cioccolato al latte, orzo  tostato, liquirizia, caffè, toffee vanno a comporre un gusto davvero molto intenso con l'alcool che dà il suo contributo senza bruciare chi beve. Al palato è ancora più elegante che al naso e chiude sontuosa nel suo equilibrio fatto di caffè, cioccolato amaro e una bella e calda scia etilica; l'impressione complessiva è una sorta di tiramisù liquido, biscotti e caffè leggermente inzuppati nel liquore, qualche frammento di cioccolata. 
Davvero una splendida imperial stout, ricchissima e ben bilanciata tra dolce ed amaro, che consiglio senza dubbio a chi  - come me - ama questa interpretazione dello stile; chi invece preferisce intense tostature e abbondanza di  caffè forse la troverà un po' troppo dolce. Ordinatela a fine pasto in sostituzione del dessert e sorseggiatela con tutta calma: andrete a letto felici, soddisfatti e con la pancia piena.
Formato: 35.5 cl., alc. 11%, IBU 39, lotto 5394-6, imbott. 20/03/2014.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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