sabato 19 marzo 2016

Prairie Standard

Il noodling è un tipo di pesca estremo (o primitivo , se preferite) che si effettua utilizzando soltanto le mani: è uno sport molto popolare nei fiumi e nei laghi dell'Oklahoma, dov'è molto diffuso il pesce gatto. La tecnica consiste nell'esplorare nell'acqua torbida il fondale dei fiumi per cercare le tane dove i pesci si nascondono; individuata la tana, vi si infila la mano per provocare la reazione del pesce gatto che, istintivamente, morde le mani del pescatore in segno di difesa. L'animale è privo di denti e quindi a questo punto il pescatore può afferrarlo per l'interno della bocca e tirarlo fuori dall'acqua, peso e dimensioni permettendo. Il rischio principale non è rappresentato dal morso dei pesci ma piuttosto dal fatto che nelle tane sommerse si possono a volte nascondere serpenti o alligatori: se avete voglia di cimentarvi in questo sport, potreste partecipare all'annuale Okie Noodling Tournament  e cercare, in venti quattr'ore di tempo, di pescare il pesce più grosso.
Il pesce gatto, specialità gastronomica di Oklahoma City, è raffigurato su tutti i tappi della bottiglie di Prairie, birrificio americano con sede a Tulsa, Oklahoma, del quale vi avevo raccontato qui e qui. Le istruzioni su come fare noodling sono invece illustrate da Colin Healey - fratello del birraio Chase - sull'etichetta della Prairie Standard: "il solo pensiero di dover fare noodling è per noi terrorizzante, ma sapevamo che la nostra birra sarebbe arrivata a New York o a Londra..  luoghi in cui quella cosa è associata all'Oklahoma e quindi volevamo scherzarci un po' sopra. Così la gente penserà che qui passiamo tutto il tempo a pescare con le mani.."
La spina dorsale della produzione Prairie ha sempre avuto uno sguardo verso le farmhouse ales del Belgio: la Standard di Prairie rientra anch'essa in questa categoria: è dichiratamente una birra da bere in ogni occasione, anche quotidianamente. Al lievito di casa Prairie s'affianca una generosa luppolatura del neozelandese Motueka,  utilizzato anche in dry-hopping (mezzo chilo ogni 150 litri).

La birra.
Nel bicchiere è quasi limpida e di colore giallo paglierino, sul quale si forma una bianchissima testa di schiuma cremosa e compatta, generosa e dall'ottima persistenza. Impossibile risalire all'età anagrafica di questa bottiglia ma l'aroma (se si considera il generoso dry-hopping dichiarato) non è un buon biglietto da visita: intensità piuttosto bassa, con sentori floreali che affiancano la scorza d'agrumi. Più che i luppoli si scorgono i crackers, il frumento, gli esteri fruttati (banana) e una lieve nota rustica di paglia. Al palato le bollicine sono un po' troppo esuberanti, anche se siamo davanti ad una Saison, mentre il corpo è leggero. Il gusto è molto ben bilanciato tra le noti dolci di crackers e miele e quelle più aspre di limone, banana acerba e scorza d'agrumi. La sua secchezza è davvero impressionante, capace di ri-assetare il palato ad ogni sorso che si conclude con un amaro delicato composto da note terrose e di scorza d'agrumi. L'elevato livello di pulizia e di eleganza è quello "standard" (se mi passate il gioco di parole) di Prairie, quello che è forse un po' sottotono è l'intensità, anche se si tratta di una birra "quotidiana". La bevuta è un po' spigolosa ma facilissima e piacevolmente rustica, l'acidità del frumento assicura un grande potere rinfrescante e dissetante, il lievito dona una piacevole speziatura che a tratti si rivela un po' pepata. Tutto abbastanza bene, c'è sempre l'attenuante della traversata oceanica ma per il prezzo di fascia alta di Prairie mi aspettavo un qualcosina di più. 
Formato: 35.5 cl., alc. 5.6%, IBU 25, lotto 23341, pagata 4.97 Euro (beershop, Germania)

NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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