domenica 6 marzo 2016

Sainte Helene Barley Wine

E' Eddy Pourtois l'uomo dietro alla Brasserie Sainte-Hélène, che dopo alcuni traslochi pare aver trovato la sua casa definitiva a Ethe, nel Lussemburgo belga. Eddy aveva iniziato nel 1993 a produrre la birra in casa, per poi frequentare alcuni corsi preparatori all'apertura al numero 21 di quella rue Sainte Hélène ad Orsinfaing che diede anche il nome al suo birrificio, capacità produttiva 3 hl; la sua prima birra viene commercializzata a maggio 1999. L'anno successivo assieme a  Gregory Verhelst (Brasserie Artisanale de Rulles) organizza la prima edizione del Brassigaume, un festival di piccoli birrifici che si tiene ancora ogni anno in ottobre.
A causa di alcune vicende familiari nel 2002 avviene il primo trasloco a Virton, nella regione del Gaume belga (estremo sud) e, nel 2005 qualche chilometro più in là in Rue de la Colline ad Ethe, dove ancora oggi il birrificio si trova. E' qui che vengono anche inaugurati i nuovi impianti da 14 hl che, oltre ad aumentare la capacità produttiva, contribuiranno a migliorare la qualità e la stabilità delle birre. Al tempo stesso in società entra anche il birraio Raphael Vanoudenhoven, che più tardi lavorerà anche alla Brasserie du Lion à Plume che proprio da Sainte Helene produce le sue birre; autore delle etichette è quel "Palix" già apprezzato per i suoi lavori con Rulles
Piuttosto semplice invece il biglietto da visita di questo robusto Barley Wine (12% ABV), una produzione occasionale che per il mercato americano prende il nome di Antipode abbassando di un paio di punti il tenore alcolico. La descrizione commerciale indica un'interpretazione belga di un'American Barley Wine, con (immagino) un'abbondante luppolatura di Brewers Gold e Strisselspalt. 
L'aspetto non è esattamente invitante, con il bicchiere che si colma di un torbido liquido ambrato/ramato; la schiuma biancastra è piuttosto grossolana, di dimensioni modeste e poco persistente. L'aroma, abbastanza pulito, mette in evidenza l'alcool che accompagna il caramello,  il miele, la marmellata d'albicocca,  l'uvetta e la mela cotta; l'intensità è buona ma inversamente proporzionale alla finezza dei profumi. La componente etilica è ancora maggiore al palato, rendendo davvero difficile anche il semplice sorseggiare: il gusto rimane in territorio dolce con uvetta, biscotto e caramello, miele ed albicocca, mela gialla. L'inizio è abbastanza positivo e reminiscente di un vino liquoroso, ma la birra si perde presto per strada slegandosi e perdendosi tra i fumi di un alcool troppo pronunciato. Il corpo è tra il medio ed il pieno, le bollicine sono poche con un una viscosità oleosa che porta una discreta morbidezza, ma il vero problema di questo barley wine è solo uno, ma fondamentale: bevibilità. La bevuta è davvero lenta, pesante e resa difficile dall'alcool che  affligge ogni sorso e sembra viaggiare su un binario parallelo, senza mai legare con gli altri elementi. La noia prende rapidamente il sopravvento e non serve il rincuorante finale (molto) caldo di albicocca sotto spirito e caramello: la voglia di versare metà della bottiglia nel lavandino prende il sopravvento su tutto. 
Formato: 37.5 cl., alc. 12%, scad. 02/2016, 4.50 Euro (beershop, Belgio).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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