mercoledì 29 giugno 2016

Ritual LAB Tupamaros

Debutta oggi sul blog quello che definire birrificio sarebbe un po' riduttivo. Ritual Lab, questo il nome di una realtà che nasce nel 2014 prima di tutto come centro didattico di formazione per chi si vuole avvicinare alla produzione della birra. I corsi, che si svolgono sia a livello amatoriale che professionale, sono tenuti da Emilio Maddalozzo (birraio con 30 anni di esperienza tra Pedavena e accademia Doemens di Monaco di Baviera); oltre alla parte teorica vi è anche le possibilità di effettuare una cotta su di un impianto di produzione professionale seguendo l'intero processo, dalla macinatura del malto sino all’imbottigliamento.
Ma Ritual Lab vuole anche essere sperimentazione, ovvero ricerca "di differenti metodi di produzione, maturazione e gestione" della birra nonché la coltivazione in proprio di luppolo.
Nato nel 2013 a Formello (Roma), dal 2014 Ritual Lab ha iniziato a commercializzare le proprie birre dapprima come beerfirm e, dal 2015, con il proprio impianto da 12hl gestito da birraio Giovanni Faenza: American Pale Ale, Pils, Bock e Stout sono state le birre di partenza alle quali si è poi affiancata di recente una Double IPA. Impossibile infine non citare le splendide e metafisiche etichette realizzate dall'artista e tatuatore romano Robert Figlia.

La birra.
Tupamaros, citando quanto riportato sull'etichetta posteriore: "furono un'organizzazione di guerriglia urbana attiva in Uruguay tra gli anni '60 e '70. Partigiani d'oltreoceano in quegli anni attraverso furti, rapine e sequestri svelano al mondo le attività fraudolente della classe politica uruguaiana. Ad oggi passati oltre 30 anni alcuni leader Tupamaros ritenuti ai tempo criminale coprono le più alte cariche di Stato".
Per quel che riguarda la birra, siamo nel territorio delle Double/Imperial IPA. Il suo colore è dorato e velato, con lievi riflessi arancio; forma un capello di schiuma bianca, cremosa e compatta, dalla buona persistenza. Bottiglia con (suppongo) un mese di vita alle spalle circa che regala un aroma non molto intenso ma pulito e fragrante: domina l'asprezza degli agrumi (pompelmo, limone, cedro, mandarino) rilegando molto in sottofondo qualche suggestione di frutta tropicale. La sensazione palatale è ottima: corpo medio, carbonazione medio-bassa per un'ottima scorrevolezza ed una grande facilità di bevuta, sopratutto se si considera che stiamo parlando di una Imperial IPA dal contenuto alcolico rilevante (8%). Apprezzabilissima la scelta di non appesantire la base maltata con il caramello, lasciando spazio alla leggerezza ed alla fragranza dei crackers e ad un velo di miele, accompagnato dal dolce della frutta tropicale che rimarrà sempre in sottofondo: la bevuta ricalca in tutto e per tutto l'aroma nell'abbondanza di agrumi, soprattutto scorza. Ne risulta una birra piuttosto succosa ma comunque secca e con l'alcool sempre ben nascosto: chiude amara, con un profilo "zesty" che non tralascia qualche nota resinosa. La pulizia è piuttosto elevata, anche se ci sarebbe ancora spazio per migliorare: il livello di questa Double IPA di Ritual Lab rimane comunque piuttosto alto: viene un po' penalizzata da un aroma non esplosivo, ma si riscatta al palato regalando una bevuta molto facile, nella quale sono banditi gli estremismi a favore di un grande equilibrio e di un'ottima intensità.
Formato: 33 cl., alc. 8%, lotto 9, scad. 05/2017, 5.50 Euro (beershop, Italia).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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