lunedì 23 gennaio 2017

BrewDog Elvis Juice

Nasce come prototipo a metà 2015 la prima IPA al pompelmo di BrewDog chiamata Elvis Juice. Al solito, i bevitori sono invitati ad esprimere la propria preferenza scegliendo, tra le varie bottiglie sperimentali che ogni anno il birrificio scozzese realizza, quali dovrebbero entrare in produzione stabile. Questa prima versione prevede malti Extra Pale, Monaco ed una luppolatura di Amarillo, Simcoe, Centennial e Magnum; oltre al pompelmo, viene anche aggiunta l’arancia rossa. 
La birra risulta uno dei prototipi vincitori e a marzo 2016 i primi fusti arrivano nei vari BrewDog bar; il debutto non poteva che essere alla “BrewDog”, ovvero eccentrico: si parla di Grapefruit Pay.  Dal 4 marzo chiunque si presenti al bancone con un pompelmo  in mano riceverà gratuitamente una mezza pinta di Elvis Juice, con il limite di una a testa.; i pompelmi raccolti saranno poi utilizzato per produrre un nuovo lotto di birra.  La ricetta definitiva viene leggermente modificata: malti Extra Pale e Cara, luppoli: Magnum, Amarillo, Simcoe, Citra e Mosaic. 
E’ tutto? Ovviamente no, quando c’è di mezzo BrewDog anche una semplice IPA al pompelmo diventa un caso di ben più vaste proporzioni. Alle Elvis Presley Enterprises (EPE), azienda nata per occuparsi della gestione del patrimonio della The Elvis Presley Trust, fondazione creata nel 1979 alla morte del cantante,  non piace molto l’idea che il birrificio possa sfruttare il nome Elvis per una birra. Lo scorso ottobre 2016 è partita un'azione legale dagli Stati Uniti che credo sia ancora in corso. 
La risposta dei fondatori di BrewDog James Watt e Martin Dickie è ancora una volta singolare: entrambi firmano un atto unilaterale per cambiare il proprio nome in Elvis. Il nuovo Elvis Watt dichiara: “abbiamo fatto notare agli avvocati della fondazione Presley che il nome Elvis non è una loro esclusiva. Per sottolineare l’amore che proviamo verso la nostra IPA al pompelmo, abbiamo cambiato i nostri nomi; da oggi la Elvis Juice è dedicata a noi, i birrai un tempo chiamati James e Martin. Potremmo persino iniziare un’azione legale contro il sig. Presley per aver utilizzato i nostri nomi sui suoi dischi senza il nostro permesso”. Ed Elvis Dickie aggiunge: “suggeriamo alle Elvis Presley Enterprises di indirizzare la loro attenzione verso un’altra potenziale fonte di reddito: un birrificio che produce una birra chiamandola “The King of beer” (Budweiser, nda.)”. 
Ed in quel secondo weekend di ottobre 2016, a qualsiasi persona chiamata Elvis che si presenti munita di carta d’identità in un BrewDog bar del Regno Unito venne offerta una mezza pinta di Elvis Juice.

La birra.
Il suo colore, leggermente velato, si trova tra l'arancio ed il ramato, con riflessi dorati: la schiuma biancastra è cremosa e compatta ed ha un'ottima persistenza. L'aroma mette ovviamente in evidenza il pompelmo, ma non c'è una dittatura: emergono profumi floreali e di frutta tropicale, sopratutto mango. In sottofondo un po' di caramello ed anche qualche meno gradevole nota saponosa; intensità e freschezza non brillano, ma nel complesso è un bouquet gradevole. Il gusto mostra buona corrispondenza con l'aroma: caramello e biscotto costituiscono la base maltata, molto discreta, sulla quale si sviluppa un percorso che parte da un lieve fruttato tropicale e vira poi deciso sul pompelmo. Pensate ad un frutto spremuto e zuccherato senza parsimonia. Il pompelmo prosegue la sua corsa facendo un po' a spallate  con l'amaro finale, un po' resinoso e vegetale, non molto elegante: i due elementi sembrano quasi respingersi anziché amalgamarsi. Sparito l'amaro, ritorna il pompelmo.
C'è poi sempre quella patina leggermente dolciastra (no, non il diacetile) che avvolge il palato a fine bevuta, un tema ricorrente in quasi tutte le BrewDog che mi capita occasionalmente d'assaggiare: ne risulta una birra più accomodante ma poco secca e che perde una buona parte del suo potere dissetante e rinfrescante. Il risultato complessivo è discreto, anche se ben lontano dall'eccellenza: tanti per darvi un termine di paragone, la High Wire Grapefruit di Magic Rock viaggia su ben altri livelli qualitativi. 
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 40, lotto 160767, scad. 29/10/2017, pagata 2.79 Euro (supermercato, Austria).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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