mercoledì 25 gennaio 2017

Pinta Vermont IPA

La Polonia è in fermento e i birrifici/beerfirm locali, sostenuti da una domanda interna che si colloca ai primi posti in Europa, continuano a sfornare birre su birre e ad aprire taproom o pub di proprietà.  Uno dei pionieri e dei protagonisti di questo movimento è Browar Pinta, beerfirm con sede legale a Żywiec, nel sud est della Polonia e fondata da Ziemowit  Fałat,  Grzegorzem Zwierzyną e Marka Semlę, che già avevo ospitato in questa occasione
Aperta nel 2010, ha inaugurato nel giugno 2014 il bar Viva la Pinta in centro a Cracovia; Il fondatore (e birraio) Ziemek è anche socio del sito Browamator che vende materiale per homebrewing e,  da quanto leggo, autore di libri ed articoli su come fare la birra in casa.  
Nel 2015 Pinta ha inaugurato una serie di birre chiamata “Miesiąca”:  ogni mese il birrificio fa uscire una novità esclusivamente in fusto, a produzione limitata (100 fusti, di solito uno in ogni locale). In caso di riscontro positivo da parte del pubblico valuta se produrla in maggiore quantità e se farla entrare in produzione stabile. Le birre sono annunciate solo pochi giorni prima del vernissage nei pub selezionati. Il mese di agosto 2016 ha visto il debutto della Vermont IPA: c’era in effetti da meravigliarsi del fatto che nessun microbirrificio polacco, in una scena dove il luppolo è venerato, avesse ancora pensato ad emulare le ricercatissime Juicy/Cloudy IPA del New England. Pinta dichiara tuttavia che non si tratta di un tentativo di emulare quelle birra ma piuttosto di trovare un punto d’incontro tra il  carattere “succoso” della East Coast  e quello “amaro” della West Coast, al quale evidentemente i beergeeks polacchi  non intendono rinunciare.

La birra.
La ricetta viene realizzata dal birraio Ziemowit Fałat assieme a Paul Maslowski; per la produzione ci si appoggia agli impianti del birrificio Na Jurze di Zawiercie. Vengono utilizzati malti Premium Pilsner e Pale Ale, luppoli Citra Centennial, Mosaic e  Columbus, lievito S-04. 
Non filtrata, nel bicchiere è effettivamente opaca ma non torbida quanto una Juicy/Cloudy IPA del New England: il suo colore si trova tra l’arancio ed il dorato, con una testa di schiuma appena biancastra compatta e cremosa, dall’ottima persistenza.
Aroma fresco ed intenso, ma con pulizia ed eleganza ampiamente migliorabili: ananas, arancia dolce, pompelmo zuccherato, mango sono gli elementi che compongono la macedonia di frutta.  Il mouthfeel non ha la cremosità che una New England IPA richiederebbe ma è ugualmente morbido e gradevole: la scorrevolezza è buona ma non ottima, l’alcool si fa sentire secondo quanto dichiarato (6.1%) in etichetta. Il gusto è effettivamente “succoso” e carico di frutta: un tocco caramellato e biscottato supporta il tropicale (mango, ananas?) ed il pompelmo, anche se il livello di pulizia non è tale da farti cogliere la pienezza di quei frutti.  Il finale amaro e resinoso, benché di modesta intensità, riesce ugualmente a grattare un po’ il palato;  la chiusura non è molto secca, con una lieve patina dolciastra che rimane sempre ad avvolgere il palato.  
Nel complesso è una IPA di buona intensità e molto fruttata, godibile e ancora piuttosto fresca, anche se un po’ grezza: rimangono i problemi che “affliggono”  quasi tutte le IPA polacche che mi è capitato d’assaggiare, ovvero pulizia ed eleganza ampiamente migliorabili. Il rapporto qualità prezzo (siamo tra gli 8/9 euro al litro qui in Italia ) è comunque buono e la si perdona senza grossi rimpianti, a patto di non pretendee una "copia" di una IPA del New England.
Formato: 50 cl., alc. 6.1%, IBU 54, scad. 15/06/2017, prezzo indicativo 4.00/4.50 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia  e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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