venerdì 9 marzo 2018

DALLA CANTINA: Retorto Malalingua 2013

Malalingua è il barley wine che il birrificio piacentino Retorto, guidato dai fratelli Marcello, Monica e Davide Ceresa, presenta per la prima volta nel 2013; uno stile abbastanza di nicchia per i consumi del mercato italiano (e non solo) che tuttavia ottiene subito un bel risultato piazzandosi al primo posto del CIBA (Campionato Italiano delle Birre Artigianali), concorso organizzato dall'Associazione Degustatori Birra e celebrato all’interno dell’IBF – Italian Beer Festival. In quell’edizione (anno 2014) Malalingua risultò non solo il miglior barley wine in concorso, davanti alla Draco di Montegioco e alla BB Evò di Barley, ma anche la miglior birra dell’intera manifestazione, precedendo la Verdi Imperial Stout del Ducato e la B Space Invaders di Toccalmatto. Retorto bissò così il successo ottenuto l’anno precedento con la strong ale Black Lullaby
Malalingua è anche l’apripista per gli esperimenti in botte di Retorto: la sua versione invecchiata dodici mesi in un caratello di Vin Santo diventa Malanima. Qualche tempo dopo arriveranno la Marsellus W. (ovvero la tripel Vincent Vega invecchiata in sei botti di rum, non rifermentata) e la Mia W. (tripel invecchiata in quattro botti di whisky, due delle quali torbato, anch’essa non riferimentata).

La birra.
Il birrificio definisce Malalingua come “raffinata, mondana, da meditazione”. Personalmente preferisco sempre far fare ai barley wine qualche anno di cantina; in questo caso sono stati quasi cinque. Troppo? Vediamolo aprendo una Malalingua 2013 nella bottiglia allungata da mezzo litro tipica dei vini liquorosi o passiti. 
Nel bicchiere si presenta piuttosto torbida e di color ambrato; le poche bolle grossolane che si formano in superfice si dissipano alquanto velocemente.  L’aroma è ancora piuttosto intenso: profumi di pera e vino liquoroso/marsalato, uvetta, ciliegia, un pochino di cartone bagnato in sottofondo. Nonostante la ricchezza non c’è molta eleganza e gli aromi sono un po’ troppo “sparati” e disarmonici. Al palato è quasi piatta e l’età si fa sentire in un mouthfeel un po’ scarico e slegato in alcuni passaggi. Il gusto ripropone pregi e difetti dell’aroma: intensità (uvetta, prugna), note di vino marsalato e un rinfrancante tepore etilico che viene fuori soprattutto nel finale e che accompagna per diversi minuti chi ha il bicchiere in mano. Ma l’ossidazione porta anche qualche inconveniente (cartone, ematico) che, pur non rendendo questo barley wine troppo problematico, riduce indiscutibilmente il piacere di sorseggiarlo.  
Una bottiglia che ha già passato il suo periodo migliore e che è ben avviata verso il tramonto:  del resto affidare le birre alla cantina è spesso un’incognita e in questo caso sarebbe stato meglio stapparla prima. 
Formato 50 cl., alc. 12%, IBU 58, lotto 13057, scad. non riportata, prezzo indicativo 12,00 euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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