giovedì 15 marzo 2018

East London Nightwatchman

East London Brewery apre le porte a settembre 2011 nel Fairways Business Park di Leyton, periferia nord-orientale di Londra: per darvi qualche coordinata, siamo quattro chilometri a nord del beermile di Hackney (dove trovate Redchurch, London Fields, Pressure Drop, Howling Hops e Five Points) e cinque chilometri a sud dal quartier generale di Beavertown. La aprono la coppia di quarantenni Stuart Lascelles e Claire Ashbridge-Tomlinson, entrambi insoddisfatti della propria vita lavorativa: Stuart lascia il suo lavoro di chimico e decide di trasformare il proprio hobby dell’homebrewing in una professione.  Contrariamente ai tanti protagonisti della new-wave brassicola della capitale del Regno Unito, East London sceglie di portare avanti la tradizione anziché buttarsi sull’emulazione di quello che avviene in territorio statunitense.
L’impianto originale da 16 hl è ancora in uso e la capacità produttiva è stata aumentata aggiungendo nel corso degli anni altri fermentatori in locali adiacenti: le birre sono principalmente distribuite in cask ma nel corso degli anni si sono aggiunti anche fusti, bottiglie e, di recente, anche le lattine. La settimana scorsa Lascelles ha annunciato di essere alla ricerca di finanziamenti per 500.000 sterline per poter raddoppiare la capacitò produttiva e costruire una taproom da affiancare al piccolo negozio dove attualmente potete fare acquisti. Il debutto di ELB è avvenuto con la Foundation Bitter seguite da altre quattro birre “sessionabili”:  le bitter Ear Blend e Nightwatchman, le Golden Ale Jamboree e Pale Ale. In seguito è arrivata Quadrant, una Oatmeal Stout. Tutte disponibili nel classico formato da mezzo litro che rimpiazza quello da trentatré abbracciato dalla craft beer revolution Britannica.

La birra.
Sembrerà paradossale ma non è facile trovare birre tradizionali inglesi prodotte da birrifici inglesi della nuova onda; ben venga quindi East London con questa Nightwatchman, una “dark bitter” che il birrificio definisce “ben luppolata ma più dolce della flagship bitter chiamata Foundation”. 
Nessuna informazione disponibile sugli ingredienti utilizzati: nel bicchiere è di un color ambrato molto carico, prossimo all’ebano e illuminato da intensi riflessi rosso rubino. Cremosa e compatta, la schiuma biancastra mostra un’ottima persistenza. L’aroma è pulito e abbastanza intenso per lo stile: frutti rossi, ciliegia e prugna sono poi incalzati da profumi terrosi e di frutta secca a guscio, biscotto. Il mouthfeel è morbido e scorrevole, anche se in qualche passaggio c’è una sensazione watery/annacquata un po’ troppo presente. E' comunque una session beer di discreta intensità il cui gusto segue con fedeltà l’aroma: biscotto, caramello, ciliegia e prugna, un finale amaro piuttosto intenso nel quale s’incontrano note terrose e di frutta secca, un po’ di tè, una lieve astringenza.  Il passaggio dolce-amaro è forse un po’ troppo brusco e potrebbe essere più armonioso; nel complesso molto pulita, ha ancora qualche spigolo da limare per farsi voler davvero bene. Il carattere “british” è un po’ irrequieto e una maggiore flemma soprattutto a fine corsa le gioverebbe sicuramente. 
Formato 50 cl., alc. 4.5%, imbott. 24/05/2017 (?), scad. 05/2020 (?).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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