martedì 17 marzo 2020

Struise Ypres Reserva 2011


Ypres (frances), Yper (fiammingo), Ieper (olandese): questa cittadina belga nelle Fiandre Occidentali iniziò a prosperare nel dodicesimo secolo come centro per la produzione ed il commercio dei tessuti, grazie anche alla propria posizione strategica sulla strada che collegava Bruges a Lille e sul fiume Yser. I battelli lo risalivano per portare in città la lana dalla costa, dove venivano  allevate le pecore. Il suo coinvolgimento in numerose guerre (Francia, Inghilterra) e la peste nera del 1347 misero fine alla sua prosperità. 
Ypres tornò ad essere tristemente famosa nel corso della prima guerra mondiale. Nell’ottobre del 1914, nel tentativo di fermare la corsa delle truppe tedesche verso il mare,  l’esercito belga decise di inondare le campagne aprendo le chiuse marine di Nieuwpoort: Ypres divenne allora l’ultimo caposaldo dell’esercito inglese prima del fango e delle paludi e teatro di quattro devastanti battaglie. Le seconda battaglia di Ypres  (aprile-maggio 1915) divenne tristemente famosa per l’utilizzo di gas asfissianti a base di cloro: il gas mostarda, poi rinominato Iprite. Un tentativo tecnologico per sfuggire all’immobilità della trincea: il gas colpiva polmoni ed occhi causando problemi respiratori e cecità; essendo più denso dell'aria tendeva a raccogliersi sul fondo delle trincee, forzando gli occupanti ad abbandonarle. I sopravvissuti fuggirono in massa dalle trincee: anche l’esercito tedesco fu sorpreso dall’efficacia del gas e non disponeva di un numero di truppe sufficiente per sfruttare l’occasione. Il vento soffiava in favore dei tedeschi e quindi una vera e propria ritirata non sarebbe servita a molto: gli alleati decisero allora di avanzare usando come primitive maschere dei fazzoletti imbevuti di urina (l'ammoniaca in essa contenuta neutralizzava il cloro) e riuscirono a ripristinare il fronte. 
La terza battaglia di Ypres (luglio 1917) si svolse in un clima perennemente piovoso che ridusse l’intera zona ad un paesaggio lunare e spettrale; moltissimi soldati furono vittima del fango e degli elementi naturali avversi, ancor prima delle mitragliatrici e dei cannoni. L’ultima battaglia, quella che lasciò Ypres completamente distrutta, si svolse tra marzo ed aprile del 1918: le campagne circostanti ospitarono 170 cimiteri militati e ci vollero quarant’anni per ricostruirla completamente.


La birra.
Sono quindici i chilometri di strada che separano il birrificio De Struise da Ypres: alla cittadina teatro di sanguinose battaglie, la cui devastazione è raffigurata in etichetta, “gli struzzi” dedicano una FOB, acronimo che sta per Flemish Oud Bruin. La sua prima edizione (7% ABV, 2009) venne messa in vendita nel 2013 dopo due anni d’invecchiamento in botti di Borgogna e due in botti di bourbon (Wild Turkey). 
Io vi parlerò invece della Ypres Reserva 2011, commercializzata nel 2014 dopo quattro anni passati in botti ex-Bourgogne. Il suo vestito è di color ebano scuro accesso da profonde venature rosso rubino; la schiuma, cremosa e compatta, ha ottima persistenza. Al naso emergono note acetiche, di frutti rossi come ribes e marasca; c’è una bella controparte dolce che richiama l’aceto balsamico, la ciliegia sciroppata. Il bouquet si completa con accenni di vinosi, di legno e  di “cantina umida”.  Ottima e morbida la sensazione palatale: corpo medio, avvolgente, consistenza leggermente oleosa: è forse la Oud Bruin più densa (prendete questo aggettivo con le pinze) che mi sia mai capitato d’assaggiare. La bevuta parte dolce è ricca di ciliegia e frutti di bosco sciroppati, vino marsalato e aceto balsamico, mentre la controparte richiama di nuovo note acetiche, l’asprezza dei frutti rossi. Annoto anche delle suggestioni effimere di vaniglia e cioccolato, un bel carattere legnoso e una bella secchezza finale, accompagnato dal lieve amaro dei tannini.  Una birra quasi rinfrescante che sembra poi smentire sé stessa con retrogusto tiepido donato da un alcool che sino ad allora si era nascosto. 
E’ un bel percorso questa Ypres degli Struise: profondo, intenso, bilanciato: c’è inverso qualche spigolo acetico di troppo ma è un piccolo sacrificio che vale la pena fare.
Formato 33 cl., alc. 8%, IBU 20, lotto 692951132011, imbott. 09/2014, scad. 15/09/2019.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questo esemplare e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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