venerdì 5 dicembre 2014

Crus - Sacra Birra

Avvistata sugli scaffali dei supermercati, la Crus (Sacra Birra) fa la sua bella figura e ben si distingue visualmente: etichetta studiata ed in rilievo, panciuta bottiglia da 75 centilitri.  La provenienza è il birrificio SorA’LaMA’, attivo dal 2004 a Vaie, nella val di Susa, e di proprietà di Davide Zingarelli, Gianluca Poggio e Jiménez Gonzàlez Enrique. Se non erro, l’head brewer dovrebbe essere ancora Lorenzo Turco, affiancato da alcuni collaboratori.  Nello scenario molto affollato della cosiddetta birra artigianale, il birrificio si distingue per  utilizzare onomatopee come nome per le proprie birre:  Mmm!, Splash!, Slurp!, Glu Glu!, Wow!, Hurrà!  e Oooh! 
Decisamente meno estroso invece il nome dato a questa Crus – Sacra Birra, probabilmente ispirato alla vicina Sacra di San Michele, il complesso architettonico collocato sul monte Pirchiriano, all'imbocco della val di Susa.    
L’etichetta riporta che la birra viene però prodotta presso gli impianti del birrificio Opera di Pavia per conto di  SorA’LaMA  che, ricordo a scanso di equivoci, non è una beerfirm. Si tratta di una alta fermentazione con l’aggiunta (solamente) del 2% di fichi. Parzialmente riconducibile ad una Belgian Ale, come stile di riferimento, si presenta di un bel color dorato velato con riflessi arancioni. 
La schiuma è bianca  e compatta, cremosa, ed ha una buona persistenza.  Molto dolce, accanto a sentori floreali l’aroma offre crosta di pane e miele, banana matura e (molta) mela rossa. Nessuna sorpresa in bocca, dove domina il dolce del miele, del biscotto al burro e del pane; la frutta (tanta banana, un po’ di mela) s’avvicina ai toni del candito, con il palato che si trova ben presto costretto a “lottare” con una consistenza quasi oleosa ed appiccicosa. Nonostante la descrizione del produttore (in bocca si compensano la sensazione dolce e leggermente acidula che rendono la birra non stucchevole e dissetante nonostante la complessità), le  poche bollicine non aiutano a contenere il dolce, l’acidità non è pervenuta e la bevibilità ne risulta giocoforza limitata. Finisce abboccata, con la leggera amaricatura (mandorla amara, frutta secca) che non aiuta a riequilibrare una birra che ha una buona intensità ma che risulta molto poco attenuata e, per il mio gusto, eccessivamente bananosa e stucchevole.  Peccato, perché il prezzo sullo scaffale era piuttosto interessante. 
Formato: 75 cl., alc- 7%, lotto 40/2014, scad. 16/06/2015, pagata 4.95 Euro (supermercato, Italia).

Nota: la descrizione della birra bevuta è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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