martedì 28 marzo 2017

St. Bernardus Abt 12 Oak Aged

01 dicembre 2014: la notizia è di quelle molto interessanti visto che proviene da un birrificio che non segue certamente la moda di rilasciare una nuova birra ogni mese o, peggio ancora, ogni settimana; l’unica concessione è una bottiglia Magnum della Abt 12 che ogni anno, dal 2012, viene offerta ai collezionisti con una diversa serigrafia . Parliamo ovviamente della St. Bernardus Brouwerij, da anni rigorosa nell’offrire un portfolio di birre quasi immutabile: Pater 6, Prior 8, Abt 12, Tripel, Wit, Christmas Ale, Extra 4, Watou Tripel e Grottenbier Bruin
A dicembre 2014 sulla propria pagina Facebook il birrificio annuncia che entro poche settimane saranno messe in vendita le prime bottiglie della Abt 12 invecchiata sei mesi in botti di Calvados; in contemporanea Marco Passarella, sales manager di St. Bernardus, mette in mostra le prime bottiglie presso la Horeca Expo di Gent. 
“L’ammiraglia” Abt 12 venne prodotta per la prima volta nel 1992, quando i monaci della vicina abbazia di St. Sixtus/Westvleteren decisero di riportare all’interno del monastero la produzione della birra che, dal 1946, era stata affidata alla St. Bernardus di Watou.  Terminato il contratto, il birrificio fondato da Evarist Deconinck ha continuato a produrre birra cambiando ovviamente i nomi ma - assicurano - lasciando pressoché immutate le ricette. Furono piuttosto i monaci a cambiare le loro birre, iniziando negli anni ’90 ad utilizzare un ceppo di lieviti proveniente dai fratelli trappisti di Westmalle; la data di nascita della Abt 12 di St. Bernardus sarebbe quindi da collocare intorno al 1946.

La birra.
Con una gradazione alcolica leggermente più alta  (11% anziché 10.5%) rispetto alla Abt 12 classica, la versione Oak Aged si presenta nel bicchiere di colore ambrato carico, tonaca di frate, con dei bei riflessi ramati; la schiuma biancastra è cremosa e compatta ed ha una buona persistenza. Al naso c’è grande pulizia ed una notevole intensità nella quale è subito evidente il passaggio in botte (calvados): la componente etilica è morbida e accompagna i profumi di uvetta e mela caramellata, pera, biscotto e zucchero candito, con in sottofondo accenni di legno e la delicata speziatura del lievito. Sin dal primo sorso quello che colpisce è l’incredibile attenuazione di questa birra e il modo in cui l’alcool è nascosto: davvero sorprendente, con una scorrevolezza e una facilità di bevuta ottima. Il gusto segue in fotocopia l’aroma, senza deviazioni: le caratteristiche della Abt 12 (spezie, biscotto, zucchero candito, uvetta e prugna) sono ben presenti ma è il passaggio in botte a condurre la bevuta in un territorio nuovo, molto godibile ed interessante. In sottofondo si scorgono la mela caramellata ed il legno. Il dolce è asciugato completamente da un finale secchissimo che ripulisce il palato e lo lascia libero d’assaporare un lungo retrogusto etilico, caldo di brandy e frutta sotto spirito. 
Il suo prezzo è ovviamente molto più alto di quello della Abt 12 classica ma è un biglietto che si paga volentieri: il risultato è una “quadrupel” potenziata nel modo migliore, ovvero senza eccessi, con il passaggio in botte che rafforza la birra base e l’arricchisce di altri elementi. Tutto questo avviene mascherando benissimo la componente etilica e riscaldando ugualmente il bevitore: non ricordo di averla mai vista in Italia ma se vi capita tra le mani vale senz’altro la pena assaggiarla.
Formato: 75 cl., alc. 11%, lotto A0A 12:47, scad. 16/02/2019, prezzo indicativo 12.00-17.00 Euro (beershop)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

Nessun commento:

Posta un commento